Aniello Prisco
Vedo un movimentismo sulla sanità ciociara senza precedenti. Decreti di trasferimento votati dal PD regionale, mozioni del PD contro il decreto votato dal PD stesso, richieste al ministro della sanità, interrogazioni, ispezioni, comunicati stampa di ogni genere, raccolte firma e chi più ne ha più ne metta. Tutto ciò sollecitato da pochi cittadini che hanno deciso di organizzare alcune forme di protesta. Onore al merito, nel silenzio però. Mi rendo sempre più conto che la politica insegue i problemi, non li vede, non li capisce e non sa risolverli.
foto clip Luciano Granieri
sabato 18 gennaio 2014
Happy birthday to Al Foster
Jazz Corner
Happy birthday to Al Foster, Bobby Broom and Steve Grossman all who played with Miles Davis and Al and Bobby also played with The Official Sonny Rollins Page. "As a member of the Davis band from 1972 to 1985, Foster's contribution to Davis' music is articulated by Davis himself in his 1989 autobiography, Miles: The Autobiography, where Davis describes the first time he heard Foster play live in 1972 at the Cellar Club on 95th Street in Manhattan: "He knocked me out because he had such a groove and he would just lay it right in there. That was the kind of thing I was looking for. Al could set it up for everybody else to play off and just keep the groove going forever." Miles' "All Blues" with Al Foster, Chick Corea, Steve Grossman Official Artist Page, Dave Holland, Bill Evans Sax.
venerdì 17 gennaio 2014
Scacciamo gli angeli e i demoni dall'Ospedale "Fabrizio Spaziani"
Luciano Granieri.
Per non rimanere vittima anche tu degli Angeli e dei Demoni, nel deprecabile caso dovessi capitare nel pronto soccorso dell'ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone......
Per non rimanere vittima anche tu degli Angeli e dei Demoni, nel deprecabile caso dovessi capitare nel pronto soccorso dell'ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone......
Partecipa al Sit-in organizzato da
cittadini presso l’ospedale di Frosinone DOMENICA 19 gennaio dalle ore 11:00
alle ore 15:00 per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sullo stato
della sanità in ciociaria.
Anche il comitato "Salviamo l'ospedale di Anagni" al Sit-In del 19 gennaio davanti all'ospedale di Frosinone
IL COMITATO SALVIAMO L’OSPEDALE DI ANAGNI
Il Comitato
Salviamo l’Ospedale di Anagni e l’Associazione Diritto alla Salute invitano
tutti i cittadini a partecipare al sit in di protesta davanti all’Ospedale
Fabrizio Spaziani di Frosinone domenica 19 gennaio 2014, DALLE ORE 11.00 ALLE ORE 15.00. Mentre
attendiamo il giudizio del TAR del Lazio che si riunirà mercoledì 29 gennaio
p.v. per decidere le sorti dell’Ospedale di Anagni, non possiamo ignorare la
situazione di profondo degrado in cui versa la sanità in provincia di
Frosinone. Una situazione che si aggrava di giorno in giorno come testimonia
chi è costretto a recarsi al pronto soccorso del nuovo ospedale di Frosinone dove
si attendono ore e giorni prima di essere soccorsi a causa delle gravi carenze
organizzative, di personale e di posti
letto nei reparti di degenza. La chiusura di sette ospedali, determinata dal
piano Polverini, non ha portato alcun beneficio, anzi ha creato una carenza
strutturale di posti letto che non è assolutamente compensata dalla strana
media delle macroaree. Per questo riteniamo, come ci ricorda Anna Natalia nella
lettera indirizzata al Presidente Zingaretti che riportiamo in calce alla
presente, assolutamente necessaria la riapertura dell’Ospedale Civile di Anagni,
senza del quale gli ottantamila cittadini della zona nord della provincia di
Frosinone rimarranno privi di assistenza sanitaria.
Anche in
questi ultimi mesi, nonostante l’avvicendamento al governo regionale, in
provincia di Frosinone non abbiamo registrato alcun cambiamento positivo nella
gestione della sanità, nessun potenziamento dell’offerta di servizi. L’ultima
notizia è ancora una brutta notizia e riguarda il trasferimento al Policlinico
di Tor Vergata del Centro medico trasfusionale, una delle poche eccellenze
dell’Ospedale F. Spaziani di Frosinone.
Dopo il caos
della guerra dei direttori generali il Presidente Zingaretti ha nominato il
nuovo Direttore generale nella persona della Dott.ssa Isabella Mastrobuono, ex
dirigente proprio dell’Ospedale di Tor Vergata.
Sarà solo un caso?
LETTERA
DELLA PROF. ANNA NATALIA PRESIDENTE
DELL’ASSOCIAZIONE ANAGNI VIVA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO NICOLA
ZINGARETTI
Presidente
Zingaretti,
sono una cittadina di Anagni, elettrice di sinistra da sempre, ho votato per
lei con fiducia nelle sue doti di politico e di amministratore, ed anche per la
simpatia che lei comunica.
Faccio parte del Comitato " Salviamo l' Ospedale di Anagni "che
si batte da anni per impedire,con gli strumenti di legge e con l'impegno
dei cittadini, la chiusura della struttura ospedaliera decisa dal Piano
Sanitario della Polverini, che ha avuto conseguenze drammatiche per la
tutela della salute, in particolare nell' area nord della provincia
di Frosinone.
Di tale situazione lei è a conoscenza, infatti, nella sua campagna
elettorale, si è impegnato, in modo inequivoco, ad assicurare il riordino dei
servizi sanitari, da distribuire secondo le effettive esigenze delle
popolazioni residenti nel territorio ed ha riconosciuto, anche dopo la sua
elezione alla presidenza regionale, il fatto che la provincia di Frosinone è
stata privata dell' assistenza sanitaria di base, poiché il Piano
Polverini, con la chiusura di ben 7 Ospedali su 11, ha di fatto
azzerato i livelli essenziali di assistenza.
Le iniziative del Comitato hanno ottenuto un risultato rilevante
nell' agosto del 2011,quando un'ordinanza del Consiglio di Stato ha
riconosciuto la necessità di mantenere operativo l' Ospedale di Anagni,
la cui chiusura avrebbe arrecato danni molto gravi all'ampia area di utenza,
circa 80.000 cittadini, per la quale
l' Ospedale, da sempre, ha rappresentato un indispensabile presidio sanitario.
Paradossalmente, dall'autunno 2011 è iniziato il sistematico e inesorabile
smantellamento dell' Ospedale che, con le decisioni della ASL , sempre
giustificate come "temporanee", è stato svuotato di personale e
attrezzature, dirottati negli Ospedali di Frosinone e di Alatri.
Il primo, come è ben noto, presumibilmente anche a lei, non riesce a
rispondere alle richieste di cura e assistenza per i pazienti che vi si
rivolgono a causa delle insufficienti capacità ricettive e del disordine
organizzativo.
Il secondo, che dista da Frosinone circa 10 Km, assolve ad un servizio
sanitario poco più che "locale" e il tentativo di rafforzarlo ha
ridotto l' ospedale di Anagni ad un punto di Primo Intervento di dubbia
utilità e non ha prodotto alcun beneficio alla popolazione
dell'area nord della provincia che aveva come riferimento l' Ospedale di Anagni
e non certo quello di Alatri, per elementari ragioni di collocazione
territoriale. Sono così cresciute a dismisura le spese di "mobilità
passiva" gravanti sul precario bilancio aziendale e, in presenza di
urgenze di ogni tipo,il paziente deve sperare di arrivare vivo a Frosinone, di
poter essere ricoverato e curato.
Come è del tutto evidente, caro Presidente, dal momento del suo insediamento ad
oggi, nulla è cambiato nella situazione conseguente allo scellerato Piano
Polverini!
Non solo. La mancata applicazione dell' ordinnza del Consiglio di Stato,
i ricorsi al Tar, promossi dal Comitato,segnalano la mancanza della garanzia
dei diritti, in particolare del Diritto alla salute,
costituzionalmente sancito per tutti i cittadini della Repubblica.
Abbiamo chiesto di poterla incontrare, sollecitando i rappresentanti
politici e i parlamentari eletti nella provincia, per esporle tali gravi
problemi: abbiamo avuto attestati di buona volontà e null' altro.
E'dunque più facile incontrare Papa Francesco che il Presidente della
Regione.
Quello che vorremmo chiederle è semplice:
a) quali decisione prevede il Nuovo Piano Sanitario per assicurare la presenza
di un presidio efficiente per i
cittadini di Anagni e dei paesi limitrofi?
b) gli interventi previsti per il riordino della Sanità provinciale
considereranno l'esigenza di adeguare il rapporto abitanti/posti
letto, di assicurare la presenza dei Pronto Soccorsi, di verificare l' uso
razionale delle risorse disponibili, quelle professionali e quelle finanziarie,
finora notoriamente male utilizzate ?
Ho ancora una riserva di fiducia, Presidente, e come me molti altri
cittadini.
Non ci deluda.
Anna Natalia
Augurio di buon lavoro al nuovo direttore della Asl di Frosinone D.ssa Mastrobuono
Il segr. Prov. Del PdCI FROSINONE
Oreste Della Posta
La nomina della dottoressa Isabella Mastrobuono a direttore
generale dell’ASL di Frosinone , nominata dal Governatore del Lazio, a noi
sembra un’ottima scelta ed esprimiamo l’augurio di un buon proficuo lavoro. I
comunisti italiani si augurano che con la sua nomina cessino tutte le diatribe che
la sanità ciociara ha attraversato negli ultimi tempi, che definirle indecoroso
è veramente un eufemismo. Noi riteniamo che il suo primo impegno sia quello di
affrontare la tragica realtà del pronto soccorso dell’ospedale di Frosinone, che è la prima
vera emergenza. Questo si può fare solo potenziando i pronto soccorso degli
altri ospedali evitando così il sovraffollamento di quello di Frosinone.
La sanità ciociara ha bisogno di una vera lotta agli sprechi
sia di strutture, di strumenti e risorse umane, facendo tutto senza guardare in
faccia a nessuno. Va premiato quel personale sanitario che ogni giorno fa
l’impossibile per assicurare un servizio minimo ai malati.
Nella nostra visione di servizio pubblico riteniamo che la
sanità sia del malato e non certo dei medici e degli ospedali. Siamo convinti
che questa sia Anche la Sua visione e quindi metta al centro di tutto il
paziente e tutto funzionerà meglio. Noi sappiamo che in un ospedale della
nostra provincia esistono delle attrezzature che sono all’avanguardia per
l’analisi del sangue, ma vengono utilizzate nemmeno al 40% delle proprie
potenzialità. Se invece verrebbero
utilizzate al 100% si ridurrebbero i tempi di attesa e si avvatterebbero i
costi per le analisi eseguite da strutture private con un notevole risparmio
economico.
Su questo noi nel tempo la giudicheremo, sapendo bene che
nessuno ha la bacchetta magica.
Faccia in modo che fra un anno incontrandoci, possiamo
affermare che ha fatto un buon lavoro. Se Lei mi permette vorrei darle un
consiglio, non si faccia ingabbiare dalle clientele che PD e PDL sono maestri
in questo campo, ma vada diritto per la Sua strada, quella del cambiamento
fondato su onestà, competenza e trasparenza.
Italcementi Colleferro e il business dei rifiuti
Retuvasa, Raggio Verde, Ugi, Comitato Residenti, A.MA., Gruppo Logos
Anno nuovo, vita vecchia o progetti vecchi: Italcementi Colleferro ha ripresentato il 7 gennaio 2014 alla Regione Lazio presso l’Area di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) il suo vecchio, lucroso quanto pericoloso progetto: bruciare “fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane”, pneumatici fuori uso (PFU), residui di materie plastiche non clorurate.
Ricordiamo che la società aveva presentato un anno fa analogo progetto, ma gli uffici preposti della Regione Lazio, dando ragione alle osservazioni delle associazioni che segnalavano l'estremo degrado ambientale della zona e la pericolosità di tali combustibili proposti, avevano rinviato il progetto alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), necessitando di ulteriori e maggiori approfondimenti.
I rifiuti che Italcementi vorrebbe bruciare rientrano nella tipologia dei Combustibili Solidi Secondari (CSS), che potrebbero essere utilizzati in parziale sostituzione dell’attuale sistema di alimentazione (Petcoke). I CSS sono la nuova frontiera del business dei rifiuti, dai quali i cementifici possono trarre esclusivo beneficio economico: minor utilizzo del tradizionale e costoso petcoke. Ricordiamo che i CSS sono stati introdotti dal ministro Clini (governo Monti) e pende sulla loro legittimità un ricorso al TAR presentato dalle associazioni, la cui udienza non è ancora fissata, che puntano il dito sulla nocività dei materiali che verrebbero bruciati e su alcuni difetti normativi. Inoltre per i cementifici c’è una maggior tolleranza nei valori di emissione rispetto ai tradizionali impianti di termodistruzione. Nello specifico delle plastiche non clorurate (i cloruri sono sostanze molto pericolose in quanto precursori delle diossine), diversi studi ribadiscono la difficoltà a separare plastiche che li contengono da quelle che ne sono esenti.
Il governo Letta, persistendo sulla stessa strada, ha effettuato una ricognizione sul suolo nazionale indicando sia i possibili impianti per la produzione di CSS, sia le attività industriali che possono accogliere tali combustibili.
Per comprendere meglio i reali interessi sottesi ad un disegno così grave dal punto di vista ambientale, abbiamo letto gli atti prodotti dal Ministero dell’Ambiente e ripercorso le fasi che hanno portato alla deleteria introduzione del CSS nei cicli di produzione.
L'impressione che si ha è che la regolamentazione con la quale l'allora Ministro dell'Ambiente ha stabilito quando il rifiuto cessa di essere tale e diventa CSS-Combustibile sia stata “partorita” in tutta fretta, evidentemente sotto la pressione dell'emergenza rifiuti nel Lazio. Infatti al Prefetto Sottile l'allora Ministero dell'ambiente ha immediatamente conferito speciali poteri con un provvedimento, pure impugnato dalle associazioni, per spingere sull'introduzione del CSS-Combustibile. Il CDR è ora inoltre pressoché sostituito dal CSS. Vengono coinvolte le società di trattamento rifiuti, tra cui l’AMA la municipalizzata di Roma, che dovrebbero predisporre il CSS, e le industrie cementiere che, in piena crisi produttiva, accolgono a braccia aperte l’invito. L’AMA si dichiara pronta ad avviare la produzione di CSS, ma vuole avere garanzie che questo materiale venga poi smaltito negli impianti, visto che ci sono nuove regole da seguire e qualche difficoltà tecnico-normativa rispetto al vecchio CDR. Peraltro emerge un certo fraintendimento tra ciò che è CSS e ciò che è CSS-Combustibile, quando non si tratta di termini equivalenti.
Il Ministero dell’ Ambiente il 17 aprile 2013 comunica ad AMA gli impianti sul suolo nazionale potenzialmente disponibili ad accogliere CSS: Guidonia e Colleferro per il Lazio,Salerno e Maddaloni per la Campania, Castrovillari e Marcellinara per la Calabria,Isola delle Femmine, Augusta e Ragusa per la Sicilia, Matera per la Basilicata,Barletta, Galatina e Taranto per la Puglia. Tutti cementifici, alcuni dei quali stanno già utilizzando CSS.
Il contatto tra AMA e AITEC, l’associazione dei cementieri, forse dietro accelerazioni del Prefetto Sottile per scongiurare il rischio di emergenza, è immediato e si avviano le consultazioni tecniche tra le parti per cercare di “aiutare a risolvere l’emergenza dei rifiuti nel Lazio”.
Intanto la Regione Lazio rilascia alcune autorizzazioni agli impianti di TMB per la trasformazione di rifiuto indifferenziato in CSS mentre vengono presentate mozioni alla Camera e al Senato da parte del M5S e SEL per l’annullamento del Decreto Clini, purtroppo senza risultati positivi.
Se tanta solerzia e rapidità fossero state poste per diminuire la produzione di rifiuti e migliorare la raccolta differenziata, da tempo saremmo usciti dall’emergenza rifiuti, con minori spese e meno fonti di inquinamento.
Contro questo ennesimo scriteriato metodo di risoluzione dei problemi, che valorizza unicamente l’aspetto economico dei cementifici anziché adottare soluzioni più rispettose dell’ambiente e della salute delle persone, chiediamo ai Comitati e Associazioni presenti sul territorio nazionale di aderire al ricorso contro il Ministero dell’Ambiente.
Chiediamo inoltre ai cittadini di Colleferro e della Valle del Sacco di partecipare alle iniziative che verranno proposte contro l’ennesimo insensato progetto ad alto impatto ambientale e sanitario sul nostro territorio, per promuovere azioni concrete contro l'inquinamento, mentre ci sembra paradossale che la stessa Italcementi che intende incenerire CSS propongaincontri nelle scuole per parlare di sicurezza e polveri sottili nell’aria. Anche l’opuscolo prodotto dall’Amministrazionecomunale, riepilogativo dello stato dell’ambiente a Colleferro, ci sembra assai limitato e deficitario. L’impressione è che si tratti sostanzialmente di spot pubblicitari a difesa del proprio operato, senza contraddittorio, su questioni delicate come la Salute pubblica.
Si auspica che ci sia un impegno collettivo con la collaborazione delle autorità locali per tutelare l'ambiente e la salute pubblica, che sono beni primari di tutta la comunità.
giovedì 16 gennaio 2014
Renzi and the "Ishikawa Fishbone Diagram"
Luciano Granieri
Il nuovo amministratore delegato del Pd
Matteo Renzi, sta tenendo fede, da buon
manager, al ruolo per cui è stato incoronato dal suo popolo di piccoli
azionisti. Efficienza e produttività.
Riunione di primo mattino per nominare il consiglio di amministrazione, redazione di una
bozza di business plan, ridefinizione dei quadri dell’azienda, conferimento delle cariche rappresentative, ma
poco incisive, alla cordata di minoranza,
nuove direttive per i dipendenti
presenti nel governo, compreso il presidente del consiglio, queste le prime
decisione dell’Ad del Pd. Nel secondo
step, Renzi ha convocato un brain
storming con il suo chief board questa volta in una location più consona, cioè
l’election headquarter fiorentino, con
tanto di brunch firmato, frutto di una
operazione di co-branding (Pd – Eataly) . Nel corso del briefing si sono meglio definiti i
contenuti del business plan : pianificazione delle prime fasi operative e
programmatiche, partnership , applicazione del diagramma di Ishikawa in base al quale è emerso il problema Fassina, subito eliminato.
Jobs act, ius soli, coppie di fatto, legge elettorale, sono gli steps del business
plan. Vediamoli meglio:
Jobs Act: un asset
già consolidato ma con la necessita dell'ingresso di
nuovi azionisti (leggi FIOM). Per questo il collaudato sistema: “diritti in
cambio di lavoro” è stato riqualificato con un operazione di marketing
concernente la proposizione di una finta riscrizione della tipologia contrattuale. Il successo sembra
assicurato, infatti al consolidamento azionario fornito da industriali e istituzione
finanziarie europee pare si aggiunga la disponibilità del nuovo azionista FIOM.
Ius soli e coppie
di fatto: I diritti civili sono
un asset consolidato in Europa, ma debole in Italia. L’impegno è strategicamente utile per fornire un
contentino alla componente riformista, la quale crederà di aver ottenuto una
rivalutazione delle proprie quote azionarie e non farà problemi su altre
operazioni potenzialmente più pericolose. Una contro indicazione potrebbe arrivare dalla
crisi che questo investimento tenderebbe ad aprire con la partnership del nuovo centro destra, ma le potenzialità della
nuova compagine derivata dalla parcellizzazione dell’azienda Pdl, sono
giudicate scarse e dunque vale la pena rischiare.
Legge elettorale:
E’ un elemento di improduttività che va
assolutamente rimosso anche per espressione della Corte Costituzionale . Per coinvolgere tutte le partnership le proposte sono ben tre. E’ intenzione dell’amministratore
delegato del Pd, dialogare con tutti, in particolar modo con la
partnership berlusconiana. La decisione rischia di mettere in crisi i
rapporti di collaborazione con il socio del Centro destra e con ampi segmenti
della propria cordata di minoranza. Da
analisti non nascondiamo il nostro scetticismo in merito a quest’ultima
operazione. Solitamente per raggiungere il pieno successo di un investimento sarebbe auspicabile sviluppare una partnership con una compagnia affidabile e
ferrata sul programma che si intende svolgere.
La compagine berlusconiana, oltre a non fornire alcuna garanzia in relazione all’affidabilità, è la meno adatta anche per ciò che attiene al merito. Come si può chiedere
consulenza sulla legge elettorale ad una compagnia responsabile della
più orrenda legge elettorale che si
stata mai scritta? Un dispositivo che ha infettato il paese dal 2005 ad oggi
alterandone ogni dinamica di rappresentanza democratica. Sarebbe come affidare il proprio capitale al
peggiore bancarottiere del mondo. E’ sicuro Renzi di questa collaborazione? Non
è che alla fine, la tanto ventilata operazione novità porterà ad identificare come risultato del diagramma di Ishikawa, proprio il Pd. Sarebbe
un film vecchio, già visto e rivisto.
La rivoluzione moderata e la nascita del nuovo politico
Alberto Asor Rosa, fonte: http://ilmanifesto.it/
Renzi e non solo. Per contrastare il riconoscimento tra il leader nascente e le masse mutanti solo una proposta altrettanto moderna e radicale può tentare l’impresa. E ricostruire una nuova cultura politica della sinistra
Prima di entrare nel merito della delicata materia politica, cui questo articolo intende fare riferimento, devo confessare una mia personale difficoltà, o storico disagio, che potrebbe rendere quanto segue altamente opinabile. E cioè: quando il dissenso politico diventa abissale, si trasforma in una differenza antropologica, che lo fonda e giustifica. Per quanto mi riguarda è così che io guardo Matteo Renzi, il nuovo e brillante leader della sinistra italiana. E’ come se lui ed io appartenessimo a mondi diversi, incomunicabili. Perciò dicevo della mia difficoltà di costruirci un discorso ragionevole sopra. Sarebbe come se al marziano di Flaiano si fosse chiesto di formulare un oculato giudizio politico sui frequentatori dei caffè di Via Veneto, o anche viceversa (ai tempi suoi, s’intende: adesso anche lì è tutt’altra cosa).
Renzi e non solo. Per contrastare il riconoscimento tra il leader nascente e le masse mutanti solo una proposta altrettanto moderna e radicale può tentare l’impresa. E ricostruire una nuova cultura politica della sinistra
Prima di entrare nel merito della delicata materia politica, cui questo articolo intende fare riferimento, devo confessare una mia personale difficoltà, o storico disagio, che potrebbe rendere quanto segue altamente opinabile. E cioè: quando il dissenso politico diventa abissale, si trasforma in una differenza antropologica, che lo fonda e giustifica. Per quanto mi riguarda è così che io guardo Matteo Renzi, il nuovo e brillante leader della sinistra italiana. E’ come se lui ed io appartenessimo a mondi diversi, incomunicabili. Perciò dicevo della mia difficoltà di costruirci un discorso ragionevole sopra. Sarebbe come se al marziano di Flaiano si fosse chiesto di formulare un oculato giudizio politico sui frequentatori dei caffè di Via Veneto, o anche viceversa (ai tempi suoi, s’intende: adesso anche lì è tutt’altra cosa).
Tutto ciò — lo dico
senza ironia e senza nessuna autocondiscendenza affabulatoria —
pende gravemente a mio sfavore. Lui è il nuovo che avanza, con
tutta la forza dirompente della sua totale (anche anagrafica) ignoranza del
passato. Io sono il passato che guarda con sbigottimento al presente, con
la pretesa, oggi totalmente, anzi comicamente vana, che la conoscenza del
passato, e il tenerne conto, come si faceva una volta, possano portare
ancora qualche piccolo elemento di previsione, e di azione, per il
presente. Ma allora, se della politica abbiamo due nozioni e credenze
nettamente opposte, perché presumere di giudicare una delle due politiche
dalla specola di osservazione di una concezione della politica che le
è esattamente opposta? Sappia perciò il lettore — lo dico per onestà
intellettuale — che questo articolo sarà marcato negativamente da questa
forte pregiudiziale .
Ridurrò il resto ad
alcune considerazioni basilari, anzi, a questa sparsa “lettura del
testo”, che illumini (forse) il punto in cui siamo.
1. L’ho già detto in altre occasioni, ma in esordio voglio tornare
e ricordarlo. Renzi, e il renzismo, il quale già gli è nato
e anzi prospera vigorosamente accanto, rappresenta l’approdo finale
della lunga parabola iniziata venticinque anni fa con la Bolognina di
Achille Occhetto. Qual è l’essenza di questa parabola? L’essenza di questa
parabola è la cancellazione, oggi ormai totale e irreversibile,
della tanto vituperata “diversità comunista” (cioè della pretesa, abominevole
agli occhi di molti, di fare politica in modo diverso per obiettivi diversi).
Questa cancellazione incide tanto più pesantemente sul panorama politico italiano in quanto non ha dato luogo, come si poteva pensare e sperare, alla nascita di un’opzione socialista. Il crollo del vecchio socialismo, in ragione fondamentale (ma non solo) della campagna giudiziaria di Mani pulite, e il rifiuto, da studiare ancora fino in fondo, della dirigenza post-comunista di subentrargli in quel ruolo, hanno prodotto questo unicum nella storia europea degli ultimi due secoli: l’Italia è l’unico paese in Europa in cui non esiste un partito socialista.
Il continuo decalage autodefinitorio — Pci, Pds, Ds, Pd… — e cioè in buona sostanza l’incertezza profonda su cosa si è e soprattutto su cosa si vuole essere o diventare, ha prodotto la perdita di qualsiasi identità culturale e ideale. Il renzismo replica: che bisogno ce n’è? La politica ne prescinde. Intanto andiamo avanti a tutta birra. Poi, eventualmente, si vedrà.
Questa cancellazione incide tanto più pesantemente sul panorama politico italiano in quanto non ha dato luogo, come si poteva pensare e sperare, alla nascita di un’opzione socialista. Il crollo del vecchio socialismo, in ragione fondamentale (ma non solo) della campagna giudiziaria di Mani pulite, e il rifiuto, da studiare ancora fino in fondo, della dirigenza post-comunista di subentrargli in quel ruolo, hanno prodotto questo unicum nella storia europea degli ultimi due secoli: l’Italia è l’unico paese in Europa in cui non esiste un partito socialista.
Il continuo decalage autodefinitorio — Pci, Pds, Ds, Pd… — e cioè in buona sostanza l’incertezza profonda su cosa si è e soprattutto su cosa si vuole essere o diventare, ha prodotto la perdita di qualsiasi identità culturale e ideale. Il renzismo replica: che bisogno ce n’è? La politica ne prescinde. Intanto andiamo avanti a tutta birra. Poi, eventualmente, si vedrà.
2. Come già accennavo, la chiave di tutta questa storia sta
nell’incredibile serie di errori commessi dalla vecchia dirigenza post comunista
(che non abbiamo né spazio né voglia di approfondire in questa sede, ma
diamo ormai per storicamente appurati). L’ultimo soprassalto identitario
si verifica quando Bersani sconfigge nettamente Renzi alle primarie del
2012. Il genio del renzismo consiste nell’avere colto il momento in cui lo
sfinimento del vecchio gruppo dirigente lascia aperte le porte al più drastico
dei rovesciamenti. Tale rovesciamento consiste essenzialmente di tre
aspetti:
a) Renzi sostituisce la forza plebiscitaria del consenso
alla gerarchia organizzata e scalare (e talvolta un po’ omertosa)
del Partito. Cioè, in sostanza, nega l’utilità e l’opportunità in re del Partito, il quale resta come un
puro guscio, la bandiera da sventolare (ma neanche troppo, spesso quasi per
niente) nelle occasioni ufficiali. Cioè: cambia la nozione stessa di democrazia,
che questo paese bene o male ha praticato dal ’45 a oggi (tutelata,
se non erro, da certi aspetti non irrilevanti della nostra Costituzione);
b) Insieme con l’utilità e l’opportunità del proprio Partito
(e, più in generale, della forma partito in quanto tale), nega l’utilità
e l’opportunità della rappresentanza parlamentare. Infatti, tradizionalmente,
fra il corpo degli eletti, i quali, almeno teoricamente, dovrebbero
rappresentare l’autentica volontà popolare, e la direzione del Partito
corrispondente c’è sempre stata (almeno dopo la chiusura, per il Pci,
della fase staliniana) una dialettica di confronto e di scambio.
Oggi la rappresentanza parlamentare viene trattata alla stregua di una
semplice esecutrice dei diktat provenienti dalla direzione renziana;
c) La politica si dispiega, per il verbo renziano, come la serie
di atti che servono a raggiungere il più rapidamente ed efficacemente
possibile quel determinato risultato. La direzione di marcia dell’intero
processo, e i suoi riflessi sulla situazione sociale, culturale ed
etico-politica del paese, restano nell’ombra. Probabilmente ci sono, ma meno
si vedono e meglio è (o forse, se si vedessero, sarebbe molto peggio).
Come si dice a Roma “famo a fidasse”.
3) Se le osservazioni precedenti sono minimamente fondate,
salta all’occhio che le caratteristiche “nuove” del renzismo (cioè la
velocissima rivoluzione accaduta negli ultimi due anni nel campo della
sinistra moderata) sono enormemente simili a quelle già verificatesi
nel corso degli anni precedenti nel centro-destra e nella realtà politica
del dissenso e dell’opposizione popolari.
Per vincere Silvio Berlusconi e Beppe Grillo — cosa che non era stabilmente accaduta mai alla vecchia dirigenza post-comunista e post-democristiana — occorreva seguirli sul loro stesso terreno. Questo mi pare davvero inconfutabile: leaderismo assoluto, populismo plebiscitario, discreto disprezzo dei meccanismi istituzionali e costituzionali, rifiuto del sistema-partito e del sistema-partiti, rottura degli schemi della vecchia, logora e consunta immagine del politico ancien régime, sono i punti di forza del “nuovo politico” al di là e al di qua dei tradizionali, anch’essi terribilmente obsoleti, limiti politico-ideali, destra, sinistra, e quant’altro ci viene dal passato. Il “nuovo politico” non ha avversari: ha solo concorrenti, da battere più o meno sul loro stesso terreno. Fra loro potrebbero persino intendersi: e non è detto che almeno su certi terreni, per esempio la nuova legge elettorale, questo non accada.
Per vincere Silvio Berlusconi e Beppe Grillo — cosa che non era stabilmente accaduta mai alla vecchia dirigenza post-comunista e post-democristiana — occorreva seguirli sul loro stesso terreno. Questo mi pare davvero inconfutabile: leaderismo assoluto, populismo plebiscitario, discreto disprezzo dei meccanismi istituzionali e costituzionali, rifiuto del sistema-partito e del sistema-partiti, rottura degli schemi della vecchia, logora e consunta immagine del politico ancien régime, sono i punti di forza del “nuovo politico” al di là e al di qua dei tradizionali, anch’essi terribilmente obsoleti, limiti politico-ideali, destra, sinistra, e quant’altro ci viene dal passato. Il “nuovo politico” non ha avversari: ha solo concorrenti, da battere più o meno sul loro stesso terreno. Fra loro potrebbero persino intendersi: e non è detto che almeno su certi terreni, per esempio la nuova legge elettorale, questo non accada.
4. Il dato forse più significativo di tale processo è che
esso ha acquisito rapidamente un vasto consenso popolare. Il “popolo”
(insomma, più esattamente, un quoziente piuttosto vasto dell’elettorato
del Pd, con ramificazioni significative negli altri elettorati) segue
Renzi su questa strada. Da più parti si sente ripetere: «Con Renzi si vince».
Importa meno sapere “cosa si vince”, purché sia raggiunta una ragionevole
sicurezza che “con Renzi si vince”. Dunque, leaderismo, populismo plebiscitario,
liquidazione dei partiti, un discreto disprezzo per il gioco parlamentare
e per le istituzioni che lo garantiscono, hanno fatto breccia in profondità.
Media — organi di stampa, televisioni, opinion makers — si allineano sempre
più entusiasticamente. Uomini inequivocabilmente di sinistra (Vendola,
Landini) sembrano guardare con simpatia alle possibilità di manovra,
che il “nuovismo” renziano consente loro (per forza, meglio che star fermi,
oppure restare per sempre marginali!).
5. Dunque, c’è stato, come sempre accade in questi casi, un processo
di reciproco riconoscimento tra il leader nascente e le masse mutanti
(ne hanno discorso recentemente Eugenio Scalfari ed Ernesto Galli della
Loggia rispettivamente su la Repubblica e il Corriere della Sera: tornerò
prossimamente su tale argomento). Si potrebbe ragionare a lungo su
tali processi. Quel che conta è però che siano avvenuti. Constatarlo
non significa però sapere come contrapporvisi. Anzi: è difficile
interporsi soprattutto nel momento stesso in cui, come accade ora, tale congiungimento
avviene. E tuttavia, il momento in cui il congiungimento avviene
è però anche quello in cui una possibile interposizione va elaborata
e presentata; altrimenti la partita è chiusa come minimo per un
decennio. Ma qui conciano i dolenti lai. Non si tratta infatti di contrapporre
soltanto un’ipotesi politica a un’altra, per ora prevalente. Si
tratta, per riesumare una vecchia, detestatissima terminologia, di
ricreare una cultura politica della sinistra, ancorata alla tradizione
(tutto quel che c’è di buono al mondo ha un passato e una storia)
e al tempo stesso moderna, modernissima, più dell’altra che, tutto sommato,
non vede molto più al di là della punta del proprio naso. Ossia. cominciare
a dire ragionevolmente quel che si vuole e prima di dire come lo
si vuole. Resta dunque qualcosa del passato: diversi. Ma nuovi: non più comunisti.
Questa è la scommessa. Resta tutto sommato credibile dal fatto che in
Italia di così ce ne sono tanti, li conosco e ci lavoro insieme. Difficile
è stendere la rete fra le loro non sempre facilmente assimilabili
diversità. ma se si deve fare, si farà. In tempi di durissima carestia
è esattamente quello che bisogna tornare a fare.
6. Prima di chiudere vorrei esibirmi nell’ultima farneticazione
politica, anzi politicistica. Se le cose stanno come il passatista dice,
bisognerebbe evitare a ogni costo che il governo Letta cada e si
vada, come gli homines
novi più o meno
concordemente auspicano, al voto.
Per tre motivi (almeno): a) bisogna evitare che la destra si
ricompatti;b) bisogna
elaborare una buona legge elettorale che senza equivoci assicuri in questo
paese l’alternanza: il doppio turno e le preferenze (possibilmente
più di una), sono l’unico sistema in grado di farlo, e per ottenerlo ci
vorrà più tempo di quanto si pensi; c) abbiamo bisogno di tempo per elaborare,
proporre e imporre una nuova cultura politica, della sinistra, con le
conseguenze che un tale processo potrebbe avere sull’intero assetto politico
e civile del paese.
Sono argomentazioni paradossali per uno che invita
a resuscitare la vecchio-nuova sinistra? Sì, è vero. Ma il paradosso
è la nostra attuale condizione di vita — persino della vita pubblica
e civile (talvolta personale), oltre che politica. Fare a meno
del paradosso oggi non si può. Perciò è necessario astutamente
governarlo.
Ross@ Bologna. "Contro il jobs act" di Renzi
Ross@ Bologna
Il volantino che Ross@ distribuirà oggi a Bologna.
Jobs Act: ennesimo attacco ai diritti delle lavoratrici e lavoratori Basta con le politiche di ricatto sociale imposte da questa Unione Europea. La proposta avanzata dal nuovo segretario del PD è fondata su una visione della società dove gli interessi del padronato sono totalmente dominanti rispetto ai diritti e agli interessi dei lavoratori e dei disoccupati. La sua proposta di un “nuovo codice del lavoro” è la proposta di nuove schiavitù e ricatti. Per Renzi e per il PD il compito della “politica” è quello di demolire ogni laccio e lacciuolo per il pieno dispiegarsi del ricatto della precarietà e della miseria. Con la solita retorica della incentivazione dell’occupazione, soprattutto giovanile, si attaccano le poche garanzie ancora residuali, estendendo di fatto la precarietà anche ai contratti a tempo indeterminato. Il tutto condito con una nuova proposta peggiorativa su assegno di disoccupazione e cassaintegrazione, e ovviamente nulla riguardo le responsabilità e le carenze strutturali del padronato. La recente Controriforma Fornero, con la demolizione dell’art.18 e degli ammortizzatori, non è ancora pienamente operativa che di nuovo si riparte all’attacco. Siamo alla riproposizione del solito falso scambio tra occupazione e perdita di diritti, uno scambio che più che creare nuovo lavoro ha ben funzionato nel rendere precari e ricattabili i lavoratori del nostro paese. Nel “Renzi pensiero” si nascondono le cause vere dell’attuale crescente disoccupazione, si evidenziano l’accettazione e l’attuazione delle politiche imposte dalla Unione Europea: lo stesso Commissario Ue al Lavoro Lazlo Andor ha immediatamente dichiarato che le proposte contenute nel Jobs Act “sono in linea con le raccomandazioni Ue sul mercato del lavoro". L’esempio evidente è la situazione che si è creata in Grecia come è evidente anche nel caso della Spagna che ha già liberalizzato i licenziamenti e ridotto le tutele dalla disoccupazione e dove non si è creato lavoro ma solo più disoccupazione e miseria, già oggi superiori a quella italiana.Non può esserci ripresa dell’occupazione e recupero dei redditi per i settori popolari senza una rottura dell’obbedienza ai diktat dell’Unione Europea che impediscono qualsiasi vera politica pubblica a favore di lavoratori, precari, disoccupati e pensionati.Non può esserci riscatto per i lavoratori e i settori popolari senza demolire il teatrino del centrodestra e del centrosinistra, oggi rappresentato dal governo delle “basse intese” di Letta e Alfano, senza denunciare il ruolo collaborazionista svolto dai sindacati CGIL-CISL- UIL confermato dalla firma nel nuovo accordo con Confindustria. Contro queste politiche portate avanti sulla nostra pelle in ossequio sempre a comunque degli interessi del padronato nazionale ed europeo e della speculazione internazionale, prepariamo la mobilitazione dei prossimi mesi contro il Governo e contro questa Unione Europea, creiamo una possibile alternativa di classe e popolare.
mercoledì 15 gennaio 2014
Confidenze da Tuwani, a sud della collina di Hebron
Tuwani(R)esiste
Finalmente hai potuto vedere, finalmente hai potuto toccare con mano, sentire sulla tua pelle cosa si prova, trovarsi in questo silenzio, sopra questa terra stanca e sotto il cielo pastello tuonante. Forse ora ti senti anche te parte di questa vita in bilico, certo, con il tempo è facile qui, altro che muri, quelli li vogliono solo loro. Aspettavo questo momento, lo aspettavo da prima che arrivassi, da prima e prima ancora, mi ascolti? Abbiamo mangiato lo stesso sale, è vero la tua lingua si contorce ancora, gli occhi ti si strizzano, ma piano piano passerà vedrai, la tua faccia si stenderà, niente più smorfie o sbuffi, tutto passerà, tutto sarà normale. E’ così da sempre, da quando sono nato, quindi cosa vuoi da me? No, non chiedermi cosa starei facendo a quest’ora se blablabla, solo te hai tempo per pensare a queste cose! Ma torniamo a noi, ti dicevo, mi fa piacere che ci sia anche tu. Voglio chiederti una cosa, sì insomma, riguardo a prima, pensi che sia veramente normale? Io vivo con la paura, tutte le mie emozioni sono sfasate dal costante pericolo, poi ci sono anche le botte… ma quelle il più delle volte passano, la paura invece resta.
Lo sai, queste cose te le sto dicendo perché siamo amici, ma vedi, anche adesso, quest’ingiustizia che ti sto raccontando io la racconto come la mia giornata, con gli occhi fermi e lo spirito fiammante. Avrai capito come viviamo qui, il peso che abbiamo sulle nostre spalle noi lo portiamo fieri, dritti con la schiena, e quando questo ci piega noi rialziamo la testa, guardiamo fisso l’orizzonte e cantiamo una canzone che troviamo sempre in fondo al nostro cuore. Loro, quelli che ci fanno la guerra, non l’hanno ancora capito, ma noi siamo già vincenti. Come dici? Ahah forse sì dovrebbero rilassarsi e bere del tè in compagnia. Lo sai perché ti sto facendo questo discorso? E’ per avvicinarmi a te e farti riflettere. Il mio presente è fatto di limiti, quelli veri, li hai visti anche te i muri che abbiamo davanti, ma nonostante tutto, io ho deciso di combatterli. Credo nelle mie radici e non nei confini imposti e, soprattutto, non voglio arrendermi dando per scontata questa violenza, detto in poche parole, resisto. Ma arriviamo al punto.
Dimmi, dopo che hai mangiato con i nostri figli, sei stato curato dalle nostre madri e benedetto dai nostri padri, dopo che hai respirato tutta questa polvere e hai visto il nostro sangue sulle pietre, che cosa pensi di te stesso? Non voglio una risposta subito, riflettici sopra e in tranquillità mi dirai la prossima volta, ma tieni a mente questa cosa, la tua più grande ingiustizia sarà quella di essere infelice.
Daoud
Fotoclip di Luciano Granieri
La rivoluzione antiscientifica in macroeconomia
di Paul Krugman – 14 gennaio 2014 fronte: http://znetitaly.altervista.org/
Beh, ora sono a Dublino a ricevere il Premio James Joyce; la vita è interessante, anche se tenta a intralciare l’attività sul blog.
Ma ho pensato di riuscire a spremere un paio di minuti per parlare di qualcosa su cui ho riflettuto parecchio ultimamente: la notevole misura in cui gruppi potenti, compreso un discreto numero di economisti, hanno rigettato il progresso intellettuale perché disturba i loro preconcetti ideologici.
Ciò che fa venire in mente questo è il dibattito sull’estensione delle indennità di disoccupazione, che penso offra un momento istruttivo.
C’è una specie di visione standard di questo tema, basata più o meno su modelli keynesiani. Secondo questo punto di vista, un’assicurazione rafforzata contro la disoccupazione crea occupazione quando l’economia è depressa. Perché? Perché l’economia soffre in un inadeguato livello di domanda complessiva e le indennità di disoccupazione mettono denaro nelle mani di persone che probabilmente lo spenderanno, aumentando la domanda.
Si potrebbero, immagino, mettere insieme diversi argomenti contro questa affermazione, o almeno contro la saggezza di aumentare l’assicurazione contro la disoccupazione. Ci si potrebbe, ad esempio, preoccupare dei deficit di bilancio. Io sarei contro preoccupazioni simili, ma almeno sarebbe un confronto più o meno comprensibile.
Ma se si seguono i discorsi della destra – col che non intendo Rush Limbaugh bensì il Wall Street Journal ed economisti famosi come Robert Barro – si riscontra che l’idea che l’aiuto ai disoccupati possa creare occupazione è scartata come un’assurdità evidente. Pensi che si possa ridurre la disoccupazione pagando la gente perché non lavori? Ah ah ah ah!
Trascurando del tutto il fatto che chi ricorre a questo dileggio ha torto marcio e che tale messa in ridicolo ha avuto un effetto maligno sulla politica, pensate a che cosa rappresenta: è pari pari cestinare con noncuranza una delle scoperte più importanti fatte dagli economisti, uno dei maggiori titoli della mia professione per essere utile all’umanità.
Se leggete l’articolo di Barro, quello che costatate è un allegro rigetto dell’intera idea che le economie possano mai soffrire per un livello inadeguato di “domanda aggregata (le virgolette sono sue, non mie, intese a suggerire che si tratta di una nozione sciocca e bizzarra, in conflitto con “l’economia regolare”).
Se non fosse stato o per il Wall Street Journal o per persone come Barro, non avreste mai saputo perché l’economia regolare – l’economia della domanda e dell’offerta, eccetera – è inadeguata.
Ma, vedete, ci sono queste cose che chiamiamo recessioni. E se ritenete che l’economia regolare sia tutto quello che esiste, dovreste trovarle molto traumatizzanti.
Pensate, per esempio, alla Grande Recessione e al suo seguito. L’economia regolare dice che le economie dovrebbero diventare ogni anno più ricche, col crescere della loro forza lavoro e della loro scorta di capitale e i progressi della tecnologia. Ma dopo il 2007 gli Stati Uniti e altri paesi avanzati hanno fatto improvvisamente il contrario, diventando più povere invece che più ricche e anche per un esteso periodo di tempo:
E dunque epidemie hanno sterminato parte della manodopera? Le termiti si sono mangiate parte delle riserve di capitale? La tecnologia ha fatto marcia indietro? No, no, no. Quanto all’ultimo punto, nessuno ha notato che l’iPhone è stato introdotto nel 2007, e che l’intera rivoluzione degli smartphone e dei tablet è più o meno coincisa con un periodo di risultati economici orribili?
Dunque che cos’è successo? Keynes aveva una risposta: è in realtà possibile che le economie soffrano per una scarsità complessiva di domanda. Altri hanno detto cose simili, ma l’economia keynesiana ha posto ciò al centro e in primo piano.
Questa è stata realmente una rivoluzione intellettuale; davvero, anche se in generale io sono contrario alla pretenziosità scientifica, ha rappresentato una rivoluzione scientifica, qualcosa di simile alla tettonica a placche in geologia. Improvvisamente ciò che sembrava inspiegabile – che cosa solleva le catene montuose? Che cosa spiega periodi di regressione economica? – è divenuto comprensibile.
E, sì, la teoria ha fatto previsioni corrette, previsioni sorprendenti che chi non accettava la teoria ha considerato assurde fino a quando non si sono realizzate. Ho scritto molto a proposito di che cosa è successo (o, in realtà, non è successo) all’inflazione e ai tassi d’interesse. Tornate indietro al 2009 e leggete cosa andavano dicendo i soliti sospetti. Dici che la Fed può stampare grandi quantità di denaro senza causare inflazione? Dici che il governo può incorrere in grandi deficit senza spingere al rialzo i tassi d’interesse? Ah ah ah!
Ma ancor più chiara, in un certo senso, è la relazione tra spesa governativa e spesa privata. L’economia del lato della domanda afferma che in situazioni di depressione la spesa governativa non competerà con la spesa privata; in realtà una minor spesa governativa porterà anche a una minor spesa privata. Ah ah ah! Dopotutto il buon senso dice che il governo e il settore privato sono in competizione per risorse scarse. Salvo che se guardiamo all’eurozona, dove alcuni paesi sono stati costretti a una severa austerità mentre altri no, costatiamo questo:
Fatemi dunque sintetizzare: in economia abbiamo avuto una rivoluzione scientifica, una rivoluzione che ha accresciuto in misura spettacolare la nostra comprensione del mondo e ci ha anche dato una cruciale guida pratica riguardo a che cosa fare nelle depressioni. I contorni generali della teoria ideati nel corso di tale rivoluzione hanno retto estremamente bene di fronte all’esperienza, mentre quelli che rifiutavano la teoria perché non corrispondeva alla loro idea di buon senso si sono sbagliati in tutto e per tutto.
Tuttavia una vasta parte della dirigenza politica e di quella economica rifiuta sommariamente l’intera faccenda, perché non le piacciono le conclusioni.
Galileo piange.
martedì 14 gennaio 2014
Angeli e demoni
Luciano Granieri
ANgELI & DEMONI
ANgELI & DEMONI
si aggirano nel pronto soccorso di Frosinone pronti ad intervenire
prima di un medico o di un infermiere.
Per non rischiare di morire su una barella, senza dignità, esangue, nel caos di un girone infernale. Una bolgia che ristagna dentro un ospedale dove un’illegalità disumana regna sovrana. Per non rischiare di rimanere vittime di una dissennata politica di sprechi, clientele e tagli che hanno determinato la chiusura degli ospedali di Anagni, Ceccano e Pontecorvo, hanno sancito accorpamenti di reparti e loro ridimensionamenti. Per ribellarsi ad una sanità provinciale disumanizzante indegna di un paese civile.
Partecipa al Sit-in organizzato da
cittadini presso l’ospedale di Frosinone DOMENICA
19 gennaio dalle ore 11:00 alle ore 15:00 per richiamare l’attenzione
dell’opinione pubblica sullo stato della sanità in ciociaria.
IL PRONTO SOCCORSO È AL
COLLASSO.
Ciò non bastasse, in questi
giorni, la regione Lazio guidata da Zingaretti ha deciso di trasferire il
Centro Medico Trasfusionale dall’ospedale di Frosinone a Roma Tor Vergata.
La sanità, la tutela della salute è un eldorado. Terra di
saccheggio, da un parte di voraci imprenditori privati e dall’altro di
dirigenti politici che ne fanno un’opulenta riserva per soddisfare il proprio
bacino elettorale. E’ terra di profitto
e di proliferazione di clientele. Una
ricchezza così sconfinata ed infinita non può essere intaccata nella sua
integrità dalla pretesa utopica della salvaguardia della salute pubblica. In un
sistema ultra liberista la sanità produce
accumulazione e non prestazione sociale.
A questa ferrea logica sottostà
anche la sanità pubblica nella nostra Provincia. Sprechi
come i 6 milioni di euro spesi in consulenze esterne, quando l’assunzione
diretta di personale medico avrebbe avuto un costo minore a fronte di un
servizio migliore, sono la dimostrazione
di queste logiche perverse. Il girone infernale del pronto soccorso, e tutte le altre inefficienze, sono necessarie
a mostrare la deriva della sanità
pubblica, giustificando l’intervento del privato pronto dividere con gli amministratori pubblici
compiacenti i proventi del commercio della salute. Dopo aver invitato membri
delle istituzioni ad ogni livello,
nazionale, regionale, provinciale,
comunale al confronto con i
cittadini, dopo aver proposto ai suddetti amministratori un piano di riequilibrio della spesa sanitaria,
individuando le aeree di spreco , dopo aver suggerito una riorganizzazione
logistica e del personale sanitario, necessaria ad una migliore tutela della
salute dei cittadini, dopo aver constatato il vuoto che ha accolto queste
proposte, si è deciso di cambiare passo.
Al dialogo con le istituzioni, le quali, evidentemente, non sono mosse dagli stessi interessi dei
cittadini, si sostituisce la protesta e la sensibilizzazione della cittadinanza
sul loro e nostro sacrosanto diritto ad essere curati al meglio in strutture
pubbliche . Ecco dunque la necessità di pianificare un articolato programma di
manifestazioni e proteste, di cui il sit-in di domenica 19 non è che la prima
tappa. E’ necessario mobilitarsi per pretendere che nel pronto soccorso di
Frosinone, tornino medici ed infermieri ad occupare quegli spazi che oggi sono infestati da angeli e demoni.
Centro trasfusionale dell'ospedale "F.Spaziani" di Frosinone, M5S Lazio
Tavolo sanità Meetup Frosinone (Affinita,Fontana,Ruggeri)
In seguito all’ ispezione di ieri, il portavoce pentastellato alla regione Lazio Devid Porrello ha depositato assieme al collega Davide Barillari un’interrogazione urgente a risposta scritta avente come oggetto il trasferimento del centro trasfusionale dell’”Ospedale F. Spaziani “ di Frosinone presso il PTV di Tor Vergata. Tante sono le considerazioni da fare, prima tra tutte che lo spostamento non porterà alcun giovamento alla provincia frusinate che rimarrà scoperta di un servizio essenziale; in più causerà un esborso ulteriore per il SSR dovuto all’aumento di percorrenza per il trasferimento delle sacche di sangue. Tutta questa operazione sembra andare contro la razionalizzazione dei costi del SSR. I portavoce chiedono al Presidente Zingaretti chiarimenti in merito al trasferimento e chiedono informazioni in merito all’eventuale valutazione dei costi dovuto al trasferimento del centro fuori dalla provincia. Tale decisione, se messa in pratica, sarebbe un ulteriore colpo al già precario e per nulla pianificato sistema sanitario provinciale.
Gruppo Consiliare Regione Lazio |
Al Presidente del Consiglio Regionale del Lazio
On. Daniele Leodori
INTERROGAZIONE URGENTE A RISPOSTA SCRITTA
Oggetto: Centro
Trasfusionale dell’Ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone
PREMESSO CHE
-
Presso l’Ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone è
presente un centro trasfusionale e che risulta essere l’unico nell’intera area
della provincia di Frosinone;
-
Nella provincia di Frosinone sono presenti attualmente
quattro poli ospedalieri e che tutti fanno riferimento al centro trasfusionale
di Frosinone per le emergenze sangue dovute alle attività degli ospedali e in
particolar modo delle sale operatorie;
CONSIDERATO CHE
-
È in
atto lo spostamento di quest’unico centro trasfusionale presso il Policlinico
di Tor Vergata lasciando praticamente la provincia di Frosinone senza nessun
centro trasfusionale;
-
Un
trasferimento ad una struttura ospedaliera così distante dai maggiori 4 poli
ospedalieri potrebbe causare un mancata risposta immediata alla richiesta;
-
sicuramente
il trasferimento porterà ad un maggiore esborso per il Sistema Sanitario
Regionale dovuto all’aumento di percorrenza per il trasferimento delle sacche
di sangue;
VISTO CHE
-
sul
territorio non è stata attuata nessuna azione di informazione per quanto
riguarda il nuovo assetto di organizzazione per le emergenze sangue;
-
esistono
seri dubbi che sull’effettivo miglioramento del servizio;
-
la
sanità nella Regione Lazio è stata commissariata a causa dell’alto deficit
economico e che questa soluzione sembra andare contro la razionalizzazione dei
costi del Servizio Sanitario Regionale;
TUTTO CIO’ VISTO E PREMESSO
si interroga il Presidente della Giunta
Regionale, On. Nicola Zingaretti, affinchè:
-
chiarisca
la posizione della Regione Lazio in merito al trasferimento del centro
trasfusione dell’Ospedale di Frosinone presso la struttura di Tor Vergata;
-
fornisca
informazioni in merito alla eventuale valutazione dei costi dovuto al
trasferimento del centro trasfusione fuori dalla provincia di Frosinone;
I CONSIGLIERI SOTTOSCRITTORI
PORRELLO Devid