sabato 11 aprile 2020

Vertenza car fluff chiusa.




“Vi scrivo per trasmettere in allegato la sentenza pubblicata oggi dal Consiglio di Stato, che pone fine alla nota questione del car fluff, rigettando l’appello della Marangoni e quindi dichiarando la perfetta legittimità del provvedimento della Regione Lazio che negò l’autorizzazione alla trasformazione dell’inceneritore di pneumatici”. 

Con queste parole l'avvocato Alberto Maria Floridi  (Studio Legale Gattamelata e associati) ha comunicato la chiusura della vertenza car fluff Marangoni alle associazioni Anagni Viva, Associazione Diritto alla Salute, Comitato di quartiere Osteria della Fontana. Retuvasa. 

Con la sentenza n.2248/2020 del Consiglio di Stato, come riferito dall'avv. Floridi alle associazioni rappresentate, è stato affermato come fosse corretto negare l’autorizzazione non solamente in base al principio di precauzione, tenuto conto della grave situazione ambientale e sanitaria della zona, ma anche alla luce delle lacune specifiche del progetto, che non consentivano di considerarlo sicuro e affidabile.

Si conclude quindi una vicenda, quella del car fluff, nel corso della quale è cresciuta la consapevolezza dei rischi ambientali ai quali è sottoposto il nostro territorio.

Tale consapevolezza è stata suscitata, oltre che dalle evidenti criticità ambientali, anche dall'azione continua e persistente, in tutti questi anni, delle associazioni che hanno voluto diffondere una corretta informazione su questi argomenti,con costante impegno organizzativo, eccellenti competenze  tecniche e ferma  convinzione di lottare  per difendere il territorio, mobilitando i cittadini e ricorrendo alla giustizia. Tale lavoro, svolto soltanto da volontari, sta dando i suoi frutti e ha evidenziato che, la Valle del Sacco, è stata da anni oggetto di spericolate sperimentazioni.

Sperimentazioni spesso portate avanti, come evidenzia la sentenza,  non da primari istituti di ricerca o sotto la sorveglianza di eccellenti centri di studi, ma da imprenditori che tentano di trarre profitti con i rifiuti, in questo caso anche pericolosi, con minimi investimenti, con superficialità e spesso con sprezzo degli effetti che le loro sperimentazioni possono avere sull'ambiente e sulla salute pubblica.

La collaborazione tra le associazioni ha dunque dato il suo contributo per resistere e vincere la deriva del degrado del nostro territorio, in questo caso con il supporto della Regione Lazio, che non aveva concesso la valutazione di impatto ambientale favorevole.

Da questo risultato, ripartiamo per fare presente sia ai furbetti delle sperimentazioni spericolate, sia ai rappresentanti politici,  che alle istituzioni responsabili dei processi decisori, non sempre così lungimiranti come in questo caso e, soprattutto, ai nostri concittadini, che noi saremo sempre attenti e pronti a respingere qualsiasi ulteriore tentativo di ridurci a cavie silenti di sperimentazioni nocive. 

Chiediamo ai nostri concittadini di seguire ancora le nostre attività e chiediamo alle istituzioni, soprattutto in questa fase, una moratoria assoluta di tutti i procedimenti autorizzativi di produzioni pericolose e nocive per l’ambiente. Per questo ancora una volta  diciamo basta al sacrificio della popolazione di una Valle che nonostante sia stata riconosciuta quale Sito di Interesse Nazionale, a fronte del grave persistente stato di inquinamento, continua ad essere aggredita da iniziative ad alto impatto ambientale, quali inceneritori  tossici e centri di trattamento dei rifiuti, quali discariche, compostaggi, recuperi di ceneri pericolose.

LE ASSOCIAZIONI:  ANAGNI  VIVA, RETUVASA,  COMITATO RESIDENTI  COLLEFERRO, CIRCOLO  LEGAMBIENTE ANAGNI,  RAGGIO VERDE,  ASSOCIAZIONE  DIRITTO ALLA  SALUTE,  COMITATO OSTERIA DELLA  FONTANA, COORDINAMENTO INTERPROVINCIALE AMBIENTE E SALUTE VALLE DEL SACCO E BASSA VALLE DEL LIRI (al quale hanno aderito 32 tra associazioni e comitati), ASSOCIAZIONE QUARTIERE CERERE.

 Per informazioni:  mail:info@dirittoallasalute.com.  telefonare al  n.:  3930723990.
Per aggiornamenti:www.anagniviva.org, www.dirittoallasalute.com, www.retuvasa.org

Covid-19: Una patrimoniale risarcitoria per sottrarsi al ricatto di banche e mercati finanziari

Luciano Granieri





Riassumiamo. Da quando è iniziato  il contagio da coronavirus , con conseguente lock down, le misure economiche pianificate per arginare la crisi sanitaria ed economica sono le seguenti:

Governo Nazionale

Decreto  Cura Italia:  il governo stanzia 25 miliardi di euro complessivi, sfruttando il congelamento delle norme del Patto di Stabilità europeo  che prevedono il divieto di sforare dal rapporto debito/pil concordato. Guarda caso si è intaccato il dogma fondante della UE , solo quando la crisi ha incominciato a minacciare i profitti. Nell'epoca in cui  in Grecia morivano   di fame i bambini,  non solo non si è derogato al rapporto debito/pil, ma addirittura si è imposto il memorandum che ha finito di strozzare gli Ellenici. 

I  25 miliardi  andranno a gravare sul  debito. Quando la deroga al patto di stabilità finirà,  a fronte di uno sforamento inevitabile  (150-170%),  si inaspriranno i programmi di austerity che  si rovesceranno anche sul tanto decantato sistema sanitario nazionale mutilandolo ulteriormente.

Decreto liquidità  per le imprese:  Il governo si farà garante per  prestiti che   le attività produttive   potranno chiedere  alle banche fino ad un ammontare complessivo di 200 miliardi .  In particolare verrà garantito il 90% di un finanziamento richiesto da grandi imprese e il 100% per prestiti accesi da piccole/medie aziende e  lavoratori autonomi. 

Ma c’è un problema di lungaggini.  Infatti  le  banche invitano  i clienti a chiudere eventuali finanziamenti in corso, per riaccendere linee di credito secondo il nuovo decreto. Lo scopo è evidente:  trasferire il rischio d’insolvenza sulle spalle dello Stato. Per questo motivo i banchieri aspettano che la normativa sia pubblicata in gazzetta ufficiale, tenendo sulle spine molti clienti che già hanno fatto richiesta di prestito.  

 In ogni caso i soldi non sono gratis.  Si attiva un debito privato, con interessi che, in caso d’insolvenza, diventa pubblico. Inoltre è previsto l’acquisizione da parte dello Stato di quote azionarie in relazione alle  attività di ordine strategico,ciò per evitare che i mercati finanziari acquisiscano per un pezzo di pane aziende operanti nella farmaceutica, nelle telecomunicazioni , nella distribuzione delle risorse energetiche. Nazionalizzarle direttamente ovviamente è un delitto.

Unione Europea BCE

 Quantitative Easing: Il 19 marzo la BCE s’impegna ad acquistare 750 miliardi di euro in obbligazioni pubbliche e private.  La quota di  titoli italiani ammonterebbero circa a 200 miliardi, secondo le regole del Q.E,  ma   per l’emergenza potranno essere anche di più. I  soldi   andranno ai detentori di questi  titoli, per lo più banche e fondi d’investimento, il che non significa che tale  liquidità verrà riversata verso le imprese, o a sostegno del sistema sanitario, significa solo bloccare eventuali speculazioni da parte del mercato finanziario il quale, volendo  prestare soldi ad un Paese in piena crisi sanitaria,  esigerebbe interessi molto alti: tassi  di molto superiore al circa 2% garantito oggi dai Btp a 10 anni. 

Giova ricordare che la quota dei titoli tedeschi acquistati dalla Bce è a tassi negativi. Cioè non solo la Germania non paga interessi, ma addirittura ci guadagna a depositare i bund presso la Bce. Ecco perché non ha alcuna voglia  di  condividere il debito con gli altri paesi attraverso i Coronabond .

Sure:  Misura pianificata dalla Commissione Europea con  l’obbiettivo di salvaguardare   i lavoratori dell'unione  che hanno perso il posto di lavoro a causa della pandemia e conseguente lock down.  Si tratta dell’emissione di titoli   per   100 miliardi   che la Commissione collocherà sui  mercati azionari. L’Italia dovrà stanziare 25 miliardi a garanzia qualora il pagamento non venisse onorato a fine crisi. Secondo voi i  suddetti mercati azionari compreranno i titoli aggratis? Evidentemente no.  Altro debito dunque!

 BEI: Per  aiutare le imprese la a Banca Europea per gli investimenti  costituisce un fondo cui gli Stati membri parteciperanno con 25 miliardi a garanzia.  Con essi  si punta a raccogliere capitali fino a 200 miliardi a tassi ridotti. I soldi raccolti verranno affidati alle Banche Nazionali (Cassa Depositi e prestiti per l’Italia) che il  trasferiranno  a chi fra le attività produttive ne farà richiesta, applicando interessi  vantaggiosi, altro debito  (privato se le aziende pagheranno, pubblico se, in caso di insolvenza,    si dovesse attivare la clausola di garanzia a carico dello Stato.)

MES: il tanto temuto  Meccanismo Europeo di Stabiltà. E’ attivo  per complessivi 240 miliardi, all’Italia ne toccherebbero  36, senza condizioni, a patto che i soldi richiesti vengano usati per far fronte all’”emergenza sanitaria diretta o indiretta”. 

Nulla è previsto per far ripartire un tessuto economico e sociale annientato  dalla pandemia.  Infatti ,si legge nel comunicato dell’Eurogruppo,: “La linea di credito sarà disponibile fino alla fine dell’emergenza, dopo gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici, coerentemente con il quadro di sorveglianza fiscale europeo”

Per cui se si vorrà ricorrere al Mes  presentando probabilmente un rapporto debito/Pil del 150-170% , l’austerity imposta dal possibile memorandum sarà terribile, con la sicura liquidazione della sanità pubblica. Ciò che è accaduto alla Grecia non sarà nulla rispetto alla devastazione che potrà colpire l’Italia.

Conclusioni 

 Cura Italia, decreto liquidità sono le misure italiane.  Il Sure, il fondo della Bei e il Mes sono le misure proposte dall’Eurogruppo per finanziare l’emergenza Covid-19.  Saranno accettate dalla Commissione? E comunque saranno sufficienti per il nostro governo che invocava gli Eurobond? Conte ha   affermano che non firmerà alcun piano che non contenga un meccanismo di condivisione del debito  e  non si avvarrà dei  fondi del Mes . In realtà pare che la possibilità di ricorre al Meccanismo Europeo di Stabilità sia stato inserito  solo per calmare i mercati, sicuri che un condizionamento politico di austerity  possa sconsigliare certi governi a farsi venire strane idee.

Che Fare

Al di là delle beghe di Conte con l’Europa, con la sua maggioranza e con  l’opposizione,  tutti questi interventi  graveranno terribilmente sulla tenuta  sociale del Paese  aumentando diseguaglianza e povertà . A guadagnarci, come al solito, saranno  banche  e mercati finanziari . Ma è possibile reperire soldi senza ingrassare i fondi d’investimento alla Black Rock? No nell’attuale  consolidato sistema ultra  liberista. E se noi finalmente provassimo ad uscire da questa gabbia?  

Cosa si può fare attivando norme insite nei trattati europei  (art. 123 comma 2 del trattato istitutivo dell’Unione Europea ) e internazionali (art.25 della Commissione Onu del diritto internazionale)  è descritto nel bell’articolo di Marco Bersani su Attac Italia che consigliamo di leggere al seguente link   EUROGRUPPO il pasto non è gratis.   

Io propongo di prendere i  soldi li dove sono. Secondo una stima di Banca d’Italia i patrimoni privati ad oggi ammontano a 9.743 miliardi, contando solo i beni e i servizi dichiarati, cioè al netto dell’evasione fiscale. In particolare quasi 5.000 miliardi sono nella disponibilità di pochissimi super ricchi, l’1% della popolazione. Basterebbe tassare del 20% i patrimoni di questo 1% per avere la disponibilità di 1.000 miliardi. 

In realtà la mia proposta è già stata avanzata  da  Potere al Popolo sulla base di un prelievo quantizzato al  solo  10% . Considerato che questi super Paperoni hanno accumulato tali enormi sostanze  anche facendo profitti sulla salute della gente - finanziando la sanità  privata, foraggiando le lobby assicurative, depauperando la tenuta della sanità pubblica, provocando le morti  di infermieri e medici chiamati ad affrontare la pandemia senza le dovute protezioni, nonché causando un numero spropositato di vittime fra i contagiati  - sono di fatto corresponsabile della strage.  Quindi il 20% è il minimo indispensabile per una patrimoniale  risarcitoria. 

1.000 miliardi darebbero la possibilità di pensare un altro servizio sanitario realmente universale,  stanziare finanziamenti pubblici per far partire nuovi modelli di produzione sotto il controllo statale , risanare un territorio dove la normalità è data dai ponti che crollano, e avanzerebbe anche qualcosa per ridurre il rapporto debito/pil. Il tutto senza passare per le fauci degli speculatori e delle loro consorterie politiche esecutive.  

Il Pd ha proposto un emendamento al decreto Cura Italia, in cui si prevede una tassazione progressiva dal 4 all’8% sui redditi al di sopra di 80 mila euro l’anno per aiutare quella popolazione maggiormente colpita dalla crisi determinata dal  Covid-19. Apriti cielo! L’idea è stata subito bocciata dai compagni di governo e dalle opposizioni.

 In effetti stiamo parlando di  elemosina. Ma la vicenda fa riflettere su come si invochi solidarietà dai cattivi paesi del nord Europa, contrari agli eurobond,  senza pretendere la stessa solidarietà dagli Italiani ricchi, componenti di quella classe liberista criminale che non fa prigionieri e andrebbe combattuta imponendo un'altro modello sociale ed economico. 

venerdì 10 aprile 2020

EUROGRUPPO: il pasto non è gratis. Ecco cosa sappiamo ad oggi

Marco Bersani. Attac Italia



Dopo l’accordo all’interno dell’Eurogruppo sulle risorse da mettere in campo per far fronte all’emergenza sanitaria provocata da Covid19 e alla conseguente emergenza economica e sociale, è iniziata la gara mediatica su chi ha vinto e chi ha perso all’interno dell’acceso confronto fra i partner europei.
Ad oggi sappiamo che verranno attivati:
a) il Sure, uno strumento di supporto ai lavoratori sul modello della cassa integrazione italiana, con una dotazione su scala europea di 100 miliardi, messi a disposizione dalla Commissione Europea sui mercati azionari attraverso l’emissione di titoli; si tratta di un prestito, per ottenere il quale l’Italia dovrà mettere 25 miliardi di garanzie, volte a garantire la restituzione ad emergenza conclusa;
b) la Banca europea per gli investimenti (Bei), che costituirà un fondo per le imprese, con una garanzia di 25 miliardi, messi a disposizione degli Stati, per raccogliere capitali fino a 200 miliardi a tassi molto ridotti; i soldi raccolti verranno successivamente prestati a chi ne farà richiesta, attraverso istituti nazionali come Cassa Depositi e Prestiti, a tassi altrettanto vantaggiosi e con scadenze a lungo termine;
c) il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) che attiverà complessivamente 240 miliardi (per l’Italia fino a 36 miliardi), senza condizioni solo se i soldi richiesti saranno indirizzati alla spese per far fronte, direttamente o indirettamente, all’emergenza sanitaria.
Per quanto riguarda gli eurobond se ne riparlerà dentro la generica voce “strumenti innovativi di finanziamento” messa in calce all’accordo.
In attesa di vedere nel dettaglio i termini concreti dell’accordo, possiamo già dire che “il pasto non è gratis” e che gli strumenti messi in campo sono tutti interni alla trappola del debito, sul mantenimento della quale i litigiosissimi partner europei non hanno mai avuto alcuno screzio. Cambiano i nomi degli strumenti ma la sostanza rimane: è tutto debito da ripagare.
Si poteva fare altrimenti nel contesto dato? La risposta è sicuramente sì, ma con il pericolosissimo effetto collaterale di mettere a nudo l’ideologia liberista e il suo castello di carte.
Si poteva e doveva pretendere che le risorse fossero messe a disposizione dalla Bce in diverse forme.
La prima delle quali è inserita nell’art. 123, comma 2, del Trattato istitutivo dell’Unione europea, che permette alla Bce di finanziare direttamente istituti creditizi pubblici: cosa impediva di istituire un fondo pubblico europeo di emergenza sanitaria, chiedendo il finanziamento diretto della Banca centrale europea?
Inoltre, invocando le categorie giuridiche dello “stato di necessità”, del “cambiamento fondamentale delle circostanze” e della “causa di forza maggiore” (art. 25 della Commissione Onu del diritto internazionale) si sarebbe potuto chiedere la garanzia della Bce sui debiti pubblici nazionali, sospendendo il pagamento degli interessi (60 miliardi/anno per l’Italia) per i prossimi tre anni.
O, ancora, si poteva pretendere dalla Bce di esercitare, per un periodo di almeno tre anni, il ruolo di banca centrale pubblica, comprando direttamente i titoli di stato emessi dai paesi per far fronte all’emergenza sanitaria, sociale ed economica.
Tutte misure che avrebbero avuto il grande pregio di liberare molte più risorse di quelle, tremendamente insufficienti, oggi messe a disposizione, e soprattutto senza alcun aggravamento dei debiti pubblici degli Stati.
Tutte misure neppure ipotizzate dalle oligarchie europee e nazionali, perché avrebbero avuto il grande pregio di smascherare la trappola ideologica del debito e dei vincoli di Maastricht.
É giunto il momento di riappropriarsi collettivamente dell’economia, per impedirle di continuare ad essere l’econo-loro.