sabato 2 luglio 2016

Faccio quello che dico, dico quello che faccio", la rivoluzione di Pierre Rabhi

Il Furibondo


Contadino, scrittore, filosofo, pioniere dell’agro-ecologia ed esperto nella lotta contro la desertificazione, francese, di origine algerina, Pierre Rabhi da 30 anni legge e descrive le contraddizioni e le conseguenze di una società che sembra aver dimenticato, di certo ignora, il ruolo della terra ed il nesso con l’abitarla da parte dell’essere umano.


Pierre Rabhi lavora per proporre un progetto di società ecologica ed umanista. Il suo primo libro tradotto in italiano è stato “Manifesto per la terra e per l’uomo”, l’ultimo “Parole di terra”.

Pierre Rabhi sa di terra (nel senso che ne è permeato, ne ha quasi l’odore) e ne sa, e come tutte le persone che hanno un rapporto intimistico, quasi ancestrale con la terra, sa molto anche di esseri umani. “ Il processo attuale e globale di urbanizzazione non può durare. Il 60% della biodiversità è già sparito e la problematica della sopravvivenza biologica degli uomini si pone oggi in termini estremamente gravi, si va verso un abisso, verso un disastro” racconta Pierre Rabhi.

Pierre Rabhi è il fondatore del Movimento Colibris, che ha l’ambizione di essere un acceleratore di transizione, facendo leva sulla capacità di ciascuno di cambiare ed incarnare il cambiamento in esperienze concrete e collettive. Il suo scopo è quello di favorire la nascita e la realizzazione di nuovi modelli di società basati sull’autonomia, l’ecologia e l’umanesimo. E’ il suo modo di fare politica, la politica della vita e non del denaro, offrendo uno spazio di espressione alla società civile. Le persone sono diventate esclusivamente consumatori, consumatori indispensabili per la macchina pseudo-economica,“ma non è una macchina economica, è una macchina di predazione e di accaparramento di risorse per una minoranza umana”.

Lanciafiamme? Basta un voto…

Anita Mancini




Ha un bel dire Renzi che userà i lanciafiamme contro le cozze del PD, che se ne stanno abbarbicate sulle loro “cadreghe” da tempo immemore e non si sognano nemmeno di farsi da parte. 

Il binomio PD-Mafia Capitale si è dimostrato pressoché indissolubile: ne sa qualcosa Bobo Giachetti, che a Roma ha fatto da “scudo umano” contro la rabbia di un’intera città in una campagna elettorale massacrante quanto una salita del Mortirolo con una “graziella”. 
A nulla sono valsi i suoi trascorsi radicali fatti di battaglie, digiuni, esperienze amministrative e soprattutto provata onestà: è bastato l’”appoggio” della gigantesca zavorra PD a trascinarlo giù -esattamente - come - previsto. Al suo confronto la Raggi viaggiava su un’autostrada con tanto di tappeto rosso e petali di rose… la Capitale ha perso un grande sindaco, [e questo è il mio parere] ma a questo punto lo capiranno, nel PD, che di Gattopardi che fingono di cambiare le cose per lasciarle esattamente come stanno la gente non ne può più? 
Riusciranno i lanciafiamme di Renzi ad estirpare personaggi che fanno politica da tempi geologici in Provincia, come De Angelis o Scalia con tutti i loro accoliti e proseliti? 
Ma soprattutto sapranno (o vorranno) identificare correttamente i bersagli? Nel più piccolo dei Comuni, nella più sperduta delle sezioni, riusciranno a rinnovarsi? Chi userà il lanciafiamme? E contro quale bersaglio? Alla fine prevarrà il solito refrain “io te porto ducento voti, mo’ me devo fa da parte?”
Beh io dico di no perché sarebbe come cambiare il proprio dna. Una città come Roma non ci ha messo molto a dimostrare che il vento deve cambiare, magari in Provincia ci vorrà un po’ più di tempo – si sa che abbiamo tempi sono più lunghi- ma forse saranno i risultati delle urne a farlo, altro che lanciafiamme!
La roccaforte storica della sinistra, Ceccano, ha un governo di destra. E chi ha fatto la campagna elettorale per la sinistra –magari per la prima volta che entrava in politica – ha dovuto fare i conti con un pregresso pesantissimo. E non ci sono riusciti a far capire ai cittadini che no, non erano come quelli di prima, che ora sarebbe cambiato tutto. Per tutta risposta abbiamo un’amministrazione di destra che durante la campagna elettorale ha viaggiato anch’essa in autostrada, anzi in elicottero… perché la repulsione per tutto questo passato di sinistra con il carico di nefandezze vere o presunte che erano entrate nell’ immaginario collettivo era così grande da far vincere chiunque purché fosse diverso da “quelli”. 
E così –visto che i Cinquestelle non ce l’hanno fatta neanche ad entrare in consiglio - una destra di infimo profilo, un po’ raccogliticcia e senza visioni ha preso la città. Ed il bello è che a questa amministrazione saranno perdonati errori, omissioni, sviste, l'inconsistenza che la contraddistingue, tutto quanto: è il risultato dell’esasperazione di una città abusata, le cui immagini parlano da sole.

venerdì 1 luglio 2016

Amministrative in Provincia di Frosinone. Piccoli segnali di rivolta popolare

Luciano Granieri


La piattaforma Cioceconlealiweb TV, nuovo soggetto  sperimentale informativo a cui partecipano, per ora,  il sito 1&3, il blog Aut-Frosinone, e l’associazione culturale Oltre l’Occidente, ha organizzato una serie di incontri su società,  politica locale, nazionale ed internazionale,  che va sotto il nome  de “L’informazione non va in vacanza” Il primo appuntamento,  svoltosi martedì 28 giugno presso l’associazione culturale Oltre l’Occidente  ha raccolto le impressioni di tre esponenti aderenti a formazioni che hanno partecipato alle recenti elezioni amministrative nella nostra Provincia, ottenendo risultati lusinghieri. 

Nell’ambito dell’incontro intitolato “La politica dell’anti politica”  Fabrizio Pintori, candidato del Movimento 5 Stelle a Sora,  Tarcisio Tarquini candidato ad Alatri, per la  lista civica, “Alatri in Comune”  e Vincenzo Durante, consigliere uscente a Cassino, presentatosi a questa nuova tornata con la civica “Riscossa popolare” , hanno raccontato la loro campagna elettorale, descrivendo  le difficoltà e le chiusure  che le formazioni diverse dall’ortodossia post democristiana imperante nella nostra Provincia,  incontrano nell’agone per le poltrone amministrative.  

Ciò che ha suscitato il nostro interesse è  stato l’inaspettato  scenario  per cui nell’ingessata politica ciociara, Pintori, M5S, Tarquini,  Alatri in Comune , hanno ottenuto la poltrona di consigliere, evento capitato anche a Vincenzo Durante a Cassino nella precedente consiliatura  grazie alla ventata arancione che 5 anni  fa promosse sindaci come Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli e l’ormai ex arancione, conformatosi alle dinamiche elettorali mainstream , Giuseppe Golini Petrarcone  nella Città  Martire. 

Dunque c’è vita oltre l’impastoiato tran tran elettorale della nostra Provincia? Sembra di si. Giova ricordare che nel territorio il concetto di comitati elettorali è stato ampiamente superato. Non c’è mai stata una vera contrapposizione partitica se non come mero gioco delle parti. La realtà  è che oggi a dettare legge sono sostanzialmente tre soggetti: Francesco De Angelis, presidente Asi  piddino ortodosso, Francesco Scalia, Senatore della Repubblica  piddino democristiano, Mario Abruzzese Consigliere Regionale , variamente allocato nell’area del centro destra. Sono loro a manovrare candidature, a decidere presidenze di organi intermedi, a scontrarsi come acerrimi nemici, ma anche a riallearsi quando serve. 

Il modello del “tutti insieme appassionatamente”  sancito dalle  elezione di II livello per gli scranni Provinciali è  dinamica forte ed inossidabile che governa il territorio con  risultati che sono sotto gli occhi di tutti.  Nelle nostre città, la disoccupazione conta 135mila persone a fronte di 540mila abitanti. La sanità pubblica è allo sfascio, Acea impone riscossioni di pizzo mascherate da bollette, i ras della monnezza dispongono di un territorio vergine dove piazzare i loro impianti di morte.  Povertà ed inquinamento sono dilaganti. La situazione è ormai ad uno stato comatoso tale, che qualcuno ha cominciato a intuire  la portata della  devastazione imposta dal mefitico clientelismo storicamente incistato nella nostra Provincia. 

 Una consapevolezza  che ha determinato il successo  di  liste civiche vere, non paraventi messi insieme dai vari  Scalia, De Angelis, Abruzzese di turno, e l’imposizione del  M5S, che in molte altre parti d’Italia, meno sorde al cambiamento,  e a livello nazionale è  ormai il primo partito. Un piccolo bagliore  che comincia a fendere il buio assoluto. E’ un segnale ancora debole ma indicativo che va sostenuto e alimentato. 

Ormai le realtà locali, e i Comuni  posseggono la gran parte della ricchezza sociale del Paese, in termini di territorio, patrimonio e servizi pubblici locali. Una ricchezza quantificata da Deutsche Bank in 571 miliardi. Una miniera d’oro di proprietà della collettività, verso  cui le multinazionali e le lobby finanziarie private stanno concentrando le loro mire predatorie. A fronte di un’economia reale che langue, a fronte dei rischi che la speculazione finanziaria comporta, il patrimonio pubblico delle città e i servizi correlati diventano un affare  sicuro da non lasciarsi sfuggire. 

La strategia è chiarissima. Si accusa gli enti locali di dilapidare ingenti capitali in spesa sociale, diventando  i principali colpevoli del debito pubblico italiano. Ciò allo scopo di indurre le amministrazioni a svendere il patrimonio territoriale, a cedere la gestione dei servizi fondamentali  alle lobby private. In realtà i Comuni sono responsabili solo per il  2,1% del debito pubblico italiano, una quota insignificante. Ma la fandonia del   debito,  unita al patto di stabilità che induce le amministrazioni a limitare gli investimenti pubblici, dirottando la cura della città verso  sempre più famelici soggetti privati, è funzionale a fare in modo che anche le ultime ricchezze pubbliche possano essere sottratte alla collettività. 

Al di la delle questioni più specifiche, le buche, il traffico, questa è la partita che i futuri sindaci dovranno giocare. Dovranno scegliere se diventare giudici fallimentari , meri esecutori dei dettami del capitale finanziario, oppure fare politica,  difendere la collettività e porsi come baluardo alla svendita del patrimonio pubblico.  

Il segnale lanciato delle elezioni di Sora è Alatri, unito ad una rinnovata speranza per Cassino, è debole, forse insignificante, ma da li bisogna partire. Cercare nuove aggregazioni, nuovi soggetti pronti ad organizzarsi, per difendere con forza e determinazione il diritto di cittadinanza sancito dall’istituzione “Municipio”. Speriamo che facendo tesoro di queste prime esperienze alternative , il barlume diventi luminoso squarcio di luce.


NO ALL'AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA DI ROCCASECCA, IL NEO ELETTO SINDACO DIA SEGUITO ALLE PROMESSE FATTE IN CAMPAGNA ELETTORALE

Ufficio Stampa del Deputato Luca Frusone M5S


“Abbiamo un territorio al collasso ambientale e invece di risanarlo e di ripensare seriamente a una corretta e virtuosa gestione dei rifiuti, si cerca di ampliare le discariche, in modo tale da conferire al loro interno tonnellate e tonnellate di rifiuti di ogni tipo. Questo schifo deve essere fermato. Mi dispiace dover sottolineare anche in questa occasione, la totale assenza del mio conterraneo, l’Assessore ai Rifiuti Mauro Buschini, che non sembra proprio interessarsi della problematica, nonostante una cittadinanza in rivolta.” – esordisce così il Deputato 5 Stelle Frusone che continua – “Mi associo dunque alla richiesta della cittadinanza, degli attivisti del mu di Roccasecca, che da sempre seguono la vicenda grazie in particolare all'impegno di Danilo Chiappini, e del nostro consigliere regionale Porrello, rivolta al neo eletto Sindaco Giuseppe Sacco, ossia quella di mantenere la promessa fatta in campagna elettorale e di emettere l’ordinanza di chiusura della discarica. Come già detto dal mio collega in regione, siamo in un momento cruciale, in cui è in corso la rivisitazione del Piano dei Rifiuti Regionale e un’ordinanza del genere da parte di un Sindaco, peserebbe notevolmente su tutto il procedimento. E la giunta regionale, compreso quindi l’Assessore Buschini, sarebbe costretta a prenderne atto. Un’ordinanza di chiusura rappresenterebbe un no fermo di tutta la cittadinanza di Roccasecca.” – e continua – “L’impianto in progetto sarebbe costituito da 5 lotti e avrebbe una capacità complessiva di 760.614 tonnellate di rifiuti. Il territorio è già fortemente compromesso e non è più tollerabile questo abuso che si continua a perpetrare. I dati del Dipartimento epidemiologia del servizio sanitario della Regione Lazio parlano chiaro, c’è un aumento esponenziale dei tumori sulla popolazione della provincia di Frosinone, in certe zone studi hanno riscontrato addirittura il "281% in più rispetto alla media nazionale di tumori all'encefalo e 174% di tumori maligni del sistema linfatico per i maschi da zero a 14 anni"È ora di dire basta, i politici devono smetterla di far finta di nulla e girarsi dall’ altra parte o in casi peggiori di stare proprio dalla parte sbagliata, facendo gli interessi di società in odor di camorra.” – e conclude – “Il neo eletto Sindaco di Roccasecca deve assumersi le proprie responsabilità, la campagna elettorale è finita, ora è arrivato il momento di farsi sentire in Regione.”

Valle del Sacco, dal nuovo rapporto epidemiologico ulteriori gravi preoccupazioni per la popolazione.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco


E’ stato di recente pubblicato dal Comune di Colleferro il nuovo rapporto di "Sorveglianza sanitaria ed epidemiologica della popolazione residente in prossimità del fiume Sacco" identificato come “rapporto tecnico delle attività 2013-2015” ed elaborato dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione (DEP) del Lazio.

Ci siamo lasciati con il rapporto di sorveglianza nel 2013 le cui conclusioni sull’incidenza sanitaria del Beta-HCH non erano molto incoraggianti. Tra le conclusioni si leggeva “In particolare sono state osservate perturbazioni del pattern lipidico, della funzionalità renale e della steroidogenesi, interessando anche gli ormoni sessuali nelle sesso femminile. E’ stata osservata infine una chiara associazione con alterazioni cognitive.

Il nuovo rapporto aggiunge ulteriori elementi di preoccupazione per chi risulta contaminato dal pesticida.

Tra il 2013 ed il 2015 e stata eseguita la seconda fase della sorveglianza nell’ambito della quale sono state contattate 690 persone, di cui 602 hanno aderito.

Si parte da una conferma negativa e cioè che per quanto riguarda il Beta-HCH la concentrazione media riscontrata nel sangue delle persone esaminate non si discosta da quanto rilevato nelle passate indagini ad indicare che la contaminazione umana è persistente.

Inoltre in questa fase è stata analizzata la presenza di altri inquinanti e la concentrazione ematica di alcuni di essi in particolare l’HCB, Trans-nonachlor, p,p'-DDE e PCB, risulta correlata con quella del Beta-HCH condividendone le caratteristiche di associazione. “Tale dato sta ad indicare che la contaminazione del Beta-HCH non e stata isolata ma si e accompagnata, seppure in modo minore, a quella di altri contaminanti chimici persistenti che coesistono nell’organismo.

Lo studio inoltre ha approfondito altri aspetti degli effetti del Beta-HCH riscontrando un effetto specifico dell’inquinante organoclorurato su diversi sistemi, in particolare sull’apparato cardiovascolare e sulle funzioni metaboliche, con approfondimento e possibile conferma dei risultati raggiunti attraverso lo sviluppo longitudinale della sorveglianza sanitaria ed epidemiologica attualmente in corso.

Colpiscono però le raccomandazioni finali del DEP Lazio che per la prima volta, per quanto di nostra conoscenza, da delle indicazioni che sono un macigno:

La contaminazione del fiume Sacco rimane un disastro ambientale di proporzioni notevoli che ha comportato una contaminazione umana di sostanze organiche persistenti considerate tossiche dalle organizzazioni internazionali. Proprio perché la contaminazione e purtroppo persistente non esistono metodi di prevenzione e di rimozione dell’inquinante. Si tratta di un episodio che ha implicazioni etiche, politiche e sociali di livello nazionale. Le autorità locali hanno il dovere di informare la popolazione, di salvaguardarne la salute specie dei gruppi sociali più deboli, di offrire l’assistenza sanitaria adeguata, e di garantire un continuo monitoraggio epidemiologico e sanitario. E’ ovvio che tale assistenza dal punto di vista della tutela sociale e sanitaria del servizio sanitario si deve accompagnare ad un impegno istituzionale coerente per il risanamento ambientale.

Questo finale si commenta da solo, in sintesi evidenzia l’assenza di strumenti e pratiche in grado di fornire una adeguata e capillare informazione sanitaria ai cittadini, indirettamente mette sotto accusa le politiche della Regione Lazio che ha operato tagli sulla sanità in un territorio che richiede una riorganizzazione ed un incremento delle risorse a disposizione del sistema sanitario. Evidenzia ciò che è arcinoto all’opinione pubblica e cioè che i settori di popolazione economicamente e socialmente più deboli sono privati di una reale assistenza sanitaria di carattere preventivo e curativo.
Queste considerazioni valgono in particolare per tutte le aree comprese all’interno dei nuovi confini del Sito di Interesse Nazionale, caratterizzate da una complessità di fenomeni di inquinamento ambientale con danni correlati alla salute umana di lungo periodo.

Il richiamo alle autorità, alle amministrazioni locali è pacato nei toni e drammatico nella sostanza, ci dice sono inadeguate logiche politiche che facciano semplicemente appello all’onesta ed alla razionalità delle pratiche amministrative.
La difesa della salute e dell’ambiente è possibile solo con una radicale opposizione a politiche che spingono alla privatizzazione di ogni servizio di pubblica utilità, alla riduzione ai minimi termini delle risorse della pubblica amministrazione a tutti i livelli. Sono politiche che negano diritti fondamentali della persona umana, tolgono ogni possibilità di autodeterminazione ed autogoverno alle comunità locali.
Sistema sanitario, ciclo dei rifiuti e bonifica delle aree inquinate sono tre questioni strettamente correlate nei nostri territori che richiedono per essere affrontate un intervento di carattere sistemico, una pianificazione di lungo periodo, risorse adeguate e la piena partecipazione delle comunità locali, partendo da una capillare informazione e formazione, mirata alle specifiche condizioni sociali e culturali dei cittadini.

Il resto sono chiacchiere.

mercoledì 29 giugno 2016

STOP TTIP

Associazione Culturale Oltre l'Occidente


Serate di economia internazionale, con cena sociale a sottoscrizione, incontro con produttori locali e visione di docufilm. 
Ore 17.30 largo Paleario 7 a Frosinone.
I prodotti che riempiono la nostra tavola sono perfetti sconosciuti (a dispetto selle sempre più declamate norme sulla tracciabilità). Pomodori cinesi, carni rumene, farine americane si incuneano neanche tanto velatamente nel nostro piatto con tutto il loro carico di misteri. Il TTIP vuole ora legittimare questo flusso incontrollato di merci spezzando definitivamente il legame millenario tra produttori e consumatori, tra agricoltori e società. Cos’è il TTIP? Il TTIP è un trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico che ha l’intento dichiarato di modificare regolamentazioni e standard (le cosiddette “barriere non tariffarie”) e di abbattere dazi e dogane tra Europa e Stati Uniti rendendo il commercio più fluido e penetrante tra le due sponde dell’oceano. Questo trattato, che viene negoziato in segreto tra Commissione UE e Governo USA, vuole creare un mercato interno tra noi e gli Stati Uniti le cui regole, caratteristiche e priorità non verranno più determinate dai nostri Governi e sistemi democratici, ma modellate da organismi tecnici sovranazionali sulle esigenze dei grandi gruppi economici transnazionali. Quindi prima di chiudere i conti potremmo trovarci invasi da prodotti USA a prezzi stracciati che porterebbero danni all’economia diffusa, e soprattutto all’occupazione, molto più ingenti di questi presunti guadagni per i soliti noti.



Standard di stagione

Luciano Granieri



Cos’è uno standard   nella musica e in particolare nel jazz?  Molti critici  hanno provato a fornirne una descrizione :  Si può, ad esempio, definire standard un brano dalla duratura notorietà popolare che entra stabilmente nel repertorio di un musicista. Oppure  lo standard  è una canzone molto nota, frequentemente eseguita ,  tanto da rimanere nei repertori di musica popolare per  anni. Oppure, e qui ci avviciniamo al tema che più ci interessa,  lo standard è un brano che, essendo proposto  molte volte, entra stabilmente nella memoria musicale generale, tanto da venire suonato  regolarmente in diversi stili   fra cui il jazz. 

E’ notorio come per un jazzista non si butti via niente. Figuriamoci se il mondo del jazz si lasciava scappare l’occasione di improvvisare su scale e giri armonici di musiche popolari  famose . E’ una pratica che risale alle origini della musica afroamericana. Dal New Orleans ,  fino all’era dello Swing, il jazz era fondamentalmente musica da ballo e dunque basata su temi popolari. Anche  dopo, nella frenesia contestatrice dei boppers, molte canzoni note  furono suonate da Bird e soci, ma  con scopi diversi.  Cioè lo standard non era utilizzato per accattivarsi la platea eseguendo un brano conosciuto, ma diventava agnello sacrificale la cui destrutturazione  melodica, operata  dai boppers  serviva ad esibire il rifiuto e il sovvertimento di strutture musicali  preordinate e consolidate, così come preordinato e  consolidato era l’odio razziale dell’american way  of life nel dopo guerra.  Ornithology di Charlie Parker non è altro che la rivoluzione melodica operata su  How High the Moon, un brano introdotto dagli autori di commedie musicali  Alfred Drake e Frances Cumstock nel musical  Two for the shaw andato in scena a Brodway   nel 1940. Pezzo  inciso subito dopo da Benny Goodman e portato al successo da Ella Fitzgerald. 

Notevole, in termini di stravolgimenti armonico-melodici , è l’operazione che John Coltrane, venti anni più tardi eseguirà,   su My Favourite Things, una canzone  molto semplice composta nel 1959 da Richard Rogers e Oscar Hammerstein per il musical di Brodway The sound of music (Tutti insieme appassionatamente). 

Summertime,  Body and Soul, Night and day, Stardust, sono solo alcuni delle migliaia di standards eseguiti  dai jazzisti di tutto il mondo. Anche brani dei Beatles sono divenuti standards eseguiti  da Ella Fitzgerald, Oscar Peterson,  e altri, fino ad una rilettura recentemente proposta dal pianista  Danilo Rea.  Pezzi  di Fabrizio De Andrè sono entrati nel repertorio di  un eccellente  quintetto di jazzisti  italiani, comprendente il sassofonista Stefano Di Battista, il trombettista Fabrizio Bosso,  la pianista Rita Marcotulli, il contrabbassista Giovanni Tommaso e il batterista Roberto Gatto. 

 Irrompe la tanto attesa estate l’estate.  La seconda metà di giugno si è rivelata  calda  afosa, e finalmente i fans della spiaggia possono invadere gli arenili armati di teli da mare,  creme  solari,  pareo, vogliosi, di mostrare, per chi se lo può permettere, i propri scultorei corpi sopravvissuti alla prova costume. Personalmente mi da noia   il martellamento  del sole sulla sabbia,  l’afa, il cicaleggio  della gente sotto l’ombrellone, preferisco decisamente o buttarmi subito in acqua o…immaginare   un mare diverso….

’Azzo c’entra il mare con gli standards? 

C'entra. Odio l’estate, brano composto da Bruno Martino nel 1960, poi intitolato  semplicemente Estate, è entrato come standard  nel repertorio dei più prestigiosi jazzisti mondiali. Probabilmente  mai prima di allora il pezzo  di un musicista italiano era entrato  così diffusamente nella storia del jazz mondiale. Chet Baker, Michel Petrucciani, Bobby Hutcherson, Toot Thielmans,  Joao Gilberto e molti altri , si sono cimentati sui giri armonici  del  brano di Bruno Martino, offrendo delle esecuzioni straordinarie. 

Così,  tanto per scrivere  un post stagionale,  in omaggio all’estate abbiamo realizzato un piccolo video girato sul litorale pontino, impreziosito da una eccellente versione di Estate eseguita da un jazzista  nostrano che più nostrano non si può. Il sassofonista alatrese Mauro Bottini, accompagnato  da Stefano Mincarelli -  Chitarra, Paolo Tombolesi – Pianoforte  -Massimo Moriconi  - Contrabbasso Massimo Manzi – Batteria. 

Buona visione , buona estate 

and good vibrations.

  

lunedì 27 giugno 2016

RINASCE IL PCI.

Della Posta Oreste
Membro del comitato centrale del Partito Comunista Italiano
Delegazione di Frosinone che si è recata a via Tibaldi 17 dove è iniziato il processo di scioglimento del P.C.I. 26 anni fa.

Si è svolta a Bologna, nei giorni 24-25-26 giugno 2016, l’assemblea costituente per la ricostruzione del Partito Comunista Italiano che ha visto la partecipazione di 571 delegati nazionali. È stato eletto segretario nazionale il compagno Mauro Alboresi e tesoriere nazionale il compagno Ugo Moro.
Alcune idee programmatiche che sono alla base del partito sono:

-          Per una politica di Pace il primo atto da fare è uscire dalla NATO;

-          Questa non è l’Europa dei popoli ma è l’Europa delle banche e dei gruppi finanziari e quindi occorre uscire da questa Europa;

-          Occorre che ci sia immediatamente un reddito di cittadinanza in quanto la povertà sta diventando un elemento diffusissimo nella nostra società;

-          I Comunisti sono per una sanità pubblica abolendo tutti i tickets, per una scuola pubblica eliminando i contributi alla scuola privata, per l’acqua pubblica, per l’abolizione della legge Fornero, in sostanza più STATO e meno MERCATO.

Sono stati inseriti nel Comitato centrale due nuovi compagni della nostra provincia, ovvero Gino Rossi e Maurizio Federico. È da notare l’ottimo intervento del compagno Gino Rossi che ha denunciato il dramma della disoccupazione nella nostra provincia e di tutti i lavoratori che continuano a perdere il posto di lavoro.
La delegazione di Frosinone si è recata simbolicamente presso l’ex sezione del P.C.I. della Bolognina dove Occhetto 26 anni fa inizio il processo per lo scioglimento del Partito Comunista Italiano, che grande danni ha portato ai lavoratori italiani e al popolo. La nostra delegazione invece ha espresso la volontà di ricostruire quel grande Partito che da sempre si è battuto per i più poveri e per i lavoratori.

Il compagno Oreste Della Posta dichiara che questo è un processo aperto a cui tutti possono dare il loro contributo, quelli che ritengono che in Italia occorra un Partito Comunista organizzato ed efficiente.

domenica 26 giugno 2016

Proletari di tutto il mondo: ri-riuniamoci

Luciano Granieri




La colpa è sempre del popolo. Scagli la prima pietra chi non abbia scaricato sulla plebe la causa di un elezione o di un referendum perso. Anche dalle note di questo blog, spesso abbiamo accusato la pigrizia dei cittadini, in particolare Italiani e Ciociari, nel non voler impegnarsi in un percorso di cambiamento, di accontentarsi delle briciole che l’èlite ogni tanto fa scivolare dal  tavolo  per mantenere la pace sociale e continuare ad arricchirsi sulle spalle proprio di chi fedele aspetta l’elemosina. Qualche ammissione di colpa, per parte nostra,è stata anche espressa. Forse abbiamo peccato di comunicazione. Menarla con la storia dell’anticapitalismo, rimanere  confinati  troppo sul piano teorico verso chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, è un errore madornale e velleitario. La risposta più comune, non a torto è: D’accordo, organizziamo la rivoluzione, ma intanto la bolletta come la pago?  

La novità della recentissima  stagione elettorale, comprendente le elezioni amministrative italiane, il referendum sulla  brexit,  è che a lamentarsi del popolo bue ed ignorante, non sono coloro i quali si sono spesi per il cambiamento sociale, ma i burocrati dell’establishment politico economico, a cui gli elettori, al netto di un astensionismo dilagante, comunque hanno fornito , fino a ieri una legittimazione democratica. Fa impressione ascoltare i soloni della finanza  e della politica  tuonare  contro l’opportunità di indire un referendum sulla permanenza di una Nazione nella UE!   Cosa ne sa il popolo bue delle dinamiche comunitarie,  dello spread, della BCE, di ciò che rischiano i mercati finanziari. Roba delicata da maneggiare con cura, anziché affidarla alle mani grossolane e callose di un operaio, o alla valutazione di un disperato disoccupato. Il referendum sulla brexit, infatti va ripetuto, perché al popolo bue va spiegato che non è in grado  di interessarsi a certe materie, che ha sbagliato ha decretare l’uscita del Regno Unito dall’Unione. Ora  gli Inglesi più poveri non potranno più raccattare  neanche la briciola che cadeva  dal tavolo delle èlite. 

Considerando, in modo grossolano,  ma indicativo,   i flussi elettorali delle ultime amministrative, e del referendum sulla brexit,  risulta che il voto anti establishment,  che da un lato ha determinato l’uscita del Regno Unito dall’UE e dall’altro ha punito il Partito della Nazione italiano, arriva in maggioranza dai ceti più poveri. Una classe che in tutto il mondo occidentale, e non solo, va inesorabilmente aumentando.  Si comincia a percepire  che  la briciole sono sempre di meno e sempre di più è la platea cui sono destinate. Una elargizione chiaramente insufficiente, per cui è chiaro che i tumulti  e le liti fra i disperati che aspettano sotto il tavolo sono sempre maggiori e aspre. Si percepisce altresì che rimanendo sotto al desco  , non solo non si arriverà mai al banchetto , ma spesso è necessario condividere la scomoda posizione con persone che scivolano dalla sedia andando ad aumentare la folla  di disperati in attesa di un magro privilegio. 

In buona sostanza, la narrazione in base alla quale  all’aumento della  ricchezza  di pochi, corrisponda   il giovamento della  condizione dei molti, comincia a mostrare la corda.  Cioè tutto lo story telling messo in piedi da Reagan e dalla Thatcher necessario a convincere i poveri a votare per i ricchi sta miseramente crollando. Volendo semplificare, il voto britannico contro la UE, il voto amministrativo contro il rappresentante delle lobby finanziarie identificato  nel Pd di Renzi, arriva da quei pezzi di popolo che non ce la fanno più ad andare avanti. Disoccupati, sottoccupati,  disperati confinati ai margini della società  gente che identifica la causa del proprio impoverimento esattamente  nelle istituzioni politiche e finanziarie variamente impersonificate  (UE,Governi Nazionali, Governi dei territori) colpevoli di aumentare a dismisura la diseguaglianza sociale. 

Questa nuova consapevolezza evidentemente porta a conclusioni diverse. C’è chi, ancora immerso nella  guerra fra poveri, alimentata dallo stesso establishment, accusa le Istituzioni di non essere in grado di difendere la cittadinanza nativa dall’invasione di flussi di stranieri, anch’essi disperati ,colpevoli, di voler rubare il cibo dalla stessa ciotola dei poveri indigeni ,    chi invece, ed ahimè  è la fazione minoritaria , accusa le medesime Istituzioni, di essere il braccio armato dei potentati finanziari, esecutrici  di quelle politiche di devastazione sociale, privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite che sta dissanguando una grande maggioranza popolare allocata in tutta Europa, in tutto il mondo occidentale e non solo.  

Il popolo bue  si  rivela improvvisamente ed inaspettatamente,   per le èlite, irresponsabile, ignorante, non degno di esercitare alcuna prerogativa democratica. Un entità, che avendo perso già la propria dignità sociale,  è destinata a scomparire definitivamente non essendo più in grado di assolvere alla funzione di certificazione plebiscitaria della criminale deriva neoliberista. 

In  questa nuova corrente rischia di confluire  l’esito del referendum sulle riforme costituzionali di ottobre. Qui   il voto per il NO potrebbe  identificare   il rifiuto, non tanto di una riforma insana, ma del Governo che l’ha concepita, ritenuto responsabile dell’inesorabile impoverimento delle classi subalterne. I vertici europei l’hanno capito, ecco perché improvvisamente Renzi è diventato un importante alleato, Hollande e la Merkel, dopo averlo ignorato, ora lo blandiscono, lo coinvolgono. Potrebbero essere disposti, prima del referendum di ottobre, ad allargare i cordoni della borsa, inviare ulteriori aiuti, magari giustificati con la necessità di finanziare la gestione dell’immigrazione, potrebbero aumentare  ulteriormente la flessibilità in modo di consentire al premier italiano di giocarsi una favorevole politica fiscale utile ad accrescere il consenso per il SI al referendum costituzionale. 

Un’elezione al buio anche in Italia susseguente al fallimento del referendum costituzionale, potrebbe rivelarsi letale per gli interessi delle lobby finanziarie. Su questi temi penso dovrebbero concentrarsi le forze comuniste variamente codificate.  Lasciare che un flebile segnale di condivisione e conseguente possibile  conflitto di classe possa essere disperso dai disvalori fascisti e razzisti, funzionali alla rivitalizzazione delle derive neoliberiste, oppure dilapidato da una forza tipicamente borghese,  come quella del M5S, sarebbe  delittuoso. Pensiamoci compagni.








Dalle vicende del SIN riemerge a tinte fosche l’irrisolta contaminazione dell’area ex Agip Petroli, oggi Viscolube.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco


Dai verbali della Conferenza dei Servizi del SIN Bacino del Fiume Sacco (sui cui esiti non certo esaltanti avremo modo di ritornare, ampiamente, in un successivo comunicato stampa) tenutasi in data 26.05.16, indetta dal Ministero dell’Ambiente, Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque, riemerge la questione dello stato di contaminazione dell’area ex AGIP Petroli, oggi Viscolube spa, sita nel Comune di Ceccano, vicina al confine con il Comune di Frosinone.

Nel corso della Conferenza (presenti: Viscolube spa, Ecotherm, Comune di Ceccano, Unione Petrolifera, ISPRA, ARPA Lazio Dipartimento Frosinone; assenti: Prefettura Frosinone, Provincia Frosinone, Regione Lazio, Istituto Superiore Sanità, ASL Frosinone), tale questione, oggetto di cronaca nei mesi scorsi, si ripropone con nuovo spessore, visti i rilievi di Arpa Lazio e dello stesso Ministero dell’Ambiente.

In estrema sintesi, questi i punti salienti:

la bonifica dell’area è lontanissima dal conoscere la conclusione, nonostante il suo iter sia cominciato alla fine del 2002;

dei 4 cicli previsti di bonifica con tecnica di landfarming (semplificando non poco, depurazione che catalizza l’azione dei microorganismi presenti nel terreno), non è stato completato neppure il secondo, pressoché fermo dal 2009;

mentre la Viscolube spa sostiene, con nota del 31.03.16, che non vi sono fenomeni di migrazione della contaminazione verso l’esterno, ARPA Lazio comunica in data 22.04.16 al Ministero dell’Ambiente che «ancora persiste una rilevante contaminazione di inquinanti nelle acque sotterranee, sia all’interno del sito», sia in 8 piezometri «posti a valle idrogeologica della barriera idraulica» che dovrebbe impedire la diffusione della contaminazione; da tali piezometri «si evidenzia che la contaminazione è presente nelle acque di falda in concentrazioni rilevanti con particolare riferimento» a composti molto nocivi, ovvero in particolare solventi organoclorurati e metalli pesanti;

il Comune di Ceccano, in data 08.04.16 ha emesso ordinanza di divieto di consumo di acqua entro i 500 metri dal sito contaminato;

Viscolube difende energicamente la propria azione di bonifica, con argomentazioni che saranno vagliate dai tecnici competenti (i quali al momento, come si è visto, sembrano smentirne categoricamente la bontà).

Il Ministero ha dunque predisposto un tavolo tecnico per risolvere il problema della diffusione della contaminazione, che coinvolge, a differenti livelli e con specifici compiti, ARPA Lazio, ISPRA, Comune di Ceccano e Viscolube spa. Le relative azioni di tale organo sono in corso, ed entro il 20 luglio la Viscolube spa è tenuta a presentare un’Analisi di Rischio e conseguentemente una Variante del progetto di Messa in Sicurezza dei suoli contaminati.

Oltre a sottolineare la paradossalità della vicenda in questione relativamente ai tempi dell’incompiuta (o meglio in alto mare) bonifica, ai gravissimi rischi che ne derivano per l’ambiente e per la salute della cittadinanza, vogliamo rilevare qualche elemento positivo.

In primis, l’operato di ARPA Lazio Dipartimento Frosinone, o meglio dei tecnici e dei dirigenti direttamente responsabili di tale lavoro.

In secundis, l’operato del Ministero dell’Ambiente, che nel caso specifico si fa carico del problema. Con che esiti, valuteremo più avanti.

È importante infine rilevare come la contaminazione da solventi organoclorurati non interessi solo l’area oggi Viscolube spa, ma anche l’area Klopman International srl e l’area ex Schlumberger nel Comune di Frosinone, vicino alla discarica Le Lame. Ci chiediamo come mai vi sia interesse, da parte dei politici e della maggior parte degli organi di controllo, solo per la contaminazione provocata dalla discarica, posto che le due aree precedentemente citate presentano profili di rischio, nonché già alcuni riscontri, molto più preoccupanti.