martedì 23 novembre 2010

Norwegian crackdown: fatti e note a margine

da snORky  RAA Sora



Il collettivo Autistici/Inventati e l’Associazione Investici che lo  rappresenta per questioni legali e burocratiche sono un gruppo di  persone dedite al mantenimento e allo sviluppo di servizi di 
comunicazione elettronica per singoli, associazioni, gruppi informali e  movimenti e hanno tra i loro obiettivi principali la difesa della  libertà di espressione e della privacy.
La vicenda di cui stiamo scrivendo ha inizio tra il 9 dicembre 2008 e il  30 marzo 2009 ad Avezzano. Una querela dà vita a un’indagine, nella  quale si sostiene che Gianluca Jannone, leader del gruppo neofascista  “Casa Pound”, e Ercole Marchionni, fondatore di “Casa Pound Avezzano”, 
hanno subito atti intimidatori e diffamatori. Nello specifico vengono  contestate una scritta su un muro, della vernice rossa su un campanello  e alcuni scritti apparsi su abruzzo.indymedia.org e orsa.noblogs.org,  nei quali si chiede di non consentire l’uso di spazi pubblici a gruppi 
dichiaratamente neofascisti. In seguito alla querela si mette in moto il procuratore Stefano Gallo, 
insieme al Commissariato di Avezzano, e la pratica approda alla polizia  postale di Milano.
Nell’agosto 2009 l’Associazione Investici (e quindi il collettivo  Autistici/Inventati) viene sentita come persona informata sui fatti e  dichiara di fronte a pubblici ufficiali che sui propri server non vi sono  file di log relativi alla casella di posta orsa @ canaglie . net, né i  dati anagrafici di chi l’ha richiesta. La Procura avvia una rogatoria  internazionale (per minacce!!!) verso Norvegia, Olanda e Svizzera. Si  tratta di ottenere dai provider in cui risiedono i server di  Autistici/Inventati i dati che non hanno avuto dal nostro legale  rappresentante, non per reticenza, ma per evidente assenza di tali 
informazioni. A novembre 2010 la polizia postale norvegese procede a dar seguito alla  rogatoria: si presenta negli uffici del nostro provider e pretende di  copiare per intero tutti i dischi presenti sulla macchina, il cui  contenuto è in gran parte cifrato. Circa due ore dopo il sequestro  abbiamo riattivato i servizi su altri server. In circa 24 ore tutta la  nostra infrastruttura girava esattamente come prima. In questo caso il  piano R*, come meccanismo anticensura, ha funzionato discretamente.

Alcune osservazioni sui fatti

Pensiamo siano possibili diversi livelli di lettura sulla vicenda, in  grado di innescare riflessioni su altrettanti aspetti della società  italiana. In primis i rapporti tra il neofascismo e le istituzioni. Recentemente  si è concluso con una serie di assoluzioni il processo per la strage di 
Brescia. Ci sono state stagioni nella storia d’Italia in cui il  neofascimo e alcuni apparati dello stato hanno avuto stretti rapporti.  Storicamente ci sono diversi elementi che riconducono la strage  di Brescia a gruppi neofascisti, e molto evidenti sono le coperture, i  tentativi di insabbiamento, i silenzi che hanno coperto il tutto fino a  oggi. A 30 anni dall’attentato è impossibile accertare qualsiasi forma  di verità giudiziaria sulla vicenda. Il meccanismo di protezione  innescato negli anni ‘70 ha funzionato perfettamente. Questo tipo di atteggiamento è endemico e si ritrova anche in fatti più  recenti e più piccoli, ma non meno dolorosi.
Gli assassini rei confessi di Dax sono stati condannati a pene ridicole,  se paragonate ad esempio ai quattro anni per rapina inflitti a quattro  antifascisti milanesi per aver sottratto un giubbotto a un naziskin. Ci appare incomprensibile in questi giorni nei quali tutte le procure  d’Italia lamentano i tagli e la scarsità di fondi, che una querela di  parte recepita dal Commissariato di Avezzano per delle vicende di minima  entità scateni in una Procura della Repubblica la smania di tre 
rogatorie internazionali per acquisire dati che non esistono o che sono  privi di qualsiasi rilievo investigativo. Riusciamo a comprenderlo solo se postuliamo che la voce di “Casa Pound” 
abbia una certa influenza in qualche parte delle questure italiane. In quanto interpellati come persone informate sui fatti e quindi  costretti a rispondere, abbiamo esplicitamente dichiarato di non 
possedere le informazioni richieste. Il sequestro successivo indica che  non siamo stati creduti.
Non comprendiamo quale sia la ragione giuridica di arrecare un danno alla riservatezza di 2000 persone per avere la prova della non esistenza  di dati relativi a un singolo e sconosciuto individuo. L’indagine  riguarda una singola casella di posta, per la quale vengono richiesti 
oggi, nel novembre 2010, log relativi alla fine del 2008, che noi  comunque non possedevamo neppure allora. Alcune delle risposte si potrebbero forse trovare nel testo della  rogatoria. Riportiamo la brillante traduzione inglese:

“to obtain the file of log, and IP-access, for consultation, 
registration, change of password and updating relative to the mailbox 
ORSA @ CANAGLIE . NET (SHE-BEAR @ SCOUNDREL . NET) in the time span 
2008–12-09 to 2009–12-09.”

La procura ha richiesto il sequestro, ma non è in grado di comprendere  che tradurre il nome utente e il dominio della mail è ridicolo, oltre  che inutile. Onestamente non ci sembra un organismo adeguato a fare  valutazioni tecniche rispetto a un caso correlato con le tecnologie di  comunicazione informatica. Cercando di tirare le somme: l’operazione ci appare una piccola ritorsione intimidatoria di carattere politico verso Autistici/Inventati  in quanto ritenuti reticenti nel fornire un’informazione che non  abbiamo, non abbiamo mai avuto e continueremo a non avere.
Una piccola ritorsione che però comporta un problema di riservatezza non  indifferente per i 2000 utenti che usavano quel server. Allo stesso modo i fatti da cui scaturisce tutta l’indagine ci appaiono ingigantiti. Si  parte da un minuto scontro politico, per arrivare attraverso l’uso di  reati sovradimensionati a tre rogatorie internazionali. Su queste linea ogni lite tra vicini di casa si può trasformare in un intrigo internazionale. Tutto questo non ha senso, ma in tutta questa  vicenda troviamo ben poco di sensato.



Nessun commento:

Posta un commento