giovedì 12 giugno 2014

Sei di Frosinone se....

Luciano Granieri


Sei di Frosinone se….. è una pagina facebook creata da alcuni cittadini nella quale si chiede di suggerire quali sono  le abitudini, i luoghi da frequentare,  i comportamenti da tenere per essere considerati inequivocabilmente di Frosinone. Una sorta di riconoscimento della propria  cittadinanza basato su codici comportamentali che ti distinguono come frusinate.  Gli autori della pagina facebook, hanno costituito anche un’associazione che ultimamente si è distinta, assieme ad altre associazioni, nella riqualificazione di un piccolo paradiso frusinate sepolto da sterpaglie e sporcizia: la cascata dello schioppo. Un sito al quale, dopo la sua riqualificazione,  il privato ha messo i lucchetti. Tanto per ribadire quanto contino le esigenze della collettività. Per tornare a “Sei di Frosinone se..” considero  la questione della cittadinanza un nodo cruciale per  la promozione della dignità umana.  Per cui, pur trovando il gioco della pagina facebook divertente, ritengo che il diritto di cittadinanza sia un valore molto più importante,  che meriti qualche riflessione più approfondita rispetto al fatto di considerarsi cittadino di una città solo per aver frequentato una determinata pizzeria o una certa piazza. Rivendicare, anzi, l’ appartenenza ad una città come elemento distintivo della propria personalità può risultare a volte pericoloso, alimentando intolleranza, razzismo.  Era questa l’appartenenza alla Patria propria dei nazifascisti. Un seme di odio che si ritrova anche nelle sciagurate organizzazioni post fasciste che infettano, per ora in modo marginale, anche  la nostra città. Esser cittadino di una città significa innanzi tutto essere parte di una collettività che condivide gli stessi luoghi e che in quei luoghi si organizza per vivere  in modo dignitoso e pacifico, nel rispetto dei diritti di ognuno.  Il diritto di cittadinanza prevede, innanzitutto,  il rispetto del luogo, della propria città. Il territorio dove si vive con  altre persone  deve essere tutelato affinchè tutti i cittadini possano godere delle sue qualità. Allo stesso modo tutti i cittadini devono poter usufruire di luoghi, spazi comuni per socializzare, devono poter vivere dignitosamente , anche grazie alla propria città, trovando in essa opportunità di lavoro e promozione sociale.  Cittadinanza significa messa in comune di radici culturali, ma anche contaminazione culturale. Il concetto di cittadinanza è estremamente inclusivo, aperto all’accoglienza di soggettività di diversa provenienza, cultura , religione e abitudini sessuali. Sulla base di queste riflessioni ho partecipato al gioco anche io, stilando una lista di motivazioni per sentirsi cittadino frusinate. Come si  vede i principi sotto elencati potrebbero applicarsi a tante altre città. Infatti  essi sono universali. La cittadinanza è un concetto universale, il cui valore principale è l’antifascismo.  Fra l’altro nella delibera comunale approvata a maggioranza dal consiglio comunale di Frosinone il 2 marzo del 2011 si apprende che Frosinone difende i valori dell’uguaglianza e antifascisti Punisce    Chiunque promuove, organizza o dirige   associazioni,   movimenti o   gruppi  di persone non inferiori a 5, che perseguono finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica, o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione, o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza” Dunque secondo me sei di Frosinone se….

Sei di Frosinone se sei antifascista
Sei di Frosinone se la vuoi libera dal malaffare
Sei di Frosinone se la vuoi libera dalla speculazione edilizia
Sei di Frosinone se vuoi vivere in una città dove il bello sia per tutti
Sei di Frosinone se vuoi godere di spazi liberi dal cemento per coltivare rapporti sociali con i tuoi concittadini
Sei di Frosinone se la vuoi libera da palazzoni belli fuori e vuoti dentro
Sei di Frosinone se vuoi liberare i reperti archeologici della città dalla cupidigia della speculazione edilizia
Sei di Frosinone se la vuoi libera dall’inquinamento
Sei di Frosinone se vuoi che non crolli vittima del dissesto idrogeologico
Sei di Frosinone se vuoi più lavoro e meno povertà per tutti i concittadini
Sei di Frosinone se vuoi depuratori funzionanti e vuoi partecipare al controllo del servizio idrico
Sei di Frosinone se vuoi un sindaco che non fugga e ascolti i cittadini
Si di Frosinone se vuoi che una meraviglia della natura non venga chiusa ai cittadini dai privati.


Se ciò non fosse ancora abbastanza chiaro , di seguito un video esplicativo.

Colleferro, la discarica di Colle Fagiolara in fiamme

Rete per la Tutela della Valle del Sacco e Comitato Residenti Colleferro

Nella discarica di Colleferro, a Colle Fagiolara, destinataria di rifiuti indifferenziati,  intorno alle ore 15,00 di mercoledì 11 giugno 2014, sono intervenuti Vigili del Fuoco e Forze dell’ordine per domare un improvviso incendio divampato all’interno del sito su uno dei pendii rivolti a nord, interessando un ampio fronte.
Tutti hanno potuto constatare l’esistenza di una densa nube nera, come testimoniano le numerose foto pubblicate su Facebook e sui siti locali, oltre che sulle testate giornalistiche on line.
I primi ad essere allarmati sono stati i residenti lungo la Via Palianese, che abitano di fronte al sito di discarica e che hanno immediatamente avvisato le associazioni ambientaliste locali, che si sono recate tempestivamente sul posto per solidarizzare con loro e segnalare l’accaduto al Nucleo Operativo Ecologico (NOE) dell’Arma dei Carabinieri.
I cittadini non dispongono sul sito istituzionale del Comune di Colleferro di un numero  per ricevere informazioni, rassicurazioni e indicazioni; a questa carenza, anche in tale circostanza, hanno svolto un ruolo di supplenza le associazioni ambientaliste, con i propri limitati mezzi, ma con un sapiente uso della rete e dei social network.
“Questo nuovo grave episodio, di cui attendiamo di conoscere le cause “ dichiara Alberto Valleriani della Rete per la Tutela della Valle del Sacco, “ è la conseguenza di una gestione non correttamente programmata della coltura di discarica e delle misura di sicurezza e controllo del sito”. “Ci preoccupa, inoltre,  la condizione in cui operano gli addetti, in quanto sono i primi, insieme ai residenti, a dover subire gli effetti tossici e nocivi. Il tutto rende la situazione inaccettabile.”.

“Questi impianti ad alto rischio ambientale richiedono rigorose misure di sicurezza per  la salvaguardia della salute dei cittadini; infatti il Sindaco di Paliano, ha adottato immediatamente  un’ordinanza cautelativa. Attendiamo che il Sindaco di Colleferro faccia altrettanto informando la cittadinanza riguardo le cause dell’incendio e le cautele da adottare” commenta Ina Camilli, del Comitato Residenti Colleferro.
Non è accettabile a nostro avviso, che a fronte dello stesso evento, i comportamenti degli enti locali siano difformi nei tempi e modalità, tanto più  che il centro urbano di Colleferro è più vicino alla discarica del centro di Paliano .           

Numerosi i commenti sui Social Network, che riferiscono della propagazione nell’atmosfera di fumi e odori da collegare all’incendio; forti le preoccupazioni e molto determinate le richieste di chiusura definitiva del sito.

Di fronte alla nuova preoccupazione che si è diffusa nella Valle del Sacco il Sindaco di Colleferro deve convocare il Consiglio Comunale in seduta straordinaria per riferire su cause ed effetti dell’accaduto, per richiedere ad ARPA Lazio di accertare l’eventuale presenza di elementi inquinanti nei terreni circostanti la discarica, per prevedere l’installazione di un sistema di misurazione in continuo per il biogas quotidianamente emesso, nonché valutare quali azioni intraprendere nei confronti della società di gestione regionale  Lazio Ambiente SpA.
La gravità di questo episodio conferma la fondatezza delle continue denunce delle associazioni e dei residenti, che ritengono inadeguata la gestione del sito che non risponde ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa europea e nazionale.
E’ accertato che il sito, allo stato attuale, è illegale.

Le associazioni ed i cittadini ne chiedono l’immediata chiusura e bonifica, senza ricorrere ad ulteriori espedienti che ne prolunghino la vita, aumentando in modo esponenziale ed ogni giorno i fattori di rischio.

martedì 10 giugno 2014

Paesaggi futuri

Loris D’Amico

"Paesaggi futuri" è un progetto interregionale rivolto agli studenti di alcune scuole superiori finalizzato a promuovere, socialmente e culturalmente, una zona dimenticata  e degradata di un comune.
“ Noi ci siamo impegnati con il Parco della Rimembranza di Anagni”,  dichiara Loris D’Amico, studente del liceo scientifico, linguistico e psicopedagogico. Il progetto è partito nell'anno scolastico 2012-2013 e si concluderà nell'anno scolastico 2014-2015 per una durata di tre anni complessivi. Il progetto si articola su  diversi interventi:
1.     primo anno di preparazione e scelta del luogo;
2.    secondo anno di messa a punto del progetto e realizzazione di un evento;
3.    passaggio del testimone agli alunni dei terzi anni.


In questo mese i ragazzi hanno  pulito tutta l'area circostante al parco, anche il parco giochi, e prima dell'evento previsto per il fine settimana, verrà  pulita anche la fontana abbellendola con decorazioni floreali. 
“ L'intento – continua Loris - sarebbe di poter riportare luce elettrica e lampioni, la rimessa in funzione della fontana, e con i soldi che ci avanzeranno dall'evento,   proponiamo di comprare almeno una panchina; in questo modo ci auguriamo di riportare in vita il parco ormai frequentato da una piccola cerchia di persone”.

Sosteniamo gli scioperi e le lotte che stanno esplodendo in Brasile

Verso i mondiali

Anche la stampa italiana ha dovuto in questi giorni iniziare a parlarne, seppure cercando di non dare troppo spazio alle notizie. Ma in queste ore continua lo sciopero ad oltranza dei lavoratori della metropolitana di San Paolo, iniziato il 5 giugno, diretto dalla Csp-Conlutas, in cui svolge un ruolo di primo piano il Pstu, sezione brasiliana della nostra internazionale, la Lit.
I compagni del Pstu sono alla testa delle mobilitazioni, scioperi e lotte che stanno paralizzando il Brasile alla vigilia dei mondiali (gli insegnanti, ad esempio, sono in sciopero da un mese). La lotta dei lavoratori dei trasporti è l'avanguardia di un fronte che si allarga di giorno in giorno.
Il governo de Pt e la magistratura brasiliana inviano contro i manifestanti la polizia e minacciano multe gigantesche ai lavoratori della metro, dichiarando lo sciopero illegale.
Anche nei prossimi giorni daremo conto, con articoli e traduzioni di articoli dei nostri compagni brasiliani, di quanto sta succedendo in Brasile. E' tanto più necessario far girare queste notizie visto che anche la stampa di sinistra scrive poco, in evidente imbarazzo così come i partiti di sinistra e i sindacati concertativi, tutti da sempre estimatori del governo di centrosinistra brasiliano, diretto dal Pt di Dilma-Lula.
Come Pdac parteciperemo a Milano al presidio in solidarietà con i lavoratori brasiliani in lotta promosso da No Austerity, dal SiCobas e altre sigle sindacali e politiche, che si terrà giovedì 12 giugno dalle ore 18 davanti al consolato brasiliano in corso Europa, 12. Facciamo appello alla massima presenza!

Campagna internazionale
Durante la coppa ci sarà la lotta
in Brasile e nel mondo
 

In Brasile, lo Spazio di unità d’azione, di cui fanno parte la Csp-Conlutas e altre organizzazioni, ha lanciato una campagna per concentrare e unificare le lotte di tutto il Paese intorno alla Coppa del Mondo di calcio che si terrà in quel Paese. Questa campagna ha già avuto inizio nella giornata di mobilitazione del 15 maggio, che ha avuto ripercussioni nazionali e internazionali. E continuerà con una grande giornata di lotta il 12 giugno, data di inizio del campionato a San Paolo.
Il governo brasiliano e tutta la borghesia tentarono inizialmente di utilizzare la Coppa per ottenere prestigio e mostrare un Brasile “da primo mondo”. Dopo le giornate di giugno del 2013, avevano l’obiettivo di utilizzarla per fermare le numerose proteste, facendo leva sulla passione calcistica popolare. Ora stanno sviluppando una forte offensiva per criminalizzare le mobilitazioni. Il timore profondo è che ci sia una ondata come quella del 2013. 
Tuttavia non stanno ottenendo risultati. In un Paese che, senza dubbio, ama profondamente il calcio, il clima “da mondiale” è molto basso, molto più basso di altri mondiali che si sono giocati in Brasile. Allo stesso tempo, cosa ancora più importante, ormai da alcuni mesi si sono scatenate molte lotte operaie che, in molti casi, affrontano anche le burocrazie sindacali (specialmente contro la pro-governativa Cut). Tra queste, quella degli spazzini di Rio de Janeiro durante lo scorso carnevale, che raggiunse una grande vittoria ottenendo un aumento del 38% quando la norma è il 10-12%; quella di un grosso cantiere negli impianti petroliferi dello stesso Stato (con 23.000 operai), che si è scontrata violentemente con la burocrazia. Ora si sviluppano molte altre lotte: 15.000 operai edili a Santos (San Paolo), autisti di autobus in varie città, insegnanti, professori e dipendenti pubblici di diversi Stati.
Ossia, il primo tentativo del governo di utilizzare il mondiale per fermare le lotte è fallito. Di fatto, durante la coppa ci saranno le lotte. Per questo, la preoccupazione attuale di “quelli di sopra” è che sorga un movimento spontaneo e indipendente come l’anno scorso, e che le lotte operaie e popolari si unifichino e centralizzino, incontrando i settori che rifiutano la Coppa.
In Brasile ci sarà una manifestazione centrale a San Paolo e altre in diverse città. Dal Brasile stanno partendo appelli per unirsi alla giornata del 12 giugno con iniziative in altri Paesi del mondo. Anche in solidarietà con le lotte di tutto il mondo, come quella già in atto per la morte dei minatori turchi (per responsabilità dei padroni), la lotta dei lavoratori della General motors e altre aziende automobilistiche contro gli attacchi padronali in vari Paesi, fino allo sciopero di quasi 20 giorni in una fabbrica cinese che lavora per Adidas e Nike (cioè, per i “proprietari” della Coppa).
È anche una lotta antimperialista, rappresentata dalla denuncia della Fifa e della stessa Coppa del mondo, una grande impresa capitalista e imperialista, con cui lucrano le grandi multinazionali legate allo sport, agli indumenti sportivi, all’alimentazione (birre, Coca cola ecc.), alla costruzione (di stadi, strutture ecc.), alle trasmissioni televisive ecc. In Brasile ha avuto molte ripercussioni nell’avanguardia tutta la battaglia contro la Coppa che si ebbe nella precedente edizione sudafricana. Possiamo dire che la Coppa della Fifa è la Coppa delle multinazionali.
Sono molti i tipi di iniziative che si possono organizzare, secondo le possibilità di ogni Paese: presidi sotto le ambasciate e i consolati, o in luoghi pubblici, manifestazioni ecc.
È importante che le iniziative siano le più unitarie possibile, insieme con organizzazioni sindacali organizzazioni studentesche, partiti di sinistra, anche organizzazioni della Chiesa come Jubileo Sur, che sta promuovendo iniziative in alcuni Paesi su questo tema.
Altri esempi si stanno avendo in Europa. In Italia, ci sarà un presidio sotto il consolato brasiliano a Milano, promosso dal sindacato SiCobas, insieme con altre organizzazioni sindacali e politiche, tra cui No austerity. In Francia si è formato il collettivo unitario La Coupe est pleine che riunisce in Francia “organizzazioni sindacali, sociali e politiche che appoggiano i movimenti sociali brasiliani che affrontano una forte repressione a causa della Coppa del mondo”. Tra questi movimenti ci sono l’Unione sindacale Solidaires e la Federazione di sindacati Sud-rail. In Inghilterra è in programma una iniziativa contro la Coppa, che si terrà a Londra il 10 giugno, con la partecipazione di diverse organizzazioni e personalità. Anche in Argentina e Bolivia sono già state programmate iniziative. In Svizzera il 28 maggio si è tenuto un presidio a Zurigo di fronte alla sede della Fifa, con la presenza del dirigente del Pstu e della Csp-Conlutas Dirceu Travesso.
Per chi volesse seguire le manifestazioni, il 12 giugno il Pstu brasiliano e la Lit-ci daranno notizia delle manifestazioni della giornata in diretta su internet nei loro siti web.

 
(traduzione dal sito www.litci.org di Matteo Bavassano)

lunedì 9 giugno 2014

Le reggina er vecchio scriba e i magnatori de nocchie.

Luciano Granieri


Questa proprio non me l’aspettavo! Secondo il fondatore del quotidiano " la Repubblica" Eugenio Scalfari, un parte delle responsabilità della dilagante corruzione è colpa del popolo sovrano . Cioè quella maggioranza di popolo sovrano che  ha abdicato alle sue funzioni di popolo sovrano.  Il venerabile emerito   terzo papa,  esponente di quella ringalluzzita nouvelle vague di novantenni che si sta adoperando per cambiare verso alla nazione, sostiene che quel 40% di persone che si è astenuto alle ultime elezioni, alla quale schiera mi onoro di appartenere,   e quell’altro 20% che ha votato per i demagoghi, così li definisce  Scalfari, è responsabile di non aver elettoralmente  legittimato abbastanza  la classe dirigente  che ci governa.  Al  netto dei demagoghi , certi  che Scalfari si riferisca  a  Grillo, Berlusconi e Salvini, (come se Renzi qualche cazzata non l’avesse sparata),  i paladini del buon governo dovrebbero   appartenere solo al  Pd.  La scarsa legittimazione produrrebbe  scarsa autorevolezza con  la conseguente impossibilità di impedire  la presenza di  “sabotatori inseriti nei posti di comando i quali  impediscono ai  motori legislativi di spazzare  via la corruzione “  Cioè se ancora non si è arrivati ad approvare il ripristino del reato di falso in bilancio, se è lontana l’introduzione  del reato di auto riciclaggio, se non si riesce a modificare la legge Severino che depotenzia la  concussione  annacquandola con l’induzione indebita,  se si partorisce un decreto legge sul rientro dei capitali dall’estero in base al quale,   chi decide di indirizzare il nero rimpatriato  al finanziamento di attività di impresa,  sarà esente da sanzioni per mancata di dichiarazioni sul quadro Rw,  non sarà punibile per i reati di frode fiscale,  di falso in scrittura privata e falso in bilancio, è tutta colpa del popolo sovrano che ha abdicato alla sua funzione.  Il venerabile Eugenio dedica a noi, popolo sovrano abdicante, anche la seguente poesia di Trilussa.

"Stai bene? Grazzie. E te? 
e la Reggina? Allatta. 
E er Principino? Succhia. 
E er popolo? Se gratta.
E er resto? Va da sé...
Benissimo! Benone!
La Patria sta stranquilla;
annamo a colazzione... 
E er popolo lontano,
rimasto su la riva,
magna le nocchie e strilla:
Evviva, evviva, evviva... 
E guarda la fregata
sur mare che sfavilla".


Tralascio il tema della corruzione. La corruzione è un fenomeno insito nel sistema neoliberista, per cui per ridurla o eliminarla è necessario eliminare il suo contesto. Vorrei invece  fare presente che quando nel 2011 un popolo di 27 milioni di persone,  anziché grattasse, ha esercitato la sua sovranità nelle forme e nei limiti della Costituzione,  decretando a mezzo referendum l’impossibilità di fare affari con l’acqua e con i beni  indispensabili alla vita delle persone, la  reggina ha continuato a allattà,   er principino a succhià , ignorando ciò che la sovranità popolare aveva decretato.  E certo vedi mai che pe’ na stronzata der popolo che se gratta venisse a mancà il latte alla reggina!  Allo stesso modo quando il popolo, che magna le nocchie, ha ulteriormente esercitato la sua sovranità popolare, nelle forme e nei limiti della Costituzione, facendo approvare  alla Regione Lazio  una legge di iniziativa popolare sulla gestione partecipata  dell’erogazione idrica, la Patria s’è stranita, la Reggina ha smesso de allattà  e, incazzata,  ha fregato  i magnatori de nocchie    annullando  la legge scippando  di fatto il  popolo stesso  della sua sovranità.   Come funziona questo fenomeno di abdicazione?  Il popolo abdica alla sua funzione quando non ratifica la potenza della reggina?   E poi  grazie a questa ratifica la  reggina po’ continuà a allattà come je pare  con la benedizione der popolo? Mi pare una concezione molto particolare del concetto di abdicazione.  La verità è che mo’ er popolo nun c’ha manco più le nocchie  né po’ annà a colazione  e se ‘ncazza a guardà la fregata che sfavilla dove a bordo, ortre a re, reggine, cortigiani, ce stanno pure i servi scribi che s’arricchiscono incensando la reggina e insultando er popolo.


domenica 8 giugno 2014

L’ultima partita di Carlos Marighella. Tra lotte, pallottole, pallone e sorrisi

Solange Cavalcante. Fonte Alias del 70 giugno 2014



Questa è la storia di un ragazzo brasiliano combattente, un eroe meticcio, erede della fierezza di un immigrato anarchico italiano e della madre guerrigliera africana. La sua vita si spezzò nel ’69, in un agguato organizzato dalla polizia politica, proprio il giorno in cui avrebbe assistito ala trionfo del suo Corinthians.

Sono diventate famose le immagini del ragazzo brasiliano che balla davanti ai poliziotti, durante gli scontri  della cosiddetta  “revolta  do vinagre”  (la rivolta dell’aceto, che allieva i gas lacrimogeni), scoppiata nel 2013 per ottenere migliori condizioni di vita. Il nemico, armato e furibondo sparò e per poco il ragazzo non ci rimase secco. Non si sa perché danzasse  quel ragazzo . Non è sempre facile capire il comportamento del popolo brasiliano , che ride gioca anche quando ha paura. E ogni tanto ci sorprende con attitudini ancora più strane . In questi giorni che precedono l’attesissimo Mondiale di calcio, per esempio, la gente scende in piazza gridando a squarciagola : “Nao vai ter Copa!” (questa Coppa non s’ha da fare). Boicottano l’evento. Proprio loro, quelli che il calcio…. Da Casa e Catapecchie  di Gilberto Freyre ai Tristi tropici  di Levi-Strauss ci hanno provato in tanti e ci provano ancora a spiegare l’essenza brasiliana. Ma mettiamo il caso che quell’atteggiamento giocoso davanti al tragico possa essere spiegato a partire dalla storia di uno di loro, nato avventurosamente nel 1911 da una famiglia povera di Salvador di Bahia. Uno il cui padre era un immigrato emiliano, operaio e anarchico, e la mamma un fiera discendenti degli africani Houssà- tra coloro che dettero fuoco a Salvador nel 1853, per farla finita con la schiavitù. Si chiamava Carlos , il piccolo e pur di tenerlo buono, affinchè non scappasse a giocare a pallone, la mamma una volta dovette legare la gambetta scalciante  del ragazzino  alla gamba del tavolo. “Non farlo mai più, dona Rita”, qualcuno la rimproverò. “Se lo tiene legato, lui non sarà mai libero, per il resto della vita”.Alla mamma prese un colpo e lo slegò subito. Meglio il pallone, piuttosto che non esser libero. No. Carlos doveva studiare, diventare un dottore ed esser felice. Sembrava proprio nato per esserlo. Andava al mare, ballava a carnevale vestito da donna, scriveva poesie e giocava a calcio, innamorato pazzo della squadra del Corinthians, fondata da operai anarchici nella lontana San Paolo del Brasile . E più studiava, più andava al mare, più giocava a calcio, più Carlos diventava bello e ammirevole. Ma era anche diventato comunista. E questo certa gente non riusciva a capirlo. Carlos incominciò da leader studentesco: e fu messo in galera . Se ne fece così tanti di anni che finì col perdersi la gioventù –ma la sua storia era la stessa di tanti ragazzi neri in Basile. Poi, da quadro dell’allora  clandestino
Partito comunista , tornò  dentro un’altra volta , e subì una buona dose di tortura.  In carcere Carlos non si annoiava: insegnava inglese, giocava a calcio e… sorrideva. Finalmente fuori, nel 1964 fu eletto deputato per il Pc – non più clandestino – insieme al compagno  Jorge Amado, che  di Carlos scrisse: “ Denbtro di lui, la tenerezza e l’ira”. Ma l’ira se c’era, era solo quella di voler sconfiggere il capitalismo, tutto qua. Un giorno Carlos, negro cristiano e comunista, conobbe un’ebrea, bianca, di nome Clara. Appunto. Ma nel 1948 il Pc fu messo di nuovo al bando, e i promessi sposi dovettero rimanere promessi, poiché da latitanti, non sarebbe stato mai concesso loro di presentarsi in comune per sposarsi.  Dicono che Carlos pianse una sola volta nella vita, e fu quando Nikita Krushev denunciò i crimini di Stalin, era il 1956. Ma no, niente disperazione. Juscelino Kubitschek era diventato presidente del Brasile , e chissà, magari JK avrebbe fatto uscire il Pc  dalla clandestinità. Si ?No.  Poi arrivò Janio Quadros, e la sua rinuncia. E poi Joao Goulart e la crisi per il suo insediamento. Che emozione.  Si parlava si respirava un grande cambiamento sociale, nonostante la rabbia dei militari covasse sotto la cenere. Enorme era  la confusione sotto il cielo, e quindi… Niente. Non si fece in tempo ad organizzarsi . Il 31 marco del ’64 il golpe. Carlos e Clara erano diventati i primi nella lista dei ricercati dal regime militare. Latitanti e clandestini ricominciava tutto di nuovo. Ma ora nella lotta armata. Ogni tanto Carlos riappariva da qualche parente , di nascosto, tornato da un’azione di guerriglia. C’era stato il sequestro  dell’ambasciatore statunitense , qualche espropriazione nelle banche… Erano tempi duri: uccidere o morire. Nascosto a San Paolo con Clara, nonostante tutto, Caros continuava a sorridere a scrivere poesie. Quando poteva, giocava a pallone, facendo innamorare tutti, con la sua bella figura del colore marron-dorato. La sera del 4 novembre 1969, quella in cui finisce la storia, Carlos aveva pensato di andare  vedere il derby Corinthians vs Santos, allo stadio Pacaembu.Il Corinthians  non vinceva mai contro Pelè  e lui soffriva … Doveva anche incontrarsi in gran segreto con due frati domenicani, impegnati come lui nella lotta contro il regime . Carlos Marighella, il guerrigliero Marighella,  l’eroe meticcio, erede della fierezza di un immigrato anarchico italiano e della madre guerriera africana, fu crivellato di colpi dalla polizia politica che gli  aveva teso un’imboscata, proprio mentre la sua squadra, finalmente, vinceva per 4 a 1.  Quanto gli sarebbe piaciuto potersi godere quel risultato. Che peccato, Marighella , perdere così quella partita. E allora. Questi ragazzi che scendono in piazza in Brasile, alla vigilia  del Mundial?  Sembra strano che se la giochino perché non ci si la Coppa. Gridano che non ci sarà nessuna Coppa finchè non ci saranno diritti uguali per tutti. E mentre lottano, sorridono e ballano. Danzano davanti ai poliziotti armati. Son proprio strani questi brasiliani.