venerdì 31 gennaio 2020

Appello non comprare più il Fatto Quotidiano

Luigi Fasce - Comitato Democrazia Costituzionale Genova



 Sprechi Alle urne il 29 marzo che costa 300 milioni- La beffa:Salvini vota si al referendum “-  Il Fatto Quotidiano di ieri-

Ci va giù pesante  il Fatto, senza ritegno, con un articolo di Gianluca Roselli, certo sollecitato dal patron Travaglio,  sbeffeggia pure: "Il paradosso è che sarà una consultazione del tutto inutile, dato che il risultato è scontato. Già oggi i sondaggi danno il Si al taglio al 90% ."

Pare proprio che il Fatto sia oramai il giornale dei 5Stelle, ma anche del PD. Eppure per il referendum "deforma Costituzione" del 2016   i voti della Lega, Forza Italia e M5S erano tutti buoni ma solo  per tagliare la testa a Renzi . Articoli trionfanti de Il Fatto "Gli Italiani hanno salvato la Repubblica". 

Ricordiamolo si eliminava l'intero Senato che i cittadini non avrebbero più potuto votare. Sparito. Ora spariscono un bel po' di deputati e senatori della Repubblica lasciando  vuoti di rappresentanza dei cittadini sui territori. 

Ma ora il Fatto schernisce, la butta sul risparmio dei soldi. Meglio saperlo con chi abbiamo a che fare. Il problema è che i 5stelle-PD Zingaretti stanno riuscendo a fare quello che non è riuscito a fare il PD di Renzi. Quale era  lo scopo di Renzi,? Mantenere uno scampolo di Parlamento con sotto il tallone  i deputati nominati  del suo partito padrone del governo prono al potere neoliberista. Ora è lo stesso.  

Prono al potere neoliberista è il governo Monti 2 con lo  stesso PD di prima e con i 5Stelle convertiti anch'essi al neoliberismo. Questo il  desolante quadro. Eppure si deve andare avanti.  

Vedremo il 30 di marzo  di quanto sarà scesa la percentuale del 90 che ora il Fatto smargiasso sbandiera. Però anche la puntura di una zanzara può essere assai fastidiosa ... fuori di metafora ...  da domani quando vado in edicola non compro più   il Fatto Quotidiano, facciamolo in tante/i.

PS Buona notizia, l'avv.Rossi  ci ha informato che i GiuristiDemocratici sono ancora con noi.

giovedì 30 gennaio 2020

Modello Frosinone

Luciano Granieri



E’ difficile immaginare che la città di Frosinone possa assurgere a modello di qualche cosa, considerato quanto il comune occupi sempre gli ultimi posti nella classifica fra le città in cui si vive meglio, e i primi per  in relazione al degrado ambientale. Eppure il Comune di Frosinone può essere considerato un modello, rispetto alla sua piena adesione  ai  dettami liberisti.  Riconosciamolo, Frosinone è la città neoliberista per autonomasia, è un fulgido esempio in questo senso. 

Le due dinamiche fondanti le pratiche  liberiste, in relazione all’amministrazione degli enti locali, ossia la costante ed invasiva cessione di spazi,  beni e servizi pubblici ai privati, e il trasferimento di un enorme quanto in quantificabile debito    privato sulle spalle della collettività, cioè  la trasformazione del debito privato in debito pubblico, sono state, e sono tutt’ora, ben presenti nell’amministrazione cittadina. Dinamiche  favorite, quando non imposte, da leggi nazionale e finanche dai trattati europei.  

Il Saccheggio di Frosinone
Procediamo con ordine.  La pratica del saccheggio di spazi pubblici da parte dei grandi interessi fondiari è stata sempre condizionante nel governo della città. Frosinone è stata precorritrice in questo senso . La storia del “P.R.G. Frusino 52”  sulla manipolazione, negli anni ’60,di piani regolatori non approvati dal Ministero dei Lavori pubblici,  ma comunque messi in atto, per favorire la messa a disposizione di  ampi insediamenti alle lobby fondiarie della zona, a discapito della vivibilità dei cittadini,  è più o meno nota.  

Ma è nel 1992 che  la pratica illegale di infrangere i piani regolatori diventa legale. I  grandi fondi d’investimento privati scoprono che speculare sulle aeree pubbliche è fonte di enormi profitti (nel 2010, ad esempio tale pratica   consentirà ai grandi fondi immobiliari di realizzare utili per  70 miliardi di dollari) .  La speculazione consiste   nell’ acquisire terreni  destinati ad uso agricolo, dal valore esiguo, per poi trasformarne   la destinazione d’utilizzo  in aeree edificabili. Un semplice adempimento burocratico  che però attribuisce a quei terreni, acquisiti con pochi soldi, un valore di molto superiore consentendo a chi li acquista  di accumulare enormi profitti. Il tutto autorizzato, non più  dall’ente comunale,  ma direttamente  dal ministero.  Il  governo centrale, dunque,    si arroga   il diritto di imporre ai comuni i cambi di destinazione d’uso, superando la pianificazione urbanistica locale. 

Si spiega così il proliferare di mega insediamenti residenziali  in aree rurali. Frosinone da questo punto di vista costituisce un fulgido esempio . Nel 1998, irrompe la pratica dell’edilizia contrattata. I municipi,  in alternativa alla riscossione degli   oneri di urbanizzazione, possono  chiedere, in cambio della cessione a  privati di  aree  edificabili, opere compensative: ad esempio  la costruzione di un parcheggio, piuttosto che la sistemazione di una piazza. 

Con l’introduzione del patto di stabilità interna , imposto ai Comuni dal Fiscal Compact, su cui torneremo fra breve, ogni mezzo euro dovrà essere destinato al rientro del debito, ecco dunque che per ogni necessità urbanistica il ricorso all’edilizia contrattata sarà l’unico strumento praticabile con  la cessione ai privati di ampi spazi di aree pubbliche su cui costruire palazzi, in cambio di un loro impegno alla sistemazione di un cavalcavia. 

Frosinone si conferma leader in questa metodologia.  Nel rapporto Ispra sul consumo di suolo, nel 2018  il Capoluogo primeggia  con un aumento del  29% d’insediamenti abitativi  industriali per area definita , rispetto alla media provinciale  che è del 7%.



Il Debito Privato diventa Pubblico.
Anche in  merito alla trasformazione del debito privato in pubblico Frosinone è un modello.   Le varie amministrazioni comunali che si sono succedute, dagli anni ’70 in poi,  non hanno mai preteso il saldo degli oneri di urbanizzazione dei terreni concessi ai privati per  costruire i loro mega insediamenti residenziali, in barba ad ogni programmazione urbanistica, nonostante l’art.10 della legge 28/01/1977 ne prescrivesse le modalità di discussione.

I padroni fondiari della città hanno saccheggiato ampie porzione di aeree pubbliche a proprio piacimento senza pagare al comune nemmeno un centesimo di quanto dovuto per legge.  Nella prima consiliatura del sindaco Marzi, la consigliera comunale Gudrun Seidelmeier, finalmente si rese conto di quanto ciò togliesse risorse al Comune , tanto da richiedere, attraverso una delibera datata 18 settembre 2000, una commissione d’inchiesta che facesse luce sull’entità del debito prodotto dalla mancata corresponsione degli oneri urbanistici da parte dei privati ,  e avviasse procedure di immediata riscossione almeno per gli anni 1992, 1997/1998. Un’iniziativa che non ebbe mai seguito, tanto che i padroni costruttori continuarono ad evadere gli onori concessori almeno fino alla fine del 2012. Già il 2012,  anno cruciale.  

Fino ad allora, malgrado il fardello  costituito da una tale posizione creditoria verso i privati mai assolta, un minimo di servizi sociali e di valorizzazioni della città poteva essere assicurata attraverso disavanzi di bilancio e  il ricorso a finanziamenti presso la Cassa Depositi e Prestiti che assicurava agli enti locali prestiti a tassi d’interessi esigui, proprio per consentire loro di disporre di fondi utili alla manutenzione e salvaguardia del patrimonio pubblico.

 Lo stesso sindaco Michele  Marini  al governo della città fra il 2007 e il 2012 riuscì ad ottenere un prestito da CdP per sistemare il museo archeologico e l’antistante piazza, per costruire un sito sportivo da destinare ai disabili, per progettare il parco delle Fontanelle. Sappiamo poi come una parte  di quei soldi sia stata destinata dall’attuale sindaco Nicola Ottaviani  alla costruzione dello stadio, o meglio al finanziamento parziale di un’opera di proprietà di un privato (Il presidente del Frosinone Stirpe) lasciando il museo, la struttura per disabili ed il parco al proprio destino. Chiaramente uno stadio offre maggiore consenso di una struttura per disabili. 

Ma nel 2012  la Troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale) impone ai Paesi dell’Unione il Fiscal Compact, ovvero il pareggio di bilancio. Ogni Stato, e gli enti pubblici in esso compreso, non possono  più finanziare a debito la loro attività sociale. Tale norma, addirittura, è  messa in Costituzione (art.81) con il voto unanime di tutti, dal centro sinistra al centro destra (lega compresa). Non solo, ma tutti, Stato ed enti pubblici che presentano una situazione debitoria pregressa, dovranno  pianificare un piano di rientro da realizzarsi attraverso lo smantellamento dello stato sociale, l’aumento di tasse e tariffe ,  la cessione di servizi e beni pubblici ai privati. 

Non è possibile  per un comune occuparsi direttamente delle attività utili ai cittadini, queste devono essere cedute a privati a meno che il comune stesso non costituisca una Spa, con capitale  interamente proprio,  in società  con altri enti o ditte private,  con   conseguenze rilevanti anche sulla richiesta di prestiti che saranno concessi  con tassi d’interesse di mercato come accade per ogni Spa, annullando le agevolazioni a cui  un ente pubblico può accedere .  

E’ il tracollo per il Comune di Frosinone, chiamato a rientrare dei debiti prodotti dalla mancata corresponsione degli oneri di urbanizzazione da parte dei privati, attraverso un piano di devastazione sociale fatto di tagli ai servizi, licenziamenti di coloro che li erogano,  aumento alla massima aliquota di tutte le tariffe, cessione di beni a quegli stessi privati che hanno prodotto il dissesto

All’alba  della formalizzazione di questo tracollo, viene eletto a sindaco Nicola Ottaviani. La Corte dei Conti certifica che il Comune di Frosinone deve rientrare di un ammanco di  14.676.000 euro. Si compie così la trasformazione di un debito privato in un sanguinoso debito pubblico.

Il piano di rientro genera altro debito....a carico dei cittadini.
 Il sindaco Ottaviani può scegliere la procedura del dissesto in base alla quale per 5 anni è la Corte dei Conti a governare la città avviando contestualmente un’indagine sugli amministratori che hanno prodotto il debito, perseguendoli ,in caso di accertata colpevolezza, con l’interdizione dai pubblici uffici e l’obbligo di restituire di tasca propria il mal tolto. Sarebbe l’annientamento di un’intera classe politica ed in particolare coinvolgerebbe gli esponenti della precedente maggioranza, poi diventata opposizione all’elezione di Ottaviani, responsabili del buco. 

Oppure concordare un piano di rientro decennale con i giudici contabili in base al quale il sindaco s’impegna ad amministrare pianificando azioni risanatrici  da macelleria sociale, che partono dalla  realizzazione di avanzi di bilancio milionari (più tasse, meno servizi)  fino ad  una corretta analisi dei   debiti fuori bilancio e ad una riqualificazione dei  crediti di dubbia esigibilità che, se non più ottenibili ,devono sparire dalle analisi  previsionali come voci attive.Una caratteristica rilevante di questa seconda opzione è che non vengono avviate indagini per cercare gli eventuali colpevoli degli ammanchi. 

Ottaviani sceglie questa procedura  nota con il nome di Piano di Equilibrio Economico  e Finanziario. E’ una scelta perfetta per le sue mire. Da un lato gli consente comunque di governare la città, dall’altro di tenere in pugno i membri dell’opposizione graziati, per merito suo,  da un’eventuale indagine della Corte dei Conti . Inoltre il ricorso a tagli, cessione dell’intera città al privato, vero core business della giunta Ottaviani,  è più che giustificato dal Piano di Riequilibrio Economico e Finanziario, tanto che ci troviamo da quest’anno fino al 2022 a realizzare avanzi di bilancio per circa 6 milioni di euro, con una non ben precisata prospettiva su cosa ancora si dovrà tagliare. 

Ma in pieno spirito neoliberista, il “Nostro” riesce a  ricavare, nell’ambito della procedura di rientro,  spazi per alimentare il suo consenso, costruendosi un enorme tappeto fatto di feste, fiere, parchi scintillanti, passioni viventi , sotto cui nascondere l’immondizia sociale e culturale  prodotta. 

Come?  Non lo sappiamo. Possiamo solo ipotizzarlo. Intanto non si ha contezza della qualificazione dei debiti  fuori bilancio, poi, nel 2015, a seguito di una norma voluta dal governo Renzi che costringeva i comuni all’accertamento straordinario dei crediti di dubbia esigibilità, emergeva come il Comune di Frosinone denunciasse crediti non più riscuotibili per 27.720.000 di euro che puntualmente, però, finivano a bilancio come poste attive,  non sollecitando obiezioni da parte della Corte dei Conti e consentendo le spese folli per  i circenses a discapito del  panem. 

Per il ripianamento di quei quasi 28 milioni di euro,  è stato strutturato un  piano di rientro che graverà sui cittadini in termini di ulteriori tagli  per  940 mila euro l’anno. Non sappiamo chi abbia prodotto questo debito e per quali finalità  , una cosa è certa, questi soldi non sono stati usati per scopi utili alla collettività anche se la stessa collettività li dovrà ripagare. 

Il pericolo concreto è che nel 2022, alla scadenza  del Piano di Riequilibrio Economico e Finanziario e alla scadenza del mandato di Ottaviani,  l’esame sull’avvenuto rientro del debito da parte della Corte dei Conti  sarà negativo. Ciò significherà che il Comune di Frosinone andrà direttamente   in procedura di dissesto e che a governare la città per 5 anni sarà direttamente il commissario dei giudici contabili. Dopo dieci anni di  provvedimenti  lacrime e sangue potrebbe  aspettarci  un ulteriore quinquennio di devastazione sociale, mentre i pochi soliti noti hanno continuato e continueranno ad arricchirsi sulle spalle dei cittadini.



Che fare?
Come se ne viene fuori?  Sarà molti difficile e impegnativo. Non basterà scagliarsi contro l’amministrazione Ottaviani che ha semplicemente accelerato , incattivito e messo a sistema  un processo già avviato dagli altri sindaci, bisognerà  riprendersi la città che ci è stata rubata, perché noi cittadini siamo i veri proprietari di Frosinone

Sarà necessario anteporre gli interessi della collettività diffusa ai saccheggi delle lobby finanziarie ed immobiliari, di conseguenza, infischiarsene dei dettami del patto di stabilità interna che,  in nome di una aggiustamento strutturale finanziario,  lede i diritti fondamentali della popolazione: dall’abitazione, al lavoro, all’educazione, alla tutela ambientale, alla salute.  

Anzi potrebbe proprio partire dai municipi una lotta contro i vari piani di stabilità,  fiscal compact ,  austerity che affamano  i cittadini e arricchiscono  banchieri e speculatori a tutti i livelli, locali ,nazionali, internazionali. 

Che i debiti privati siano pagati dai privati,  perché è criminale vessare i comuni con continui tagli ai servizi sociali mettendo  la scusa del debito pubblico elevato,  infatti  solo l’1,8% del debito  pubblico è a causato dai  comuni,  il resto è la replica in grande scala  di ciò che è accaduto a Frosinone, ossia un gigantesco trasferimento del debito privato sulla spalle dei cittadini. 

Riprendiamoci il Comune dunque. Come?  Cominciamo a rivendicare le seguenti azioni:
A)   Audit del debito della finanza locale


B)    Bilancio Partecipativo

C)    Produzione di una carta dei beni comuni urbani

D)   Riappropriazione di beni comuni e servizi pubblici  come istituzioni sociali della comunità territoriale.

E)     Avvio di pratiche per una nuova economia sociale territoriale.

F)     Espansione delle forme di democrazia partecipata dal basso e di autogoverno sociale.

Facciamolo da adesso prima che sia troppo tardi.

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note bibliografiche: 

Le mani sulla città di Paolo Berdini e Daniele Nalbone (edizioni Alegre)

Dacci oggi il nostro debito quotidiano di Marco Bersani (edizione Derive Approdi)

La grande truffa quarant'anni di anarchia edilizia nel comune di Frosinone di Augusto Bartoli  (pubblicazione indipendente)

lunedì 27 gennaio 2020

27 gennaio: memoria e verità storica

Teoria&Prassi Piattaforma Comunista.





Settantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, i soldati dell’Armata Rossa impegnati nell’offensiva per liberare i territori occupati nell’Europa orientale e distruggere il Terzo Reich, giunsero nella cittadina polacca di Oswieçim (Auschwitz).
Verso le ore 15 i soldati sovietici abbatterono i cancelli del campo di sterminio e liberarono circa 7.600 uomini, donne e bambini, fra cui prigionieri di guerra sovietici, prigionieri politici, prigionieri ebrei, slavi, polacchi, italiani, rom e sinti, prigionieri omosessuali e “asociali”…
Furono trovate le prove degli assassinii di massa compiuti e il mondo poté conoscere le reali dimensioni della barbarie nazifascista.
Di fronte ai falsificatori della storia che siedono nel Parlamento europeo, i quali pretendono di mettere sullo stesso piano comunismo e nazifascismo, favorendo l’ascesa delle forze più reazionarie e oscurantiste, oggi vogliamo ricordare le parole di uno scrittore: 
Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all'Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita!
Ernest Hemingway