sabato 26 dicembre 2015

Tappi per le orecchie

Wu Ming

Il traduttore cleptomane: gioielli, candelabri e oggetti di valore sparivano dal testo che stava traducendo.
Jean Baudrillard

ROWDY-DOW 
Nell'appartamento di sopra viveva una signora bianca sui sessanta, un po' fuori di testa, separata dal marito. Ex-insegnante, mi pare fosse. Gran sbalzi d'umore, ce l'aveva con mezzo condominio per i motivi più del cazzo. I martedì mattina veniva un dominicano a farle le pulizie, un bordello che non ti dico, pestava i piedi e non bastasse cantava. Niente di male a canticchiare, ma quello latrava a squarciagola, in spagnolo. Quando spostava i mobili sembrava il riot di Harlem del '64. Passava lo straccio che pareva volesse farci il buco, nel pavimento. L'aspirapolvere gridava tipo algerino torturato con gli elettrodi. Questo prima delle otto del mattino, che io magari ero tornato alle quattro dopo aver suonato chissà dove. Mi svegliavo con le palpitazioni. Una volta, mi è addirittura caduto in faccia un velo d'intonaco del soffitto.
La prima volta telefono alla vecchia per lamentarmi, le chiedo se non è possibile far venire il domestico più tardi, già due ore dopo sarebbe un'altra cosa. Mi risponde  gentile, dice che non si può ma informerà il tipo e “vedrà che la settimana prossima farà meno rumore”.
La settimana dopo non cambia un cazzo: mi sveglio alle sette e tre quarti col bum! bum! bum! tipo tamburi di Chano Pozo, mia moglie è già fuori di casa e il coglione è di sopra che canta. Batto col manico di scopa, ma non serve. Mi vesto e salgo, suono alla porta.
Senza aprirmi, il coglione urla: - La señora no está en la casa.
E io: - Sono quello del piano di sotto, apri un istante, uomo, devo spiegarti una cosa...
E lui: - La señora no está en la casa.
Capisco che non serve a niente e torno giù col sangue agli occhi. Più tardi, ri-telefono alla signora, che si ri-scusa e mi ri-assicura che etc. etc.
Terzo martedì solita solfa, e la señora no está en la casa. Terza telefonata, e che mi risponde la tipa? Allora cosa dovrebbe dire lei, faccio rumore anch’io quando chiudo la finestra di notte, che diritto ho di lamentarmi etc. etc. La mia cazzo di finestra la sveglia nel cuore della notte e non riesce più a prendere sonno.
Quarto martedì, intercetto il tipo che ha appena finito i mestieri, sulla tromba delle scale. Gli pianto l'indice sullo sterno e gli dico: - Amigo, c'è modo e modo di fare le cose, cerca di fare più piano e fai a meno di cantare, in questo palazzo si sente tutto e io lavoro di notte.
Lui mi guarda e mi fa: - Vale, vale, ah'm sorry, - poi fa per andarsene ma io aggiungo, ed è lì che sbaglio: - Io sono un musicista e làsciatelo dire, sei stonato da far piangere il cuore, entiendes? Sembri un coyote che s'arrampica sul filo spinato.
Quello mi pianta in faccia uno sguardo da killer e mi fa: - No es asunto tuyo
La settimana dopo, ferito nell'orgoglio latino, fa trambusto peggio del solito e canta a pieni polmoni: - Tilín, tilín, tilán / oye que bonito es el tilín / de mis campanitas de cristál...

Visto che non ho voglia di fare a pacche, compro un paio di tappi per le orecchie, però medito vendetta. 

venerdì 25 dicembre 2015

Lettera aperta ai sindaci per ordinanza divieto di botti

Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano
Fare Verde Onlus - Sez. Cassino
Le Civette Cultural Club


E per il 3° anno consecutivo facciamo appello alla sensibilità delle amministrazioni comunali per vietare l'accensione di botti, fuochi d'artificio, mortaretti, seguendo l'esempio di oltre 1.400 Comuni italiani che, con un'ordinanza ad hoc, vengono vietati con sanzione amministrativa durante le festività natalizie tutelando in primis la salute dei cittadini e anche quella degli animali, quest'ultimi ignari di ciò che accade. Quest'anno anche l'associazione culturale "Le Civette Cultural Club" di Piedimonte San Germano, insieme alla Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano e Fare Verde Onlus - Sez. Cassino, aderisce alla campagna nazionale di sensibilizzazione "Abolire i botti è un segno di civiltà" promossa da L.A.V., L.A.C., Animalisti Friuli Venezia Giulia e altre associazioni animaliste. Si tratterebbe di un gesto di civiltà - spiega Alessandro Barbieri - che potrebbe salvare molte vite e segnare la fine di una “tradizione” che soprattutto gli animali pagano sempre a caro prezzo. 

All'att.ne dei Sig.ri Sindaci dei Comuni di  
Piedimonte San Germano
Cassino
Sant'Apollinare
Sant'Andrea del Garigliano
Sant'Ambrogio sul Garigliano
Vallemaio
Pignataro Interamna
San Giorgio a Liri
Castelnuovo Parano
Coreno Ausonia
Ausonia
Cervaro
San Vittore del Lazio
Viticuso
Acquafondata
Vallerotonda
Belmonte Castello
San Biagio Saracinisco
Picinisco
Villa Latina
Atina
Settefrati
San Donato Val di Comino
Alvito
Casalvieri
Casalattico
San Giovanni Incarico
Roccasecca
Sant'Elia Fiumerapido
Pontecorvo
Castrocielo
Colfelice
Villa Santa Lucia
Aquino
Colle San Magno
Terelle

- LETTERA APERTA -
           
Oggetto: richiesta ordinanza divieto di accensione di fuochi d’artificio, sparo di petardi e utilizzo di bombette, mortaretti e razzi in occasione delle feste natalizie 2015


Egr. Sig. Sindaco,

come in ogni Capodanno, a cavallo tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, la "tradizione" di festeggiare l'arrivo del nuovo anno è purtroppo accompagnata dal triste bollettino del ferimento e morte sia di persone che di animali. Botti, fuochi e petardi saranno causa di sofferenza e morte per migliaia di animali domestici e selvatici. Come Lei forse saprà le facoltà uditive degli animali sono di gran lunga superiori a quelle umane, conseguentemente drammatiche per loro, ignari di quanto realmente stia accadendo.
Natale e Capodanno sono tutt’altro che feste per gli animali. I botti del 24 e del 31 dicembre infatti sono causa di morte, ferimenti e traumi per migliaia di animali domestici e selvatici. Più di 5.000 sono le vittime ogni anno tra gli animali.
Tutti conoscono il consueto bollettino di "guerra" della notte di San Silvestro, con migliaia di persone che affollano i pronto soccorso di tutta Italia, riportando lesioni anche gravi e talvolta letali: meno conosciuto è il fatto che un così elevato numero di esplosioni e l'odore acre che esse sviluppano ha devastanti sugli animali domestici e selvatici. Come è noto hanno udito e olfatto molto più sviluppati rispetto all’uomo, e la loro sensibilità ai suoni e quindi anche ai rumori artificiali è fortissima. Feriti da Nord a Sud per l'esplosione dei botti nei festeggiamenti per l'anno appena iniziato. Bambini, ragazzi e uomini che perdono o rischiano di perdere un arto o la vista.

I numeri del Capodanno 2015: 251 feriti, di cui 12 in modo grave.

A Napoli 48 i feriti. Un 37enne a cui sono scoppiati dei petardi che aveva in tasca ha riportato la lacerazione dell'addome con la fuoriuscita di parte dell'intestino. Un ragazzino di 10 anni è stato ricoverato in prognosi riservata con ferite agli occhi. Nel quartiere di Barra l’esplosione di un  pacco di petardi ha causato il crollo parziale dell’androne di un edificio: tre persone hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari. Un 59enne di Casavatore e' stato portato all'ospedale di Napoli San Giovanni Bosco, dove i medici gli hanno curato un'ustione di secondo grado alle gambe e l'amputazione di una falange di un dito per trauma da esplosione.

In provincia di Caserta 9 feriti, mentre nel Salernitano tredici persone sono finite al pronto soccorso. Il più grave è stato un ragazzo di 21 anni, che ha riportato lesioni a un occhio e a un dito. Complessivamente in Campania i feriti sono 71.

A L'Aquila un 14enne ha perso una mano.

A Mascalucia, nel Catanese, una 12enne è stata ferita a un piede da un proiettile vagante mentre stava festeggiando assieme a parenti e amici l'arrivo del nuovo anno. Fortunatamente è stata giudicata guaribile in 10 giorni. Peggio è andata a un militare dell'Esercito, che sempre a Catania ha riportato lesioni a una mano.

2 feriti gravi nel foggiano.

Calabria, 12 feriti per i botti.

4 persone ricoverate in Basilicata.

Milano, un 29enne perde cinque dita.

Liguria, 9 feriti e un incendio a Genova.

Ma fortunatamente anche quest'anno altri Comuni si aggiungono a quelli che già li vietano! Nel Luglio 2014 erano più di 1.200 quelli che hanno emanato l'ordinanza comunale di divieto di uso di botti, petardi e fuochi d'artificio nei giorni del 31 dicembre e 1° gennaio.
Città come Torino, Roma, Firenze, Milano, Bari, Venezia, Modena, Palermo, Pesaro, Asti, L'Aquila, ma anche centri minori. La stessa A.n.c.i. (Associazione nazionale comuni italiani) nel 2012, investita del problema dalla Federazione Italiana associazioni diritti animali e ambiente, ha incoraggiato le amministrazioni a prendere provvedimenti. Tra i comuni  "virtuosi" che hanno proibito o limitato l'utilizzo dei botti, a titolo d'esempio, capoluoghi come Venezia, Torino, Bari, Modena, Grosseto, Vicenza, Brindisi, Cosenza, Brescia, La Spezia, Forlì, Cesena, Asti, Alessandria, Pesaro, Olbia, Foggia, Cremona, Cuneo, Verbania, Lecco, Imperia; Comuni come Cortina d'Ampezzo, Cesenatico, Boissano (SV), Faenza, Castelletto Ticino, Dormelletto, Borgo Ticino (NO), San Severo, Altamura, Vado Ligure, Quiliano, Cologno Monzese, Peschiera Borromeo, Sesto San Giovanni, Buccinasco, Montefalcone, San Giorgio, Montesilvano, Voghera, Carcare, Dronero, Ercolano, Angri, San Benedetto del Tronto, Mezzana, Cormons, Casalecchio di Reno, Arzignano, Girasole, Agropoli, Maddaloni, Valenza, Cervignano del Friuli. Altri Comuni, come Milano, Firenze, Napoli, Bergamo si sono limitati ad appelli o a campagne di sensibilizzazione.

Considerato che l’accensione e il lancio di fuochi d’artificio, lo sparo di petardi, lo scoppio di bombette e mortaretti ed il lancio di razzi è causa di disagio e oggetto di lamentele da parte di molti cittadini, per l’uso spesso incontrollato di tali artifici e senza l’adozione delle minime precauzioni atte ad evitare pericoli e danni, diretti  e indiretti, all’integrità fisica delle persone e degli animali e all’ambiente;

              Tenuto conto che esiste un oggettivo pericolo derivante anche da quei prodotti per i quali è ammessa la vendita al pubblico, trattandosi pur sempre di materiale esplodente, in grado di provocare danni fisici sia a chi li maneggia che a chi ne venisse fortuitamente colpito;  
                                                                          
Rilevata altresì, la necessità di limitare comunque il più possibile rumori molesti nell’ambito urbano in tutte le vie e piazze ove si trovino delle persone, e in particolare in prossimità di scuole, uffici pubblici, luoghi di culto, ecc.;

Ritenuto pertanto necessario disciplinare l’accensione ed il lancio di fuochi d’artificio, lo sparo di petardi, lo scoppio di bombette e mortaretti, ed il lancio di razzi in tutto il territorio comunale e per tutti i periodi dell’anno;

             Visto l’art. 54 del D.Lgs 18.08.2000;

CHIEDIAMO

che l’accensione, il lancio e lo sparo di fuochi d’artificio, mortaretti, petardi, bombette, ecc. siano vietati su tutto il territorio del Comune per le feste natalizie 2015.

Si tratterebbe di un gesto di civiltà che potrebbe salvare molte vite e segnare la fine di una "tradizione" che soprattutto gli animali pagano sempre a caro prezzo.

Nell'augurio che questa nostra richiesta possa essere accolta, Le porgiamo cordiali saluti augurandoLe Buone Feste.



Piedimonte San Germano, 23/12/2015         



                                                            Ass. Consulta dell'Ambiente
                                                                       Alessandro Barbieri

                                                                           Ass. Le Civette
                                                                           Paola Panetta

                                                   Ass. Fare Verde Onlus - Sez. Cassino
                                                                                             Salvatore Avella

DOCUMENTO POLITICO DEL PRIMO INCONTRO NAZIONALE DELLA RETE ANTILIBERISTA E ANTICAPITALISTA

RETE ANTILIBERISTA E ANTICAPITALISTA




L’assemblea finalizzata alla costruzione della Rete Anticapitalista, riunita a Roma il 13 dicembre 2015, riconferma i contenuti sociali e politici espressi NELL'APPELLO ANTILIBERISTA E ANTICAPITALISTA integrato con l'analisi della situazione internazionale, con particolare riferimento ai teatri di guerra, e con gli emendamenti che sono stati proposti sul tema dell'accordo militare tra lo stato di Israele ed il governo Greco e sulla questione dell’ambiente in particolare dell'antispecismo.
Più che mai, di fronte all’offensiva delle classi dominanti in Italia e in Europa, asservite agli interessi dei grandi gruppi finanziari, alla Troika, responsabili di scelte che spargono a piene mani austerità, precarietà, sfruttamento, distruzione del welfare dobbiamo costruire una risposta unitaria, sociale e politica, per affermare gli obiettivi della lotta antiliberista a difesa delle condizioni di vita e di lavoro delle grandi masse popolari nelle diverse e molteplici articolazioni. E’ un percorso che non vuole e non deve fermarsi davanti ai pretesi vincoli capitalisti del mercato, del profitto e delle rendite, ma che anzi vuole metterli in discussione per aprire la strada a una reale alternativa anticapitalista di piena democrazia sociale e politica, costruita sulla autorganizzazione di organismi consiliari nei luoghi di lavoro e nei territori, e di controllo popolare dal basso nella società, in una ottica di solidarietà internazionalista fra le classi lavoratrici e popolari, volta alla costruzione di un comune progetto politico e sociale alternativo, che abbia come prospettiva il superamento del capitalismo e l’abolizione dello sfruttamento. 
Nuovi terribili venti di guerra spirano in Europa e sulle due sponde del Mediterraneo. 
Più che mai è necessario costruire un forte movimento contro la guerra, per dire “no” agli interventi militari delle diverse potenze imperialiste, no al terrorismo, no alle forze oscurantiste e reazionarie dell’Isis e delle monarchie del Golfo, no a ogni forma di governo dittatoriale e di oppressione dei popoli, no alla Nato.
Il nostro punto di riferimento non sono i governi o gli stati, ma gli interessi e i bisogni sociali e democratici delle masse popolari che sosteniamo nelle loro lotte contro ogni forma di sfruttamento e dioppressione.
Ci opponiamo ai governi europei che sostengono coi loro interventi militari la guerra, sperperandodecine di milioni in armi, mentre varano nei loro paesi misure securitarie liberticide, che colpiscono diritti democratici fondamentali e alimentano razzismo e l’islamofobia, costruendo il nemico interno ed “esterno” per dividere le classi lavoratrici.
L’assemblea, per quanto riguarda la politica italiana, riconferma il giudizio espresso nell’appello sul ruolo del PD e del suo governo, principale espressione politica del capitalismo italiano, e pone la necessità di contrapporvi una reale alternativa politica. Per noi l’alternatività al PD, sia a quello di Bersani, sia a quello di Renzi, è un vero e proprio progetto strategico di classe e non certo, come è nel pensiero e nell’agire dei gruppi dirigenti della sinistra riformistica una scelta tattica contingente, modificabile a seconda delle circostanze.
Le opzioni delle diverse forze politiche che sono in campo per costruire il “nuovo soggetto della sinistra italiana”, al di là delle attuali difficoltà a trovare una convergenza organizzativa e di direzione, sono inficiate da una prospettiva puramente elettoralistica volta a riproporre una pallida politica riformista, che pensa di poter limitare i danni dell’austerità senza avere il coraggio e la volontà di rimettere in discussione gli assetti di fondo della struttura capitalista, né delineare un' alternativa strategica.
Noi non sottovalutiamo il significato della presenza nelle istituzioni, ma deve essere sostenuta da un forte radicamento territoriale, dalla capacità di lotta sui luoghi di lavoro e di studio,nei territori, per l’occupazione, il lavoro e il reddito, la difesa dell’ambiente, contro ogni forma di razzismo o fascismo.
Dobbiamo contrastare ogni forma di repressione padronale e governativa dei movimenti, a partire dalla difesa di esperienze di lotta preziose come la Val Susa ed altre mobilitazioni analoghe. 
Denunciamo, inoltre, le misure che si vogliono mettere in atto contro il diritto di sciopero, l'attacco alla contrattazione collettiva nazionale a favore di quella aziendale, alla rappresentanza politica dei lavoratori; vogliamo costruire dal basso nuove forme di partecipazione e decisione democratica nei luoghi di lavoro, attualizzando la forma consiliare ed il controllo operaio sulla produzione.
L’assemblea riafferma il ruolo e l’importanza della Rete delle forze e dei soggetti che, partendo dalle battaglie antiliberiste si muovono in una prospettiva anticapitalista e si impegna a costruire attraverso una agenda e pratiche di lotta condivisa.
Questa Rete vuole favorire la nascita di forme di coordinamento, di collegamento, di discussione e di iniziativa di tutte/i coloro che non si rassegnano allo spirito reazionario dei tempi, ma vogliono tenere la barra dritta su un progetto alternativo anticapitalista.
Per questo nel prossimo periodo vogliamo costruire tre campagne nazionali da articolare secondo le specifiche esigenze territoriali:
  1. Lotta contro la guerra per impedire nuovi interventi militari in Medio Oriente, a partire dalla costruzione di un fronte di opposizione sociale nel nostro paese, chiedendo il ritiro delle truppe italiane dai tanti teatri di guerra in cui sono presenti e una drastica riduzione delle spese militari, delle leggi liberticide e delle politiche anti-immigrazione.
Questa campagna si pone l’obiettivo di interrompere immediatamente i rapporti e la vendita di armi ai regimi reazioni come l’Arabia Saudita, le monarchie del Golfo, la Turchia, che finanziano direttamente o indirettamente le organizzazioni terroristiche come l’ISIS.
In un’ottica di solidarietà internazionalista, ci muoveremo anche per sostenere attivamente le forze comuniste e progressiste curde e presentare la richiesta di rimuovere l'inserimento del PKK, una delle forze popolari che combatte realmente l’ISIS, dalla lista delle organizzazioni terroriste. Su questa specifica questione l'assemblea lancia una petizione popolare da indirizzare al parlamento europeo.
  1. Vogliamo costruire la solidarietà e il sostegno alle lotte in corso; vogliamo lavorare per sviluppare una iniziativa ampia e plurale per la difesa del diritto di sciopero, la contrattazione collettiva nazionale, il reddito minimo garantito, ed anche di sostegno alle pratiche di lotta, alla loro convergenza ed unità, tra la sinistra Cgil ed il sindacalismo di base, sviluppando piattaforme di mobilitazione unitarie delle classi lavoratrici, nelle varie forme, più o meno precarie, in cui oggi il lavoro viene sfruttato.

  1. Vogliamo inoltre costruire una mobilitazione contro il debito, le privatizzazioni dei beni comuni, dei territori, delle aziende pubbliche locali,  contro le grandi multiutility, contro lo Sbocca Italia, che autorizza la depredazione capitalistica e speculativa dell'ambiente,sostenendo la campagna lanciata da Attac “Riprendiamoci il comune”, che pone il tema della partecipazione popolare nei processi decisionali e per la costruzione di una nuova finanza pubblica. 
L'assemblea ha poi espresso l'esigenza di approfondire alcuni nodi politici e strategici, a partire dalla difficile relazione tra le sinistre e il problema del governo, l'opposizione all'UE e ai suoi trattati senza arretrare sul terreno del nazionalismo, che è l’altra faccia della globalizzazione.
Troppe volte i governi di centro sinistra, ma anche quelli della cosiddetta “sinistra radicale e antiliberista” (vedi il caso di Syriza in Grecia), alla prova del governo, hanno finito sostanzialmente con l'assumere e/o subire i ferrei dettami dell' UE e della Troika. Dunque, sposare la logica, attualmente dominante e pervasiva, della “governance della crisi” da sinistra, pone delle ineludibili criticità sul piano teorico e politico. Proprio per questo, l'assemblea ha deciso di tenere entro l’estate un primo importante momento di approfondimento e confronto collettivo.
Altro tema di discussione pubblica, che struttureremo sottoforma di convegno, sarà la costruzione di un nuovo internazionalismo, per strutturare l'opposizione all’Unione Europea, alle politiche della Troika e dei suoi trattati e contrastare l’egemonia della destra razzista fascistoide e nazionalista.
Per evidenti problemi di costi, proponiamo che questi due importanti momenti di discussione e confronto sul terreno programmatico e strategico si possano tenere uno nel centro sud e l'altro al nord.
L'assemblea da’ indicazione operativa a tutti i territori di organizzare assemblee di presentazione della Rete Antiliberista e Anticapitalista. Ove non ne esistessero ancora le condizioni, si da’ indicazione di organizzare assemblee a carattere regionale o macro territoriale.
Infine, la Rete Antiliberista e Anticapitalista si dota di un gruppo di Coordinamento, composto da sei persone, che avrà il compito di coordinare le campagne nazionali con i relativi materiali, organizzare i due convegni (tema del potere e tema dell’internazionalismo) e convocare un primo coordinamento nazionale entro la metà di febbraio. 
Con il graduale sviluppo della Rete e la sua estensione nel territorio, il coordinamento nazionale diverrà l'espressione dei nodi territoriali.
Il gruppo di Coordinamento nazionale proporrà ai nodi territoriali tempi e modalità della discussione.”
Approvato all'unanimità
Roma, 13 dicembre 2015

BUON DEO SOL INVICTUS

Severo Lutrario


Il 25 dicembre i romani celebravano il dio sole che, sconfiggendo le tenebre, col solstizio d'inverno, riprendeva a guadagnare terreno allungando le ore di luce. Celebravano un dio vincente, invicto e glorioso.
E non è un caso se la rappresentazione di quel dio ha delle evidenti assonanze con un certo corredo della tradizione cattolica ed ha delle inquetanti similitudini con altre simbologie trionfalistiche ed imperiali.
Che cosa c'entri con questa celebrazione la nascita di un miserabile profugo, costretto a nascere in una grotta utilizzata per il ricovero delle bestie e che dovrà fuggire nel deserto, migrante estracomunitario, per sfuggire al dittatore sanguinario di turno ... che finirà ammazzato come criminale tra i criminali...
non è dato sapere.
Al di là del buonismo natalizio propinato immancabilmente a reti unificate,
al di là delle giullarate di questo nuovo Francesco,
nei cenoni di una vigilia che di magro hanno semmai solo quel che resta nel portafoglio,
nel pranzo trimalcionico della festa,
nei luccichio delle luci e della carta regalo,
quel che si festeggia è il dio vincente e glorioso,
non quello che avrebbe scelto di essere l'ultimo tra gli ultimi;
il perdente;
non quello che, oggi, rischierebbe di annegare al largo delle coste della Turchia;
Ed allora, buone feste,
buon deo sol invictus!

mercoledì 23 dicembre 2015

Un altro Natale è alle porte, un altro anno è agli sgoccioli...auguri

Luciano Granieri


Cari concittadini ciociari, festeggiamo!   Un altro Natale è alle porte e il 2015 è agli sgoccioli. La squadra di calcio ha conseguito una storica promozione in serie A. Nella prima fase di questo campionato il record positivo è stato  conquistare  l’unico punto fuori dal Matusa, presso lo Juventus Stadium, nell’infuocata arena dei campioni d’Italia e vice campioni d’Europa. Il  record negativo è stato quello di aver subito gol da Iturbe della Roma, uno che nell’attuale stagione calcistica non l’ha strusciata mai. 




Contenti e felici come pasque, anche a natale, veniamo a scoprire, dallo stesso management del Frosinone Calcio,  che i 4 milioni di euro, dirottati dal sindaco  sullo stadio, cassando opere come il Parco delle Fontanelle, e la struttura geodetica dell’Unitalsi , non sarebbero stati necessari. Il nuovo campo di calcio  avrebbe potuto tranquillamente portarlo  a termine il presidente  Stirpe, senza che il Comune togliesse i soldi a chi, purtroppo,  sta in carrozzina,   per darli a chi le gambe ce l’ha talmente buone da calcare i campi di serie A. 

Gioite Ciociari!!! La Provincia frusinate  è ai primi posti  in Italia  (14°) per la percentuale di esportazione rispetto al Pil, segno che la nostra industria è apprezzata all’estero. Resta però da capire chi goda  di questa ricchezza. Infatti lo straordinaria salute dell’esportazione ciociara non riesce a creare neanche un posto di lavoro nel territorio. Il tasso di occupazione è  al 47% ben al di sotto della media nazionale.  

Altri record?  Abitiamo in una città in cui l’efficienza dei servizi è minima, mentre il loro costo per i cittadini è massimo. Non c’abbiamo mezzo centesimo, neanche per riparare il tetto di una scuola, qualora disgraziatamente dovesse crollare, ma spendiamo 25 mila euro per rievocare la passione di Cristo e 40 mila euro per addobbare la città con luminarie di Natale, neanche troppo belle.  Continuiamo ad affidare la manutenzione della città a cooperative  esterne, quando i  lavoratori licenziati,  che prima se ne occupavano   consentendo al Comune un bel risparmio, passeranno il secondo Natale sotto una tenda per rivendicare il loro posto di lavoro scippato dall’attuale amministrazione. 

Siamo la città più inquinata d’Italia, con la cittadinanza a  serio rischio di contrarre patologie polmonari,   ma manca  il reparto di pneumologia presso l’Ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone.  Mancano anche i pediatri, i cardiologi, e il tasso di emigrazione ospedaliere è elevatissimo ai primi posti in Italia. 

Paghiamo la bolletta  dell’acqua più alta  di tutte le altre città. Il gestore, Acea, prima con il concorso dei sindaci, oggi con la benedizione di Renzi , continua a vessare i cittadini all’ombra del campanile. La  monnezza persiste nell’ assediarci,  sia in termini materiali sia in termini economici con tasse ipertrofiche .   Grazie ad un errore della Regione dovremo rifondare 10 milioni di euro alla  ditta privata incaricata dello smaltimento rifiuti. 

Insomma, il Frosinone è in serie A, l’acqua ci costa  più dello champagne,  siamo circondati dalla monnezza, nonostante le cifre iperboliche che paghiamo  per smaltirla, abbiamo serie probabilità di rovinarci i polmoni per l’inquinamento e l’ospedale cittadino è sprovvisto del reparto necessario a curare le malattie respiratorie, manca il lavoro, mancano gli investimenti.  Per  finanziare le sbicchierate del sindaco siamo rimasti senza servizi pur pagandoli un patrimonio...

Festeggiamo Ciociari, un nuovo Natale è alle porte e il 2015 è agli sgoccioli.  Festeggiamo…..ma che cazzo c’avremo da festeggià. 

Colleferro, acqua e Acea alla prova dei fatti.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco


Il nuovo gestore del servizio idrico integrato di Colleferro, Acea Ato 2, subentrato nella gestione ormai da 7 mesi, sta dando pessima prova di sé: sportelli per gli utenti chiusi per mesi (da giugno a fine settembre) e, una volta aperti al pubblico, attivi per poche ore a settimana; gravi disservizi nell’erogazione di acqua (in poco più di un mese due guasti consistenti che hanno prosciugato i rubinetti in quasi tutta la città). Anche l’informazione agli utenti è praticamente inesistente: se va bene, in caso di disservizio l’azienda informa il sindaco, che si deve sobbarcare l’onere, non dovuto, di avvertire la cittadinanza. Infine, sulla pagina Facebook del Comune il 6 dicembre si leggeva:” l’Amministrazione comunale ha predisposto un servizio di due autobotti per la distribuzione dell’acqua in attesa del ripristino del servizio da parte di Acea”. Speriamo che le autobotti siano a carico del gestore ma, anche se così fosse, non è compito del comune, ma del gestore, preoccuparsi di erogare l’acqua ai cittadini, anche in situazioni di emergenza. Così come sono solo i tecnici Acea che devono intervenire in caso di guasto, non i tecnici del Comune.
Il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna, ha giustamente richiamato più di una volta Acea ai propri obblighi. Non è il solo nel nostro ATO. Spesso si legge nei giornali locali la protesta di sindaci che lamentano le inadempienze del gestore: Tolfa, Santa Marinella, Bellegra, Subiaco, Montecompatri, per citarne solo alcuni.
D’altra parte, un’azienda privata che deve gestire 112 comuni, tra cui quello di Roma, spenderà energie e personale soprattutto per il servizio nella capitale, di gran lunga più importante a livello mediatico e di immagine, rispetto ai piccoli comuni dell’ATO che difficilmente riuscirebbero a portarla sulle prime pagine dei giornali.
Abbiamo più volte sottolineato la natura di Acea, azienda quotata in borsa (di cui Acea ATO 2 è una partecipata), con soci privati che gestiscono le politiche aziendaliIl grafico sottostante riporta la composizione azionaria del gruppo Acea SpA.






















Nonostante il comune di Roma detenga la maggioranza delle azioni, le politiche industriali del gruppo non si decidono certo in Campidoglio ma negli studi dei gruppi economico finanziari.
Non diciamo nulla di nuovo affermando che obiettivo del privato è fare profitto e se una società a fine anno deve distribuire sempre maggiori utili ai suoi azionisti, ha essenzialmente tre strade da percorrere: ridurre e/o pagare di meno il personale, diminuire la qualità del servizio o aumentare le tariffe. Tanto è vero che, ad esempio, nel nostro comune, pur essendo per contratto e per legge il gestore del servizio idrico integrato (acquedotto, depurazione e fognatura), al momento Acea non ha preso in carico il servizio di depurazione e fognatura fino a che non sarà pronto il nuovo depuratore, proprio per evitarsi un problema. Anche la rete della Snia BPD, notoriamente obsoleta, rimane fuori dalla gestione.
Alcuni dati estratti dal Bilancio Consolidato di ACEA del 2014 ci dicono come il settore idrico sia quello economicamente più redditizio. Si nota, infatti, che, benché i ricavi siano molto più bassi rispetto al settore elettrico, la gestione idrica presenta margini di profitto molto più alti, come si vede nelle tabelle sottostanti.
I dati confrontati sono i seguenti (dal capitolo Risultati economici per aree di attività pag. 62/65)

Settore ENERGIA - Risultati economici e patrimoniali

2014
2013 RESTATED
VARIAZIONE
VAR.%
Ricavi
2073,7
3354,7
1091
34,5%
Costi
1962
3073
1111
36,2%
Margine operativo lordo
111,7
91,7
20
21,8%

Settore ACQUA - Risultati economici e patrimoniali

2014
2013 RESTATED
VARIAZIONE
VAR.%
Ricavi
653,8
624,1
29,7
4,8%
Costi
361,6
343,3
18,3
5,3%
Margine operativo lordo
292,2
280,8
11,4
4,1%
Si osserva come il settore idrico presenti ricavi molto inferiori al settore energetico (meno di un terzo) mentre i margini sono più che doppi.
Nel capitolo sui Ricavi netti consolidati (pag. 23) si legge:
“I ricavi da Servizio Idrico Integrato crescono tra il 2013 ed il 2014 di € 44,5 milioni essenzialmente per effetto dell’aggiornamento delle tariffe 2014 di ACEA Ato2 e ACEA Ato5. La quantificazione del VRG (Vincolo ai Ricavi Garantiti) di ACEA Ato2 è avvenuta sulla base della deliberazione 25 settembre 2014 dell’AEEGSI che ha approvato le tariffe 2014-2015“
Il settore idrico si rivela quindi, a livello di rendimenti, quello che nessuna crisi può scalfire e per questo motivo sempre più appetibile. Il consumo di acqua, infatti, oltre una certa soglia non può essere compresso. 
E’ indicativo quanto segnalato da una recente ricerca della Confartigianato, secondo la quale nel decennio 2004-2014 le tariffe dell'acqua sono aumentate mediamente del 95%, a fronte di un incremento medio nei Paesi UE del 35%, quasi 2/3 in più!
A questa data (dicembre 2015) non sono ancora arrivate a Colleferro le prime bollette del nuovo gestore. Purtroppo ce le aspettiamo molto salate dal momento che con l’avvento di Acea è cambiato il regime tariffario e tutti i costi sostenuti dal gestore saranno inclusi in bolletta, compresa la remunerazione del capitale investito dall’azienda garantito al 6,4%. Questa voce, eliminata con il referendum del 2012, è stata surrettiziamente reinserita con la dicitura “oneri finanziari” nel nuovo calcolo tariffario dell’Autorità per l’Energia elettrica, il gas e il servizio idrico (AEEGSI).

Abbiamo chiesto da anni che il servizio idrico a Colleferro fosse preso in gestione direttamente dal Comune, per mezzo di una società senza scopo di lucro, come le aziende speciali. Abbiamo condotto studi di fattibilità normativa, forti anche del favorevole esito referendario sull’acqua pubblica. L’amministrazione precedente non ha voluto ascoltare la stragrande maggioranza dei cittadini che avevano espresso chiaramente la loro volontà di ripubblicizzare la gestione dell’acqua. Speriamo che l'attuale abbia a cuore questo servizio essenziale e si attivi, insieme alle amministrazioni che si stanno opponendo alla gestione privata, per riprendere la guida del servizio idrico.

martedì 22 dicembre 2015

GLI SCACCHI SONO UN GIOCO COMPLESSO

Newsletter n° 1 del Comitato Provinciale Acqua Pubblica di Frosinone


L'incontro convocato dal Sindaco di Ceccano per discutere, ancora una volta, della risoluzione della convenzione di gestione, del contratto con ACEA, era una cosa buona. Perché? Intanto perché nella lettera di convocazione del Sindaco si coglievano alcuni elementi di novità. In primo luogo si partiva dall'assunto che ACEA ATO 5 S.p.A. era stata formalmente messa in mora e pertanto l'eventuale risoluzione del contratto era finalmente un atto concreto ed efficace che l'Autorità d'Ambito avrebbe potuto, potrebbe, immediatamente assumere. Che questa possibilità poi sia vanificata da un'assemblea controllata dai capi-bastone politici, tutti, indistintamente con Acea, è un dato politico di cui chiamare a rispondere qui partiti e quei personaggi politici che blaterano di demagogia. Discorso diverso è presentare questa giusta campagna politica come risolutiva per la nostra vicenda. Infatti è inutile guardare il dito senza accorgersi della luna. Acea Ato 5 S.p.A. in questo momento è particolarmente aggressiva e feroce (distacchi docet) perché ha la necessità di dimostrarsi affidabile agli occhi degli investitori finanziari e quindi non può permettersi di lamentare sofferenze (fatture non pagate) per centinaia di milioni di euro. Che significa? Il progetto di ACEA S.p.A. (quella vera, non il bancomat costituito da ACEA ATO 5 S.p.A.), spianato dal governo Renzi con lo "sbocca Italia" - dicembre 2014 - è quello di realizzare un unico gestore per Toscana, Umbria, Lazio, cui aggiungere successivamente, Campania, Molise, Basilicata e Puglia, con un volume di affari tali da consentirle  di competere in maniera aggressiva sui mercati internazionali. Nulla si oppone a questo disegno se non il sassolino costituito dalla legge n. 5 del 2014 della regione Lazio. Se salta questo sassolino, nulla impedirà ad ACEA di realizzare il suo disegno con buona pace di tutte le proteste dei singoli sindaci. Per chiarire, la giunta regionale campana ha appena approvato la nuova legge regionale che prevede l'ATO unico nella cui “autorità di governo” tutti i sindaci della Campania valgono 5 voti su 20 e nelle assemblee dei sub ambiti (che al massimo possono fare proposte) saranno presenti 30 sindaci (con subambiti con anche più di 200 comuni!). La Toscana di Renzi ha una legge analoga. Ricordiamo ancora che con lo "sbocca Italia" il governo ha imposto che in ogni ambito vi sia un unico gestore, individuato in quello che già gestisce almeno il 23% delle reti ... chi è allora il fantomatico gestore per il Lazio? Tanto per essere ancora più chiari, il disegno di Acea è in accordo - non in “concorrenza" - con le altre 3 grandi multiutility italiane con cui si è spartita il territorio nazionale. Questo significa che in un'eventuale gara ACEA S.p.A. non avrebbe comunque concorrenti. E questo significa ancora che, ammesso che la regione non molli la legge 5/2014 e non si adegui ai progetti di governo e ACEA S.p.A., l'unica residuale possibilità di soluzione è che questa,  assemblea dei sindaci, opti per la costituzione di un'azienda speciale consortile. Tralasciando di considerare quanto sia residuale questa possibilità, bisogna anche ricordare come dopo che l'assemblea avesse votato la risoluzione per colpa della convenzione, fino alla decisione di costituire l'azienda speciale consortile, alla sua costituzione, alla sua organizzazione e alla sua operatività, la gestione del servizio rimarrebbe comunque a carico di ACEA ATO 5 S.p.A., con buona pace per le concrete ed immediate necessità dei cittadini, sotto il bombardamento privatizzatore del governo e gli interessi ben tutelati della più grande multiutility del Paese. Che fare? Non ci sono scorciatoie. Agitare facili soluzioni illudendo i cittadini che la questione possa essere risolta con un semplice atto politico di questo o di quel sindaco, in realtà significa solo disarmare i cittadini di fronte all'aggressione che stanno subendo. Questa si, è demagogia, magari agitata per banali scopi elettoralistici. Quello che dobbiamo cercare di fare è comprendere che la vicenda dell'acqua nel nostro territorio, non è un fatto da rubagalline, ma è dentro un piano politico, economico e sociale, che coinvolge l'intero Paese e che punta a negare i diritti essenziali ai cittadini che saranno costretti, a partire dall'acqua, a pagarsi l'indispensabile alla vita, sul mercato e, nello specifico, dal monopolista. I sindaci, in questa partita, non sono neanche degli alfieri, sono delle pedine tranquillamente sacrificabili sulla scacchiera. Presentarli come “re” potrà essere utile a fini elettoralistici, ma ci farà perdere la partita. A scacchi le partite si vincono considerando tutta la scacchiera.

Valle del Sacco. Cosa c’è da fare dopo la perimetrazione del SIN?

RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO


Gli enti pubblici hanno concluso la perimetrazione del nuovo Sito di Interesse Nazionale della Valle del Sacco. In attesa delle osservazioni dei privati coinvolti, le quali potrebbero comportare tempi non brevi, ci si può cominciare a domandare come procedere con la bonifica e soprattutto con quali fondi. Lo stesso Ministero dell’Ambiente non ha nascosto le ristrettezze economiche, che possono indebolire e ritardare le operazioni di bonifica nei SIN.

Il nostro nuovo SIN, lo ricordiamo anche in questa sede, è decisamente complesso e articolato. Si sviluppa in area vasta lungo l’asse del fiume, comprendendo terreni agricoli (la cui esatta definizione è da verificare in base ad analisi aggiornate) contaminati da beta-HCH e metalli pesanti, nonché numerose ulteriori aree, prevalentemente industriali ed ex industriali, interessate da altre tipologie di contaminazione (ad esempio, l’amianto della Cemamit a Ferentino e i veleni della discarica delle Lame a Frosinone).

Non conosciamo ancora l’esatta estensione del SIN, ma in base a una verosimile stima si potrebbero presumere non meno di 7.000 ettari. Per estensione il nostro SIN dovrebbe dunque collocarsi al terzo posto in Italia, dopo i SIN di Casale Monferrato e del Sulcis.

Dopo un anno e mezzo di stop alle attività di bonifica a causa del declassamento dell’ex SIN, dopo un anno per maturare la perimetrazione del nuovo SIN, ci ritroviamo ancora con la famigerata area ARPA2 del sito industriale di Colleferro da mettere in sicurezza, nonché con i barrieramenti idraulici lasciati nell’abbandono amministrativo. Il depuratore di Anagni, gioiellino finalmente terminato dopo tempi biblici e dispendio faraonico di risorse, non è ancora in funzione a causa del mancato allaccio delle industrie, che non hanno alcuna intenzione di collegarvisi. I terreni agricoli ripariali sono ancora contaminati e l’evidenza sperimentale sinora maturata relativamente all’applicazione di sistemi di fitorimedio può dirsi interessante, ma ben lungi dal poter diventare in tempi brevi operativa e dal prospettarsi come pratica sostenibile economicamente e soprattutto ambientalmente, ovvero non foriera di ulteriori fattori inquinanti.

Enormi risorse sono necessarie per quanto elencato sinora. Da che base partiamo?

Il recente emendamento Pilozzi (sottoscritto anche da altri parlamentari) alla Legge di Stabilità presentato in V Commissione Permanente (Bilancio, Tesoro e Programmazione), relativamente al Bilancio di Previsione triennale 2016-2018, ha consentito di destinare al nostro SIN10 milioni di euro, 5 per il 2016 e 5 per il 2017. L’emendamento rende inoltre disponibili, per tutti i SIN ma prioritariamente per quelli per cui è necessario provvedere con urgenza al corretto adempimento di obblighi europei, ulteriori 10 milioni di euro per il biennio 2016-17 e ulteriori 10 milioni per il 2018.
A dirla tutta, il testo dell’emendamento inizialmente presentato era ancora più incisivo, proponendo uno stanziamento di 40 milioni di euro per il solo SIN della Valle del Sacco, sempre suddivisi nelle due annualità. Il Governo ha però preferito operare dei tagli.

Si può inoltre contare sui fondi rimasti in giacenza nella contabilità speciale regionale.
Per quanto riguarda il residuo di fondi non utilizzati dall’ex Ufficio Commissariale, si tratta di ulteriori 10 milioni di euro circada destinare esclusivamente a progetti già approvati, in particolare la bonifica del sito ARPA2.
Ulteriori 10 milioni di euro circa sono parte della dotazione dell’ex Ufficio Commissariale, a titolo di crediti maturati e non ancora liquidati, dovuti soprattutto dagli uffici regionali che gestiscono i fondi comunitari.

Si tratta, tutto sommato, di una cifra molto lontana dal poter fronteggiare tutte le esigenze della bonifica, ma non indifferente per cominciare ad operare. Per non disperderla in mille rivoli, è indispensabile stabilire delle priorità. Tra le quali, lo ribadiamo, non possono non essere contemplate le seguenti:

l’avvio del percorso di Messa In Sicurezza di Emergenza della discarica di rifiuti tossici denominata ARPA2, con relativa bonifica; 

lo sblocco dell’autorizzazione allo scarico del sistema di barrieramento idraulico a protezione delle falde nel sito industriale di Colleferro, previe necessarie modifiche strutturali del sistema di collettamento acque;

la verifica idrologica degli argini del fiume Sacco, con successivo rafforzamento nelle aree a rischio di esondazione, scongiurando nei limiti del possibile e di quanto ambientalmente opportuno il nuovo riversamento sulle fasce ripariali del contaminante beta-HCH persistente nel sedimento fluviale;

l’aggiornamento della caratterizzazione di tutte le fasce agricole ripariali, ferma al 2008, indispensabile per la ridefinizione dei perimetri di interdizione all’utilizzo agricolo e zootecnico;

la decontaminazione delle aree agricole ripariali ancora inquinate, con tecniche ad emissioni zero;

la messa in funzione dell’impianto di depurazione di Anagni, risolvendo la questione del mancato allacciamento delle industrie dell’area ASI;

la continuazione del servizio di Sorveglianza Epidemiologica territoriale.
Questo in generale. Va però ricordato che il nostro SIN è particolarmente complesso e che, a parte il fiume inquinato come elemento unificante, esso è costituito da una serie di macro e microaree, ognuna delle quali presenta una propria specificità e una propria storia.
Stabilire le relative priorità richiede dunque un lavoro di concertazione e organizzazione, la costituzione di tavoli di lavoro per ogni diversa situazione. Considerato lo stato delle risorse tecniche, umane e finanziarie, nonché le carenze organizzative e la mancanza di coordinamento tra soggetti istituzionali centrali e periferici, è necessaria un’iniziativa che parta dal rapporto tra reti associative e amministrazioni locali. Indispensabile infine che si arrivi all’attivazione di una cabina di regia incentrata sulla massima collaborazione tra Enti e Associazioni ai vari livelli, con un centro di coordinamento che ponga in primo piano la trasparenza e la condivisione delle conoscenze.