sabato 19 dicembre 2015

Valle del Sacco: perimetrazione del SIN completata dagli enti, ora tocca ai privati

RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO


Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 19.05.05, a seguito del rilevamento in un campione di latte proveniente da un’azienda bovina, situata nel Comune di Gavignano, di concentrazioni di betaesaclorocicloesano (beta-HCH) superiori al limite consentito dalla normativa comunitaria, dichiarava lo stato di emergenza socio-economico-ambientale nella Valle del Sacco. Il sottoprodotto del lindano, interrato nella zona industriale di Colleferro tra gli anni Settanta e Ottanta, in un’area per cui la Regione Lazio aveva pianificato la bonifica già a metà degli anni Novanta, mai effettivamente iniziata, era infine confluito nel fiume Sacco, contaminando il sedimento fluviale e la fascia ripariale, per circa 60 km, in buona parte afferenti al Frusinate.

Originariamente si includeva nell’area emergenziale, affidata alle competenze di un apposito Ufficio Commissariale per l’Emergenza della Valle del Sacco (UCE), la fascia ripariale del territorio dei Comuni di Colleferro, Segni e Gavignano (RM) e di Paliano, Anagni, Ferentino, Sgurgola, Morolo e Supino (FR). A partire dal 31.10.10, le competenze dell’UCE si estendevano alle aree agricole-ripariali dei Comuni di Frosinone, Patrica, Ceccano, Pofi, Castro dei Volsci, Ceprano e Falvaterra, sino alla confluenza del Sacco con il Liri. Lo stato di emergenza veniva prorogato con 7 successivi DPCM, fino al 31.10.12. 

Si produceva peraltro una curiosa sovrapposizione di competenze.
Da una parte l’area emergenziale, per cui erano attribuite ad apposito UCE, in via esclusiva, le competenze in relazione alla grave e accertata presenza di fitofarmaci organoclorurati nella catena alimentare.
Dall’altra, il SIN “Bacino del fiume Sacco”, perimetrato dal MATTM con DM 31.01.2008, comprendente un’area vastissima del bacino imbrifero del Sacco, da Valmontone (RM) sino al sud del Frusinate, escludente però i 9 Comuni originari di competenza dell’UCE.

Nonostante l’inaccettabile dilatazione dei tempi, richiesta soprattutto dalla difficoltà di coordinare i vari enti coinvolti, si può considerare positivamente l’attività dell’UCE di caratterizzazione e di parziale messa in sicurezza della fonte della contaminazione, realizzata da tecnici di elevata competenza, che però è stata ulteriormente ritardata dall’interruzione dell’attività dell’ente imposta alla fine del 2012.
Per quanto riguarda l’obiettivo ultimo della risoluzione dell’emergenza, ovvero la bonifica delle aree ripariali del fiume Sacco, a storica vocazione agro-zootecnica, si può dire che, nonostante l’interesse delle attività sperimentali condotte, esso sia stato finora completamente disatteso.
Se i risultati ottenuti nell’area di competenza dell’UCE possono dunque ritenersi nel complesso insoddisfacenti e soprattutto non tali da consentire la prematura conclusione delle sue attività, ancora più sconfortanti sono stati quelli relativi all’area di competenza ministeriale.

Un effetto esiziale sulla continuità delle azioni di bonifica è stato poi esercitato dalla contemporanea (2012) azione normativa del MATTM, volta alla ridefinizione dei parametri istitutivi dei SIN, che ha comportato la declassificazione, tra gli altri, di quello della Valle del Sacco (11.01.13), con conseguente trasferimento della competenza alla Regione.
Contro tale provvedimento ricorreva la Regione Lazio, con la nostra associazione ad adiuvandum. Con Sentenza n. 7586 del 20.03.14, esecutiva il 17.07.14, il TAR del Lazio riconosceva le ragioni dei ricorrenti. Si potevano così finalmente riprendere le attività volte alla bonifica.

La rinnovata titolarità del MATTM sul SIN, comprendente, lo ricordiamo, l’intero bacino imbrifero del fiume Sacco, ha riproposto l’esigenza di un’adeguata perimetrazione delle aree oggetto di bonifica, che, considerata anche la sostanziale inefficienza delle precedenti attività dell’ente in convenzione con Arpa e Regione Lazio, si traduceva in un ripartire quasi da zero. Tale situazione, evidentemente paradossale, presentava d’altra parte ovvie opportunità.

La nuova perimetrazione del sito può consentire infatti, grazie a un’azione ministeriale ben più energica della pregressa, nonostante risorse umane e finanziarie assai limitate, la bonifica non solo del territorio inquinato da beta-HCH, ma anche di numerose aree industriali molto estese, interessate da molteplici contaminazioni negli scorsi decenni. Un territorio di straordinaria complessità, la cui gestione, altrettanto complessa, richiederà risorse, pianificazione e organizzazione adeguate per avviare il suo strutturale risanamento.

C’è voluto oltre un anno per giungere a questa prima conclusione, che va senza dubbio salutata con soddisfazione. Un tempo così lungo è giustificato non solo dalla necessità di delimitare tante diverse situazioni rispetto ai territori circostanti non contaminati, ma anche dalla difficoltà a coordinare tra loro tutte le istituzioni coinvolte - Comuni, Province, Regione, Ministero, organi di ricerca, controllo e preposti alla tutela della salute pubblica - in assenza di strumenti e metodologie consolidate necessarie a condividere le conoscenze e le corrette informazioni, nonché per garantire la comunicazione in tempi rapidi e realizzare una pianificazione efficace dei lavori.

In sintesi, si può rilevare ancora, come in passato, la mancanza della centralizzazione e della effettiva condivisione di tutte le informazioni relative al SIN, per consentire a ogni livello istituzionale di fare fronte ai propri compiti e rendere i cittadini consapevoli di una realtà che ne influenza gravemente salute e qualità della vita, dunque capaci di intervenire sulle decisioni.

Il percorso non è però ancora concluso. La parte pubblica ha chiuso sulla perimetrazione, ora questa deve essere sottoposta, a carico delle amministrazioni comunali, a tutti i privati le cui proprietà catastali rientrino entro quei confini. Si intuisce che questa operazione non sarà priva di complicazioni. Peraltro, su nostra sollecitazione la Regione si farà carico di convocare una riunione con le amministrazioni per condividere le modalità operative per condurla in porto.

Solo dopo la conclusione di quest’ultima fase verrà emesso il decreto che sancirà la nascita del nuovo SIN. La sua complessità richiederà di stabilire diversi tavoli di lavoro per affrontare le specificità delle diverse aree, necessità già rilevata durante l’ultima conferenza. Tutti sono perfettamente consapevoli del fatto che le risorse messe a disposizione sono assolutamente inadeguate per realizzare il risanamento di tutti i siti contaminati.

Durante questi lunghi mesi di lavoro è stato del tutto evidente come soprattutto le associazioni - Retuvasa in particolare - conservino memoria ragionata di tutto il percorso amministrativo pregresso, nonché pieno possesso del relativo quadro di informazioni, a fronte dell’inadeguatezza di non poche amministrazioni.

Se è positivo il risultato raggiunto con la nuova perimetrazione, è necessario chiudere velocemente l’ultima fase per arrivare al decreto istitutivo del SIN. Ancor di più è necessario costruire mobilitazione e organizzazione dei cittadini e delle amministrazioni locali, sulla base di una piena condivisione di informazioni e conoscenze. É l’unica condizione per affrontare un percorso che si prospetta sicuramente difficile, anche perché il risanamento dei siti inquinati non vede una grande mobilitazione di risorse economiche ed organizzative da parte delle istituzioni.

A breve, in un apposito e distinto comunicato, ci soffermeremo sulla questione delle risorse economiche già disponibili e reperibili per la bonifica e sulle azioni prioritarie a nostro avviso da intraprendere.


Valle del Sacco, 19.12.15

L’incantesimo spezzato

Michele Prospero
È solo l’economia reale che organizza l’opposizione al governo. Non certo il Movimento 5 Stelle, che mostra le intenzioni bellicose contro l’esecutivo della decostituzionalizzazione votando proprio per il giurista amico dell’Italicum. E festeggia per aver inviato alla Consulta un suo candidato moderato, un tempo politicamente vicino a Nicolazzi, il ministro che fece aprire uno svincolo sull’autostrada per raggiungere il paese d’origine.
E’ difficile stabilire se la maggiore fonte di inquietudine per il governo sia costituita dalle grane, per salvataggi, decreti e plusvalenze, in cui è incappata “la chierichetta” diventata ministro delle riforme, o dalla campana a ritmo lento che suona dalle parti di via dell’Astronomia. Il governo dei “senza retroterra” non è stato una buona idea uscita dal senno confuso dei poteri forti.
E ora anche la Confindustria certifica quello che tutti percepiscono nella loro vita reale. E cioè che ““lo psicologo in capo”, che intrattiene il pubblico con le slide e con le barzellette lo distrae per spingerlo alla fiducia a comando, non ha combinato nulla di costruttivo. Anzi ha peggiorato le cose, al punto che gli industriali, incassato oro contante grazie alle generose decontribuzioni, ammettono che «l’economia italiana, anziché accelerare, sta rallentando».
Il mito della velocità, del cambiamento di passo, mostra la corda. E si rivela una pura invenzione volontaristica. Per l’uscita dalla crisi non basta una sterile invocazione magica priva di ogni efficacia reale. Dopo i sorrisi e le canonizzazioni del premier, la Confindustria deve ammettere che la ripresa non c’è, a dispetto di un intreccio di irripetibili congiunture internazionali straordinariamente favorevoli. E che, a confronto, la risposta offerta dal cacciavite di Letta era persino più efficace del trapano impugnato dal loquace rottamatore.
Ora gli studi della Confindustria parlano di «mistero» della stagnazione che mette in ginocchio l’Italia. Per gli industriali «il mancato decollo della ripartenza resta un vero rebus». Queste formule, che evocano l’ignoto, però sono l’estremo rifugio linguistico per non indicare chiaramente le responsabilità acclarate, che hanno un volto preciso: il governo della narrazione. Con bonus clientelari e con l’aggressione ai diritti del lavoro, l’esecutivo crede di surrogare l’adozione di politiche industriali di svolta.
Nei poteri economici comincia ad affacciarsi la sensazione che proprio il governo dell’inesperienza, che pure sposa il loro programma massimo contro il mondo del lavoro, costituisce un fattore di blocco. Un paese che versa in una «stagnazione secolare» non ha bisogno di uno “psicologo in capo” ma di una politica che poggi su altri interessi sociali rispetto a quelli dominanti. Non funziona la ricetta che unisce chiacchiera e precarizzazione del lavoro come fattore competitivo sostitutivo rispetto ai costi dell’innovazione tecnologica.
Qualcosa si sta precocemente rompendo nella costituzione materiale del renzismo. Le cronache di fallimenti delle banche amiche, di vendite allegre di teatri storici, di pratiche affaristiche scambiate con nomine pubbliche sub condicione, svelano la genesi oscura della fortuna dei soldati della rottamazione. Le ricostruzioni giornalistiche rompono il velo protettivo e rivelano una miscela di banche, massoneria deviata, amministrazione in appalto che ha scaldato i motori di una spettacolare scalata al potere.
Questi rampolli di famiglie in affari sono partiti dal controllo di una città-azienda, conquistata grazie al soccorso delle truppe di Verdini. E poi hanno racimolato le risorse per viaggiare in aerei privati e affrontare la sfida dei gazebo. Hanno raccolto i fondi necessari per edificare una potenza personale, per tessere rapporti opachi (consulenze, promozioni, incarichi) e dare l’assalto al governo.
Senza una colossale potenza economica-finanziaria-mediatica alle spalle, il sindaco di una città non sarebbe mai stato così influente da essere ricevuto dalla cancelliera tedesca. E senza l’avallo preventivo di potenze europee, il capo dello Stato non avrebbe accettato il cambio della guardia a palazzo Chigi, con la fine dei governi del presidente. Liquidata la porzione di classe politica di estrazione comunista e scacciato i sindacati dalla sala verde, i poteri influenti hanno a lungo gioito. E però oggi che la gestione del potere si rivela un colossale fiasco, si apre una riflessione in seno alle spaurite classi dominanti. E un dubbio le divora: il governo dell’inesperienza che segue i dettami della Confindustria non sarà un ostacolo obiettivo alla rinascita economica? La questione l’aveva segnalata già Marx. Il quale scriveva che alla borghesia non conviene «un autogoverno di classe» e più funzionale ai suoi stessi interessi è il progetto di dotarsi di un ceto politico differenziato e autonomo.
La Confindustria deve ammettere che lo scambio tra contenuti economici della legislazione gestiti direttamente dalle imprese e gioco della comunicazione dato in concessione al rottamatore si rivela sempre più inefficace. Anche i poteri forti sono costretti a cimentarsi su un interrogativo di Weber. E cioè sono afflitti dal timore che del marketing come tecnica competitiva, che rinvia alla padronanza politica delle semplificazioni usate strumentalmente, con Renzi si esageri, sino a scivolare nel marketing come sostanza di una politica che smarrisce il senso della realtà, la complessità dell’agenda, la percezione della temporalità.
Rispetto alla metamorfosi del leader, che converte l’uso di ritrovati demagogici in politica della pura demagogia o capo istrione, Weber innalzava due antidoti: il partito strutturato, in grado di selezionare e controllare il capo, e l’esperienza accumulata entro un apprendistato nelle commissioni parlamentari. Entrambi questi correttivi in Italia sono saltati, ed è il solo paese europeo ad avere avuto tre premier non parlamentari in vent’anni.
Niente di formalmente illegittimo, ma un presidente del consiglio senza mandato parlamentare è la spia di una catastrofe del sistema politico. E un leader senza un apprendistato di partito è possibile solo in un sistema a traino populista investito da intensi momenti di antipolitica.
Dopo aver brindato al decesso della mediazione politica, i poteri economici tremano per i guai provocati da una classe dirigente improvvisata e vittima della comunicazione.
Michele Prospero (dal Manifesto del 19/12/2015)


venerdì 18 dicembre 2015

Ricorso al Tar contro il rinnovo dell'A.I.A. dell'inceneritore di LazioAmbiente SPA. Le Associazioni intervengono ad adiuvandum.

Retuvasa
Unione Giovani Indipendenti
Comitato Residenti Colleferro
Circolo Arci Montefortino '93
Comitato NoBioMetano Artena
Artenaonline

Il Comune di Colleferro ha presentato ricorso al tribunale amministrativo del Lazio sulla delibera regionale che prevede l'estensione dell'autorizzazione d'impatto ambientale (A.I.A.) all'inceneritore di proprietà di Lazio Ambiente.
"A motivare tale ricorso- si legge nella nota stampa firmata dall'assessore all'ambiente Giulio Calamita e dal Sindaco Pierluigi Sanna- è stata la procedura utilizzata dalla Regione Lazio che, non convocando la Conferenza dei Servizi, non ha tenuto conto, in nessun modo, del parere del Comune di Colleferro. Siamo fermamente convinti che spetti al Sindaco il compito di vigilare sulla salute dei suoi cittadini e sullo stato della qualità ambientale. A tal proposito l’Amministrazione ha deciso di dare mandato all’Avvocato Vittorina Teofilatto, per presentare il ricorso al Tar del Lazio circa la decisione presa in modo unilaterale."
Come associazioni e movimenti ambientalisti siamo soddisfatti per l'azione intrapresa dal Comune di Colleferro che pretende di essere inserita nel processo decisionale sull'utilizzo degli inceneritori, sul funzionamento e sul loro impatto ambientale
Consideriamo questo atto un'iniziativa necessaria alla lotta contro gli inceneritori e sostenendo le ragioni del ricorrente, abbiamo deciso di intervenire ad adiuvandum nel ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio.

Secondo la Regione Lazio, le garanzie fideiussorie dell'impianto di Lazio Ambiente basterebbero per rinnovare l'autorizzazione d'impatto ambientale, senza dunque passare per una Conferenza dei servizi con gli enti locali, le associazioni e i cittadini.
In momento in cui, soprattutto sulle emergenze ambientali legate ai rifiuti, vediamo sparire momenti decisionali fondamentali di democrazia e partecipazione - complice a livello nazionale il decreto Sblocca Italia che, trasformando gli inceneritori in infrastrutture strategiche e d'interesse nazionale, limita il potere delle amministrazioni e delle comunità locali accelerando anche i processi di autorizzazione - vogliamo avere voce in capitolo e contrastare in ogni modo la volontà di tenere in vita una delle fonti primarie di inquinamento della nostra zona.

Il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale per un’impiantistica obsoleta, antieconomica ed inquinante è un’assurdità, soprattutto a fronte degli innumerevoli dati epidemiologici che accusano gli inceneritori di Colleferro dell'aumento di gravi patologie nella popolazione. (si veda studio Eras, www.eraslazio.it).
Senza dimenticare che sulle due ciminiere pende anche un processo penale in corso per traffico illecito dei rifiuti che ha coinvolto più di venti tra dirigenti e tecnici dell'allora consorzio GAIA, oggi Lazio Ambiente SPA.

Sostengono il ricorso al TAR l'Associazione Ambientalista Unione Giovani Indipendenti (UGI), La Rete per la Tutela della Valle del Sacco (Retuvasa), il Comitato Residenti Colleferro, il circolo Arci Montefortino '93, il Comitato No BioMetano Artena e l'associazione ArtenaOnline.

mercoledì 16 dicembre 2015

Jazz, suoni, ritmi e pulsioni vitali dell’era post moderna. Jam Session

Luciano Granieri. Osservatorio Peppino Impastato Frosinone




Venerdì 18 dicembre si svolgerà la terza  parte del seminario : Jazz, suoni, ritmi e pulsioni vitali  dell’era post moderna. L’incontro,  organizzato dall’Osservatorio Peppino Impastato, avrà luogo   presso l’associazione “Oltre l’Occidente” in L.go Aonio Paleario n.7, a partire dalle ore 16,00.  Parleremo di New York, Harlem, delle modificazioni stilistiche che hanno cambiato la musica neworleanista e chicagoana  trasformando la suggestiva e umorale sintassi nera del sud in una vera e propria forma commerciale.  Uno spazio considerevole sarà dedicato alla Swing Craze, a Duke Ellington fino alle orchestre di Kanas City, da cui uscì, attraverso Charlie Parker,  il germe del nuovo  futuro jazz. La  programmazione precedentemente prevista, basata su tre soli incontri, è risultata insufficiente.  Per esaurire la mole di argomenti , che la storia degli Stati Uniti d’America vista con gli straordinari occhi dei jazzmen propone,  saranno necessarie  altre tappe. La  musica da ascoltare è molta, i contributi e le riflessioni dei partecipanti  a  questa straordinaria narrazioni sono notevoli e di spessore, sempre nell’ottica dei seminari dell’Osservatorio la cui partecipazione attiva della gente è comunque più  che bene accetta. Per questo motivo l’appuntamento di venerdì  18 sarà solo l’ultimo del 2015. Il seminario riprenderà  a gennaio 2016. Le date ancora sono da definire, ma informeremo per tempo tutti gli interessati.  Ripartiremo con il Be Bop, la riscossa west coast dei bianchi, il cool , la rivolta nera e le prospettive future del jazz che oggi, si suole ormai definire semplicemente,  musica improvvisata. Per tornare a quanto accaduto  venerdì scorso 11 dicembre, giova ricordare che l’auditorio si è arricchito di nuovi ospiti. L’ambiente è comunque rimasto per pochi intimi,  ma l’atmosfera grazie alle note di Louis Armstrong e  anche della ballata di Sacco e Vanzetti, che poco c’entrano specificatamente con il jazz, ma che testimoniano il vento razzista e discriminatorio che pervadeva l’America degli anni ’20, si è notevolmente animata. Discussioni sull’improvvisazione introspettiva del blues, sul rapporto fra improvvisazione e musica scritta, hanno reso il seminario ricco di opinioni e di contributi aiutando notevolmente il sottoscritto, relatore dell’evento, a rendere il tutto molto più stimolante.  Quanto accadrà  venerdì prossimo, nonostante esista una scaletta, non lo sappiamo, Per questo il titolo dell’appuntamento del 18 sarà Jam Session. 

Uno dei video che verrà proiettato.

martedì 15 dicembre 2015

Lettera aperta al Presidente Zingaretti, ai sindaci, ai consiglieri regionali , ai parlamentari della provincia

Grazie per tutto quello che fate.  La ripresa economica, il  benessere e la piena occupazione garantiscono, ormai, il futuro della provincia di Frosinone.
Pullmans “Granturismo”,carichi di turisti, provenienti da tutta Italia e da ogni angolo d’Europa, arrivano a centinaia in ogni comune della Ciociaria e del Cassinate, per gustare le prelibatezze eno-gastronomiche del nostro territorio.
Dalla Valle del Sacco alla Valle del Liri e fino al Garigliano, si  possono gustare cotolette di abbacchio alla scottadito,carne, formaggi e latte al betaesaclorocicloesano;,  frutta, verdura  al nero fumo; polli e uova alla diossina, broccoletti e peperoni al percolato.  Ci si può dissetare ovunque con sorgenti di acqua oligominerale, ricca di arsenico, MOLTO SALATA,  che scorre in tubi di eternit in tante zone.
 Il tutto condito da manna quotidiana, mandata dal cielo,  composta dai residui di discariche ed inceneritori che da  Colleferro a San Vittore del Lazio, si susseguono senza soluzione di continuità .  
I turisti disdegnano visitare le bellezze naturali, le città d’arte e le abbazie famose. Essi impazziscono di fronte ai meravigliosi monumenti delle discariche e degli inceneritori e fanno un sacco di domande. Vogliono sapere tutto. Vogliono conoscere chi ha ideato queste immense opere d’arte, chi le ha costruite, come vengono gestite. Il Capoluogo è il più frequentato  e famoso essendo la città più inquinata d’Italia.
 Soprattutto sono commossi quando vengono informati che  aumenta il PIL producendo tanta ricchezza come i tumori, le malattie respiratorie, i disturbi della tiroide, i carcinomi della vescica e della prostata e  quanto altro.
Le migliaia di turisti rimangono allibiti, non riescono più a profferire parola quando vengono a sapere che costruire questa economia moderna e questa alta qualità della vita che tutto il mondo ci invidia non ci è costato nulla.. Ha fatto tutto la politica di destra e di sinistra
I nostri sindaci, i nostri rappresentanti al Parlamento e alla Regione Lazio sono stati bravissimi. Hanno sofferto loro, notte e giorno per pensare solo al benessere delle loro comunità.
E grazie a loro, i  cittadini, ora, possono vivere immersi nel benessere. Sono tutti in ottima salute. Non hanno più necessità di ospedali,  di medici e  di ambulatori. Queste cose inutili e sorpassate dal progresso dell’era moderna non ci sono più.
 Le nostre ricchezze sono  la monnezza, l’acqua e l’aria avvelenata, le valli inquinate.
 Per continuare a vivere nel benessere e in salute, per garantire  un futuro ai nostri giovani ed alle future generazioni chiediamo sempre di più di continuare a ricevere monnezza da ogni parte.

Grazie per tanta attenzione e per la grande sensibilità che il POTERE dimostra per le nostre popolazioni. Vi saremo grati per l’eternità.
Francesco Notarcola  - Coordinamento Prov. Sanità