Ci rivolgiamo a tutte le organizzazioni, movimenti, persone che in questi mesi hanno maturato o hanno confermato un'opposizione di fondo al governo Monti e alle controriforme da esso fatte, in atto o annunciate. A chi si oppone a tutta la politica di austerità europea che ispira il governo e rifiuta il pareggio di bilancio nella Costituzione, il fiscal compact, i patti di stabilità che distruggono lo stato sociale. Ci rivolgiamo a chi sinora ha lottato e lotta contro le terribili conseguenze sociali e civili della politica del governo. Ci rivolgiamo a chi rifiuta l'idea di una democrazia sospesa e in via di esaurimento e quella di un governo sottoposto al voto dello spread e dei mercati, invece che a quello dei cittadini
La nostra proposta è di incontrarci per costruire in autunno una grande manifestazione nazionale che abbia lo scopo di mostrare in Italia ed in Europa che l'opposizione al governo Monti esiste e che, senza sottovalutare la portata e l'effetto dei colpi subiti, non intende rinunciare alla lotta, ma anzi vuole ripartire.
Oramai è chiaro che la politica del governo è destinata a continuare. Il Presidente della Repubblica, verso il quale fortissima è la nostra critica, ha già affermato che chiunque vinca le prossime elezioni, il programma di austerità che produce il massacro sociale dovrà continuare e nessuna delle forze politiche che sostengono il governo ha detto cose diverse. Lo stesso pretendono la Bce, il governo tedesco, la finanza e il grande capitale multinazionale.
Per questo non si può pensare che ci sia solo da aspettare che finisca la nottata: senza la ripresa di un movimento sociale e politico di opposizione essa non finirà, mentre oggi la mobilitazione in Italia contro la politica unica europea è tra le più basse del continente e della nostra storia.
Per questo proponiamo un incontro che abbia come discriminante netta il no alle politiche di austerità in Italia e in Europa e al governo Monti e dunque l'indipendenza e l'opposizione rispetto a tutte le forze politiche che lo sostengono. Questo in unità con tutti coloro che, a partire dalla Grecia e dalla Spagna, le combattono e in collegamento con l'assemblea dei movimenti prevista a Madrid per settembre.
Sappiamo che il 15 ottobre del 2011 ha prodotto divaricazioni e rotture ancora non ricomposte ed è evidente che per superarle ed evitare che si ripetano occorrerà un confronto leale e con garanzie reciproche che nessuno eserciterà primogeniture, egemonie, forzature.
Conosciamo e viviamo le difficoltà, ma chiediamo di provarci.
In pochi mesi il governo Monti ha distrutto il sistema pensionistico pubblico, ha cancellato l'articolo 18, ha messo in liquidazione sanità e scuola pubblica, si prepara alla vendita all'incanto dei beni comuni, mentre disoccupazione, precarietà, supersfruttamento dilagano nel lavoro privato come in quello pubblico. Il sostegno della maggioranza di unità nazionale e della grande informazione, la passività e la subalternità di Cgil, Cisl e Uil lasciano il campo libero ai poteri forti mentre cresce un vuoto terribile nel quale sempre più persone vivono isolamento e frustrazione.
Dobbiamo reagire assieme per pesare e per farlo dobbiamo incontrarci per provare assieme a decidere.
Care/i compagne/i,
vi ricordiamo l’incontro proposto dal Comitato nazionale No Debito a seguito della lettera aperta che sopra pubblichiamo .
L’incontro è finalizzato a discutere di iniziative e mobilitazioni unitarie contro il governo Monti e chi lo sostiene, mobilitazioni che ci sembrano necessarie e urgenti di fronte all’aggravarsi della situazione economica e sociale, all’appesantimento della austerità del governo, al fiscal compact, alla spending review e tutta la politica di controriforme.
L’incontro si svolgerà martedì 4 settembre alle 16,00, a Roma presso il Rialto occupato (via di S. Ambrogio, 4 - p.zza Mattei).
Emidia Papi
Giorgio Cremaschi (portavoce del comitato nodebito) Comitato Nazionale No Debito
Ricordiamo a tutti i compagni che anche il Collettivo Ciociaro Anticapitalista entrerà a far parte del comitato NO DEBITO e che martedi sarà presente con un suo rappesentante all'incontro.
Pubblichiamo questa clip composta dal fumetto di Angelo Ficaruti e Mauro Cicarè dal titolo: Angelo Nero. Puttana. Oltre che i disegni e la sequenza delle immagini, ci piace l'utima frase che l'Angelo Nero rivolge alla prostituta appena salvata da uno sturpo: NESSUNO TI PUO' DARE LA LIBERTA' DEVI PRENDERTELA . Un invito assolutamente attuale e significativo.
Il brano che accompagna la clip è White's Ferry dei Clutch, un gruppo rock americano che calca le scene dal 1990. Attualmente la line up e composta da Neil Fallon - voce, chitarra e tastiere; Tim Sult- Chitarra; Dan Maines-basso; Jean-Paul Gaster - batteria.
Ah, Linte, taa ricordi Linte? Sì? E te credo che taa ricordi, è riuscita a esse na bestia quanto te eri forte, a esse forte quando eri quasi forte, a esse superiore quando eri medio, a esse media quando eri elementare, a esse elementare quando chiedevi asilo, a esse na mezza merda quando eri na merda, sempre e comunque avanti a te quer tanto che basta pe fatte dì: te scansi nattimo per favore? So settottanni che sur più bello me impalli, c’ho nardisc pieno de foto tue, è ora di basta.
A verità è che sto prepartita s'annuncia ingannatore, scamuffo, trappoloso.
Insomma, sto prepartita sa de sòla, la stessa sòla dei postpartita dell'anno scorso, allorché annavamo a pareggià a Milano co Perotta e Taddei terzini, tornavamo a Roma convinti de vince lo scudo pe poi rinculà na domenica dopo davanti ale immagini Dellinte che scajava Corno Vara.
E così andò al ritorno, quando una dele rare gioie eriquiane ce vide vince quattrazzero Collinte senza esse comunque in grado mai de arginà l'inarestabile serie de trasferte dove a pianne quattro eravamo sempre e comunque noi.
Ecco, mo annamo a Inte dopo che Linte ne ha fatti tre a Pescara.
Che vorà dì? Che er Pescara so seghe? Che Linte è na machina da gò? Che le due cose nun se escludono? Mah! Com'è come non è, fidasse è bene, non fidasse è mejo, soprattutto se ar timone suo ce sta nfio nostro che a milanizzasse pe aspetto, movenze e dorcegabbanismo c'ha messo tarmente poco da facce venì er dubbio d'avello mai creato noi. Nell'incertezza de trovasse de fronte naccolita de fenomeni o de figurine attempate, namo a score la lista dei più infingardi.
Cassano
A lombardi, ma che davero ce volete spiegà le cose a noi?
Daje su, lo dovreste avè capito ormai, accettato de buon grado, dal dì in cui co na sintesi de commovente fattura letteraria ve se disse tramite striscione che quando voi stavate sull’alberi noi eravamo già froci. Noi abbiamo già provato tutto, c’abbiamo er callo sull’anima, stamo levigati fracichi.
E quindi, come ai lombardi rossoneri je dimo che noi de sto core ingrato (che tanto s’emozionò nanno fa al cospetto nostro da fa sì che mo l’espressione nse possa più usà co leggerezza, ma core ingrato resta) abbiamo provato tutte e 50 le sfumature de stronzaggine e viziaggine e regazzinaggine all’epeca che fu, ai lombardi nerazzuri je dimo che le abbiamo provate tutte e basta.
C’abbiamo provato co le buone, co le cattive, co le medie, co le sveje, co le pigne, coi cocci, coi parlace te che te sente, co l’amici, coi parenti, coi conoscenti, niente. Voo dimo prima pe non favve fa er sangue cattivo: all’inizio se ride degl’ischerzi e degl’istrionici lazzi ma il passaggio da “che lenza!” a “che merda!” sarà repentino, irefrenabile e ireversibile.
Ciò detto, Antò, se scherza, o sai, sempre amici, ce fai sempre ride, ma pe na vorta fa er serio, sta bono, sta calmo, anzi, ntagità proprio.
Nagatomo
A giapponesi, ma che davero ce volete spiegà le cose a noi?
Dopo Nakata, dopo er gò a Torino, dopo Antonio Inoki, Gordrake, Jeeg e Mazinga, dopo la barca de sushi, sashimi, e anni de Nintendo (che comunque come massima espressione c’ha avuto Supermario che non è proprio er tipico cittadino de Kyoto) ma che altro dovemo vedè? Ecco, nvoremmo vedè gnentartro se fosse possibile, non nello stretto incombente immediato per cortesia. Occhio Nagatò, che mo lo scettro dei nanidemmerda ce l’ha a pieno titolo Papugomez, ma pure se nessuno se naccorgerebbe, è nattimo a fallo scenne dar trono.
Gargano
A foggiani, ma che davero ce volete spiegà le cose a noi?
Guarda che ce l’avemo avuto pure noi Zeman in una vita precedente, manvediques...come? Ah no quel Gargano, ok ok. Se ne è annato perchè, come recita er detto, “Quando un Walter col Gargano incontra un Walter col Mazzarri, il Walter col Gargano è un omo in panchina”. Pur dopo anni de punizioni da tirà estorte ai compagni con minacce de ogni tipo, quando j’hanno detto che a San Siro ce stanno e panchine riscardate non ha voluto più sentì ragioni, ha preso armi e bagagli e se n’è ito.
Guarin
A guariti, ma che davero ce volete spiegà le cose a noi?
Noi che a ore alterne s’ammalamo de pessimismo e se curamo de scudettismo? Mo vabbè, questo è arivato mezzo rotto, poi a guarì è guarito, però devi sta attento Freddy, che mo coi primi freddy è nattimo che te rompy e torni Vampeta.
Allora fa na cosa, ner tuo interesse eh, cori poco, movite de meno, osserva e studia er turbion deli schemi nostri, e soprattutto nun tirà mai in porta. Vedi lunedì come te svegli in forma e a cresta alta, tonico e fotogenico pe la partita successiva. Ce guadagni in salute.
Palacio
A punkabbestia, ma che davero ce volete spiegà e cose a noi?
A noi che l’amo corteggiato dan parucchiere all’artro, a noi che ne amo sempre apprezzato er pezzo forte del repertorio (er no-look), a noi che so anni che se lo semo pensato come l’omo ideale pe Spalletti, l’omo ideale pe Ranieri, l’omo ideale pe Luigi Enrico e, ovviamente, l’omo ideale pe Zeman, nun c’è bisogno de dimostrà na vorta de più quanto de ideale, pe lui, a Roma ce sia sempre stata soprattutto la difesa nostra. De mannà affanculo Palacio e tre quarti dela palacina sua se saremmo pure stufati.
Fiat, Ilva, Alcoa, Carbosulcis, sono le macerie che segnano la sconfitta del lavoro salariato da parte del capitale . Questo contrasto inserito nella logica marxista lascia fuori un terzo protagonista , anche’esso sconfitto, che è lo sfruttamento delle risorse naturali.Non c’entra Monti, neanche Berlusconi, e nemmeno laprima repubblica o il fascismo .La ragione di tale debacle è la mancanza di una vera ed efficace rappresentanza del lavoro e del lavoratori, in barba all’art. 1 della costituzione.Il partito comunista Italiano, ha disatteso quello che doveva essere il compito di difendere il lavoro salariato a causa del progressivo degrado della propria classe dirigente,dal dopo guerra fino a oggi . Una involuzione che arriva , se non proprio a rinnegarele proprie origine, quantomeno a recitare profondimea -culpa per quelle stesse origini, convintiche il conflitto fra capitale e lavoro è un antico orpello ideologico e va superato. Sicuri che non c’è alternativa il regime capitalista va accettato basta semplicemente regolamentarlo . I rimasugli comunisti, partiti e movimenti ,formatisi e succedutisi a seguito di questo processo degenerativo, in alcuni casi sono riusciti a porsi a capo delle masse, magariottenendo passidecisivi verso la conquista di importanti diritti sociali e civili , in particolare negli anni settanta. Ma processicontrorivoluzionari, coadiuvati anche dai precursori degli attuali riformisti, i quali si sono sempre preoccupati di tenere a bada le rivolte sociali, hanno, non solo arrestato l’avanzamento della classe lavoratrice e studentesca, anche con l’uso della violenza di stato, ma ne hanno provocato il progressivo arretramento fino al totale annullamento dei diritti conquistati . Concausa di questo arretramento è stata il progressivoimborghesirsi di quelle forze, non solo Il PCI-DS-PDS-PD , ma anche i vecchi rimasugli comunisti, che pure avevano guidato le lotte degli anni ’70. Il risultato è sotto gli occhi di tutti ed è bene rappresentato dalle situazioni drammatiche nella quali versano i lavoratori delle attività produttive sopra citate. Nelle storie di Fiat, Ilva, Alcoa, Carbosulcis ,sono descritte tutte queste dinamiche perverse. In breve le riepiloghiamo.Per Fiat sarebbero necessari interi libri. Ma la sostanza è questa . L’attuale multinazionale, poco torinese e molto americana, dopo aver depredato per 113 anni le risorse pubbliche italiane, usufruendo diagevolazioni fiscali ed incentivi, vedendosi regalare dallo stato intere fabbriche, oggi, dopo che il manager illuminato Sergio Marchionne ha ridotto in schiavitù, con referendum capestro, gli operai , promettendo lavoro in cambio di diritti , si permette di chiudere interi stabilimenti, Termini Imerese, ma anche la Irisbus, realizzando, per mezzo dei soldi dei contribuenti enormi dividendi per gli azionisti, e provocando drammi sociali inenarrabili. Così come l’Ilva di Taranto che viene ceduta dallo Stato nel 1995 per un tozzo di pane alla famiglia Riva, la quale ha in mente solo larealizzazione di enormi profitti abbassando i costi di produzione, usando tecnologie obsolete, intossicando operai e cittadini, mettendo gli uni contro gli altri, scatenando l’ennesima guerra fra poveri , senza che alcun governodicesse nulla. Addirittura la soglia di tolleranza alle emissioni stabilita per legge viene adeguata all’inquinamento dell’Ilva.Fino a quando la magistratura non si è occupata della faccenda l’Ilva rispettava tutte le norme stabilite dai vari ministri all’ambiente. Oggi ,vista la mala parata delle indagini giudiziarie, nello stabilimento di Taranto, anziché limitare l’attività al solo adeguamento ecologico degli impianti, come imposto dalla magistratura , la produzione viene triplicata perché è interesse del gruppo Riva evadere la commesse rimaste nel più breve tempo possibile e poi togliere il disturbo lasciando sul terreno disoccupati, morti, malati e territorio avvelenato. E veniamo alla’Alcoa. Qui il regalo è stato fatto agli americani dell”Alminium Company of America.Come l’Ilvagli stabilimenti di Portovesme , in Sardegna, e di Fusina in Veneto erano pubblici, si chiamavano Alumix e appartenevano all’ente statale Efim.Nel 1995 la produzione passò agli americani dell’Alcoa,un colosso da 25 miliardi di dollari di fatturatoe 614 milioni di utili nel solo 2011. La multinazionale americana beneficiò di circa 3 miliardi dallo Stato italiano per produrre alluminio in Italia. Sin dal 1995 e fino al 2005 Alcoa ottenne un rimborso delle bollette elettriche pari a circa 2 miliardi di euro . Dal 2005 fino al 2009 furono erogati altri rimborsi dall’ente pubblico per circa un miliardo di euro. Questi ultimi finanziamenti subirono la contestazione dall’unione europea perché considerati aiuti di Stato. La commissione iniziò il processo di infrazione. A questo punto gli americani, rischiando di doversi pagare le bollette da soli decisero di scappare dall’Italia. Già nel dicembre 2009 venne siglato un accordo con la saudita Ma’aden per la costruzione di un enorme sistema di produzione di alluminio sulla costa orientale dell’Arabia Saudita. Un sito dove lo sfruttamento della mano d’operaconsente di produrre a costi inferiori.Da allora ad oggi è iniziato l’estenuante trattativa con lo stato per fare in modo che Alcoa continuasse a produrre in Italia, ma ormaii giochi erano fatti e la fabbrica resterà in funzione fino al 31 ottobre, poi per i lavoratori e le loro famiglie sarà la disperazione . Il tutto dopo aver fagocitato 3miliardi di euro di soldi pubblici. L’unica speranza è che la multinazionale svizzera produttrice di alluminio, Glencore rilevi gli impianti. Ma la soluzione non è gradita agli americani che giammai vorrebbero cedere i propri siti ad una azienda concorrente .Ed infine la questionedellaCarbosulcis.La miniera è di proprietà della regione Sardegnae la società che la gestisce è perfetta per soddisfare le bramosie dei vari manager di nomina politica. Gente per lo più incapace, ma da premiare per l’impegno messo nel favorire il governatore di turno.Proprio l’attuale presidente della regione Cappellacci ha posto un suo uomo alla presidenza della società, tale Alessandro Lorefice. Un giovanissimo manager giudicato da tutti inesperto e poco adatto alla guida delle miniere. Così, un po’ come sta accadendo alla Multiservizi di Frosinone, dopo anni di gestione allegra, anche la Carbosulcis costringe i suoi operai a scelte estreme per evitare di perdere il lavoro. La soluzione ci sarebbe e costituirebbe addirittura una scelta innovativa per produrre energia pulita pur utilizzando il carbone che viene dalla miniera. Infatti costruendo una centrale elettrica a carbone nel sito della Carbosulcis, c’è la possibilità di usare le cavità del sottosuolo per stoccare l’anidride carbonica residuo della combustione evitando di inquinare l’aria. Ma per realizzare questo progetto sono necessari1miliardo e 800mila euro. E figuriamoci se un governo che ha l’unico scopo di spremere la popolazione per foraggiare le banche può minimamente pensare ad un investimento del genere.Nelle storie di queste attività produttiveemerge tutto il dramma di lavoratori cittadini, donne e uomini che hanno subito e stanno subendoumiliazione e sofferenze proprio perché nessun partito , movimento o sindacato si è battuto veramente per loro.La lotta di classe è persa dai lavoratori proprio perché chi li doveva difendere è sempre stato armi e bagagli con il nemico. Allora come più volte detto è necessario far da soli.Organizzandosi in movimenti di lavoratori e cittadini che comincino a combattere il sistema liberista che depreda risorse pubbliche per realizzare enormi profitti privati . Muoviamoci perchè è già troppo tardi. Noi ci stiamo provando con il collettivo ciociaro anticapitalista. Speriamo che molti altri possano unirsi a noi.
Alla imminente riapertura delle fabbriche in provincia di Frosinone si trova in un sistema ormai al collasso produttivo. Le cause sono 2 la prima è l’enorme riduzione delle commesse, la seconda è la totale mancanza di credito bancario evidente in questo stato di cose rischia di crollare il P.I.L. della nostra provincia. A questo punto è strategico l’intervento degli enti pubblici intervenendo in modo sostanzioso sul credito, la ricerca tecnologica e aiutando le imprese verso la ricerca di nuovi mercati per vendere i propri prodotti. Tutto ciò è gravato dal fatto che la grande impresa come dimostra la FIAT di Cassino è in una grave crisi di cui non si vede la fine con prospettive molto brutte per il nostro territorio. Occorre che immediatamente la regione faccia un piano di intervento immediato tenendo ben presente che le imprese non possono aspettare anni per avere quello già stanziato e dovuto. La regione Lazio ha una grave crisi di liquidità che i provvedimenti che emette sono di fatto carta straccia. In questo quadro noi proponiamo l’immediato abbattimento dei costi della politica che nel Lazio sono la cifra di 300.000 euro alo giorno, basterebbe ridurre alla metà per avere una liquidità di 150.000 euro al giorno, e se non bastasse tagliare tutte le spese superflue e concentrarle sul lavoro che è il vero dramma della nostra provincia. Si paga anche il governo centrale del sig. Monti è completamente assente su queste tematiche facendo un grave danno alla Ciociaria e a tutta la nazione. Occorre una svolta, se questa non ci sarà al popolo ciociaro rimane solo la rivolta.
Ad Affile (RM), luogo di nascita del Maresciallo Rodolfo Graziani tristemente noto per le criminali aggressioni coloniali dell'Italia fascista al Nordafrica è stato eretto un sacrario alla memoria del suddetto. Il sindaco se ne vanta nonostante perfino giornali come il New York Times, El Pais ed altre agenzie
d'informazione abbiamo criticato pesantemente l'iniziativa e stigmatizzato l'indifferenza italiana sulla questione.
La biografia di Graziani è nota e facilmente reperibile, non ci sembra necessario aggiungere nulla su questa figura.
Questo atto prosegue e rafforza il percorso di demolizione della memoria storica, spianando il terreno ad un qualunquismo degenerativo che confonde vittime e carnefici addirittura ribaltando in molti casi gli accadimenti e le responsabilità (via Rasella per tutti). Si sta costruendo sull'offuscamento della memoria storica e sull'appannamento della consapevolezza degli Italiani una rappresentazione farsesca ma micidiale della nostra Repubblica e della nostra società. Il 150° dell'Unità d'Italia ha visto, insieme a moltissime iniziative serie e utili di studio, di riflessione e di recupero di elementi della nostra storia dimenticati o dispersi, anche iniziative di segno sciovinista, rivalutazioni di fenomeni come il brigantaggio o il lealismo borbonico, verniciate di colori pseudo-rivoluzionari con l'obiettivo di criminalizzare il risorgimento. Così l'antifascismo, sempre trattato con sospetto e ostilità da parte di larghi ambienti della stessa amministrazione dello Stato (presidi, funzionari, forze dell'ordine, ecc.) viene via via mostrato come una semplice opzione di parte e nulla più, togliendogli gradualmente il carattere nazionale e unitario che esso ha dimostrato e su cui è stata fondata la Repubblica che ha saputo conquistare contro i Graziani di allora, schierati con gli occupanti dopo aver occupato altri paesi e macellato altri popoli.
Questo è reso possibile, oltre che da una sostanziale permanenza ai loro ruoli di personaggi di primo e secondo livello coinvolti nel passato regime anche nella burocrazia repubblicana (altro che pacificazione!), da un palese arretramento durato oltre quarant'anni da parte delle forze politiche sul terreno proprio dell'antifascismo, della memoria storica e della difesa dei valori fondanti la nostra società. Si è creduto di poter fare a meno di questo, affidandosi all'idea della semplice gestione corrente degli affari pubblici, e aprendo quindi le porte al luogo comune, alla banalizzazione delle istituzioni, agli attacchi pro parte perfino al testo della Costituzione. Un esempio: quanti sono nelle competizioni a tutti i livelli i programmi elettorali, i candidati o le liste che fanno esplicito riferimento al loro impegno antifascista?
Come l'ANPI sostiene (e si batte per questo) il rischio è alto e la situazione è già in parte compromessa. Questo significa che gli sforzi per rimettere il treno sui binari devono essere ancora maggiori, necessita il contributo di chiunque abbia ancora a cuore la dignità civile per rafforzare quanto già stiamo facendo perché quella memoria e quella storia diventino finalmente patrimonio di tutti, con al consapevolezza che non si tratta di cimeli da custodire in una cassaforte, ma di semi feritli da far crescere e fruttificare stagione dopo stagione per noi e per le generazioni che verranno.
Fraterni saluti.
ANPI - Frosinone
Clip: Luciano Granieri
Musiche: Modena City Ramblers
I tamburi di guerra della classe padronale e del suo governo di corsari finanziari stanno battendo da giorni la "necessità" di completare la cancellazione della Riforma sanitaria del 1978 tornando alla struttura iniqua e fallimentare delle mutue, dopo una pressoché totale sostituzione del servizio pubblico con quello a pagamento (intramoenia è una brutta parola che nasconde una ancor peggiore realtà).
Comprendiamo perfettamente che per lorsignori questa sia una vera e propria "necessità", appunto, avendo a prova di questa nostra consapevolezza quanto ci disse Enrico Berlinguer nel 1979 in un corso di formazione a Frattocchie. Egli sostenne che tale riforma introduceva nel sistema giuridico e sociale italiano "elementi di socialismo" poiché, prima di tutto, riconosceva che la salute è un diritto, non una merce, e che pertanto spetta allo Stato garantirne la salvaguardia per chiunque ne abbia bisogno sul nostro territorio, inclusi delinquenti, stranieri, incapienti (poveri), senza alcuna distinzione di nessun tipo.
Problema diverso è la gestione di quello strumento di civiltà non solo teorica, che comunque non viene migliorata dall'intramoenia in fatto di risparmi e di efficienza. Certo, lo Stato, che continuerà ad incassare le nostre tasse sulla salute, poi abbandonerà i cittadini malati agli appetiti dei medici che faranno i liberi professionisti nelle strutture pubbliche. I cittadini che potranno pagheranno quindi due volte il loro diritto alla salute, quelli che non potranno pagheranno una sola volta ma non ne usufruiranno.
Che meraviglia il riformismo tecnico! E i cittadini, intanto, intendono continuare così?
Potenza della rete!!!! Sono passate poche ore dalla pubblicazione del nostro POST a favore del rutto libero, contro le intenzioni del ministro della salute di tassare le bevande gassate analcoliche e alcoliche, che immediatamente il piano è stato sonoramente strroncato. E’ vero ci siamo montati la testa. Con il fallimento delle proposte di Balduzzi il nostro post non c’entra nulla. E’ che il buon Balduzzi è un avvocato, non un medico, prestato alla politica e alla sanità e dunque non sa nulla di certe lobby, nè di centri di guadagno sicuro che, al di là di annunci di facciata che ne demonizzano la funzione, non vanno assolutamente MAI TOCCATI. L’eresie proposte da Balduzzi hanno fatto incazzare un po’ di esponenti del governo fra cui il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, il ministro per lo sviluppo economico, Corrado Passera, e quello per l’economia Vittorio Grilli. Come si permette Balduzzi di tassare multinazionali come la Coca Cola? Già il mercato delle bollicine è ai minimi termini e ci vogliamo mettere un altro carico da dodici per farlo sprofondare ulteriormente? Per non parlare dei provvedimenti relativi alle slot machine e al consumo dei tabacchi. Le casse esangui dello stato sopravvivono in gran parte grazie ai proventi del gioco d’azzardo e dei monopoli del tabacco, e questo signore che fa? Se la prende con le sale giochi e con le sigarette? Ma come, era allo studio addirittura la possibilità di inserire delle slot machine all’interno delle scuole spacciando l’operazione come esempio didattico di come si debba giocare moderatamente ( è una boutade ndr). Ministro Balduzzi, suvvia, per queste cose è sufficiente una qualche campagna pubblicità e progresso con l’annuncio “giocate con moderazione, fumate responsabilmente, bevete secondo coscienza….ma cazzo!!! giocate, fumate e bevete”. Insomma al consiglio dei ministro del 31 agosto l’insano piano del ministro della salute non arriverà mai. E allora che fare per risollevare le sorti della sanità in questo Paese? Semplice: privatizzare, privatizzare e ancora privatizzare. Consentire ai privati di entrare massicciamente nel settore, trasformare i pazienti in clienti, e magari destinare un bel po’ di soldini pubblici per incentivare i magnati delle cliniche private a ampliare il loro volume d’affari. L’esperimento tentato con i costruttori , appaltanti e subappaltanti, delle grandi opere, a cui sono stati destinati 100milardi di euro è già riuscito, perché non dovrebbe avere successo con le varie Lady Asl, e i rampanti eredi di Don Verzè. Ogni ingessatura, ogni trapianto di rene o di polmone, non importa se in sostituzione di organi buoni o malati, andrà ad aumentare il Pil, come rinunciare a una manna del genere? E’ evidente che qualche ospedale pubblico dovrà rimanere. Altrimenti ministri, parlamentari, presidenti di regione, come faranno a curarsi a spese della comunità? Se la Polverini anziché ricoverarsi presso l’ospedale pubblico Sant’Andrea, con un intero reparto a disposizione e infermieri pronti ad intervenire h24, pagati dalle tasse di noi poveri disgraziati lavoratori dipendenti, si fosse ricoverata in una struttura privata, sicuramente avrebbe dovuto sdebitarsi con regalie e prebende a carico del magnate propirietario di turno. Questo non è bello. Dunque signor ministro Balduzzi, il suo ragionamento sarà stato anche in buona fede, ma Lei è un tecnico illuminato a cui certe defaillance non sono concesse. SI RIPRENDA.
Lettera aperta sl Signor Sindaco del Comune di Frosinone Nicola Ottaviani, all'Assessore Adriano Piacentini, agli organi d'informazione.
Quando, sabato 28 luglio, nell'incontro con le organizzazioni sindacali a proposito dei destini dei lavoratori della Frosinone Multiservizi S.p.A., rilevavo come il testo approvato dalla Commissione del Senato della Repubblica (il cui valore è ben diverso dalla selva di emendamenti che, in chiave più o meno demagogica ogni singolo parlamentare o partito è legittimato a presentate) e relativo all'obbligo di dismissione delle società in house e di affidamento a privati dei servizi forniti da queste, lasciasse - questo testo approvato – concreti margini per continuare a gestire in house i servizi forniti falla Frosinone Multiservizi S.p.A., sono stato tacciato dalle SS.LL. di fare "filosofia".
Questo in quanto la medesima norma avrebbe comunque (l'assessore Piacentini ha affermato di aver ben presente la norma, avendola anch'egli esaminata) previsto la dismissione delle società a capitale pubblico in perdita.
E' sulla base di questa considerazione che con "sano realismo" l'amministrazione del comune capoluogo stava ponendo in campo – non un programma per garantire la prosecuzione delle attività quantomeno sino al 30 giugno 2013 (termine per la cessione a privati dei servizi), se non al 31 dicembre 2013 (termine per la chiusura delle società in house) – ma, né più, né meno, un programma di dismissione dei lavoratori, a partire dal loro inserimento in quota parte nei bandi comunali di significativa entità di prossima scadenza (servizi ambientali ... e poi?).
Non essendo uso discutere senza avere piena cognizione di causa della materia, sabato, ho soprasseduto dal discutere nel merito le Vostre affermazioni, peraltro espresse con tanta sicurezza, salvo verificare poi cosa avesse effettivamente approvato la Commissione del Senato e quale fosse il testo risultante dell'articolo 4 (Riduzione della spesa, messa in liquidazione e privatizzazione di società pubbliche) dell'A.S. 3396 (Spending review).
Devo dire, senza mia grande sorpresa (prima di parlare sono uso documentarmi) che nulla, nulla nella norma approvata è riconducibile a quanto da Voi affermato.
Ovvero l'articolo 4 della Spending review non innova in nulla la disciplina relativa alla gestione ed al destino delle società in perdita (ed è bene ricordare che le perdite della Frosinone Multiservizi S.p.A. sono tutte e solo riconducibili ai comportamenti ed alle insolvenze dei soci).
Nell'invitare le SS.LL. a chiarire dove e come la Spending review, al di là dell'articolo specifico sulle società in house (il 4) interverrebbe nella nostra vicenda, Vi avverto che in difetto sarò costretto a rilevare come non sia io a fare "filosofia" (cosa che per altro non reputo disdicevole), ma altri a fare demagogia coprendo con un fuoco di sbarramento di "panzane" la volontà di alleggerirsi di un costo notevole per il bilancio comunale, liberandosi in qualche maniera della carne e del sangue delle persone, in barba alle proprie stesse promesse elettorali.
Cordiali saluti.
Esecutivo Provinciale U.S.B. Lavoro Privato, Severo Lutrario
Nel brian storming cui il premier Mario Monti ha sottoposto i suoi tecnici per inventarsi qualcosa in merito alle misure sulla crescita, l’apporto del Ministro della Salute Renato Balduzzi sarà decisivo quanto innovativo. Quali norme saranno inscritte nel decretone che il prossimo 31 agosto il neo titolare del dicastero della salute pubblica presenterà al consiglio dei ministri per regolamentare i costi della sanità? L’istituzione di una commissione governativa per il monitoraggio della spesa sanitaria di ogni regione?. Magari una commissione costituita sulla falsa riga dello stesso organismo predisposto per la spending review dei comuni e gestito dal super tecnico Bondi. Uno strumento che, ad esempio, tagli i fondi pubblici destinate alle cliniche private per dirottarli alle strutture pubbliche e che verifichi la trasparenza di ogni appalto per l’acquisizione di materiale terapeutico e servizi connessi? O anche una norma che costringa i medici a scegliere fra la professione pubblica e quello privata vietando la cumulabilità dei due regimi? Niente di tutto questo. L’avvocato Renato Balduzzi è un super tecnico e quindi non può proporre queste trite e ritrite quisquilie. Oltre al rilancio della sanità, è necessario salvaguardare la salute psichica e fisica dei giovani, traendo da questa azione ulteriori risorse per finanziare altri programmi sociali. Dunque sotto con la “TASSA SUI RUTTI”. Ovvero una tassa sulle bevande gasate, analcoliche e alcoliche iperzuccherate che sono responsabili dell’obesità dei nostri adolescenti, i quali ne abusano in modo abnorme. L’obolo sarebbe definito nella misura di 7,16 euro a carico dei produttori per ogni 100 litri di bevanda analcolica immessa sul mercato e 50 euro per i super alcolici. Peccato che i consumi di queste bevande in Italia siano stagnanti da 10 anni e altamente al di sotto della media europea, dunque la vediamo dura recuperare da questo provvedimento i 250 milioni di euro l’anno previsti. Inoltre se si volesse veramente salvaguardare la salute dei bambini bisognerebbe occuparsi e combattere la crescita della mortalità infantile per carenza di cibo in atto nel nostro civilissimo paese a causa dell’aumentata povertà delle famiglie sempre più vittime della macelleria sociale imposta dal potere della finanza. Un fenomeno talmente in crescita che costringe anche organizzazione non governative come “Save the Children” ad occuparsi del problema. Altro provvedimento del geniale ministro Balduzzi, riguarda la cura mentale di coloro che spendono fortune alle slot macchine e al gioco d’azzardo. Anche qui una particolare attenzione è rivolta ai giovani. Ma tale materia va maneggiata con prudenza, visto che è proprio dalle slot macchine che lo stato incamera ingenti guadagni. Dunque ecco la furbata dell’azzeccagarbugli Balduzzi. E’ vietata l’apertura di locali adibiti al gioco con le slot a meno di 500 metri da scuole e chiese. Ora è intuibile l’utilità della distanza dalle scuole, ma dalle chiese? E che vogliamo impedire a qualche fedele che ha ricevuto una grazia di raccogliere il frutto della benevolenza divina? In realtà, anche l’idea di vietare l’apertura di questi luoghi di perdizione vicino alle scuole è inutile. Infatti il 70% dei giocatori di slot sono individui di età compresa fra i 35 e i 55 anni, tutt’altro che studentelli. Non che i giovani non giochino d’azzardo, ma preferiscono smanettare su Internet. Dunque se queste sono le genialate dei tecnici, siamo messi molto male.
La sciarpa de lana è sempre quella. E più fa callo più t'aspetta, co mpo de acari, nanno e na decina de gradi in più sull'urtima esibizione agostana. Te la metti ar collo mentre ripensi ala prima vorta de mprogetto fa, quella che, pur sciarpati d'agosto, ce fece venì i primi brividi de sudore freddo e slovacco de na ssagione che ci avrebbe cambiato la maniera de vedé le cose, l'amici, la vita, er destino, er ueb e le Asturie. Ce pensi mentre co la machina pressi er tramonto de Roma deserta, chiudi in diagonale sull'estate, te sovrapponi a quarche motorino smarmittato, rubi palla a Lucifero e Beatrice e spigni l'acceleratore dritto pe dritto, alto e compatto, verso o ssadio de sempre.Passeggi su Ponte Mirvio, smoccoli Moccia ma te intenerisci subito quando, coll'obelisco all'orizzonte, na coppia de giovini innamorati te precede de giallorosso brandizzata ar punto da avecce scritto sule spalle i nomi de Mexes e Borini. Sfortunati ar gioco, fortunati in amore, pensi senza capì quale sia er gioco e quale l'amore. E imbocchi dentro. Imbocchi de sguincio, de spalle, saluti amici vecchi e novi, cerchi er seggiolino che te terà in braccio, cullerà e proteggerà nela bona e nela cattiva sorte. Addirittura, cosa mai fatta, chiedi indicazioni a no stiuard, solo per il gusto de perde artri 30 secondi, ma gira si la voi girà, canta si la voi cantà, er còrpo ar core de vedé quanto è bella Roma a prima sera su quer prato verde lo devi superà pure st'anno. Respiri, pii coraggio, te siedi, contempli, soridi a te stesso e ai vicini. Se comincia.
Pure quest'anno in teoria tutto è cambiato; pure quest'anno pe te gnente è cambiato, esattamente come l'artranno. Che sia Luis o Zdenek, Capello o Liedholm, Mazzone o Giagnoni, Radice o Delneri, Bianchi o Bianchi, fomentato eri, fomentato sei, fomentato sarai.Er tempo de sentitte vecchio e meno sensibile dela media ar fascino dela novità come a quello dei grandi ritorni, e er primo sms de famìa ariva pe ditte che sì, la formazione è quella annunciata da tutti in ogni dove. Giocano gli undici previsti da giorni, forse da settimane, e basta questo pe dà la stura ar primo confronto cor sudoku de Luigi Enrico. Zema nsenventa gnente prima pe inventasse tutto dopo, no come quell'artro, machedaverodavero, e daje no."Tiè, guarda, ao te dico guardaaaaa", famo all'amico der seggiolino de dietro che ce dice "guarda, ao guardaaaaa", mentre tutti se guardano cercando de capì che cazzo ce sia da guardà. Er fatto è che pure se er cronometro ancora nè partito, noi semo già tarmente quattrotrettrezzati nell'anima ar punto che vede i nostri schierati tutti sulla ligna de centrocampo manco fosse na staffetta giamaicana che aspetta Bort, ce provoca er primo imbarzottimento de ssagione.
“Daje che partimo cor due-otto!” grida nantro vicino de seggiola più bravo degli altri a sintetizzà in cifre l’imbarzottimento, schema che diventa subito dogma e mantra che se sparge nel giro de gnente. Dopo du ore de attesa pe il calcio d’inizio tutti mo vorebbero che ritardasse 30 secondi perchè devono pià er telefono e fotografà st’arembaggio in nuce, st’assalto statico ma pronto pe la conquista, sta spavarderia insensibile ar concetto de equilibrio che è la più facile metafora del’anno che verrà. Famo già paura, a cronometro fermo. Pensa dopo.
Ecco, dopo mpo de batti e ribatti, de fasi de studio, de normale cautela che s’impone all’esordio stagionale, de quella ragionevole fase de adattamento ar clima campionatizio, dopo, famo mpo paura. Sì, ma a noi però.Perchè i minuti passano, ma pare che quella che non è passata è l’estate co tutti i cambiamenti che s’è portata dietro. Dopo 10-15 minuti se inizia a sentì sugli spalti “..iche.. ticaca...”.Ma nce fai caso, non capisci, nun voi capì.Dopo 15-20 ritorna sto rumore de fondo, leggermente meno ovattato e dal volume nanticchia più consistente “..ma..d..l...riche”. Ma nce fai caso, non capisci, nun voi capì.Dopo 25-30 non puoi più pensà che è na cosa solo nela testa tua, perchè in effetti se sente, e pure se ancora non è chiarissimo mo se potrebbero fillà the gaps e ricostruì a partì da quel “re....ma..d...l..s ..riche”. Ma nce fai molto caso, non voi capì.
Che alla fine dai, sì è vero non stamo proprio a fà quele fiamme che ce s’aspettava, ma la partita la stamo a controllà, no? Sti nuovi, come so? So greci! (uno solo, vabbè, e sta pure in panca mentre quello che ce faceva de nome in Grecia c’è ito, ma “come so? so greci” fa ride). Insomma so boni, no? Tiè, guarda Piris che fa e diagonali, ma quant’è bello un terzino che fa e diagonali? Pia Bradley, il Lucido Bradley, guarda quanta logica, quanta calma, mpo troppa vabbè, però lucido è lucido, a riflette riflette, pe illuminà illumina, mpo troppo vabbè, però, eh? Ma poi pia Er Cigno, Barzaretti! Ma quanto semo contenti? Ma quanto è arcigno sto Cigno? Guarda quanto se sovrappone, guarda come dialoga Corcapitano, guarda come cerca Ercapitano, guarda come se fida Dercapitano, guarda quanto je rode er culo a Pjanic pe tutte ste manfrine ingrate e impreviste. Pia Castan, guarda quant’è grosso, però pare che se move, pare sicuro e soprattutto nun è biondo, questo c’ha anni de sgari de Libertadores addosso, sai che cazzo je frega de Papugomez e Bergessio e Barientos, questo ce se fa i spiedini de frutta ar mare co ll’argentini. Ma che davero davero? Mo solo perchè stamo nattimo macchinosi da mezzora e non se sta a quajà subito se dovemo mette paura dell’argentini? Ma no santo cielo!
E infatti no. Era dell'unico siciliano che toccava avecce paura, vedi a vorte er carcio quanto è didascalico?
Perchè dopo nestate passata a incarognisse co uno che de cognome fa Conte (nessuna parentela co nessun autore de ste righe) ariva l’ora che nantro esponente dela nobirtà ce precipiti nell’inattesa miseria, e destino vole che er grillo pe la testa de segnacce ce l’abbia er Marchese, giocatore de fascia esteticamente atipico, dar capello lungo ma carvo, inopportunamente solito da mpar de partite (che poi so probabirmente tutte quelle giocate contro de noi in cariera) ala purga nei nostri confronti.Ansioso d’accodasse ala poco nobile schiera de Conti, Morimoti, Gamberini e gentaja variamente usa a facce male co costanza e accanimento, er Marchese se fa interprete de no schema novo ma efficace: Armirò batte punizione mirando la suatta sur carcagno den compagno che no look rimpallerà cortese verso er Marchese che stoppa, mira e segna. E' er primo trauma annunciato pe noi e per poro Franco, ma se a lui annunciaje le cose lascia notoriamente er tempo che trova, l'artri nostra non fanno na piega, e pure noi, tutto sommato, pensamo sia giusto, anzi, bello così.Nse semo sempre raccontati che Roma-Inter 4-5 era stata na ficata pazzesca? Daje su, questi manco c'hanno Ronardo, mo tocca a noi, CARICAAAA!!!!
E non ce scarfisce l'sms che tosto ariva a ricordà che er sistema, er palazzo, er complotto, er male insomma, è sempre lì, sulla ligna der forigioco nostro.Mbè? Ce ne stavano quattro in forigioco. Embè??? Non è pure pe continuà a sentisse vittime de sta zozza società che semo venuti ao ssadio a sostener la Roma e in particolare la Roma der Boemio? O sapevamo e c'avevamo e prove, che noi mica semo come Pasolini che le andava cercando, mo ce ne avemo nantra, embè??? STICAZZI, ANZI MEJO!!!
Onoramo la maja, e onoramo pure quer poraccio de Luis che nsè mai lamentato dell’arbitri manco quando erano solo tre. Pertanto... ARICARICAAAA!!!!!
Certo, er primo tiro in porta sortito da tutta sta carica è na busta de caffè americano der Lucido Bradley, na roba da Starbucks senza wifi, ma è comunque er primo singurto nelo specchio, er primo de sta nova era, un segnale de concretezza che s'enserisce timido tra na sgommata de gel e l'artra de Ladolescente Lamela, titolare de giornata solo perché in lizza co uno che, parole der Miste, parte ala pari co lui pe quanto poco ha capito in 18 mesi de ritiro. Sì perché quello tra Lamela e Lopez è ufficiarmente na competizione al ribasso dala quale esce vincitore er meno tonto de giornata. L'Incisivo Lopez, seduto in panca, suda dale gengive, strigne l'occhietti, scuote la cabeza e chiede a Bojan: "scusa Putto, ma che c'ho io meno de quello?". Er Putto, orfano de Angel, ormai ometto rotto a ogni esperienza de Playstation, je risponde serafico: "tu sei brutto, lui è fico". Quando finisce er primo tempo, stamo sotto Corca Tagna, sotto an treno fisicamente e mentarmente, sotto tutte le rivali che già vincono.
Se ricomincia e se vede in campo Lamela Erik de anni 20, non pervenuto ner primo tempo e come sapremmo poco dopo manco ner secondo, se non appunto pe na discreta punizione che lì per lì ce fa dì "Ah o vedi, o vedi che Zeman j'ha dato na bella svejata, ah! mica poteva esse, o vedi!". E invece vedremo solo quello e poco altro, dove poco altro sta pe il cross che viene dall'angolo subito dopo, quando Osvardo, constatato er pallone come incolore ma soprattutto inodore, sancisce che è ora de daje nimprofumata de cipolla, ma no quele schifezze co la cipolla liofilizzata da sugo pronto, proprio na ripassata come cristo comanda cor soffritto dorato e la puzza pe tutta casa se te scordi de chiude la porta dela cucina. Solo che a sto giro la puzza rimane strozzata nell'area e nell'aria, co la porta che non se chiude ma manco se apre quei du centimetri che passano tra er palo pieno e er gò. Ma va bene, è solo il preludio.
Er momento bono sembra poco dopo, quando ala domande "Oh, ce lo fai vede ncross? Sei capace pure a spigne? N'è che tocca rimpiagne Rosi no?", insomma a nipotetica intervista co ivampiris, Ivan Piris risponde co na palla che mozzica la giugulare dell'area ma j'ariva mezzo metro dietro a Osvardo in corsa, a quello capirai, gne pare vero, nce pensa du volte e se butta a panza terra e chiappe all'aria a rievocà lo spirito de Ighita e de Paponi (che però forse ce sta sur cazzo quindi famo Ighita e nse ne parli più), tentando er gò der millennio e mannandola arta. Ma va bene, è solo il preludio. Daje però, che a forza de preludià finisce a partita cazzo.
Però Osvà, pure te, partecipa de più ar gioco mo che stamo a giocà, non è er momento de sfoggià i supernumbers, famo le cose facili, palla a tera, o vedi come mo che stamo a manovrà a bordo area, guarda, mo j'ariva er pallone a Capitan ComevelodevodicheSto e sicuro te mette na palletta filtrante rasoterah no vabbè s'è sbajato j'è uscita mpo così, però er concettoh OH, VABBE' MO GIA' CHE CE STAI PROVACE A PIALLA, ODDIO NO, LO STA A FA, ODDIO L'HA FATTO, ODDIO E' MATTO, ODDIO ASPE'
Cinquantamila paia d'occhi se concentrano in un punto solo e trafiggono la mano de un omo solo, e nessun divorziato, abbandonato, vedovo, dimenticato o protagonista de na vecchia hit dei Pooh è mai stato solo come st'omo adesso. I decimi de secondo passano lenti come minuti, er tempo se dilata e lo spazio se restringe, la massa de no ssadio intero se concentra e se raggruma tutta su quer polso, su quell'avambraccio, su quei nervi che nse devono move, e allora tutti a spigne giù, e più non sale il braccio e più sto gò è bono e più sale il ruggito che ce se magna tutti quanti semo, e la gioia e la tensione stappata trovano sfogo in manifestazioni de affetto paterno de na tifoseria intera, che all'orgoglioso grido di "Mortacci tua ma che gò hai fatto", celebra sto fio matto che se ritrova, sto fio matto che ce riprova e ce ririesce, e stavorta nessuno je lo leva. Quanta bellezza, quanto fomento, quanta Roma.
Perchè dopo la rovesciata, come a un segnale convenuto (e potevate fallo più facile sto segnale però, a prossima vorta decidete pe l'occhietto magari così non ce vole un'ora) i meccanismi se sgrippano, le fasce se sgroppano, i catanesi s'aggrappano (senza esse comunque mai ammoniti) e le idee se raggruppano intorno al centro de gravità permanente de sta squadra. Percapitano, dopo nestate passata a caricasse sule spalle i sacchi da 20 chili, caricasse sule spalle la squadra ner momento de massimo arembaggio è quasi nallenamento, ma mentre ammirallo smistà palloni de prima, de tacco, de testa e de cervello rientra ner lusso dell'abitudine der tifoso romanista, vedello tornà in difesa e entrà in scivolata spalancocoscia de cannichiana memoria pe recuperà mpallone, bè, quello è il segno de un tasso de veleno ner sangue che farebbè schioppà nipotetico velenometro, ed è ulteriore carica pe noi e pe loro. Mo se vede movimento, mo se vede rapidità, se vedono idee, mo stamo a spigne tutti, mo se vede la Roma de Zeman. E infatti se pia er gò.
Il fino a quel punto Casto Castan (che in quanto tale su Twitter se rivorge a dio manco fosse Legrottaje) se concede al peccato de na leggerezza, e invece de spazzà a campanile o alla viva il parroco na palla che già s'è capito che porterà solo madonne, porge l'altra gamba che però è quella sbajata, col risultato che se aprono verdi prati ove, esaudite le lodi de tutti pe nostro signore e de Lodi pe i signori guardalinee tutti, il pastore nano demmerda Gomez pasce er pallone oltre la linea e ce risprofonda nell'inferno de nespiazione perpetua, espiazione de che, poi, non è dato sapello con precisione.La depressione ripiomba umida sui nostri che sudano e corono ma gnente sembrano poter Surca Tagna, squadra onesta, disciplinata, attenta, accorta, tranquilla, serafica, cinica, bara e tutta na serie de altri aggettivi stronzi che purtroppo mai ci apparterranno. Ma st'anno c'è fiducia. St'anno non ce sta mpischello scucchioso in panca, no, st'anno ce stanno le rughe e la saggezza der Grande Vecchio. Che strizza palpebra, sgrulla cataratta, sogna nicotina e detta i cambi. Fuori l'evanescente Pjanic per Florenzi, ma soprattutto fuori Ladolescente per Aquistinho.
In panca, l'Incisivo chiede ar Putto: "scusa Putto, ma se è uscito quello fico, mo devo entrà io". "No", risponde er Putto, "quello è Aquistinho, titolare dela busta de piscio nonché de nome fico. Tu non sei titolare de gnente, sei povero, pari uscito mo da na favela, e c'hai pure er nome brutto"."E tu?" insiste invasivo l'Incisivo, "Tu perché non subentri?". "Ho un problema all'inguine, l'Iphone vecchio, la bandiera del Real Sociedad in cameretta e sempre troppe consonanti. E comunque fatte li cazzi tua", replica er Putto. Ner mentre, pe na minutata pregna de rispetto e perplessità, nessuno dice gnente.Eppure è chiaro a tutti, a noi come ai bimbi in panca. Er Grande Vecchio ha torto na punta e ha messo ncentrocampista a fa la punta, e più Aquistinho sbaja e intruppa tutto lo sbajabile e l'intruppabile, più aquistinha evidenza er sacrilegio tattico, tecnico scientifico, lo sfregio der credo, la bestemmia in chiesa, l'autolesa maestà de un cambio che se l'avesse fatto... no vabbè, basta, inutile rintorcinasse così, e poi lui i vede in allenamento, e poi lui è Lui, nun po sbajà, non così clamorosamente.
E' che so appesantiti, co tutti quei cazzo de gradoni non poteva che esse così, e vedrai che poi se li ritroveranno i gradoni, ar solito, nse sa dove né quando, per quanto ormai quarche indizio ce l'avemo, ma se li ritroveranno. E poi non è che poi pretende subito ala prima de esse er Pescara che sognare i cadetti facea.Se poi umidifica sull'umido e pure er miore è costretto a uscì, o capisci da te, è finita. Sì perché Ercapitano, stanco de fa stancà quer Cigno storto de Barzaretto, continua a dà comunque senso novo a na ghettizzazione sula sinistra che manco la Fiom ha visto mai, e scherza e stoppa e dribbla ar punto da meritasse ancora, ala sua età, er carcio sula sacra tibia che lo costringe ala resa. E' quasi er 90esimo. In parecchi cominciamo a rimpiagne la Bambola Assassina. "Queste erano e partite sua", se dimo convinti e nostargici ogni ortre ogni logica mentre Zema move na recchia, scrocchia na vertebra, contrae er doppiomento, ammazza un moscerino che stava pe depositasse sui denti dell'Incisivo pe guardallo poi fisso tra i molari."......." je fa senza dare adito a fratintendimenti.
Lopez se arza, ma nessuno se ne accorge, affogato nella maja per adulti che un guardarobiere abituato ale grandi taje americane s'è ostinato a daje. "Scusa Putto, perché entro io che so brutto?" chiede Lopez a Bojan che retwitta la domanda cercando risposte che non ha più.La prima palla che tocca è de tacco, er primo vaffanculo è de core, er tempo regolamentare è finito, come sta pe finì ner dimenticatoio anche st'urtimo lancio der Lucido, che in teoria sarebbe Percapitano, che però non c'è più, e allora finisce sula punta sinistra dell'Incisivo che stoppa de carie, sombrera un catagnico e co precisione odontaiatrica disegna ar volo un filo interdentale che va ad infilarsi là dove nessuna anestesia era riuscita ad alleviare er dolore de na sconfitta che all’improvviso, all'urtimo mozzico, non c'è più.
Dopo er mancato gò più bello der millennio e er gò più bello der secolo breve ariva er gò più bello der più bello che insomma nse capisce se è no schema, se è culo o se questi so boni solo a fa gò così. E mentre zompano otturazioni e ponti d'oro se ritrovamo a implorà er triplice mentre Erca Tagna ci accarezza la traversa. E' finita, amo pareggiato.
Se guardamo intorno stravorti, delusi e feriti ma stranamente vivi quando se sentivamo già morti. Un punto più dela prima dell'anno scorso, dicono gli zemaniani. 2-2 Corca Tagna come l'anno scorso, dicono l'artri. Stavamo troppo carichi, se dimo tutti, ma che era tutto sto fomento d'agosto, ma possibile che se dovemo fa sempre riconosce? E' presto regà, dovemo trovà la misura tra 10 minuti da scudetto, 20 da Uefa e 60 da retrocessione, se po fa, e poi stamo solo a du punti dala vetta. E poi questo è monarca e boemio, se questa è la miseria lui ce se tuffa co dignità da re, se sa, e se l'amor è un sasso nella scarpa, ce ne avemo tarmente tanti da tojesene che noi che de peccati namo fatti a schiove, non se faremo scrupoli a lancialli pe primi.
ROMA Quando a governare era Silvio Berlusconi ha tagliato senza fiatare ben 24 ospedali e 2.900 posti letto in tutta la regione. Salvo poi prendere un intero reparto ospedaliero tutto per sé quando ha avuto bisogno di un piccolo intervento chirurgico. E' quanto ha fatto la governatrice del Lazio Renata Polverini, convinta a quanto pare che tutti i cittadini debbano pagare i tagli alla spesa pubblica tranne lei. E così ieri si è presentata di buon mattino all'ospedale Sant'Andrea di Roma per sottoporsi a un piccolo intervento chirurgico. Fortunatamente nulla di grave, ma per l'occasione la dirigenza dell'ospedale (alle 7 tutta presente) le ha concesso la disponibilità di un intero reparto situato al quinto piano della struttura. Certo, Polverini avrebbe potuto prendere una stanza singola in un reparto con tutti gli altri pazienti, ma vuoi mettere la comodità di avere 25 -30 posti letto solo per lei? Naturalmente i pazienti non sono stati deportati. Come tutti gli anni ad agosto alcuni reparti vengono chiusi per mancanza di personale e per una normale diminuzione del numero dei ricoveri. Porte e finestre sbarrate, vengono riaperti ai primi di settembre. Normale routine, buona per tutti ma non per la governatice del Lazio. Che dopo aver passato una visita in day hospital venerdì, ieri ha preso possesso del «suo reparto» e successivamente è stata operata in uno dei due blocchi operatori dell'ospedale, anche questo riservato solo a lei. Per una che dice di voler combattere gli sprechi e che protesta contro i tagli imposti dal decreto sulla spending review, non c'è male. Anche perché oltre al reparto la direzione pare che abbia messo a sua disposizione anche tre infermieri per garantirle un'assistenza 24 ore su 24. Gli eventuali straordinari saranno pagati, ovviamente, dai contribuenti.
Va bene che siamo in estate e mentre molti hanno il cervello in vacanza altri propendono per una informazione leggera, modello dolce vita, ma ci pare che adottare questo stile anche nella produzione politica, sia pure di stretta propaganda, sia un tantino sconveniente, anche per degli inguaribili anticonformisti quali siamo accusati di essere. Ci riferiamo evidentemente alle spensierate dichiarazioni di Grillo in merito ad un presunto carattere o atteggiamento stalinista da parte del povero Bersani, il quale tutto sarà, ma davvero ci sta difficile vederlo nei panni di un rigido capo assoluto liquidatore del dissenso e compiaciuto del culto della propria personalità. E ci riferiamo anche, con forse maggiore smarrimento, alle parole di Parisi circa l'articolo de l'Unità su Togliatti, peraltro assai moderato e prudente.
Se Parisi è preoccupato che qualcuno in Italia, al di fuori di Berlusconi e Cicchitto, possa scambiare il PD per un partito togliattiano anche solo nel vago ricordo di una certa capacità tattica ormai da tempo sepolta sotto le macerie del veltronismo, del prodismo, del dalemismo, ecc. ecc., il giovane erede di De Gasperi (quello che prendeva ordini dagli USA e dal Vaticano e sfasciava l'unità antifascista della Resistenza in nome di "superiori interessi") può dormire sereno. E' già sempre più difficile riuscire a spacciare il PD, noto esemplare di procreazione ibrida non fra razze ma fra specie diverse, per un partito di moderatissima sinistra, già da tempo molti mettono in discussione addirittura la sua connotazione di centro-sinistra non certo in quanto geometricamente opposto al PdL quanto politicamente alternativo ad esso, figurarsi se qualcuno si perita di rintracciare in esso inesistenti cromosomi togliattiani che davvero completerebbero un'opera degna del peggiore Frankestein politico. Certo, se si perde tempo a rispondere a Parisi e Grillo e Cicchitto su questioni così platealmente fasulle si approfitta per non dire niente di serio facendo finta del contrario, e quindi da Bersani in giù è tutta una giaculatoria di risposte talvolta piccate, talaltra di piglio storicistico, o addirittura comparativo, tendente cioè a rassicurare i potenziali elettori e le forze politiche (reali, non i Casini di turno) potenziali alleate (altrimenti dette poteri forti) con improbabili paragoni con altri PD sparsi per l'Occidente a dar prova di affidabilità alle banche internazionali.
Sarebbe facile adesso attizzare la polemica ricordando a Parisi che il suo pedigree politico non è proprio un vanto da esibire, se vuole rivendicare quella Dc che ha banchettato per trent'anni buoni con i fascisti per garantire palazzinari, speculatori, golpisti e faccendieri di ogni risma, se è vera sola la quarta parte di quello che le pur sabbiose indagini hanno rivelato a pezzi e bocconi da Portella della Ginestra in poi. Quest'anno hanno commemorato Placido Rizzotto, senza fare cenno a chi fosse il bastardo dott. Navarra che lo ha assassinato come un cane, e che ha ucciso un bambino di dodici anni che casualmente aveva assistito all'omicidio. Ma Rizzotto non morì solo, decine e decine furono i dirigenti dei contadini e degli operai siciliani, calabresi e pugliesi massacrati da bestie come Gaspare Pisciotta in tutto il nostro Sud, per questo non ancora unificato all'Italia. Nulla da dire da parte di Parisi in merito al sangue di Melissa, di Reggio Emilia, di Reggio Calabria, delle stragi di Stato che enumerare sarebbe troppo lungo, delle protezioni accordate ai fascisti ed agli stragisti anche con le coperture dei servizi segreti "deviati" dalla longa manus imperialista? Si ricorda Parisi il SID di Maletti e Labruna, tanto per citarne una? Ricorderà, Parisi, che Togliatti, nel bene e nel male, fu dall'altra parte, da quella delle vittime, e insieme e dopo di lui tutti i dirigenti che trasmettevano, allora sì, un'idea di alternativa per quello sviluppo squilibrato e reazionario che i suoi amici invece sostenevano e realizzavano anche con i soldi stranieri (e non qualche migliaio di rubli per tenere in piedi i giornali). Ma senza andare tanto in profondità, basterebbe che Parisi ricordasse che ruolo ha avuto il suo partito negli anni di Valletta, dello sfruttamento feroce dei lavoratori (ancora una volta in massima parte meridionali) nelle fabbriche del boom. E sarebbe bene che riflettesse sul fatto che il suo partito, come altri, è stato sciolto dalla magistratura perché marcio di corruzione, quella corruzione su cui aveva fondato, insieme ad altri (Cicchitto ne dovrebbe sapere qualcosa) un "sistema". Non così il Pci, che è finito per ragioni storiche e politiche, non giudiziarie, e pertanto ogni rampogna a suo carico da parte dei reduci della Milano da bere è davvero fuori luogo. Per inciso: resta inteso che sarebbe ora che dalle parti democratiche di questo farstornato paese ci si interrogasse seriamente su quelle cause e quei processi storici, non certo per stupide comemmorazioni ma per fodare le scelte ed i ragionamenti su consapevolezze solide e non su intuizioni e genialate capaic solo di far danni.
Avessero dato retta al povero Enrico Berlinguer, che aveva messo per tempo in guardia la politica, tutta la politica sulla necessità urgente di rigenerarsi, di porre sul tavolo seriamente la questione morale come questione politica primaria! Invece hanno preferito la frana, la commercializzazione del consenso, le campagne elettorali fatte nei ristoranti invece che nei mercati rionali e ai cancelli delle fabbriche o nelle scuole.
Il mondo è certamente cambiato e nessuno potrebbe, se sano di mente, riproporre schemi organizzativi e proposte politiche o economiche che la storia ha superato. Ma non è lecito a nessuno, tanto meno a chi ha molto carbone bagnato nel sacco, sparare fesserie come se fosse oro colato fidando sulla memoria corta e sul disinteresse di chi ascolta. Forse questo può portar loro qualche consenso di gente che ignora la storia e non si preoccupa di apprenderla; ma sarebbe un'operazione talmente bassa che al confronto un venditore di tappeti falsi apparirebbe come un divulgatore scientifico di prestigio.
Invece di tentare puerili mistificazioni sulla storia riducendola a calunnia per basse mire tatticistiche per di più fallimentari come il Don Basilio rossiniano farebbero meglio, costoro, a tirar fuori qualcosa di utile ai milioni di lavoratori che hanno ridotto sul lastrico, e invertire la bieca e nefasta marcia controriformista che senza soluzione di continuità ci schiaccia da un paio di decenni, che si tratti di governi di destra ed estrema destra o di centro-sinistra padronal-bancario o di tecnocapitalisti.
Ebbene si siamo fascisti. Per Bersani siamo fascisti. Mi ci metto anche io fra l’eletta schieraindicata chiaramente ma, guardandosi bene dal fare i nomi , dal segretarioPiddino, composta da Beppe Grillo, Il fatto Quotidiano e Di Pietro, nonché quei blogger o commentatori in rete che non sono d’accordo con i riformisti di ferro, e lo esprimono anche con un linguaggio duro.Per una volta mi trovo d’accordo con Di Pietro quando, in risposta a Bersani, sostiene che è il bue a dire cornuto all’asino. Ma la mia motivazione è diversa. E’ fascista chi demonizza il dissenso su un pensiero unico che venera con cecità fideistica.E che dire di Bersani il quale sostiene e difende il pensiero unico liberista, un devastante delirio che sta impoverendo e portando alla disperazione proprio quei ceti che si sentivano più rappresentati dal Pd e che oggi sono ancora più incazzati di e con Bersani .Quel pensiero unico è vangelo e nessuno può dissentire e se lo fa, anche in modo deciso, diventafautore di un populismo violento, tipicamente fascista . Questa è l’idea di democrazia che ci propina Bersani.Allora se è fascista denunciare i guasti che il pensiero unico sta producendo nel tessuto sociale del nostro Paese, se è fascista ribellarsi al fatto che trecentomila libri di inestimabile valore dall’Istitutoitaliano per gli studi filosofici di Napoli vengano stipati a marcire in un capannone di Casoria, per mancanza di fondi e poi i governanti del pensiero unico, che Bersani difende così strenuamente, regalano centomiliardi di euro ai palazzinari delle grandi opere per poter continuare a imbastire intrallazzi con la criminalità organizzata, allora noi siamo fascisti.Ricordo però che un esecutivo che distrugge il libero pensiero sicuramente non è fautore di libertà. E Bersani prima di dare del fascista a chicchessia, pensi che lui con il suo partito supportano e difendono un governo che tra le altre cose distrugge i libri.
Vietato parlare di mafia in Sicilia, fare nomi e cognomi, rivelare intrecci tra cosche, affari e politica. Altrimenti ti querelano e a farlo potrebbe essere una giunta comunale preoccupata per la rispettabilità del paese. Come se fosse la denuncia delle infiltrazioni e non le mafie a infangare la qualità della vita. Ad Antonio Mazzeo sta accadendo questo per un'inchiesta sulla cittadina di Falcone, nel messinese, uscita sull'ultimo numero di "I Siciliani/giovani", la rivista erede del giornale di Pippo Fava, diretta da Riccardo Orioles. E la vicenda sembra il sequel dell'anatema del nuovo sindaco di Trapani, pochi mesi fa, che ammonì tutti a non parlare di corda in casa degli impiccati, a non parlare di mafia.
Mazzeo, free-lance impegnato sul fronte antimafia e su quello antimilitarista, autore tra l'altro del libro "I Padrini del Ponte" per le edizioni Alegre, sarebbe colpevole di aver definito Falcone un paradiso mancato: "Nel cuore di una delle zone nevralgiche della nuova mafia, una tranquilla cittadina di provincia che tanto tranquilla non è. Poteva essere il paradiso. Invece è cemento, cemento, cemento. A destra ci sono la rocca con le rovine e il santuario di Tindari e la straordinaria riserva naturale dei laghetti di Marinello. Dalla parte opposta si scorgono il promontorio di Milazzo e i Peloritani. Di fronte l'azzurro del Tirreno e nello sfondo, nitide, le sette isole Eolie. Falcone, cittadina della provincia di Messina con meno di 3.000 abitanti, poteva essere una delle perle turistiche, ambientali e paesaggistiche della Sicilia. Il territorio, però, è irrimediabilmente deturpato da orribili complessi abitativi, alverari-dormitori per i sempre più pochi turisti dei mesi estivi" (http://www.isiciliani.it/, scarica il pdf del giornale).
La furia dei costruttori si intreccia con quella delle guerre di mafia e tutto ciò nel pezzo "Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona" viene spiegato puntiglosamente così come gli affari con i lavori autostradali e ferroviari, le megadiscariche, i piani di urbanizzazione selvaggia, i complessi turistico-immobiliari" mentre le ville di Falcone erano utilizzate da latitanti palermitani e catanesi o ospitavano "killer efferati" come Gerlando Alberti jr, condannato per l'uccisione della diciassettenne Graziella Campagna, testimone inconsapevole di affari mafiosi. La guerra di mafia vide la la vittoria di Santo Gullo amico di malavitosi del Nord poi pentito. A sostituirlo, leggiamo nell'articolo di Mazzeo, ci sarebbe oggi Salvatore Calcò Labruzzo, un allevatore originario di Tortorici, attivo nel settore delle estorsioni, come si evince dalla recente inchiesta "Ghota", in quello dello smaltimento dei rifiuti e c'è il sospetto che abbia condizionato l'esito delle elezioni del maggio 2011. Votatissima sua nipote alle recenti amministrative e il vicesindaco sarebbe affiliato alla loggia massonica "Ausonia" di Barcelloma Pozzo di Gotto, cittadina sede di potentissime cosche. Dice Mazzeo: "Il sindaco Santi Cirella respinge ogni addebito ma la società civile chiede lo scioglimento del consiglio comunale come non è accaduto nella vicina Barcellona Pozzo di Gotto, due volte graziata dal Governo in meno di cinque anni, nonostante i gravissimi rilievi delle commissioni prefettizie d'inchiesta.
Immediata, da parte del tessuto della stampa indipendente (Globalist compreso e Aut Frosinone compreso ndr) e dall'antimafia sociale, la solidarietà ad Antonio Mazzeo. Alcuni siti hanno deciso di rilanciare l'inchiesta dicendo: «Adesso querelateci tutti!». Di Trapani parleremo prestissimo.