martedì 17 agosto 2021

Il green pass per la criminalità neoliberista

 Luciano Granieri



La ministra della giustizia Carla Cartabia, durante la commemorazione delle vittime del crollo del ponte Morandi a Genova, ha rassicurato i congiunti dei deceduti, per mano della criminalità neoliberista, che il processo riguardante i rinviati a giudizio per la strage non cadrà sotto la mannaia dell’improcedibilità, introdotta dalla nuova riforma della giustizia approvata alla Camera e da confermare al Senato. Se l’è presa, la ministra, contro chi ha solo ventilato questa ipotesi, accusandolo, anche giustamente, di non aver letto bene la legge. In essa infatti è scritto che le nuove norme sui reati contro l’incolumità pubblica, si applicheranno ai fatti successivi al 1° gennaio 2020. Essendo la tragedia di Genova occorsa nel 2018 essa non ricade nella nuova norma. 

Quindi se il Ponte Morandi fosse crollato il 2 gennaio 2020 tutti gli indagati, fra cui i manager di Aspi, società a maggioranza azionaria dei Benetton, avrebbero avuto la certezza di godere dell’impunità, introdotta dall’improcedibilità, inserita nella nuova legge. Infatti se proprio vogliamo leggere bene quanto è scritto nel dispositivo, così come esorta la Cartabia, scopriamo che i reati contro l’incolumità pubblica non sono inseriti nella lista dei casi in cui non si applica la prescrizione rapida, come crimini di mafia e terrorismo. Tutto ciò induce ad una riflessione più acuta. 

Per quanto concerne la riforma del processo penale ciò che dovrebbe saltare agli occhi non sono soltanto i tempi di prescrizione, ma  la norma che assegna al Parlamento il giudizio sulla priorità dell’azione penale. Di fatto è il Parlamento, succube del Governo, succube dei potentati Ue, a decidere verso chi, e in quanto tempo, il Pubblico Ministero può esercitare l’azione penale. 

Risulta evidente che tale norma, di fatto incostituzionale, è studiata per fare in modo che, in futuro, gli assassini degli operai della Thyssen Krupp potranno farla franca, così come avrebbero potuto evitare la tagliola del processo i vertici Benetton per il Morandi. Per quattro spulciosi soldi che l’Unione Europea pomposamente ci elargisce (209 miliardi in sei anni -alcuni a debito, altri al netto dell’esborso per finanziare il fondo di garanzia europeo -quando ne sono stati spesi già 120 nell’anno e mezzo di pandemia) si è messo in atto un combinato disposto per cui, da un lato viene liberalizzato il sub-appalto e la gara al massimo ribasso, quindi si autorizzano di fatto le costruzioni di ponti di sabbia a rischio elevato di crollo, dall’altro, con la riforma del processo penale, i criminali che applicheranno queste pratiche, di fatto divenute legali, in caso di disastro, non andranno mai a processo  perché i vertici liberisti della Ue, a cui per proprietà transitiva è demandato il potere d’indirizzare l’azione penale, mai andranno a disturbare i signori delle multinazionali, i quali saranno liberi di commettere le più truci nefandezze in nome del profitto. 

Se a questo aggiungiamo che le morti sul lavoro contano una media di tre vittime al giorno, sindacalisti di base vengono uccisi nei presidi davanti alle fabbriche, migliaia sono lavoratori licenziati per Whatsapp, dopo aver assicurato la produzione al tempo in cui la pandemia era fuori controllo, con il rischio di infettarsi, mentre il conto in banca dei grandi imprenditori, destinatari della maggior parte dei fondi per ristori e ripartenze, non è mai lievitato così tanto come in questo anno e mezzo di pandemia, abbiamo il bel quadro di come agisce il governo Draghi.

 Ma di questo non si parla, siamo tutti presi a discutere sull’ennesimo fenomeno di distrazione di massa: green pass si green pass no.