venerdì 19 novembre 2010

Remember Tomorrow

di Luciano Granieri



Ogni volta che gli  accadimenti storici e politici, hanno visto le masse conquistare diritti, immediatamente il capitale ha risposto, con la repressione violenta, e con pratiche di persuasione   coatta  . Persuasione che   si sostanzia in  campagne mediatiche finalizzate a convincere i “POVERI A VOTARE PER I RICCHI”. Ad affiancare la potenza dei media, con un lavoro contiguo di infiltrazione all’interno dei quartieri popolari ci stanno pensando i fascisti  del terzo millennio, oggi, e in passato movimenti comunque di carattere fascista. Si fingono poveri per  convincere  gli altri poveri che il loro disagio sociale dipende dagli immigrati, e da chiunque sia diverso da loro, per razza fede religiosa e costumi sessuali. La certezza in un futuro migliore si avrà solo se si sarà in grado di scacciare  altri disperati che minacciano  l’identità comunitaria. Una comunità che, senza intrusi con un altro colore di pelle, assicurerà  ai suoi membri   casa, istruzione, lavoro, servizi sanitari. Per far questo occorre dunque affidarsi ai manganelli delle ronde fasciste, utili   alla difesa del territorio e votare per i  RICCHI  i quali,  grazie alle leggi sulle espulsioni, grazie a norme che penalizzano, anzi annientano  chi non fa parte della comunità identitaria, danno  benessere ai POVERI ITALIANI, i quali ringraziano e ossequiano  . Ma questi poveri italiani  rimarranno soli, sempre più  disperati e frustrati  costretti a ringraziare continuamente i RICCHI che grazie alla trasformazione del diritto in privilegio alla divisione  dei poveri, messi l’uno contro l’altro, continuano nella loro opera di rapina a danno della collettività.  Questo potrebbe essere uno degli argomenti che potremo discutere con Guido Caldiron domani a Ithaca. Rinnoviamo quindi l’invito  a partecipare all’’evento :

                     La libreria Caffè e Live Music Ithaca (circolo arci)
                                                                  E LA
                Rete Antifascista antirazzIsta del Basso Lazio
                                               PRESENTANO:
        Da Salò a Tremonti, dalla schiavitù a Obama.
  Evoluzione  della destra e del razziamo, in Italia , in Europa ,  
                                  negli Stati Uniti.

   SABATO 20 NOVEMBRE ,  PRESSO LA LIBRERIA, CAFFE’, LIVE MUSIC ITHACA circolo ARCI, in Via Garibaldi n, 62 a Frosinone, dalle ore 18,00, lo scrittore GUIDO CALDIRON presenta il saggio:
             
           “LA DESTRA SOCIALE DA SALO’ A TREMONTI”
                      
                         e il suo recentissimo libro:  
          “L’IMPERO INVISIBILE, DESTRA E RAZZISMO DALLA
                              SCHIAVITU’ A OBAMA”                  
                       editi entrambi da “manifestolibri”
            
                Seguirà un dibattito e un confronto con i lettori.







UNA TARIFFA CHE FA … ACQUA

da COORDINAMENTO ACQUA PUBBLICA DELLA PROVINCIA DI FROSINONE



La vicenda dell’acqua a Frosinone è ormai paradossale.

Dalle notizie di stampa di questi giorni apprendiamo che il Presidente dell’Amministrazione 
Provinciale, onorevole Iannarilli, di concerto con la Consulta dei Sindaci, invece di dare seguito 
all’esplicito mandato con cui l’Assemblea dei Sindaci chiedeva, ormai quasi un anno fa, di 
verificare le condizioni per la risoluzione per colpa del contratto, preannuncia la determinazione 
della tariffa per l’anno 2010 a € 1,21 a metro cubo. 
Se l’onorevole Iannarilli si fosse degnato di ascoltare oltre ai suoi sodali e ai suoi tecnici, anche 
questo Coordinamento (è dal giorno del suo insediamento che, benché richiesta, attendiamo una 
convocazione), probabilmente si sarebbe risparmiato una simile cantonata.

Infatti, dopo gli errori commessi nel 2007 dai suoi predecessori, ci saremmo aspettati che 
l’onorevole Iannarilli non vi ricadesse, almeno non così platealmente.

Quando, infatti, si fa riferimento al pronunciamento del Consiglio di Stato che ha definitivamente 
sancito l’irretroattività delle tariffe, si fa riferimento alla sentenza relativa al caso in cui l’ATO della 
Sardegna (che è unico per l’intera regione), a dicembre del 2005 aveva inopinatamente stabilito le 
tariffe per l’anno … 2005… Cambiando regione e anno, perché dovrebbe cambiare il risultato?

Cosa dire: se l’Assemblea dei Sindaci dovesse avallare una simile decisione è già pronto il ricorso 
al TAR e, se è per questo, è già scritta la sentenza, ma questa volta nessuno potrà accampare 
scusanti e lamentare di essere stato indotto nell’errore.

Nel merito, sulla base di quanto affermato dal CO.N.VI.RI. e che viene assunto
dal’amministrazione, questa tariffa è determinata non già dalle reali e concrete modalità della 
gestione di ACEA ATO5 S.p.A., ma sostanzialmente dalle inadempienze della parte pubblica che 
non ha mai provveduto a revisionare la tariffa e, dunque, ad applicare ad essa i coefficienti di 
correzione in danno del gestore e a vantaggio degli utenti.

Questo significa che nella proposta di tariffa preannunciata dall’onorevole Iannarilli i cittadini sono 
“cornuti e mazziati” perché, prima (e tutt’ora) hanno subito gli effetti delle inadempienze di ACEA 
ATO5 S.p.A. ed ora dovrebbero subire gli effetti delle inadempienze degli amministratori pubblici.

La tariffa che deve essere determinata, ormai, è quella per l’anno 2011 e a tutela dei cittadini 
pretendiamo che sia determinata per tempo e con l’integrale applicazione del coefficiente MALL a 
totale ristoro dei cittadini. Qualunque altra determinazione sarà respinta al mittente. 
Lascia basiti che ancora oggi, invece di intraprendere la via della rescissione per colpa della 
convenzione, si continui ad interrogarsi se aprire o meno un contenzioso con il gestore: sono 
centinaia i milioni di Euro che i cittadini ed i Comuni devono vedersi restituiti e sono migliaia, 
decine di migliaia i reclami dei cittadini che attendono soddisfazione ormai da anni. 
Da ultimo, nessuno si illuda di ripulire l’intera vicenda con la stesura di un nuovo piano d’ambito 
costruito a bella posta per garantire gli interessi economici di ACEA e nelle cui pieghe farne 
scomparire gli addebiti.

Come Coordinamento Acqua Pubblica della Provincia di Frosinone continuiamo sulla nostra strada 
procedendo all’apertura si sempre nuovi sportelli di aiuto ai cittadini, consapevoli che solo la 
partecipazione e la mobilitazione dei cittadini saprà anche in questo caso avere ragione di un piano 
istituzionale in cui i diritti e gli interessi dei cittadini sono sempre posti in subordine se non disattesi 
e disconosciuti.

giovedì 18 novembre 2010

I conti Fiat e quelli degli operai

di Davide Margiotta,  operaio metalmeccanico, responsabile nazionale lavoro sindacale Pdac



"Io vorrei sapere quante di queste persone sono disposte a fare questa vita qui. Domandi quando è l'ultima volta che sono andato in ferie e poi ne parliamo... si parla sempre di diritti e mai di doveri. Bisogna volere bene a questo Paese e rimboccarsi le maniche per lavorare. Io stamattina quando sono arrivato alle sei e mezza non mi sono preoccupato se i miei diritti erano stati rispettati, sono andato a lavorare”.
No, a parlare non è un minatore di Qitaihe, a parlare è l'Amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, che secondo qualcuno una volta era amico degli operai: quei fannulloni che invece di rimboccarsi le maniche pensano, pensate un po', a fare rispettare i propri diritti!
Nel Manifesto comunista, Marx così rispondeva a chi obiettava che l’abolizione della proprietà privata porterebbe alla fine di ogni attività e che una pigrizia generale si impadronirebbe del mondo: “Se fosse vero, la società borghese avrebbe già da tempo ceduto alla fannulloneria, poiché chi ci lavora non guadagna e chi ci guadagna non lavora!”. Con buona pace del “lavoratore” Marchionne.
E' proprio vero, il capitalismo è un sistema sociale ed economico irrazionale. Un sistema in cui pochissimi possiedono tutto, e in cui (quasi) tutti non possiedono niente - a meno di non voler seriamente considerare il possesso di un telefonino o di un'automobile come “proprietà”, come talvolta si sente dire persino a sinistra! Un sistema in cui gli oppressi devono eleggere i propri oppressori e in cui gli sfruttati devono fare i sacrifici per salvare i propri sfruttatori.
Un sistema in cui un'azienda con un bilancio in crescita può richiedere aiuti per... salvare il proprio bilancio!
 
I conti Fiat
E' questo quanto accade oggi alla Fiat. Dai dati trimestrali la Fiat ha registrato più di 2 miliardi di utile operativo, secondo le parole dello stesso Marchionne.
Nei primi nove mesi del 2010, con 586 miliondi di euro, il Gruppo ha quasi raddoppiato la gestione ordinaria rispetto al 2009. Portando la società a rivedere al rialzo gli obiettivi per quest'anno.
Bene, anzi, ottimo! Se l'azienda va bene, è meglio anche per gli operai. Così ci hanno inculcato da decenni i cantori del capitalismo e del libero mercato. Manco per niente! Nel capitalismo l'impossibile è possibile, e l'assurdo una regola. Infatti, contemporaneamente alla diffusione dei dati, Fiat ha chiesto  la cassa integrazione in deroga (per otto mesi) per 4507 dipendenti dello stabilimento di Pomigliano e 305 dello stabilimento di Nola (con il solo no della Fiom, ma solo perché, si sostiene, il cambio di tipologia – da cig straordinaria per ristrutturazione a cig in deroga, e la nuova newco, non garantiscono il futuro dei lavoratori), e al contempo ha sospeso  la produzione nello stabilimento polacco di Tychy per 2 settimane.
La cosa parrebbe un vero e proprio controsenso, se non fosse che nel capitalismo si produce non ciò che serve, ma ciò che crea profitto. E in nome della logica del profitto azioni che il più comune buonsenso giudicherebbe insensate, diventano perfettamente logiche.
Sempre secondo “l'amico degli operai” Marchionne, di questi utili nemmeno un euro sarebbe arrivato dall'Italia, rinnovando il ricatto sulla chiusura degli stabilimenti se gli operai non abbasseranno la testa sino a leccare le scarpe del padrone.
Affermazione che ha scatenato le ire persino del nuovo paladino della cosiddetta sinistra italiana, Nichi Vendola, scandalizzato dal fatto che “le cose che ha detto sono venate da una specie di insensibilità nei confronti della Patria”.

 
Come nazionalizzare la Fiat
Sempre nel corso della trasmissione Che tempo che fa di Fazio (che lo ascoltava con sguardo entusiastico), Marchionne ha anche detto che Fiat è l'unica azienda durante la crisi a non avere bussato al governo per avere aiuti, e che per quanto riguarda gli aiuti passati... “qualsiasi cosa sia successa è successa, è passata. Lo Stato è sempre stato ripagato creando realtà industriali”; mentre gli incentivi sarebbero “soldi dati ai consumatori, non a noi direttamente”.
Secondo gli studi della Cgia di Mestre negli ultimi 30 anni Fiat ha ricevuto dallo Stato (in realtà, dai lavoratori, cioè dagli unici che devono pagare le tasse) poco meno di 8 miliardi di euro, ed in questa analisi viene specificatamente detto che non è stato tenuto conto dell'importo sostenuto per gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione etc.).
Come dire che la Fiat è già stata nazionalizzata dai lavoratori italiani. Che non è però ancora quello di cui ci sarebbe bisogno, perché le aziende in crisi, dove il sangue e le lacrime dei lavoratori è scorso copioso negli anni, vessati e sfruttati fino al limite della sopportazione umana, devono essere nazionalizzate davvero, e cioè senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori. Altro che pagare 8 miliardi di euro per avere ciò che già ci dovrebbe appartenere!
 
Cassa integrazione o lotta di classe
All'inizio della crisi, siamo stati l'unico partito della sinistra italiana (ogni tanto bisogna pur dirlo) ad avanzare la parola d'ordine “No alla cassa integrazione!”, consapevoli che questa altro non è che uno strumento in mano al capitale per fare pagare la crisi ai lavoratori e per rompere la solidarietà operaia: dividendoli e allontanandoli dai luoghi di lavoro al fine di prevenire possibili esplosioni di lotta. Quanto sta accadendo a Pomigliano è la migliore riprova di quanto avessimo (ahinoi) ragione. Basti pensare a cosa avrebbe potuto facilmente portare la coraggiosa resistenza degli operai in lotta in una situazione diversa da quella attuale (in cui gli operai sono di fatto messi fuori dalla fabbrica).
Per la fine di questo mese la Cgil ha indetto l'ennesima manifestazione di sabato. Cioè l'ennesima parata voluta dal gruppo dirigente, che ora ha anche il compito di incoronare la neo-segretaria Susanna Camusso, craxiana salita al vertice del sindacato con il mandato di piegare le resistenze della Fiom e di firmare il patto sul nuovo modello contrattuale che il suo predecessore non aveva potuto firmare.
Di ben altro ci sarebbe bisogno per ribaltare i rapporti di forza e gettare le basi per fare pagare la crisi a chi l'ha causata, padroni e banchieri. Ma lo diciamo chiaramente: nemmeno lo sciopero generale, giustamente tanto invocato dai lavoratori, se isolato, sarebbe sufficiente.
Il momento che stiamo vivendo non è un momento storico come un altro. Si sta giocando l'esistenza  stessa delle classi in lotta. La borghesia rischia di perdere tutto (e se non l'ha già perso, è solo perché ai lavoratori manca una direzione rivoluzionaria), i lavoratori di tornare indietro di 50 anni.
La borghesia, almeno quella più illuminata, sa del rischio potenzialmente enorme che sta correndo: che è molto più grande della caduta dei profitti: è quello dell'ascesa rivoluzionaria del proletariato, suo nemico e successore naturale alla guida della società umana. E allora non esita a giocare tutte le carte in suo possesso: dai manganelli della polizia a... Nichi Vendola, identificato come nuovo pompiere ideale per spegnere i fuochi delle lotte. Per questo, se si vuole provare a vincere, che oggi equivale a dire a non soccombere, occorre una prova di forza straordinaria, che vada ben al di là dello sciopero generale.
Occorre uno sciopero prolungato, occorre togliere ai padroni quello che hanno di più caro: le loro aziende. E da lì costruire una vertenza generale che unifichi tutte le istanze di lotta della società (immigrati, precari, donne, casa, studio, gblqt, sanità, ecc.).
Una prova di forza che deve unire il proletariato del mondo intero, a partire dall'Europa che già si sta sollevando, anche se per ora ognuno nel proprio Stato nazionale, a causa delle barriere erette dalle burocrazie sindacali e dalla socialdemocrazia. Bisogna invece unire le lotte su scala internazionale: perché la vittoria dei lavoratori (cioè la rivoluzione) o è mondiale, o non è.

APPELLO

Da Patrizia Monti


SALVIAMO I CONSULTORI DELLA REGIONE LAZIO DALLA PROPOSTA DI RIFORMA
                                           Le donne e gli uomini della Regione Lazio
                                            dicono NO
alla proposta di legge Tarzia (e altri) perché:
cancella un patrimonio pubblico di grande valore, frutto di lotte e di conquiste sociali e civili 
delle donne, che hanno garantito la salute per tutti;

sovverte l’attuale modello dei servizi consultori ali che garantiscono una maternità libera e 
consapevole;

sposta ingenti somme a favore di associazioni private che, in quanto tali, hanno obiettivi 
diversi da quelli di una struttura pubblica che si rivolge a tutte e tutti, rispettandone la 
sensibilità.

                                                              Dicono SI
alla piena applicazione della legge in vigore (15/76) attraverso:
la salvaguardia dell’intero campo di applicazione dei compiti assegnati ai Consultori (servizi 
alle donne, alla maternità, alle famiglie, alle e agli adolescenti, assistenza psicologica 
individuale e di coppia, ecc);

lo stanziamento di risorse adeguate (economiche, di personale, di strutture idonee) affinché 
i Consultori siano messi nella condizione di ben operare e venga finalmente riconosciuta e 
apprezzata l’alta professionalità delle operatrici e degli operatori;

il rispetto di intese già approvate come il “percorso nascita” del Piano Sanitario Regionale e  
la certezza dell’applicazione della Legge 194;

l’apertura di un Consultorio ogni 20.000 abitanti così come già previsto;
la conferma del carattere di struttura pubblica dei Consultori e del Personale che vi

opera
nonché del carattere di laicità e quindi di rispetto delle diverse sensibilità e culture di chi si  
rivolge ai servizi consultoriali.

CHIEDONO
il ritiro della proposta di legge Tarzia e un impegno della Giunta regionale e del Consiglio ad adoperarsi nell’azione di rafforzamento degli attuali Consultori.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 



mercoledì 17 novembre 2010

Sentenza sulla strage di Piazza della Loggia: un commento

di Francesco "baro" Barili


In questi giorni a Brescia sono giunte alla conclusione, o almeno a uno snodo cruciale, due vicende molto diverse fra loro. Ma se per la prima storia questa conclusione sembra dischiudere una speranza, per la seconda appare simile a una pietra tombale.
Il 15 novembre gli ultimi 4 operai (all'inizio erano 6) sono scesi dalla gru dove stavano lottando per i diritti propri e di tutti i lavoratori migranti (e in fondo anche per i nostri). Il 16 novembre la corte d'Assise bresciana ha emesso il verdetto di primo grado sulla strage di Piazza della Loggia, avvenuta il 28 maggio 1974 (a pochi passi da dove abbiamo assistito alla protesta dei migranti) durante una manifestazione indetta in risposta a episodi di violenza neofascista: gli imputati sono stati tutti assolti.

Queste due storie sono distanti, per tematiche e contesto temporale. Sembrerebbero avere come solo comune denominatore la città in cui sono avvenute. Eppure tracciare un parallelo non è impossibile.
La più recente è una storia piccola e attuale, sospesa a 35 metri dal suolo, dal resto di un'Italia che preferirebbe non vederla. La più antica è appesa a un passato di ormai 36 anni fa. Ma anche questa sembra sospesa a tanti metri di altezza, lontano dagli occhi e dal cuore del Paese.
Nei giorni scorsi il PM Di Martino aveva iniziato la propria requisitoria con parole amare che oggi, dopo l'assoluzione, suonano profetiche: "Tra qualche giorno calerà il sipario su questo processo, celebrato su un palcoscenico abbastanza ristretto, che va poco al di là delle mura di questo palazzo: al di là della città di Brescia il processo non ha avuto ripercussioni. A questa indagine abbiamo dedicato uno spazio rilevante della nostra vita. Per cercare la verità...".
Quasi uno sfogo umano di chi ha dedicato vent'anni allo studio degli atti, e forse s'aspettava un sussulto di dignità da parte di quei media molto attenti a seguire le cronache processuali (purchè si tratti di casi di "nera" che alzano l'audience...). Ma la disattenzione dei media è rimasta uno scoglio con cui si è scontrato il processo. E lo spazio dedicato alla sentenza non suona come un risarcimento, ma come un'ulteriore beffa. Del resto, per dirla ancora con le parole di Di Martino, "Questo è un processo che non piace, perché sono emerse cose che danno fastidio, che mettono in cattiva luce le istituzioni di allora. Ne esce un'immagine sconcertante: non c'è uomo dell'eversione di destra che non avesse un referente nei servizi segreti". Parole che non sono scalfite dall'esito processuale.

Dopo un centinaio di udienze, in cui si sono vagliate le circa 800.000 pagine del fascicolo sulla strage e ascoltate numerosissime testimonianze, la corte ha dunque dato la propria risposta a carico dei 5 imputati rimasti (Giovanni Maifredi è deceduto nel 2009). Uomini dell'estrema destra come Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Pino Rauti; elementi ambigui come Maurizio Tramonte ("fonte Tritone" del SID); l'ex generale dei carabinieri Francesco Delfino (capitano all'epoca dei fatti): tutti assolti, seppure con l'art 530 del codice di procedura penale, corrispondente alla vecchia "insufficienza di prove". 
Quasi quarant'anni fa Brescia seppe reagire alle provocazioni fasciste. La manifestazione del 28 maggio 1974 fu la risposta dei sindacati, degli antifascisti, dei lavoratori: la strage non tolse forza a quella risposta, semmai la rafforzò.
Oggi, una parte della stessa comunità si è mobilitata a sostegno di 6 operai. Con la stessa determinazione e la stessa dignità.
Nei prossimi giorni i "migranti della gru" conosceranno il proprio destino: resta alto il timore che possano essere espulsi. Anche la strage di piazza della Loggia avrà la propria risposta definitiva dai successivi gradi di giudizio, ma in questo caso l'attesa sarà più lunga e la speranza di un esito diverso da quello della corte d'Assise è assai esile.
Noi possiamo solo sperare che queste 2 battaglie siano vincenti. Che i "6 della gru" ottengano i propri diritti e i familiari delle vittime di piazza della Loggia, in una lotta che appare ancora più difficile, ottengano giustizia. Non sarà però l'esito a rendere utili o meno queste battaglie, ma la consapevolezza che si tratta di sfide entrambe attuali e patrimonio di tutti. La loro testimonianza passa anche attraverso queste parole e l'attenzione e la solidarietà che sapremo garantire. Ai "6 della gru" come ai familiari delle vittime della strage, ingiustamente feriti da questa sentenza.

martedì 16 novembre 2010

Lettera di Protesta al Sindaco di Anagni Carlo Noto

da Rete Antifascista Antirazzista Basso Lazio 


La ciociaria è costretta a lottare contro l'ennesima prova di fascismo, il Sindaco di Anagni ha concesso il patrocino per la presentazione del libro di Macera "Andrà tutto bene" (ricordiamo che Massimiliano Macera è il responsabile di Casa Pound Frosinone). L'anno scorso lo stesso sindaco, negò la concessione dell'auditorium alla presentazione del libro di Vladimir Luxuria.
Il fascismo e l'omofobia di questa provincia, adesso come adesso sta toccando il picco, per questo facciamo appello a tutti voi per spedire un fax di protesta al sindaco, qui sotto troverete il testo del fax con il numero dove spedirlo.

NUMERO FAX 0775 730451
INDIRIZZO EMAIL: comune.anagni@postecert.it
OVVIAMENTE IL FAX RISCHIA MENO DI ESSERE CESTINATO, PERO' PER CHI NON PUO' VA BENISSIMO L'EMAIL




All’attenzione del Sindaco Carlo Noto

Signor Sindaco,

le scrivo per esprimere il profondo sdegno che provo in merito alla concessione del patrocinio del Comune di Anagni e degli spazi dell’Auditorium per la presentazione del libro del noto “fascista de terzo millennio” Massimiliano Macera, referente provinciale di Casa Pound Italia.

Lei in quanto Sindaco del Comune di Anagni è tenuto anzitutto a far valere i principi della Costituzione nata della Resistenza che a chiare lettere vieta l’apologia del fascismo e l’attività di organizzazioni che vi si rifanno. L’associazione Casa Pound Italia che lei vorrebbe ospitare con tanto di onori e patrocini ufficiali è un organizzazione di “fascisti del terzo millennio” (così si definiscono) che fa della promozione di un nuovo squadrismo, del razzismo, dell’omofobia, del revisionismo storico e dei disvalori della guerra tra poveri la propria ragione d’essere.

Da qualche tempo anche in provincia di Frosinone si avverte la scia maleodorante delle attività di questa organizzazione neo-fascista. Un attività spesso contrastata da iniziative di mobilitazione popolare laddove le istituzioni hanno colpevolmente lasciato fare a questi novelli squadristi del terzo millennio. Mi auguro che lo stesso avvenga nella sua città qualora lei non decidesse di recedere dalla concessione degli spazi per questa squallida iniziativa fascista.

Quale cittadino democratico esigo che in virtù del ruolo che riveste di garante della Costituzione nata dalla Resistenza ritiri nell’immediato i permessi accordati a Casa Pound. Altrimenti devo convenire che Lei sindaco Noto oltre ad essere  un dichiarato omofobo (chi non ricorda il fatto che negò gli spazi dell’Auditorium per la conferenza di Vladimir Luxuria) è anche fiancheggiatore dei novelli squadristi che si allenano nella caccia al diverso.

Qualora non sarà lei a impedire questa squallida iniziativa fascista ritengo lecito ogni atto di mobilitazione popolare teso ad impedirla. Se non è l’Autorità che lei rappresenta a far valere i principi della Costituzione nata dalla Resistenza è giusto e legittimo che siano i cittadini stessi a farlo, con ogni mezzo necessario.

Augurandomi un suo ripensamento.

Distinti saluti

Firma

…………… 


Buon Natale e Felice Anno Nuovo

da  Associazione Politico Culturale 20 Ottobre 



Idea unica per augurare Buon Natale e Felice Anno Nuovo a imprese, lavoratori e pensionati quella della Presidente Renata Polverini: l’aumento dell’addizionale regionale  Irpef e Irap”.
Ad annunciarlo è Oreste Della Posta, esponente di spicco dell’Associazione Politico Culturale “20 Ottobre”.
“Si tratta di un aumento ingiustificato che colpisce ingiustamente imprese , lavoratori e pensionati – dice Della Posta. Il Lazio e la provincia di Frosinone sono già nella morsa di una profonda crisi economica ed occupazionale e la Polverini che fa? Aumenta le tessa. Esattamente il contrario – continua – di quello che dicono i principi economici basilari: in tempo di crisi bisogna sostenere le imprese ed i consumi abbassando le tasse e lasciando più soldi nelle buste paga dei dipendenti cosi da avere maggiori acquisti, maggiori consumi e quindi più produzione”.
“La giunta di centrodestra della Regione Lazio invece aumentano sia Irpef sia Irap rispettivamente di 0.15 e 0.30 punti.. In questo modo si bloccano i consumi e la produzione. Le imprese poi saranno costrette a pagare di più già da entro il 30 novembre quando dovranno versare l’acconto Irap. Per i dipendenti gli aumenti invece scatteranno da gennaio 2011 anche se già la tredicesima sarà di 70-100 euro in meno. Una vera e propria stangata e un'ottimsa idea per augurare Buon Natale e Felice Anno Nuovo. ”
“Con tale provvedimento – dice Oreste Della Posta -   la presidente Polverini ha tradito perfettamente le sue promesse elettorali quando aveva annunciato a suon di manifesti ed interviste “meno tasse e più sanità”. Sta facendo esattamente il contrario:più tasse e meno sanità, soprattutto nella nostra provincia dove nel nuovo anno si chiuderanno sette ospedali”.
“È un attacco durissimo ed ingiustificato alla nostra provincia che sta pagando a caro prezzo la politica della Polverini che invece di diminuire le tasse aumenta le commissioni e le poltrone ai danni dei contribuenti e soprattutto degli operai, pensionati e disoccupati”.

Nord-sud un cuore solo

di  Lucia Fabi ,  Angelino Loffredi 
 
Nord-sud, un cuore solo. Cosi era scritto su uno dei tanti vagoni che dalla stazione di Milano, nel settembre del 1946, riportava nel Cassinate  i bambini ospitati per quattro mesi dalle famiglie del nord Italia.
Anche noi, dopo nove mesi di intense ricerche e dopo sei note informative inviate, in tale periodo, ai nostri tanti amici che ci hanno concretamente sostenuto, possiamo dire di aver terminato il nostro lavoro.
L’ultima volta che ci siamo sentiti abbiamo fatto conoscere una importantissima
relazione di Pina Savelli trovata presso l’Istituto Gramsci di Roma, nella quale la suddetta faceva un resoconto per illustrare le condizioni dei bambini di Cassino ospiti  presso la Villa Urbani di Perugia. Una ricognizione dei fatti scritta con concretezza, competenza ma anche con altrettanto orientamento politico e conseguente spirito critico.
Oggi facciamo presente, a coloro che ci stanno seguendo, di aver raccolto importantissime informazioni sia dalla provincia di Siena che dall’Archivio Centrale dell’Unione Donne Italiane, in Roma.
Le notizie provenienti dalla provincia di Siena costituiscono lo sviluppo ed il risultato finale di una lunga serie di collegamenti e contatti personali avviati da Nisio Pizzuti di Isola del Liri e da Fortunato Fusi di Poggibonsi.
I contributi finali ci sono stati dati dall’Istituto Storico della Resistenza di Siena, attraverso l’impegno personale del Professor Aldo Di Piazza. Abbiamo avuto, infatti, la possibilità di   disporre di  una pubblicazione riguardante l’attività dell’UDI (Unione Donne Italiane) di Colle di Val d’Elsa subito dopo la guerra. Fra queste c’è un’attenzione particolare sull’ospitalità riservata ai bambini del Cassinate attraverso foto, interviste, testimonianze sia delle protagoniste che organizzarono l’ospitalità  che delle bambine e dei bambini rimasti  definitivamente nel comune toscano.
Ugualmente importante è stato il contributo offertoci da Salvo Piccinetti, ex minatore di Abbadia San Salvatore, la cui madre, responsabile dell’UDI, fu una delle organizzatrici dell’accoglienza nel suddetto comune. Attraverso un lavoro paziente e minuzioso è stato possibile dare un nome a 45 famiglie che ospitarono bambini provenienti prevalentemente da Isola del Liri.
Infine abbiamo raccolto telefonicamente ricordi di Mauro Frilli di Poggibonsi e di Italo Pasqualetti di S. Giminiano, le cui famiglie accolsero bambini.
L’altra fonte autorevole è stato l’Archivio Centrale dell’UDI, ove abbiamo potuto prendere una significativa corrispondenza fra le organizzazioni locali di Reggio Emilia e quella nazionale per la raccolta di viveri, vestiario e denaro a favore dei bimbi del Cassinate.
Abbiamo trovato, infine,  una chiarificatrice relazione di Maddalena Rossi ( successivamente parlamentare ) inviata dalla Direzione del PCI a preparare i viaggi, in provincia di Frosinone. E’ costituita da 11 pagine, descrittive della realtà esistente, a tratti amare e sofferte. Ma anche critiche e severe sia verso il clero locale che con forza contrastava l’iniziativa di cui stiamo scrivendo che verso la Federazione PCI di Frosinone per  i suoi limiti e la sua faciloneria a fronteggiare la complessa situazione.
Dopo tanti contatti e incontri,  accompagnati da una grande raccolta di documenti e di foto che abbiamo sinteticamente e velocemente fatto conoscere rendendo così la nostra ricerca corale e partecipata, ora stiamo passando alla fase certamente più delicata: quella della sistemazione delle notizie facendo in modo di coniugare la vasta documentazione trovata con  le centinaia di testimonianze raccolte e sul come raccordare lo sviluppo cronologico degli avvenimenti con l’ esame delle tante realtà locali che siamo riuscite a focalizzare.

lunedì 15 novembre 2010

Voci della memoria, i frammenti che fanno la storia

di Fausta Dumano



Blocco notes,  le voci della memoria  , reading con 25 attori , la location è il teatro “Il Quarticciolo” di Roma. Quando la guida del week-end è Filippo c’è sempre una sorpresa. Le scova sempre lui le iniziative da non perdere. 25 attori  con le parole di Pasolini  di Flaiano, De Tocqueville, Levi, Calamandrei, Orwell, Alfieri, Tucidide e tante altre belle pagine della letteratura. Parole che  a risentirle oggi offrono una chiave di lettura sorprendete  e quasi umiliante nella sua preveggenza. Frammenti di pensiero, messaggi di bottiglia abbandonati  al pensiero, recuperati e accompagnati dalla musica, i suoni e le immagini di un repertorio condiviso. Ad orchestrare tutto, voci, suoni, immagini il DJ Tuppi. “Voci nel deserto” nasce da un’idea collettiva di fare teatro civile . L’iniziativa vede già coinvolti 70 attori professionisti e non, impegnati a titolo gratuito. E’ nato così un appuntamento  con la memoria, che è realizzato una volta al mese in cui i protagonisti  offrono gratuitamente   la loro arte. Gli attori si alternano fra il palco e il pubblico coinvolgendolo  in un turbinio di emozioni.  “Voci nel deserto” è un’idea collettiva  a cui  tutti possono aderire, promuovendo l’iniziativa. Siamo in un paese senza memoria e quindi senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo smarrisce nella televisione, tiene solo frammenti di ricordo che potrebbero farle comodo con le sue contorsioni. Lo scriveva Pasolini trenta anni fa. Finché non la si impara, la storia  si ripete, oggi più che mai diventa importante recuperare la memoria di chi ci ha preceduto ed è riuscito a leggere negli eventi della sua epoca ciò che stiamo vivendo oggi. Voci nel deserto aderisce alla protesta contro il ministro Bondi per il taglio dei fondi allo spettacolo. E’ possibile  catturare Voci nel deserto sul loro sito 
o nelle pagine Facebook per organizzare spettacoli, aderire con testi recuperati utili alla memoria. E’ già stato realizzato un primo libro che raccoglie i frammenti portati in scena.

domenica 14 novembre 2010

Meglio fascisti che trans

di Luciano Granieri , Rete Antifascista Antirazzista del basso Lazio


Contro i tagli alla letteratura, alla musica al  teatro, alla cultura in genere, c’è un Comune nella provincia che resiste e RILANCIA..... Siamo ad Anagni, giunta di centro destra guidata da Carlo Noto.  Il  vicesindaco , Sig. Natalia, annuncia mirabolanti sorprese per il programma culturale invernale, in barba alle ristrettezze economiche.  Con nella mente i fasti del Teatro Medievale, la presentazione del  libro “Ritorno in Iraq”  di  Giuliana Sgrena ,  evento per altro organizzato dal circolo “ARCI  Evelyne” con la collaborazione di “Emergency”, siamo impazienti di scoprire queste mirabolanti sorprese.  Ed eccoci  immediatamente accontentati. Per il prossimo 20 novembre, presso l’auditorium comunale con grande profusione di forze economiche, pubbliche,  e organizzative, la giunta presieduta dal Sig. Carlo Noto  ci proporrà la presentazione di una grande opera letteraria: L’Ultimo libro di Umberto Eco”Il cimitero di Praga” ?  No di più, molto di più.  La presentazione del libro di Vladimir Luxuria ex deputato di Rifondazione  “Le Favole non dette” una rivisitazione in chiave trans delle favole classiche? No quel libro fu rifiutato, non meritava la preziosa location dell’auditoruim comunale , perché, come disse  in TV il sindaco  Carlo Noto "Non condivido le sue idee. Sarà anche preparata sulla transessualità, ma non credo sia adatta ad informare un adolescente su questi temi"




E allora?  Trattasi della  monumentale opera, che segnerà una tappa fondamentale nell’evoluzione del linguaggio letterario italiano ,  “ANDRA’ TUTTO BENE” del noto Scrittore  “MASSIMILIANO MACERA. Noto? (in senso di notorietà e non di sindaco)  Se si cerca sui vari siti di promozione letteraria il suo nome risulta sconosciuto.  Ma se si digita semplicemente Massimiliano Macera su google, ecco la sorpresa.  Il personaggio in questione non ha nulla a che fare con la letteratura ma molto a che fare con i fascisti del terzo millennio, è infatti il presidente provinciale del circolo CasaPound di Frosinone. Già proprio quelli che da un lato aiutano le vecchiette ad attraversa la strada a patto che siano ariane, e dall’altro manganellano studenti, extracomunitari e chiunque non la pensi come loro. A  proposito ho letto da qualche parte in  rete che la loro sede dovrebbe essere a Frosinone in Via Garibaldi, 60. Noi ci passiamo spesso ma a parte qualche manifesto omaggiato dai cani, i quali ogni volta che scodinzolano  li davanti,  liberano  le loro oberate vesciche, non v’è traccia , per fortuna, di sedi , neanche di una stamberga.  Ma torniamo  all’alta cultura. Quella del Macera è  opera prima e quindi  ancora più degna di attenzione. Ma quale è la casa editrice che ha avuto il grande  fiuto da presentare al mondo cotanto talento letterario?  Anche in questo caso le ricerche su internet sono infruttuose. Scopriamo che nessuna casa editrice si è data la pena di leggere valutare e decidere se pubblicare l’opera di Macera. Il libercolo è autofinanziato è in vendita sul portale di repubblica. Un sito  nel quale chiunque abbia un tiramento e lo trasferisce su un quaderno può mettere in vendita le proprie elucubrazioni provare a smerciarsele  da solo decidendo il prezzo di copertina . Il sito in cambio di una vetrina informativa  percepisce una percentuale sul  venduto,  inoltre  è possibile accedere all’incipit  del capolavoro . Noi  l’abbiamo fatto certo il patrimonio di vocaboli del Macera è abbastanza limitato, oltre a “cazzi”, “puttane”, invocazioni malevole a Dio”  non c’è molto altro. Dunque riassumendo. Il comune di Anagni amministrato dal sindaco Noto ha speso denaro pubblico  e offerto uno spazio altrettanto  pubblico per presentare lo scritto  di un neo fascista del quale , considerata la vicenda Luxuria , condivide le idee anticostituzionali.   Macera è    infatti esponente di un movimento fuori dalla Costituzione e fuori legge. Sui  contenuti  letterari non vale  neanche la pena commentare.  Siamo stanchi di vedere il NOSTRO DENARO sperperato per tali abusi, ci mettiamo anche lo scandalo  del patrocinio da parte del comune di Roma  del concerto degli ZetaZeroAlfa gruppo del capobastone di CasaPound Gianluca Iannone. “Gli arditi  e i poeti” combattono  i  “Bancheri e i  Portaborse” ma  dai porta borse vengono  abbondantemente foraggiati.  Ci riferiamo a Carlo Noto, Gianni Alemanno,  Massimo Buscemi, assessore regionale  della Lombardia   che ha parato  i settemila euro di buffi per le birre non pagate  da “Cuore nero” movimento dalla cui costola è generata la sezione milanese di CasaPound,  Marcello Dell’Utri ,oggi  santo protettore mafioso dei fascisti del terzo millennio, alla faccia dell’antiusurocrazia  professata da Ezra Pound!   Siamo indignati non tanto per quanto viene concesso a CasaPound ma per il comportamento degli amministrtori pubblici che tanto concedono a questi scagnozzi manganellatori impiegando  pure  risorse pubbliche.  Anche noi  per sabato venti novembre,  come Rete Antifascista Antirazzista del basso Lazio, abbiamo organizzato un evento culturale a Frosinone .  Assieme alla libreria caffè live music Ithaka di Via Garibaldi presenteremo dalle 18,00 i libri di Guido Caldiron:  “La Destra Sociale da Salò a Tremonti”  e “L’Impero invisibile, destra e razzismo dalla schiavitù a Obama”  Guido Caldiron è un giornalista di Liberazione, è un saggista studioso delle nuove destre. Per la “manifestolibri” ha anche pubblicato “Gli squadristi del 2000” , “La destra plurale” , “Lessico postfascista” “Banlieues” e “Populismo globale”.  Interverrà ovviamente  l’autore  il TUTTO  SENZA ONERI A CARICO DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE.   Invitiamo quindi, gli antifascisti,  e chiunque abbia a cuore la difesa della costituzione antifascista e la lotta al razzismo  a  partecipare all’evento,  invitiamo anche il sindaco Noto , il vicesindaco Natalia, e tutti gli amministratori locali della Città e della Provincia. Non gli chiederemo soldi,  li invitiamo semplicemente ad acquistare i saggi ,  avranno inoltre  la possibilità di cofrontarsi con un giornalista studioso  , scrittore vero, che scrive libri veri,  pubblicati da una casa editrice vera.