sabato 11 ottobre 2014

Buon Voto!

Luciano Granieri


Fra poche ore si apriranno i seggi a Piazza  Gramsci per le elezioni di consiglio e presidente della Provincia di Frosinone. Come è ormai arcinoto noi non votiamo. L’onere di scegliere gli amministratori provinciali spetta ad altrettanti amministratori locali, sindaci e consiglieri. Se la cantano e se la suonano. Questo è l’unico cambiamento portato dalla legge Delrio all’istituzione provinciale che conserva  peraltro le stesse competenze dell’era prerenziana .  

Che se la cantino e se la suonino è emerso chiaramente  dallo squallore delle manovre avviate per decidere candidati presidenti e liste collegate . Queste dinamiche hanno messo a nudo, in particolare nella nostra Provincia, il disastro che alligna nei comitati elettorali locali. Il Pd, partito al quale appartiene la maggioranza di amministratori chiamati ad eleggere i vertici della Provincia,  ha espresso due candidati presidenti, l’uno in contrapposizione dell’altro, rendendo complicata una faccenda che sembrava navigare sul velluto.  

E’ difficile capire come da un partito i cui dirigenti dovrebbero condividere una comune idea di  Provincia possa originare una rottura così grave da alimentare una guerra intestina, talmente aspra, da esprimere due candidati opposti. Qual è il candidato che rispecchia maggiormente la visione del partito il sindaco di Ferentino  Antonio Pompeo, sostenuto dal senatore Francesco Scalia o il sindaco di San Donato Val Comino Enrico Pittiglio, supportato dall’ex Europarlamentare Francesco De Angelis ?  E quali le differenze programmatiche? Sono interrogativi fuori luogo perché originano dal presupposto errato che una candidatura si saldi su una piattaforma programmatica. In questo caso candidature e liste sono il frutto di un orrendo mercimonio di poltrone ed incarichi. Cosa sia meglio per i cittadini della Provincia di Frosinone non è un problema che riguarda gli aspiranti presidenti provinciali.  

La vocazione al mercanteggio era talmente acclarata che dalla sponda centro destra neanche c’hanno provato ad indicare un proprio candidato. E’ stato molto più remunerativo vendersi al miglior offerente fra i due candidati di provenienza Piddina.  Evidentemente le contro partite in poltrone ed incarichi offerti da Scalia sono state più convincenti, tanto da arruolare a supporto del candidato Pompeo sia l’Ncd di Pallone che i Forzisti di Abruzzese. Questi ultimi  convinti in extremis a sposare la causa del Senatore dopo estenuanti trattative intercorse anche con l’altra  fazione guidata dall’ex Europarlamentare . 

Personalmente sospetto che l’aspra lotta sopravvenuta fra gli opposti schieramenti sia solamente un gioco delle parti e che la spartizione fra i sostenitori di Pompeo e quella di Pittiglio  sia già delineata. 

Ma continuiamo il ragionamento mettendo da parte dietrologie  sospetti. Oltre la contesa fra i candidati alla presidenza, è in atto la competizione per le poltrone di consigliere oggetto di una votazione separata e con le liste contrassegnate dai simboli di partito. Per Pompeo concorrono le liste “Democratici per Pompeo” cioè la parte del Pd guidata da Scalia, “Forza Italia”, “Nuovo Centro Destra”. Per Pittiglio invece sono schierati i componenti la lista del “Pd” ,la sponda piddina facente  capo a De Angelis,  a cui presumibilmente daranno  la loro preferenza anche gli amministratori socialisti. 

Ma esiste un micro mondo al di fuori della contesa fra Pd vero e Pd falso.  Ci riferiamo alla lista “Acqua rifiuti sanità e lavoro” che non supporta alcun candidato presidente. E’ una formazione composta da molte sensibilità, compreso una reunion di vecchi amici-nemici  ovvero, esponenti di  Pdci e Rifondazione.  Un rassemblement  tentato più volte in passato con esiti sempre disastrosi. L’unione dei comunisti in realtà sarebbe auspicabile ma è un’operazione complicata che necessiterebbe di nuove  modalità, di percorsi innovativi e, soprattutto di  facce nuove. Un alchimia impossibile da realizzare nel  contesto delle elezioni  provinciali.  

Infine esiste l’anima astensionista che è quella dell’amministrazione comunale  di Alatri guidata dal sindaco Giuseppe  Morini.  Il primo cittadino di Alatri è talmente impegnato a fare il sindaco, e a battersi per difendere il diritto alla salute dei suoi cittadini, e di quelli della Provincia, da non ritenere produttivo esprimersi a favore dell’uno o dell’altro contendente.  Personalmente è un atteggiamento che apprezzo. Che utilità avrebbe esprimersi per l’amministrazione della Provincia quando i problemi del territorio sono altri e ben più gravi come la crisi del sistema sanitario provinciale? E quando, aggiungo io, gli obbiettivi  degli aspiranti presidenti sono tutt’altro che orientati all’interesse dei cittadini? 
Sia come sia, Aut non rinuncia all’abitudine consolidata, in occasione di ogni tornata elettorale, di augurare buon voto a coloro che andranno ai seggi.  Nel caso possa essere utile riassumiamo le complesse trattative che  hanno  determinato gli schieramenti per le elezioni alla Provincia con foto e filmati. 

Buon Voto e buona visione.





































LETTERA APERTA AI SINDACI DELLA PROVINCIA DI FROSINONE

COORDINAMENTO PROVINCIALE PER LA SANITA' FROSINONE


Nei prossimi giorni sarà convocata la Conferenza locale per la Sanità / Conferenza dei Sindaci della Provincia di Frosinone, in relazione alla formazione della proposta di atto aziendale della Asl Frosinone; l'atto aziendale è il documento fondamentale che stabilisce la struttura, organizzazione e servizi sanitari della nostra Provincia.

La Legge regionale 18/94, attuativa del Dlgs 502/92 (legge di riforma sanitaria), è quella che stabilisce funzioni  e poteri della Conferenza dei Sindaci, e che qui vogliamo ricordare come espressamente scritti nel dettato normativo: 

1)dichiarare i bisogni sanitari della popolazione; 
2)definire nell'ambito della programmazione regionale, l'indirizzo della impostazione dei programmi delle attività della Asl; 
3)esaminare tutti i bilanci della Asl e emettere osservazioni su di essi inviandole alla regione; 
4)fare la verifica dell'andamento generale di tutte le attività della Asl; 
5)contribuire alla definizione dei programmi della Asl; 
6)emettere le valutazioni e suggerimenti al direttore generale della Asl e al presidente della regione i quali hanno l'obbligo di rendere ai Sindaci, entro trenta giorni, giustificazione del proprio operato.

Sono questi dunque gli indiscutibili e ampi poteri che la Legge fornisce ai Primi Cittadini nei confronti della Asl, e che forse nel passato non sono stati praticati con tutta la forza che legittimamente la norma consente.

Ma oggi la scenario è cambiato: di fronte a una crisi sociale e di identità senza precedenti dal dopoguerra a oggi, di fronte a un continuo detrimento dell'offerta sanitaria provinciale, e stante la latitanza dei cosiddetti piani alti di una certa politica, per chi rappresenta il livello istituzionale che tocca con mano ogni giorno i reali problemi della gente, non esiste più il tempo per gli indugi.

Il Coordinamento Provinciale per la Sanità guarda quindi a Voi, Signori Sindaci, come il vero riferimento della popolazione, ed è sicuro che nelle prossime Conferenze locali per la sanità eserciterete le Vostre funzioni e i Vostri legittimi poteri in toto per difendere il diritto alla salute di ogni cittadino della provincia di Frosinone in maniera unitaria; il Vostro profilo di azione sarà delineato sia ad impedire scempi e impoverimenti dell'offerta sanitaria di questa provincia tutta, e sia ad imporre la linea dell'aumento della quantità e della qualità dei servizi.

Il CPS Vi affiancherà continuativamente, per fornire tutto l'ausilio che occorre in una materia tanto complessa e particolare quale la organizzazione dell'assistenza sanitaria; in maniera tale che, grazie al Vostro intervento in sede di formazione dell’atto aziendale della Asl di Frosinone, andranno ad essere sia garantite realmente le esigenze sanitarie della popolazione, e sia bloccate scialbe operazioni di facciata che nulla hanno a che fare con una compiuta realizzazione del diritto alla salute.

La nostra provincia lo chiede a gran voce.

10.10.2014
Coordinamento Provinciale Sanità

venerdì 10 ottobre 2014

Frosinone. Studenti contro la scuola modello Marchionne

Luciano Granieri


Ieri 10 ottobre 2014 gli studenti medi di Frosinone, come molti loro altri compagni in tutta Italia, sono scesi in piazza. La scuola governata dai consigli d’amministrazione non piace ai giovani del Capoluogo. L’idea che siano gli sponsor a selezionare gli insegnanti più meritevoli  e le attività didattiche è uno dei tanti incubi che popolano le notti di alunni, professori  e in genere tutto il personale scolastico. Agli studenti di Frosinone proprio non va giù di diventare mano d’opera aggartis pronta ad essere sfruttata e schiavizzata.  Imparare un lavoro, certamente serve, ma prima bisogna imparare a pensare, bisogna acquisire  senso critico, costruire la  propria personalità con la  conoscenza, con   la creatività, con la fantasia e  l’intuizione. Nella scuola dei consigli d’amministrazione e dei manager privati, insegnare a pensare, a discernere, a  formarsi opinioni, è un’attività non prevista.  Gli studenti di Frosinone non vogliono un corpo docente in costante competizione per raggiungere l’eletta schiera del 66% che ha diritto allo scatto retributivo. Gli studenti di Frosinone vogliono professori che collaborino fra di loro per condividere linee didattiche basate sull’interdisciplinarietà. Era vitale ieri scendere in piazza. Perché il contrasto al programma della troika introdotto nelle scuole,  basato sull’impoverimento delle risorse pubbliche,  sul sovvertimento degli  organi decisionali collettivi,  sulla verticizzazione del comando, sullo sfruttamento dei docenti e la beotizzazione degli studenti , è possibile solo dalla piazza.  Se non si reagisce in modo deciso i guasti   che la ministra Giannini, su input del suo capo Matteo Renzi,  produrrà all’istruzione pubblica, diverranno irrimediabili. Peggiorare la riforma Aprea di gelminiana memoria era  impresa difficile se non impossibile. Ma per il presidente Renzi quando c’è da far danni  nulla è impossibile. Lentamente ma inesorabilmente molti se ne stanno accorgendo, compreso gli studenti di Frosinone che infatti sono scesi in piazza. E’ un segnale confortante, ma si deve proseguire per non dar tregua a questi spocchiosi damerini che stanno portando il Paese alla deriva.

Brano: Coriss’a terra dei Taranta Terapy
Foto di Eugenio Oi


Comunicato stampa congiunto PdCI e PRC

Oreste  Della Posta (PdCI) e Massimiliano Palombi (PRC)

Il sistema elettorale che eleggerà il Consiglio Provinciale e il presidente del Consiglio è a dir poco scandaloso in quanto è stato letteralmente tolto al popolo il potere di decidere i propri rappresentanti. Un metodo questo che avvantaggia i soliti “noti” della politica e la cosa diventa un vero e proprio gioco di potere tra il PD  e Forza Italia. In questo quadro il Partito dei Comunisti Italiani e il Partito della Rifondazione Comunista invitano tutti i consiglieri comunale della provincia di Frosinone  a sostenere la lista Acqua,Rifiuti,Sanità e Lavoro. Una lista allternativa, una lista in difesa del bene comune e che si oppone fortemente a questo sistema elettorale, una lista che non ha niente a che vedere con questa politica fatta di accordi trasversali e sotterfugi.
Il segretario Oreste  Della Posta (PdCI) e Massimiliano Palombi (PRC) fanno appello a tutti i Consiglieri Comunali della provincia, che non si riconoscono in questo stato di cose, a sostenere la candidatura del candidato  Dionisio Paglia, un compagno impegnato nel sociale  che da sempre ha lottato per la difesa del bene comune, per una provincia più giusta e più equa.
Noi siamo convinti che una svolta è possibile e che il nostro candidato Dionisio Paglia rappresenti per la nostra provincia una speranza e un punto di riferimento per tutti i cittadini vista la sua grande esperienza e determinazione.

 Diciamo NO a questa vergogna e questi giochi di potere, e il 12 ottobre sosteniamo la Lista Acqua,Rifiuti,Sanità e Lavoro e il candidato Dionisio Paglia.

Articolo 18, la delega in bianco è incostituzionale

Pier Giovanni Alleva. fonte "il manifesto"


Il governo pone all’approvazione del Senato, ricat­tato dal voto di fidu­cia, un dise­gno di legge delega in mate­ria di lavoro ulte­rior­mente peg­gio­rato rispetto alla pro­po­sta ori­gi­na­ria. È un testo squi­li­brato, ipo­crita e incostituzio­nale per­ché con­tiene una disci­plina inu­til­mente det­ta­gliata di argo­menti minori, come per­messi paren­tali e fun­zio­na­mento dei Cen­tri per l’impiego, ma lascia totale mano libera all’esecutivo sui temi essen­ziali del pre­ca­riato, delle garan­zie nel rap­porto di lavoro e degli ammor­tiz­za­tori sociali.
Infatti nes­sun con­tratto pre­ca­rio viene abo­lito e sul tema fon­da­men­tale dell’articolo 18 per il momento si tace, ma poi ci si riserva di inter­ve­nire diret­ta­mente, ovvia­mente in senso puni­tivo, nei decreti dele­gati, ossia al di fuori di qual­siasi con­trollo e voto del par­la­mento. Allo stesso modo il governo si riserva di rego­lare a suo arbi­trio, nei decreti dele­gati, l’indennità di disoc­cu­pa­zione e ciò che resta della cassa integrazione.
Que­sto modo di pro­ce­dere è inco­sti­tu­zio­nale per­ché l’articolo 76 della Costi­tu­zione sta­bi­li­sce invece, a garan­zia della cen­tra­lità del par­la­mento, che la legge delega debba fis­sare essa stessa, con riguardo all’emanazione dei suc­ces­sivi decreti dele­gati, i cri­teri diret­tivi, che non pos­sono in nes­sun modo essere sur­ro­gati da ordini del giorno o da prese di posi­zione in sede poli­tica. Ove il capo dello Stato pro­mul­gasse quindi que­sta legge delega voluta dal governo, vio­le­rebbe lui stesso la Costituzione.
Una pre­ci­sa­zione, poi, è oppor­tuna e neces­sa­ria: non è suf­fi­ciente in una legge delega evo­care dei titoli e dei temi come potreb­bero essere la disciplina della cassa inte­gra­zione o dei licen­zia­menti o dei tra­sfe­ri­menti, senza indi­care anche in quale dire­zione devono andare le future modi­fi­che nor­ma­tive. Affer­mare ad esem­pio come dice la delega che il governo è auto­riz­zato a fare un decreto sull’ambito di appli­ca­zione della cassa integra­zione signi­fica pur sem­pre dare una delega in bianco per­ché non si com­prende se quell’ambito di appli­ca­zione debba essere allar­gato o al con­tra­rio ristretto rispetto alla situa­zione attuale.
Così non baste­rebbe dire che il governo è auto­riz­zato a sta­bi­lire una nuova disci­plina delle san­zioni per i licen­zia­menti ille­git­timi se non si dice per quale tipo di licen­zia­mento e con quale tipo di san­zione, se mone­ta­ria, di rein­te­gra o ambe­due. Que­sta quindi è la pro­fonda ipo­cri­sia nel maxiemenda­mento alla legge delega, quella cioè di met­tere l’uno vicino all’altro cri­teri diret­tivi effet­tivi per gli argo­menti di minore impor­tanza e invece dei meri titoli per quelli dav­vero deci­sivi onde con­sen­tire poi al governo di legi­fi­care a suo avviso.
Que­sto modo di pro­ce­dere è già stato stig­ma­tiz­zato dalla Corte costituzionale e porta a pre­ve­dere un’impugnazione siste­ma­tica dei decreti ema­nati non già sulla base di cri­teri diret­tivi ma con rife­ri­mento a un semplice «titolo». Que­sta cri­tica di fondo non toglie che comun­que il maxie­men­da­mento pre­veda anche alcune dispo­si­zioni più pre­cise e sporadi­che, comun­que pes­sime, e ci rife­riamo in par­ti­co­lare a una cosiddetta nuova disci­plina delle man­sioni che fini­rebbe col ren­dere lecito il deman­sio­na­mento e dun­que il mob­bing, con l’alibi ricat­ta­to­rio della sua neces­sità per ragioni orga­niz­za­tive che in defi­ni­tiva lo stesso impren­di­tore definirebbe.
Viene altresì legit­ti­mata, sotto un’apparenza tec­ni­ci­stica, l’attività di controllo ossia di spio­nag­gio a carico del lavo­ra­tore. Con riguardo agli ammor­tiz­za­tori sociali la nuova inden­nità di disoc­cu­pa­zione di cui non è spe­ci­fi­cata né la durata né gli importi rispon­de­rebbe comun­que a un crite­rio asso­lu­ta­mente errato e cioè a quello della pro­por­zio­na­lità della durata dell’integrità all’anzianità di lavoro pre­ce­den­te­mente matu­rata. Que­sto signi­fica che l’annunciata appli­ca­zione dell’indennità di disoccupazione anche ai rap­porti pre­cari si ridur­rebbe a una sorta di burletta per­ché a una breve durata del con­tratto cor­ri­spon­de­rebbe una ancora più breve durata dell’indennità di disoccupazione.
Infine c’è l’ambiguità più grave e peri­co­losa che riguarda i con­tratti a tutela pro­gres­siva di futura intro­du­zione e il dilemma è que­sto: tutto quello che si dice e si pole­mizza circa l’abolizione o quasi abo­li­zione della rein­te­gra nel posto di lavoro in caso di licen­zia­mento ille­git­timo riguar­de­rebbe solo que­sti nuovi futuri con­tratti o tutti i rap­porti già in essere come è acca­duto con la legge Fornero?
Non c’è dav­vero da fidarsi per­ché la legge delega con­tiene una super­norma in bianco che è quella della reda­zione di un testo orga­nico «sem­pli­fi­cato» di disci­plina dei vari tipi di con­tratto e al suo interno potrebbe esservi davvero di tutto, a comin­ciare dall’eliminazione della rein­te­gra anche per i milioni di lavo­ra­tori che attual­mente godono di tale garanzia.
La vigi­lanza non è dav­vero mai troppa quando si ha a che fare con per­sone abi­tuate a dire e disdire, pro­met­tere e non man­te­nere, come il pre­si­dente Renzi. Con lui non si può mai essere «sereni».


La "Buona Scuola" di Renzi... copiando Marchionne

Fabiana Stefanoni

10 ottobre: sciopero nazionale di studenti e lavoratori della scuola


Il piano di ristrutturazione della scuola pubblica, presentato dal premier Renzi e dal ministro Giannini, si articola in un malloppo di più di 130 pagine. Malloppo che il governo chiede a tutti i lavoratori della scuola di discutere e, eventualmente, integrare... Anzi, nelle pagine del testo si sollecitano tutti i docenti di ogni scuola a leggere e commentare le 130 pagine: operazione impossibile, visto che in molte scuole mancano persino i soldi per comprare l'inchiostro delle stampanti. Ma questo Renzi forse non lo sa. Vediamo brevemente in cosa consiste questo progetto, beffardamente denominato "La Buona Scuola".
Assunzione dei precari... per essere ancora più precari
"Assumere tutti i docenti": così titola il primo capitolo della "Buona Scuola" di Renzi. Un titolone altisonante, perché è proprio il piano di assunzioni di precari della scuola il "piatto forte" del progetto governativo. Si parla di circa 150 mila precari, sia delle graduatorie ad esaurimento sia vincitori (o idonei) dell'ultimo concorso (quello bandito dal ministro Profumo), che verranno assunti a partire dall'anno scolastico 2015-2016.
I precari della scuola hanno da tempo imparato a diffidare degli impegni di assunzione "a breve" (stando alle promesse dei vari ministri che si sono succeduti, avremmo dovuto essere tutti assunti da parecchio tempo... e invece siamo ancora qui ad aspettare l'ennesima promessa). Inoltre, bisogna anche capire di che tipo di assunzioni si tratta.
Il "malloppo" parla chiaro: i nuovi assunti dovranno essere massimamente flessibili, pronti a qualsiasi orario di lavoro (mattina, pomeriggio e forse sera) e a qualsiasi mansione: si scordi l'insegnante che è stato obbligato a fare corsi di specializzazione su una materia - per essere un bravo insegnante di quella materia - di poterla un giorno insegnare, dovrà piuttosto fare supplenze dove serve, compilare progetti, affiancare tirocinanti, e essere disponibile a venire incontro a qualsiasi esigenza del gruppo di scuole a cui verrà assegnato.
Non solo. Considerato che la maggioranza dei precari della scuola sono precari da almeno dieci o venti anni, nel caso in cui qualcuno si sia azzardato a costruirsi una vita o una famiglia in una determinata città, questo tipo di assunzione in ruolo potrebbe rappresentare una doccia fredda (da far rimpiangere la precarietà). Come recita il testo governativo, "serve prima di tutto una maggiore mobilità ai fini dell'assunzione in ruolo rispetto all'attuale 'vincolo di destinazione' all'interno della provincia" essendo necessari "aggiustamenti anche geografici", sulla base delle esigenze. In altre parole, si potrà essere assunti anche in una regione diversa da quella di appartenenza. Non solo: analoga "flessibilità" sarà richiesta anche per quanto riguarda le classi di concorso (cioè le materie di insegnamento), con la possibilità di essere assunti per insegnare "materie affini".
Dato che chi non fa parte dell'assurdo mondo del precariato permanente della scuola probabilmente fatica a capire di cosa si stia parlando, facciamo un esempio concreto. Prendiamo un insegnante precario che da circa dieci anni insegna matematica e fisica (con alle spalle anni di studi e specializzazioni). Poniamo che viva da sempre in provincia di Firenze. Fino a cinque anni fa, questo precario riusciva bene o male a lavorare per nove o dieci mesi all'anno con uno stipendio pieno (sui 1200 euro al mese), più due o tre mesi di disoccupazione. Dopo i tagli di Fioroni, Gelmini e Profumo, negli ultimi cinque anni ha invece lavorato saltuariamente, con spezzoni di ore (cioè non con cattedra piena) e conseguente riduzione dello stipendio. Le ultime leggi di stabilità gli hanno tolto anche la monetizzazione delle ferie non godute (cioè i circa 1000 euro in un anno che spettavano ai supplenti come "compensazione" dei mesi di disoccupazione).
Bene, ora che arriva l'assunzione in ruolo di Renzi che succederà a questo precario? Primo, se a Firenze non c'è posto, può essere che venga assunto a Bologna, o a Trieste. Secondo, siccome di posti di matematica e fisica ce ne sono pochi, può capitare che gli venga chiesto di insegnare "materie affini". Cioè? Quale è una materia affine a matematica o fisica? Forse biologia? o scienze della terra? oppure, come dicevano gli antichi greci, è invece la filosofia la materia più affine alla matematica?
Ecco allora perché, buttandola in battuta, pensiamo che, se queste saranno le assunzioni, sia meglio agurarsi di restare precari per ancora molti anni. Tra la precarietà e i lavori forzati tutto sommato è meglio la prima.
Se questo è un precario
Ma le sorprese amare per i precari non finiscono qui. Accanto ai precari delle graduatorie ad esaurimento e vincitori di concorso, ci sono decine di migliaia di precari che o stanno per conseguire l'abilitazione all'insegnamento (attraverso carissimi e pesantissimi corsi a frequenza obbligatoria chiamati tfa o pas), oppure sono privi di abilitazione pur lavorando da anni nelle scuole, chiamati a fare supplenze brevi e sostituire i colleghi assenti. Sono la parte più sfruttata e maltrattata dei lavoratori della scuola, spesso pagati in ritardo di alcuni mesi e con contratti che durano anche pochi giorni (costretti per questo a cambiare continuamente scuola). Bene, che ne sarà di questi disgraziati? Il ministero è lapidario: "costoro non possono essere considerati 'precari', se non vogliamo correre il rischio paradossale per cui chiunque abbia mai svolto anche solo una settimana di supplenza è (sia prevede la lingua italiana, ma non pretendiamo troppo dal ministero dell'istruzione, NdR) un precario della scuola". Più o meno quello che si diceva degli schiavi neri nell'Ottocento: i padroni bianchi si stupivano che qualcuno avesse la pretesa di considerarli degli essere umani... Tornando ai giorni nostri, questi esseri indefiniti, per essere puniti della loro presunzione, verranno letteralmente eliminati dalle scuole (ma "non fisicamente", non si preoccupino, come rassicurava ad agosto il ministro Giannini intervenendo alla festa di Comunione e Liberazione): per loro non ci saranno più posti, perché le supplenze di poche settimane o pochi giorni verranno d'ora in poi svolte dai colleghi "flessibili" neo assunti in ruolo. Poi, un giorno, arriveranno i concorsi: e lì, tanto più con la crisi che imperversa, verranno messi a bando i pochi posti che si libereranno per un esercito di svariate centinaia di migliaia di laureati...
E per i docenti di ruolo? modello Fiat! 
Oltre il danno c'è anche la beffa. Considerato che il governo avrà bisogno di reperire risorse per coprire questo piano di assunzioni flessibili, a rimetterci saranno ancora una volta le tasche dei lavoratori. A tutti i dipendenti della scuola - docenti, personale ata, neoassunti e tutti gli assunti in servizio da meno di 33 anni - verrà chiesto "qualche" sacrificio. Verranno eliminati gli scatti stipendiali automatici (quelli legati all'anzianità), che saranno sostituiti con "scatti di carriera", riservati solo al 66% dei docenti di ogni scuola. In altre parole, quello che prima era diritto di tutti (qualche decina di euro in più in busta paga ogni tot di anni), diventerà un traguardo da sudarsi, in una competizione eterna coi colleghi per spartirsi poche briciole.
Di fatto, docenti che da decenni insegnano a scuola, dovranno tornare ad accumulare "crediti" (come i loro studenti) per non rischiare di finire in quel 34% di docenti "di serie b" privi di scatti: i crediti si accumulano lavorando di più, restando a disposizione della scuola, essendo disponibili per attività diverse dall'insegnamento, ecc. Il rischio che si corre è grosso, perché chi finisce in quel 34% potrà essere spostato di sede o di "mansione" (come si direbbe in fabbrica...) a discrezione del dirigente scolastico (oppure licenziato?).
E chi valuterà i docenti? si parla di un "Nucleo di Valutazione Interno", costituito anche da un "membro esterno" (magari il rappresentante di qualche azienda), che avrà il compito di stilare le classifiche dei docenti. Come in Fiat, solo chi lavorerà più del dovuto non subirà sanzioni: si rafforza un sistema disciplinare interno che ha lo scopo di spremere i lavoratori della scuola ai fini del risparmio. Tutto questo all'interno di un sistema di valutazione nazionale (sperimentato con l'Invalsi), operativo già dal prossimo anno, che taglierà i finanziamenti alle scuole che non raggiungono determinati standard. E sappiamo quali saranno le scuole che raggiungeranno questi standard: quelle che riusciranno a reperire maggiori risorse "dal territorio", cioè dalle imprese private.
Aziendalizzazione e privatizzazione
Ma Marchionne ha fatto scuola anche in altro senso nella scuola pubblica italiana: verranno infatti smantellati tutti gli organismi collegiali che oggi permettono ai lavoratori della scuola di partecipare alle scelte, anche amministrative ed economiche, delle scuole. Il dirigente scolastico diventerà un vero e proprio direttore d'azienda, con la possibilità di gestire le risorse - economiche e umane - come meglio crede. Sarà affiancato da una sorta di consiglio di amministrazione (sul modello del progetto di legge Aprea di berlusconiana memoria) mentre al "consiglio dei docenti" (che prenderà il posto del collegio docenti) verranno riservate solo decisioni relative alla didattica.
Il dirigente scolastico avrà "licenza di uccidere": potrà scegliere quali docenti e lavoratori premiare, quali trasferire, dove e come reperire le risorse dai privati. Se consideriamo che il suo stipendio sarà tanto più alto quanto più efficiente risulterà la scuola, è facile prevedere il clima da catena di montaggio che si respirerà nelle scuole.
La verità è che la "Buona Scuola" che ha in mente Renzi non è una scuola pubblica, ma una scuola privatizzata: la collaborazione con le imprese sarà sempre più forte, anche con il rafforzamento dell'alternanza scuola-lavoro. In quasi tutte le scuole superiori l'alternanza diventerà obbligatoria, con un monte ore di almeno 200 ore all'anno in azienda per ogni studente degli istituti tecnici: in parole povere, gli studenti andranno a lavorare gratuitamente per i padroni (che risparmieranno nelle assunzioni) evitando di "perdere tempo" con gli insegnamenti di storia, italiano, matematica...
10 ottobre: tanti buoni motivi per scioperare!
Il 10 ottobre i sindacati di base (Cobas, Cub, Usi) sono in sciopero, nella giornata nazionale di mobilitazione studentesca. Sono molti i buoni motivi per scioperare: è necessario respingere questo piano scellerato del governo, che intende smantellare la scuola pubblica, trasformandola in una succursale delle imprese. E' un progetto contro cui lottare anche per le modalità autoritarie con cui è stato presentato: di fatto il governo aggira la contrattazione sindacale (a tutti i livelli), rifiutando di affrontare il nodo del rinnovo contrattuale (ormai scaduto da anni) e proponendo ai sindacati una frittata bell'e pronta. Un attacco ai diritti acquisiti che va di pari passo con lo smantellamento dello statuto dei lavoratori (Jobs Act) e con l'accordo della vergogna sulla rappresentanza (che azzera la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro).
Da parte loro, le direzioni dei sindacati concertativi - Cgil, Cisl e Uil - non partecpano allo sciopero , limitandosi ad organizzare assemblee e manifestazioni simboliche. Oggi  in piazza lavoratori e studenti sono uniti nella lotta. E' importante che dalla  giornata di oggi nasca un percorso di mobilitazioni nella scuola che, attraverso l'unificazione delle lotte di tutti i settori lavorativi, porti alla costruzione di un vero grande sciopero generale unitario.

Liceo San Benedetto da Norcia di Roma la mozione del collegio dei docenti

  

Il Collegio dei Docenti del Liceo Benedetto da Norcia di Roma, nella seduta del 9-10-2014, convocata in risposta all’invito, sia del Governo sia dell’USR (nota MIUR prot-n° 3043 del 2-10- 2014, ripresa dalla circolare  dell'USR prot. n° 25529 del 3 /10/2014), a discutere sulla proposta di riforma della scuola denominata “La buona scuola”, dopo un’analisi di tale proposta esprime profonda preoccupazione per i seguenti aspetti della riforma, di cui giudica negativamente le ricadute didattiche:
1) la proposta di riforma dequalifica la professione docente e peggiora le condizioni di insegnamento a causa di:
            mancanza di investimenti nella scuola pubblica e cancellazione degli scatti di anzianità;
            mantenimento del numero eccessivamente alto di alunni per classe;
            inefficacia di fatto delle nuove assunzioni promesse che, anche nel caso fossero effettivamente realizzate, non aggiungono cattedre all’organico di diritto, ma creano solo bacini di docenti a disposizione per coprire le assenze brevi dei loro colleghi;
            imposizione di carichi di lavoro aggiuntivi (a parità di stipendio) che andranno a discapito della qualità dell’insegnamento;
2) la proposta di riforma, prevedendo i cosiddetti “scatti di competenza”, introduce una pericolosa competizione tra docenti, invece che rafforzare la cooperazione tra docenti, che sarebbe didatticamente ed educativamente auspicabile nella scuola; i docenti infatti per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, ancora una volta a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica;
3) la proposta di riforma pregiudica – come il vecchio DDL Aprea – la collegialità delle istituzioni scolastiche e riduce il peso della componente docenti negli OO.CC. , a vantaggio del preside e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso;
4) la proposta di riforma introduce nelle scuole un nucleo di valutazione interno che, utilizzando prioritariamente i parametri dell’INVALSI, dovrà obbligatoriamente individuare tra i docenti un 66% di “meritevoli” e una restante percentuale di “non meritevoli”, con quote fisse che prescindono dalla qualità reale della didattica, per l’assegnazione degli scatti stipendiali.
            Considerati  i suddetti aspetti, il Collegio dei Docenti esprime la propria contrarietà dal punto di vista didattico, formativo, educativo, alla proposta di riforma del Governo denominata “La buona scuola”.
Inoltre il Collegio dei Docenti, per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale, esprime il proprio sostegno alla Legge di Iniziativa Popolare “Per un Buona Scuola per la Repubblica”.

Approvato all’unanimità.

Roma,  9-10-2014

giovedì 9 ottobre 2014

La lunga scia di sangue lasciata dal capitale finanziario

Luciano Granieri



Le  schegge violente, armate dal capitale finanziario per proteggere i propri interessi geopolitici, ogni qual volta ce ne è stato bisogno, sono  ormai diventate incontrollabili.  I jihadisti dell’ISIS non combattono solo in Iraq e in Siria ma hanno fatto proseliti anche in Europa. Oltre ad  un buon numero di Europei e Statunitensi , che hanno deciso  di arruolarsi nell’esercito del Califfato,  esistono numerose falange di jihadisti operanti  all’interno delle Nazioni occidentali.  In Germania militanti dell’ISIS hanno aggredito manifestanti Kurdi che protestavano per la blanda difesa da parte delle forze occidentali coalizzate  dell’enclave kurda di Kobe al confine con la Turchia. Gravi scontri sono accaduti ad Amburgo e a Cell, come RIPORTIAMO  in altra parte del blog. 

Il capitale finanziario dopo aver armato , tramite i rivoluzionari siriani cooptati contro il regime di Al-Sadr,  i guerriglieri dell’ISIS,  dopo aver consentito che un numero considerevole di militari sunniti delle truppe di Saddam, trovassero asilo presso il Califfato, ora si sta accorgendo della catastrofe.  Ciò è avvenuto molto in ritardo. Dal momento in cui l’ISIS si è impadronito dei grandi  pozzi petroliferi di Mosul e Tikrit. Perché questo è il vero motivo della reazione all’invasione di eserciti, armati da coloro i quali ora ne subiscono l’attacco.  I profughi, i morti, non hanno molto significato. Hanno ragione i kurdi a protestare per la blanda difesa occidentale di Kobe.  

Infatti dietro il Califfato si celano gli interessi dell’Arabia  Saudita, che  intrattiene rapporti finanziari con tutta la finanza occidentale. Dunque si faccia la guerra di difesa, ma non troppo. Ci si può spartire il petrolio da buoni compari.  Si mandino allo sbaraglio i Peshmerga  Kurdi  armandoli con  materiale preistorico del tutto insufficiente per contrastare l’avanzata jihadista. Del resto  la lotta per l’autodeterminazione del popolo kurdo non è mai stata vista di buon occhio dalla comunità capitalistico-finanziaria . 

Dal lato occidentale, lo svuotamento ideologico delle comunità, fondamentale per la tranquilla espansione del capitale finanziario,  ha  creato un vuoto in cui molti giovani,  in cerca di un’ideale, qualsiasi esso sia, si sono inseriti sposando la causa idealisticamente forte del Califfato.  

I giochi di guerra del capitale finanziario hanno origini antiche. L’armamento dei Talibani afghani, prima utilizzati per reprimere la rivoluzione comunista in atto nel paese,  e poi combattuti come terroristi, l’armamento di Saddam, dittatore  usato  per tutelare gli interessi capitalistici contro l’Iran, e poi  divenuto acerrimo nemico,  non sono che gli esempi più recenti.  

Andando indietro nella  storia si può rilevare come durante la seconda guerra mondiale grossi trust statunitensi continuarono a fare affari con i tedeschi. Nei bombardamenti  di Francoforte sul Meno gli americani rasero al suolo la città, ma lasciarono intatti gli imponenti  fabbricati della Farben. Un gigantesco trust chimico che aveva accordi di cartello con la Standard Oil del New Jersey, con la Du Pont de Nemours, e con la Ethy Gasoline Corp, detenuta per metà  dalla General  Motor. La Ferben era stata le più forte sostenitrice finanziaria di Hitler. Al processo di Norimberga fu provato che la multinazionale    aveva effettuato  esperimenti con prodotti chimici e droghe sui detenuti dei campi di sterminio. Era arrivata addirittura ad acquistare donne dal campo   di Auschwitz per proseguire negli esperimenti. 

Qualche anno prima  dinanzi alla guerra civile Spagnola i democraticissimi americani, vicini alla Repubblica Spagnola, minacciata della dittatura, rifiutarono  qualsiasi coinvolgimento diretto e indiretto nella contesa, perché una legge neutralista giustificava un intervento nei contenziosi fra Stati ma  non nelle guerre civili. Nel frattempo  continuarono a vendere all’Italia qualsiasi tipo di materiale bellico e ad intrattenere, strettissimi rapporti economici con la Germania, fingendo di non sapere che  le truppe ribelli di Franco senza l’apporto di mezzi ,  uomini e delle aviazioni italiane e tedesche non avrebbero potuto prendere il potere.  

A testimonianza dello sdegno che un tale atteggiamento provocò presso alcune parti della società civile americana, a distanza di anni, il contrabbassista Charlie Haden realizzò con la sua “Liberation Music Orchestra”  composta fraternamente da bianchi come lui (Carla Bley, Mike Mantler, Gato Barbieri, Roswell Rudd) e neri (Don Cherry, Dewey Redman, Andrew Cyrille e Howard Johnson) un disco in cui con rabbia ed irrisione  vennero incisi, riarrangiati secondo il linguaggio jazzistico free,  i canti della guerra popolare spagnola   (El quinto Regimiento, Los Quatros, Generales, Viva la Quince Brigada) accompagnando le musiche con forti dichiarazioni secondo le quali il disco era stato realizzato per lottare contro il razzismo, la guerra e la povertà. La Storia si ripete dunque e le ragioni degli affari e del capitale continuano a produrre carne da macello oltre che povertà e disagio sociale. Quanto avevano ragione quei partigiani che interpretarono la lotta di liberazione come contrasto alla dittatura del capitale prima che ai Fascisti  e ai Tedeschi!


Liberation Music Orchestra
Track: El Quinto Regimiento / Los Cuatro Generales / Viva la Quince Brigada (The Fifth Regiment / The Four Generals / Long Live the Fifteenth Brigade)

mercoledì 8 ottobre 2014

Radicali pro Isis con machete e coltelli assalgono Kurdi in Germania

 FROM RT  RUPTLY QUESTION MORE


Una protesta pacifica contro l’IS in Siria e in Iraq, organizzata da alcuni membri della comunità kurda in alcune città della Germania,  si è conclusa in  gravi scontri con musulmani pro-jihadisti ad Amburgo e Celle. La Polizia ad Amburgo, una città portuale  con una popolazione di 1.8 milioni di abitanti, è stata costretta ad usare manganelli, cannoni d’acqua e spray al peperoncino, nel tardo pomeriggio di martedì, per disperdere un gruppo  di  Kurdi e  mussulmani pro-jihadisti  in lotta fra di loro armati di coltelli e pugni di ferro. Ciò  a seguito di una protesta contro i miliziani dello stato islamico che stanno attaccando la città kurda di Kobani in Siria vicino al confine Siriano. In un primo momento martedì pomeriggio circa 80 manifestanti kurdi hanno occupato la stazione centrale di Amburgo  per un ora, secondo quanto riferito dalla NDR.  Un porta- voce della polizia ha riferito che  i manifestanti hanno liberato volontariamente la ferrovia dopo le 6 di sera. Un gruppo più numeroso di circa 500 manifestanti  kurdi hanno sfilato per il centro di Amburgo.  Sulla loro strada hanno danneggiato alcune vetture , bar turchi, infrangendo vetrine, lanciando in aria sedie di plastica. La Polizia ha arrestato 14 rivoltosi. Più tardi alcune centinaia di manifestanti kurdi si sono riuniti presso la moschea Al Nour in Via Steindamm, vicino alla stazione ferroviaria della città. Alle 11,30 locali circa i Kurdi sono stati aggrediti da un gruppo armato di circa 40 fanatici dello Stato Islamico, come riporta il video della nuova Agenzia Ruptly. Il bilancio dei violenti scontri seguiti  all’aggressione è di 4 persone ricoverate in ospedale  per ferite di arma da taglio .  La manifestazione Kurda anti IS nel nord della Germania è iniziata lunedì scorso ed è stata supportata da un centinaio di manifestanti a Brema, Celle, Göttingen, Hannover, Kiel  e Oldenburg. Nella maggior parte delle città  la protesta si è svolta pacificamente  ed è stata praticamente esente da incidenti. Ma a Celle la polizia non è riuscita a prevenire gli scontri. La prima rissa fra due fazioni di almeno 100 Kurdi e altrettanti Mussulmani ha avuto inizio lunedì. Ma la polizia  di Celle, una cittadina di 71.000 abitanti, con l’aiuto di rinforzi provenienti da Hannover, Oldenburg e Wolgsburg,  è riuscita a scongiurare seri scontri fra le due fazioni. Martedì, naturalmente, le due fazioni armate hanno tentato di forzare il blocco della polizia che li divideva per attaccarsi un’altra volta. La polizia in tenuta anti sommossa ha usato spray al peperoncino, manganelli per reprimere l’attacco e scongiurare la violenza. Nonostante sia tornata la calma e nessun poliziotto sia rimasto ferito, un numeroso contingente  di polizia è rimasto in città per evitare una possibile escalation di violenza . La Cellesche Zeitung ha riferito che alcuni dei mussulmani che hanno preso parte agli scontri di Celle erano di nazionalità cecena  giunti da tutta la Germania.  L’onda della protesta anti IS organizzata dagli attivisti kurdi ha scosso molte capitali europee compreso  Londra, Bruxelles, L’Aia e Goteborg in  Svezia. La diaspora kurda in Europa sta protestando contro i miliziani dello Stato Islamico   dell’Iraq e della Siria perché questi stanno assalendo  le comunità Kurde impunemente, senza incontrare una seria opposizione sul terreno da parte  delle milizie Kurde dei Peshmerga. L’assalto dei Jihadisti  nell’insediamento kurdo di Kabani in Siria, vicino al confine turco ha già introdotto 400 miliziani , mentre gli attacchi aerei degli Stati Uniti e dei loro alleati contro i guerrieri dell’IS in Siria non si sono concentrati sulla protezione di  Kobani.  Kristofer  Lundberg un attivista del Partito Socialista  della Giustizia Svedese di Gotheborg che ha organizzato e arringato 1.000 manifestanti accesi a sostengo del popolo kurdo di Kobani ha dichiarato alla RT: “Noi chiediamo che la Turchia apra le proprie frontiere per lasciare entrare i rifugiati che sfuggono il terrore dell’IS e nello stesso tempo lasciar passare i guerriglieri che stanno attendendo al confine per raggiungere Kobani e difendere la città. Migliaia di Kurdi sono pronti ad andare a difendere Kobani”. Nel frattempo ci sono state anche proteste a Londra contro il bombardamento inglese delle postazioni dell’ISIS in Iraq.

Traduzione di Luciano Granieri.


Dichiarazione Paglia Dionisio

Dionisio Paglia


Che cosa succede in Provincia? Ben quattro sono i filoni di indagine da parte della magistratura su tematiche quali:1) rilascio di autorizzazioni ambientali; 2) questione aeroporto; 3) corsi di formazione; 4) bonifiche ex discariche. Sembrerebbe che i quintali e quintali di faldoni sequestrati dalle forze dell'ordine riguarderebbero presunti sprechi e illegittimità degli ultimi quindici anni di storia della Provincia di Frosinone. Il sottoscritto, quale capogruppo consiliare del PRC alla provincia dal 1995 al 1999, ha sostenuto la giunta di Loreto Gentile che ha fatto della "trasparenza" la bandiera della propria amministrazione. Cosa è successo dopo il 1999 dentro il Palazzo della Provincia? E' cambiata la strategia politica? Mi sono candidato nella lista civica "Acqua, rifiuti, sanità, lavoro", anche per fare da sentinella della "trasparenza amministrativa" nella gestione della cosa pubblica. Il Palazzo della Provincia deve essere una casa di vetro. Il 12 ottobre si elegge un consiglio provinciale ridotto nei ranghi ( da 30 a 12) e saranno gli amministratori comunali e non i cittadini ad eleggere i propri rappresentanti, in virtù di una legge assurda che riduce gli spazi democratici. Sarebbe auspicabile che almeno una voce di opposizione entrasse a far parte di quel consesso: sarebbe una vittoria per la democrazia.
Dionisio Paglia (candidato lista civica "Acqua, rifiuti, sanità, lavoro").

Sanità. Alcune valutazioni sugli ultimi sviluppi

COORDINAMENTO PROVINCIALE PER LA SANITA' FROSINONE

IL COORDINAMENTO PROVINCIALE DELLA SANITA' RITIENE DOVEROSO ESPRIMERE ALCUNE OPINIONI SULLA BASE DI CIO' CHE APPARIREBBE EVIDENZIARSI CIRCA GLI ULTIMI SVILUPPI DELLE VICENDE RIGUARDANTI LA SANITA' NELLA PROVINCIA DI FROSINONE
In attesa  della Conferenza locale della sanità  che dovrà esaminare l’Atto Aziendale, la direttrice generale della asl, assumendo le vesti di un autorevole candidato politico ha scatenato una campagna elettorale intensa e ricca di promesse  come nessun vetero democristiano di questa provincia è mai riuscito a fare.  Secondo quanto prospettato e promesso  negli incontri  di  Cassino, di  Alatri e di  Anagni tutti i problemi sarebbero stati  già avviati a soluzione e  la sanità  sarebbe avviata a diventare la più avanzata della Regione. Infatti :
 il 16 luglio, nel corso di una manifestazione, è stato annunciato  per  l’ospedale di  Frosinone, Il
  di 2° livello;  qualche tempo  prima, l’On. Zingaretti aveva promesso il polo oncologico all’ospedale di Sora dopo la dura protesta dei sindaci e della popolazione del sorano e della Valle di Comino;  qualche giorno fa la manager ha promesso al sindaco di Cassino di portare i posti letto del locale ospedale, secondo quanto riportato dalla stampa,  da 190 a 310 (120in più) mentre è risaputo che i posti letto dovrebbero aumentare di 100 in tutta la provincia.
Questo sottile, spregiudicato e furbesco modo di fare che, non ha niente in comune con una gestione seria, razionale e  positiva della sanità, è teso a rompere quel vasto e diffuso fronte di protesta, forte ed unitario che ha mobilitato decine di migliaia di persone in ogni angolo di questa provincia. 
Di fronte allo sfascio dell’organizzazione sanitaria  in un territorio che vive nel degrado e in una dilagante povertà  tanto da essere considerato  “Perduto” dai  vertici regionali, occorrono coraggio, buon senso e capacità non comuni  per ascoltare chi protesta e  per dar vita, con loro e non contro di loro, ad un   progetto che realizzi, finalmente una sanità efficiente e di qualità ripristinando legalità, dignità e  diritti. 
Lunedì 6 c. m., nel corso dei lavori della conferenza locale della sanità abbiamo ascoltato con molta attenzione l’esposizione  direttrice generale della asl. La nostra delusione è stata profonda. Non una parola sulla lotta agli sprechi ed agli scandali.  Non una parola sulla lotta alla corruzione. Non una parola sulla partecipazione e sulla trasparenza.
Eppure non è ancora spento l’eco suscitato dalla sentenza della Corte dei Conti che ha accertato un danno erariale di 41 milioni di euro   e chiesto il risarcimento ai responsabili. Milioni pagati e non dovuti ad una struttura privata convenzionata per gli anni 2007 2008 ne 2009. Mentre siamo in attesa di sapere dalla Magistratura  penale se vi sono reati  sarebbe opportuno e doveroso da parte della manager   informare  i cittadini e rassicurarli, con documenti ufficiali alla mano, che  per gli anni successivi tutto è stato rivisto e restituito ad una corretta amministrazione e gestione della cosa pubblica. E’ giusto continuare a mantenere rapporti con una struttura di questo tipo?  E dopo questi fatti non è dovere del manager dire  come si intende controllare l’appropriatezza  e la regolarità delle prestazioni erogate dalle strutture private convenzionate?
Questi scandalosi eventi  impongono l’urgente necessità di   applicare l’art. 1 del DL n.33 del 14 marzo 2013 che così recita: “  La trasparenza è intesa come accessibilità totale delle informazioni  concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche”.
08.10.2014                                   Coordinamento Provinciale Sanità


Video di Luciano Granieri

martedì 7 ottobre 2014

Appello "BLOCCA LO SBLOCCA-ITALIA" - Presidio alla Camera il 15 e 16 ottobre

Acqua bene comune


L'APPELLO

Un attacco all’ambiente senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra Ischia, Capri, Sorrento,  Amalfi e la costiera Cilentana, dell'omonimo Parco Nazionale.
Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento.
Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia. Eppure l’industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito  solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno invasiva.
Nel Decreto la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente ma trasforma in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.
Le grandi opere con il loro insano e corrotto “ciclo del cemento” continuano ad essere il mantra per questo tipo di “sviluppo” mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale. Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti; l'esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e “general contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo da Bagnoli.
Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio..
Il provvedimento si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità.
Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.
Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.

COSA PUOI FARE DA CITTADINO, COMITATO O ASSOCIAZIONE?

PARTECIPARE AL PRESIDIO A ROMA
-Partecipare al presidio a Roma a Piazza Montecitorio, un sit-in “a staffetta” tra cittadini che difenderanno la loro terra per i giorni:

MERCOLEDI' 15 OTTOBRE, ore 10-14
GIOVEDI' 16 OTTOBRE, ore 10-14 

-INVIARE UN'EMAIL “BLOCCA LO “SBLOCCA-ITALIA” A PARTIRE DA MARTEDI' 7 OTTOBRE ai parlamentari - link: www.acquabenecomune.org per testo ed indirizzi dei parlamentari.

PER ADESIONI DI ORGANIZZAZIONI E INFORMAZIONI: nosbloccaitalia@gmail.com

Prime adesioni:  Coordinamento nazionale NO TRIV, Forum Italiano Movimenti per l'Acqua Coordinamento Nazionale Siti Contaminati; Abruzzo Social Forum; Forum Abruzzese Movimenti per l'Acqua; Rete per la Tutela della Valle del Sacco, Associazione A SUD; Stop Biocidio Lazio; Taranto Respira; Peacelink; WWF Taranto; NO Carbone Brindisi, Confederazione COBAS, Ambiente e Salute nel Piceno; Comitato Stoccaggio Gas S. Martino (CH), Comitati Cittadini per l'Ambiente di Sulmona; Associazione Nuovo Senso Civico; Comitato No TAP; Coordinamento nazionale No Triv-sez Basilicata; Coordinamento Regionale Acqua Pubblica di Basilicata; Coordinamento dei Comitati contro le autostrade Cremona-Mantova e Tirreno-Brennero; Onda rosa, comitatino di mamme e donne del centro olio (ENI) di Viggiano; No Triv Sannio, Altragricoltura, Comitato per la Difesa delle Terre Joniche, Rete Forum Ambientale dell'Appennino; Comitato No Powercrop Avezzano (AQ), Circolo culturale "Ambientescienze" – Cremona; Comitato No al Petrolio nel Vallo di Diano (SA), Comitato "No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili", Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni (Tortoreto, TE), Comitato Opzione Zero - Riviera del Brenta, Comitato per la Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro Storico di Brescia, Forum Ambientalista di Grosseto, Associazione Made in Taranto, Ola (Organizzazione lucana ambientalista), Rete dei comitati in Difesa del Territorio, Medicina Democratica Onlus, Associazione AmbienteVenezia, Cambiamo Abbiategrasso, Circolo culturale "AmbienteScienze" di Cremona, Comitato NO Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera, Comitato sardo Gettiamo le Basi, Radio AUT per l'antimafia sociale, Comitato NOil Puglia, Rete della Conoscenza, Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia, Comitato SpeziaViaDalCarbone (La Spezia), WWF Potenza e Aree Interne, MEDITERRANEO NO TRIV, Comitato Verità per Taranto, Comitato 12 giugno Familiari delle vittime del lavoro di Taranto,  Associazione ambientalista “Clan-Destino O.N.L.U.S.”, Ass. Ravenna virtuosa, A.N.P.I. Sezione di Nova Milanese (Monza e Brianza), Assotziu Consumadoris Sardigna – Onlus. Comitato NO TUNNEL TAV Firenze, Ecoistituto del Veneto "Alex Langer", AmicoAlbero – Venezia, Movimento dei Consumatori, Collettivo Nonviolento Uomo Ambiente della BASSA - RE- Guastalla, L.O.C. - Lega Obiettori di Coscienza alle spese militari e nucleari, Milano, Coordinamento Campano per la Gestione Pubblica dell'Acqua, Brindisi Bene Comune, ATTAC Italia; Associazione ZeroWasteLazio, Associazione Alternativa@Mente, Rete Campana della Civiltà del Sole e della Biodiversità, Coordinamento regionale dei comitati NoMuos, Osservatorio sulla Repressione, Fondazione Lorenzo Milani, Associazione RAP Molise, Coordinamento No Triv - Terra di Bari, Coordinamento Nord Sud del Mondo, Mountain Wilderness Abruzzo; Associazione TILT!; Coordinamento Salviamo il Paesaggio Roma e Provincia; Legambiente Italia; Comitato FuoriPista; Associazione Bianchi Bandinelli; Forum Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori; Rete civica italiana; Consiglio Metropolitano Partecipato; Era Onlus - Associazione Radicale Esperanto; Laboratorio sociale "La città di sotto" – Biella; Associazione Rita Atria; L'Albero Vagabondo; Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti; Fronte Sannita per la Difesa della Montagna; Forum Paesaggio Marche. 
 

Meglio votare il Jobs Act, discutere di Juve-Roma, o discettare di Perugia-Frosinone ?

Luciano Granieri

Il fatto che gli eventi  relativi   alla partita di  calcio Juve-Roma  siano finite in Parlamento, con la presentazione bipartisan di interrogazioni  parlamentari da parte di esponenti politici, ha suscitato molta  sorpresa e indignazione . Non si  capisce come il Parlamento possa essere interessato da simili futili querelle quando il Paese è flagellato da povertà, disoccupazione, disagio sociale. E’ un’obiezione legittima e sacrosanta. Resta il fatto che interrogazioni parlamentari, anche inerenti a stupidaggini come una partita di calcio, almeno hanno il merito di suscitare nelle Camere il  dibattito su un tema concreto. 

Infatti è da molto tempo che in Parlamento, non solo non si discute, ma spesso si è chiamati ad esprimersi sul nulla. Ad esempio, domani  a Palazzo Madama,  i Senatori dovranno  votare l’ennesima fiducia su una legge fantasma di cui esiste solo il nome, rigorosamente in inglese, Jobs Act e poco altro. Domani, non solo non è prevista alcuna discussione (prendere o lasciare), ma non è previsto neanche un testo   da approvare. 

Si chiederà cioè ai Senatori di conferire la fiducia al governo, affinchè metta in piedi una legge sulla precarizzazione del lavoro che rispetti i comandamenti scritti nella lettera , inviata il 5 agosto del 2011 al Governo italiano, dall’allora presidente della BCE  Jean Claude Trichet e dal suo successore Mario  Draghi. L’esecutivo  quindi chiederà la fiducia su un mandato a compiere il lavoro che né Berlusconi, né Tremonti, né Letta sono riusciti a portare a termine. 

Non importa che sia indicato  un programma specifico, è sufficiente approvare la semplice intenzione di rivedere le norme sulle assunzioni e i licenziamenti dei lavoratori  così come prescritto dalla missiva della BCE, leggi abolizione dell’art.18. Basta semplicemente fare uscire dal Senato un buon proposito da sfoggiare  al summit UE sul lavoro che si svolgerà  a Milano, poi Dio provvederà.  Sulla seduta di domani si stanno scatenando forti contrasti, per nulla, fra il PdR (Partito di Renzi) e le cellule impazzite del Pd che strillano di complotti orditi con  la destra cialtrona di Berlusconi e quella cogliona di Alfano, ma poi , ne siamo certi, seguiranno il gregge . 

Tutto sto’casino per un maxi-emendamento etereo  in cui si accenna al riordino delle forme contrattuali  esistenti,  inserendo una tipologia  di contratto a tempo indeterminato, con tutele crescenti, che sostituisca la giungla delle forme oggi in vigore. Si accenna a tutele crescenti senza indicarne la tempistica nè la natura. Si sa solo che dell’art.18 rimarrà esclusivamente  la reintegra in caso di licenziamento per discriminazione. Nulla si conosce del tipo  di discriminazione. Sarà  di razza o di genere, oppure di ideologia politica. Mistero. La reintegra per motivi disciplinari, contentino dato dalla direzione Pd ai dissidenti moderati, pare  sia sparita dal maxi emendamento. 

Si fa cenno poi alla revisione delle protezioni sociali da estendere a chi attualmente ne è sprovvisto, i licenziati da lavoro precario . Pure su questo tema tutto è oscuro. Di cosa si parla? Di salario minimo garantito? Di reddito di cittadinanza? Di reddito universale?  Alla protezione diretta si affiancherà qualche forma di protezione indiretta? (buoni scuola, bonus per la casa, accessi agevolati al servizio sanitario) . Di quanto sarà il sussidio 500, 600, 1000 euro? E’ importante saperlo perché i costi variano dai 25 miliardi dal salario minimo fino ai 70 miliardi ed oltre per  il reddito universale. Chi paga? I lavoratori dipendenti attraverso la previdenza sociale come oggi, oppure la popolazione intera  attraverso la fiscalità generale? E tutto ciò che conseguenze avrà nel Documento economico e finanziario  di prossima stesura? Dove si trovano le coperture? 

Di questo i senatori dovrebbero dibattere e votare domani. Ma il maxi-emendamento non propone neanche uno dei temi descritti. E allora è meglio continuare a discutere di Juve-Roma , un evento reale. Anzi allerterei i Parlamentari della nostra Provincia sulla partita di  domenica prossima fra il Perugia e il Frosinone. Dal momento che è in gioco la testa della classifica di serie B, magari un rigore rubato o un gol annullato ai Canarini potrebbe costituire altra materia di interrogazione parlamentare. Chissà, Scalia, piuttosto che la Spilabotte potrebbero sfruttare la ghiotta occasione di impegnare ancora il Parlamento su cose stupide ma concrete.

Frosinone Multiservizi: nuovo incontro regionale

Lavoratori ex Multiservizi in presidio permanente dal 7 aprile sotto il Municipio di Frosinone


Dopo l’ultimo incontro del 28 luglio tra enti, parti sociali e Regione per l’annosa vicenda della nascita di una nuova società pubblica (newco) dove ricollocare ca 240 (leggasi DUECENTOQUARANTA) lavoratori della ex Frosinone Multiservizi, finalmente oggi 7 ottobre, al sesto mese di presidio sotto il municipio frusinate da parte dei lavoratori, si è svolto un nuovo incontro tra le parti.
Erano presenti le parti sociali, gli enti (Frosinone con Piacentini, Martini e Benedetti, la Provincia con il Presidente uscente, Alatri con DI Fabio) tutti accompagnati da almeno un amministrativo. La Regione era rappresentata da Caligiuri, della segreteria dell’assessorato, mentre erano assenti, pur sollecitati, i consiglieri regionali. Era presente Migliorelli della segreteria di Buschini.
Le parti sociali non mancavano di sottolineare che durante l’estate il lavoro da svolgere è stato disatteso, tanto da doversi reincontrare senza passi avanti. Eppure i lavoratori avevano incontrato gli enti ed ottenuto impegni ancor più cospicui dal punto di vista economico, attraverso un confronto tecnico per superare gli ostacoli di natura procedurale. Essi si sono anche incontrati con i due candidati alle proviunciali, Pompeo e Pittiglio sotto la tenda con i quali si è raggiunta una intesa di prosecuzione delle volontà di Patrizi anche quando uno di loro lo sostituirà, probabilmente a gennaio.
A rompere gli indugi con chiarezza e con una fattiva proposta arrivava Patrizi che ribadiva la necessità di un piano industriale serio, ora che le deleghe da parte del governo sono chiare; la Provincia si fa carico di riconvocare il tavolo tecnico subito dopo la tornata elettorale di domenica. Di Fabio sosteneva questo percorso indicando la necessità di un cronoprogramma e individuando una data di partenza della società non oltre il 1/1/2015; in altro modo si ricorrerà alle esternalizzazioni dei servizi! Concludeva Piacentini che ribadiva la volontà della nuova società, senza ovviamente dare troppa soddisfazione e certezze agli astanti: nonostante l’esternalizzazione di uno dei servizi facenti parte del piano economico già presentato, l’importo per la nuova società rimane fissato in €.2,5 IVA inclusa; rimane dubbioso l’intervento regionale per la viabilità; il Comune deve muoversi con circospezione visto il piano di riequilibrio economico finanziario, sottostando a valutazioni del ministero per tutte le procedure da attivare.
E quindi dopo le prime riunioni del 25, 30 luglio, 1°, 9 e 26 agosto 2013 a Frosinone dove si sancì l’accordo su una bozza di piano d’impresa con volontà e risorse da impegnare nella futura newco; la redazione di un generico piano economico dai tre enti dove vennero elencati gli esuberi; il confronto con i lavoratori che presentarono un proprio piano d’impresa. Dopo le verifiche regionali dall’8 ottobre ‘13 quando il presidente Zingaretti in persona incontrò gli enti ribadendo gli impegni della Regione per una soluzione della vertenza verso la costituzione della newco, con la disposizione dei fondi per la viabilità per la Provincia di Frosinone, la gestione degli esuberi ed un aiuto per l’avvio della società affiancando gli enti nelle diverse problematiche che si sarebbero presentate anche dopo lo stesso avvio. Dopo gli incontri del il 21 gennaio del 14 febbraio in Regione; dell’11 Aprile in tenda con il Presidente Zingaretti; del 28 aprile in regione fino a quella del 28 luglio, ecco tornare la vicenda a Frosinone la settimana prossima dove si dovrà redigere un reale piano industriale con il coordinamento di Patrizi.
Rimangono da definire un tavolo di confronto con le parti sociali sui possibili ammortizzatori sociali, e sugli eventuali esuberi. Nel mentre i lavoratori, Il 60% dei quali ad oggi è privo di reddito, l’altro 40% non supera 550 euro, ancora senza TFR, che sembra tuttavia essersi sbloccato dalle pastoie tecniche, sono coinvolti nelle innumerevoli cause contro le cooperative e si stanno preparando per opporsi al tentativo di fallimento della società Frosinone Multiservizi, udienza fissata per il 21 ottobre.  

Frosinone 7 ottobre.


Il primo incontro di Zingaretti con i lavoratori Multiservizi. video Luciano Granieri