lunedì 26 luglio 2010

Four Stick - di Luciano Granieri

La serata di venerdì, 23 luglio l’Alatri in blues festival prevedeva oltre all’esibizione di Billy COBHAM_ già trattata in altra parte del blog, anche quella dello Stickmen trio di Tony Levin. Un set che si preannunciava molto particolare non fosse altro che per la natura degli strumenti protagonisti;  due Chapman stick e una batteria. Lo Chapman stick ha  dodici corde, sei di basso e sei di chitarra, senza cassa armonica e un’uscita stereo. I due stick men in questione erano Michael Bernier, musicista poliedrico che vanta collaborazioni, fra gli altri, anche con  
MARCO MINNEMANN batterista noto ai naviganti di AUT, e il maestro assoluto del Chapman stick, quel Tony Levin già bassista e collaboratore di Peter Gabriel, eroe assieme a Bob Fripp della terza era “King Crimson” , fase cui partecipò anche Pat Mastelotto, batterista dal drumming vigoroso guarda caso anche lui della partita nel concerto alatrese. Su questi presupposti le aspettative erano quelle di un set dalle sonorità tipiche del “Re Cremisi” (seconda e terza versione), con Bob Fripp convitato di pietra. “Red” il brano dei King Crimson tratto dall’omonimo album del 1974 ha aperto il concerto e ciò sembrava confermare le attese. Sicuramente l’esecuzione di Levin & co. , pur mantenendo le linee guida della versione originale, si distanziava non poco dall’incedere incalzante tipico del trio Fripp, Wetton, Brufford. Ciò era probabilmente determinato delle enormi possibilità timbriche degli stick. Ma dopo l’eccellente riproposizione di “Red” il concerto prendeva tutt’altra piega. Lo stickmen trio abbandonava le sonorità “progressive” e si spingeva verso una  vera e propria sperimantazione tonale. Su una scansione ritmica altalenante, costante, a volte marcata da Mastelotto, più spesso eseguita in alternanza da Levin e Bernier con le corde di basso dello stick, nasceva e prendeva consistenza un caleidoscopio di suoni. Giri armonici appena accennati si scioglievano in sonorità elettricamente distorte. Questa suggestione timbrica si arricchiva degli interventi vocali dei due stickmen anche in rap e di suoni campionati  pre registrati. L’ampio utilizzo di sequencer e sustainer consentiva la riproposizione ripetuta di linee  di basso, eseguite precedentemente, sulle quali sia Levin che Bernier si producevano in mirabolanti improvvisazioni  utilizzando anche l’archetto. Spesso anche Mastelotto abbandonava il sui incalzante beat per partecipare alla fiera del suono con la batteria elettronica. Particolare è stata la versione dell’uccello di fuoco di Igor Strawinsky con cui si è chuisa la performance. Dunque sperimentazione pura che dai King Crimson approdava alla ricerca timbrica  spinta sulla falsa riga di alcuni lavori   incisi da Brian Eno in collaborazione con il solito Bob Fripp, ci viene in mente l’album del 73’ Pussyfooting. Non c’è che dire un esibizione di grandi musicisti anche se spesso ridondante, troppo ripiegata sui suoi esecutori. Ciò che usciva dall’effluvio sonoro era una materia freddina, forse troppo cerebrale, sicuramente di grande caratura tecnica ma un po’ noiosa. Trattasi evidentemente di opinione personale, infatti il pubblico era entusiasta. Sicuramente il concerto per i cultori del genere sarà stato memorabile. Noi vi lasciamo alla musica attraverso tre contributi filmati in modo che, anche se tre brani non sono sufficienti, ognuno potrà farsi un’idea.
Buona Visione.






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