venerdì 31 agosto 2018

Discarica di Colleferro, il movimento Rifiutiamoli diffida la Regione

Movimento Rfiutiamoli


La discarica di Colle Fagiolara a Colleferro torna sempre agli onori della cronaca quando si tratta di coprire le emergenze sullo smaltimento dei rifiuti regionale.
La Regione Lazio era stata condannata ad individuare la rete integrata ed adeguata di impianti in ambito regionale tra cui le discariche per lo smaltimento dei rifiuti speciali del trattamento dei rifiuti urbani, (cit. sentenza TAR Lazio, sezione Prima Ter, n. 4524 del 24/4/2018). In esecuzione di tale sentenza la Regione, con la Determinazione N. G07509 del 11/06/2018, mette in primo piano Colle Fagiolara insieme alla discarica di Fosso Crepacuore a Civitavecchia.

La politica amministrativa, in questo caso, sembra tenere conto solamente di valutazioni all’apparenza semplicistiche ed esteriori, del tipo: “mi dicono che li c’è una buca da riempire, quindi la riempio con la monnezza di Roma e risolvo il problema”, non della situazione socio-sanitaria o della storia del sito, il quale è attivo dal 1997, e neppure dell’ottemperanza legislativa, fattore non di poco conto.
Per sopperire ad una evidente carenza di valutazione dell’Amministrazione Regionale, il Movimento Rifiutiamoli è andato a fondo su tutte le problematiche e le particolarità della discarica e, con un atto ufficiale, ha presentato alla Regione Lazio una formale diffida ad adempiere ad atti amministrativi e Leggi nazionali.
 
Il documento è stato inviato il giorno 14 agosto 2018 agli assessorati regionali Ambiente e Bilancio nonché alle rispettive Commissioni, all’area Ciclo Integrato dei Rifiuti, al Comune di Colleferro, per conoscenza all’Arpa Lazio.
 
Il Movimento Rifiutiamoli richiede che in seguito alle intenzioni manifestate dopo lo spostamento dell’elettrodotto gravante sulla discarica, e prima di abbancare residuo secco prodotto dagli impianti TMB, vengano rispettati gli atti della Regione Lazio e prodotti tutti gli atti che portino alla sua chiusura definitiva il 31 dicembre 2019, come già dichiarato da più parti, per cui si richiede in particolare il Piano attualizzato del post-mortem con riferimento alla chiusura della discarica del 31 dicembre 2019.
 
I punti presi in esame sono di diversa natura, da quelli strutturali più complessi e mai rispettati a quelli economici, dalla semplice rispondenza a delibere regionali pregresse a passaggi necessari per far sì che si allontani definitivamente anche l’opportunità di nominarla nelle ricorrenti proposte emergenziali.
 
Chiediamo al Comune di Colleferro di farsi portavoce dell’istanza, con il coinvolgimento diretto del “Tavolo dei Sindaci per l’Ambiente” e degli altri Comuni della Valle del Sacco.
Noi continueremo a seguire la vicenda, dando seguito alla nostra diffida presso le sedi opportune.  

PER USCIRE DALLA SOCIETA' DEL RANCORE, PER RIAPRIRE L'ORIZZONTE DELLE POSSIBILITA'


il contributo di Attac Italia verso una manifestazione nazionale e oltre


La crisi della democrazia, in Europa e nel nostro Paese, sta subendo un ulteriore avvitamento. A fronte di un' Unione Europea totalmente avvinghiata al dogma delle politiche liberiste e di austerità, la frustrazione sociale per il drammatico peggioramento delle condizioni di vita diviene sempre più terreno di coltura -e, spesso, approdo di governo- di formazioni politiche che fanno del sovranismo identitario e del nazionalismo razzista l'orizzonte della propria azione.

Assistiamo così ad un tragico teatro, all'interno del quale viene messa in scena una singolar tenzone fra avversari che sembrano combattersi con asprezza, ma dentro un copione prestabilito di rafforzamento del dominio delle elite economico-finanziarie, che reclamano rassegnazione alle politiche di espropriazione di diritti, beni comuni e democrazia.

Il governo Lega-5Stelle, insediatosi dopo le elezioni del 4 marzo scorso, è da questo punto di vista un esempio evidente: nato dalla socializzazione del rancore -sia esso prodotto dal cittadinismo meritocratico' dei 5Stelle, sia esso prodotto dall''individualismo proprietario' della Lega- dopo aver riempito i mass media di roboanti dichiarazioni contro le politiche di austerità, ha di fatto canalizzato la frustrazione sociale verso il razzismo e la guerra contro i poveri.

Lega e 5Stelle non sono ovviamente arrivati all'improvviso; hanno occupato uno spazio, lasciato vuoto per decenni, da una sinistra variamente articolata che, grazie all'interiorizzazione totale della dottrina liberista e alle conseguenti politiche portate avanti, ha minato alle fondamenta il proprio blocco sociale, fino a determinare la propria scomparsa dalle istituzioni e la propria ininfluenza nella società.

Ciò a cui stiamo assistendo è, a nostro avviso, un'ulteriore tappa della trappola del debito, che, dopo aver contributo, grazie alle politiche liberiste e di austerità, all'enorme spostamento di ricchezza collettiva nelle mani delle lobby finanziarie e dei ceti alti della società, oggi interviene come arma di disciplinamento sociale.

E che necessita di autoritarismo per imporre la rassegnazione sociale all'inevitabilità delle politiche d'austerità (“c'è il debito, non ci sono i soldi”) e che necessita del razzismo per canalizzare la frustrazione sociale per l'”impossibile” cambiamento (“se i soldi non ci sono, prima gli italiani”).

Sembra un terreno abbondantemente arato che, giorno dopo giorno, ci fa assistere attoniti al peggioramento delle relazioni sociali, al superamento della soglia di dignità, all'emergere di un fascismo sempre meno strisciante.

Tuttavia, la società italiana è attraversata da un altro paradosso. Il numero di donne e uomini che, dentro la loro quotidianità sociale, mettono in campo lotte, pratiche ed esperienze che suggeriscono un altro orizzonte e un altro modello, non è mai stato così ampio come in questi ultimi anni; contemporaneamente, questo insieme di donne e di uomini non ha mai inciso così poco sull'agenda politica come in questi medesimi anni.

E' come se la rassegnazione all'inevitabilità della trappola del debito avesse ridimensionato anche il loro orizzonte e l'azione compiuta da ciascuno di essi, pur essendo anche molto radicale dentro l'esperienza specifica, avesse smesso di essere considerata parte di un sogno collettivo per una società diversa.

E' a questo variegato mondo di esperienze, dalle lotte per i diritti sociali a quelle di sostegno ai migranti, dalle battaglie contro la precarietà alle esperienze di mutualismo conflittuale, dalle lotte contro le grandi opere a quelle per la riappropriazione sociale dei beni comuni, dalle esperienze di una diversa agricoltura e produzione alle realtà di autogoverno urbano e sociale, che vorremmo rivolgerci per porre le medesime domande che attraversano anche noi:

E' questa la società che vogliamo?

Possiamo assistere al drastico peggioramento delle condizioni di vita e delle relazioni sociali senza provare a mettere in campo un nuovo protagonismo collettivo?

Possiamo sottrarci alla finta contrapposizione fra establishment e sovranismo reazionario non con l'esilio, ma con uno scarto di lato e un salto in avanti?

Noi pensiamo di si e per questo rispondiamo positivamente alla proposta lanciata da Il Manifesto  per una manifestazione nazionale a settembre contro il razzismo.

Perchè tuttavia non rimanga un evento tanto fondamentale quanto episodico, crediamo sia utile porre a tutti noi un ulteriore domanda:

Perchè non provare a costruire luoghi di confronto e di convergenza delle lotte, delle vertenze, delle esperienze e delle pratiche alternative, che si prefiggano, nelle forme, nei tempi e nei modi che da questi usciranno, un appuntamento nazionale di incontro, per dire tutte e tutti assieme:
“Fuori dalla trappola del debito, dal razzismo e dalla precarietà,
diritti, beni comuni e democrazia per tutti”?

Non sappiamo se sarà possibile, né quale potrà essere l'approdo.
Ma abbiamo deciso di riprendere a camminare e vorremmo farlo tutte e tutti assieme.
Con la consapevolezza di non voler mai rinunciare a cambiare lo stato di cose presenti e di voler riaprire l'orizzonte delle possibilità.
D'altronde, anche il loro potere, che pur appare feroce, è profondamente fragile. Perchè dura solo finchè dura la nostra rassegnazione.


ATTAC ITALIA

a tutte le realtà interessate ad approfondire queste riflessioni e proposte, chiediamo di segnalarsi scrivendo a segreteria@attac.org



mercoledì 29 agosto 2018

Una prefetta di....classe

Luciano Granieri




Ve la ricordate la prefetta di Frosinone Emilia Zarrilli? Quella che ha sempre rifiutato un confronto con  gli ex lavoratori Multiservizi, accampati sotto una tenda per rivendicare il proprio sacrosanto diritto ad un posto di lavoro? Diritto  sacrificato dal sindaco Ottaviani sull’altare di una scombicchierante strategia di rapina dall’occupazione alla becera propaganda?  Ingiustizia , per altro,  sanata  dalla magistratura. 

Sua Eccellenza  Zarrilli! la funzionaria tutta inciuci  con il sindaco di Frosinone , che ignorò  l’inopinabile e disdicevole faccenda dell’arresto del vice sindaco De Santis  per una sordida storia  di corruzione relativa agli appalti sui rifiuti. Una vicenda così rumorosamente silente   da non interessare la prefetta sulle   proroghe illegittime che il comune accordava, nonostante lo scandalo,  alla stessa  ditta corruttrice.

La Zarrilli!  Quello stesso rappresentante del governo, a cui  non faceva né caldo né freddo   che un tale di nome Ciavardini, in detenzione presso il carcere di Frosinone -  estremista nero,    condannato  insieme ad altri suoi gaglioffi fascisti per la  strage di Bologna,  e di vari altri reati fra cui il concorso   nell’omicidio del poliziotto  Franco Evangelisti perpetrato il  28 maggio del 1980 davanti al Liceo Classico Giulio Cesare a Roma  -fosse costantemente fuori dalla galera  ed  esercitasse la  nobile funzione di operatore culturale . 

Quella prefetta, all’inizio di luglio ha lasciato il nostro territorio sostituita dal dott.  Ignazio Portelli. Non sappiamo se per Frosinone l’avvicendamento sarà proficuo, certo è che Sua Eccellenza  Zarrilli, non appena insediatasi nella nuova prefettura di Pistoia, ha cominciato a fare danni. 

Ha chiuso il centro di accoglienza per migranti di Don Massimo Biancalani, quello che fece adirare ed indignare leghisti  e  fascisti  postando su Facebook, le foto di alcuni richiedenti asilo, accolti  nel CAS della   sua parrocchia di Vicofaro , che si ristoravano con un bagno in piscina. La decisione della prefetta  Zarrilli ha subito suscitato  un tweet  entusiasta del ministro per la promozione della razza italica Matteo Salvini che così esultava: “Tempi duri per il prete che ama circondarsi di migranti, ancora un po’ e la canonica scoppiava…..” 

Ma perché la Zarrilli ha chiuso il centro di accoglienza di Don Biancalani? Perché è fascista? Forse.  Perché odia i poveracci ? Sia  bianchi (i lavoratori della Multiservizi di Frosinone), che  neri (i migranti della parrocchia di Vicofaro) .    Non lo sapremo mai. 

Il provvedimento di chiusura del CAS,  emesso da Sua Eccellenza , ufficialmente parla di un mancato adeguamento di sicurezza della  cucina. Resta da capire come l’insufficiente messa a norma  di un locale, sito da tutta altra parte rispetto alla zona  di accoglienza dei migranti, possa determinare la chiusura dell' area. Resta altresì da capire come il complesso del CAS di Vicofaro fosse regolare  per l’ex prefetto il Dott. Angelo Ciuni ma non per la sua sostituta  Zarrilli che ne ha insindacabilmente decretato la chiusura.  

Per chiarezza d’informazione bisogna aggiungere che in quella cucina, dotata di forno a legna, dodici ragazzi  immigrati, dopo aver frequentato un corso per pizzaioli certificato Haccp, gestivano la “Pizzeria dei Rifugiati” preparavano e servivano pizze per clienti entusiasti. Ma tutto ciò per Sua Eccellenza , a fronte della mancanza di qualche solaio ignifugo, non si sa quanto indispensabile, doveva essere bloccato, alienato  forse per sempre. 

Del resto come dubitare dell’esperienza  di un funzionario che fu capo dello sportello unico per l’immigrazione a Roma? In realtà da dubitare ci sarebbe perché nel 2009 la D.ssa Zarrilli ,nell’adempimento di questa funzione,    fu accusata di corruzione in atto pubblico. Secondo gli inquirenti a corrompere il  futuro prefetto di Frosinone sarebbe stato tale Luigi Di Maio (un omonimo del vice presidente del consiglio)  direttore dell’agenzia di consulenza China Service, il quale avrebbe pagato  una vacanza a Dubai, per Sua Eccellenza   ed  alcune sue amiche, in cambio del via libera ad una pratica di ricongiungimento familiare di due cittadini cinesi . Una vacanza che, secondo una verifica dei libri contabili, sarebbe costata a China Service poco più  di ottomila euro. Per dovere di cronaca l’inchiesta è ancora in corso . 

A proposito di legalità se non ricordiamo male, anche i grillini locali ebbero a che dire con la prefetta in merito all'esistenza  di una  ineluttabile ed in inindagabile zona grigia  presente in ogni territorio , dove la legalità si contamina  con l’illegalità. Naturalmente per quei grillini, ogni dubbio su Sua Eccellenza   Zarrilli sarà stato fugato dal suo provvedimento di chiusura del CAS  di Don Massimo con tanto di encomio cinguettato dall’alleato Salvini. 

A proposito,  a quando il gruppo 5S in consiglio comunale passerà in maggioranza a supporto dell’appena costituta compagine salviniana facente capo ai consiglieri fuoriusciti dalla lista Ottaviani,  Enrico Cedrone e Sara Bruni? Sarebbe un bel modo per suggellare il ferreo contratto di governo anche a Frosinone.

lunedì 27 agosto 2018

Salvini demagogia a buon mercato

Avv. Felice Besostri



Molto demagogicamente Salvini annuncia che rinuncia all'immunità. Di che parla ? E' stato denunciato per un reato ministeriale, non coperto dall'immunità prevista dall'art. 68 Cost. per i parlamentari, ma solo, a partire dalla riforma del 1993,  per perquisizioni personali o domiciliari, arresti o altre forme di limitazioni della libertà, o per mantenerli in detenzione in caso di arresto obbligatorio in flagranza. Essendo nota la sua poca attenzione alle istituzioni   e alle dinamiche legislative non stupisce    che Salvini ignorasse la riforma che aboliva l'autorizzazione a procedere anche per i parlamentari, ma i mezzi di informazione non dovrebbero prestarsi a diffondere una falsa notizia sulla rinuncia ad un'immunità che non è prevista, e perciò ridursi a megafono di un'operazione di propaganda. Piuttosto un PM accorto avrebbe dovuto avvalersi dell'art.17 del DPR n,. 3/1957, che impone ai funzionari di non obbedire ad ordini che implichino la commissione di un reato e li considera,in difetto,  colpevoli dello stesso. Tanto più che un ordine formale non c'era né motivato nè in forma scritta come  prescritto dalla legge. Un chiaro avvertimento che chi esegue ordini illegittiimi non è coperto dal suo ministro, né può godere dei suoi privilegi.

domenica 26 agosto 2018

Raduno per la pace e i diritti 21 settembre Sant’Anna di Stazzema

Il  21 settembre a partire dalle 14.30  tutti a Sant’Anna di Stazzema per un raduno in difesa dei valori della Pace, della non violenza, della solidarietà, della libertà di opinione e di tutti i valori della Costituzione
nella Giornata Internazionale della Pace 



Cara cittadina, caro cittadino, 
sta succedendo qualcosa che non possiamo più sottovalutare, siamo di fronte al diffondersi di episodi di intolleranza, di rievocazione dei totalitarismi, ad appelli inaccettabili di discriminazione diffusi da altoparlanti, a porti chiusi a bambini malati nella totale indifferenza di tutti e addirittura con il plauso del governo. 
I campanelli continuano a suonare ed in troppi fanno finta di non sentire.
Serve un moto di orgoglio, un cambio di passo non solo da chi è chiamato a ricoprire incarichi pubblici, ma nella società che sembra essersi assopita e quasi rassegnata.
Nella Giornata internazionale della Pace che è stata deliberata dall’Onu come giorno di riflessione e di sospensione dei conflitti, il 21 settembre, chiediamo a tutti di venire a Sant’Anna di Stazzema, nel Parco Nazionale della Pace dalle 14.30 in poi  a dire che non ci rassegniamo a politiche che violano le più elementari forme di convivenza civile, al ritorno dei nazionalismi, dei razzismi: anche ottanta anni fa si cominciò dicendo che qualcuno era diverso, poi si arrivò alla più devastante guerra che la storia ricordi. Ecco perché a Sant’Anna di Stazzema vogliamo organizzare un raduno per la pace, che non è assenza dalla guerra, ma è l’assenza dalle condizioni che portano alla guerra ed in cui l’essere umano, uomo e donna, può realizzarsi, nel rispetto delle giustizia, libertà dal bisogno, libertà di opinione, con più diritti per tutti. 

Fare finta che non stia succedendo qualcosa è un aiuto a populismi e nazionalismi che sono il contrario dei valori della cittadinanza che vogliamo affermare. 

Ti aspetto a partire dalle 14.30 a Sant’Anna di Stazzema, Parco Nazionale della Pace, per una invasione pacifica di tutti noi cittadini  in un luogo tanto significativo. 

Il Sindaco di Stazzema 
Maurizio Verona