Con il deposito delle sentenze della Corte Costituzionale, i referendum per l’acqua sono ai blocchi di partenza. Due i quesiti ammessi sui quali l’intero popolo italiano sarà chiamato a votare e che insieme disegnano un quadro di radicale inversione di rotta rispetto alle politiche di privatizzazione del servizio idrico portate avanti senza soluzione di continuità in questi ultimi quindici anni. Abrogando il decreto Ronchi tornerà come riferimento normativo la dottrina europea, che permette da sempre la gestione pubblica del servizio idrico; e abrogando la remunerazione del capitale investito, ovvero i profitti sull’acqua, la gestione pubblica diverrà l’unica possibile.
Una grande battaglia di civiltà si apre dunque per le donne e gli uomini di questo Paese: riappropriarsi di un bene comune essenziale alla vita, gestirlo in forma partecipativa, conservarlo per le future generazioni. E scrivere una nuova pagina di democrazia, tanto necessaria alle persone, quanto svilita dai poteri forti dell’economia e della politica. La campagna referendaria parte facendo leva su quella che è da sempre la ricchezza del movimento per l’acqua: la partecipazione dal basso, reticolare, diffusa, condivisa.
A partire da ora e per tutti i mesi di febbraio e marzo, verrà lanciata la nuova scommessa del movimento per l’acqua: l’autofinanziamento partecipativo. Tutte le donne e gli uomini di questo paese, a partire dagli oltre 1,4 milioni che hanno firmato le richieste di referendum, potranno sottoscrivere una piccola o grande quota per finanziare la campagna referendaria, avendo la garanzia che, in caso di raggiungimento del quorum e conseguente rimborso elettorale, la cifra versata verrà interamente restituita ai cittadini: perché vogliamo cambiare la società, non costruire un partito o una nuova burocrazia.
Contemporaneamente, partirà la formazione partecipativa: verrà predisposto un kit con tutti gli strumenti e le informazioni necessarie, verranno promossi incontri al livello più decentrato possibile, per moltiplicare i formatori in tutti i territori e costruire un grande processo di autoeducazione collettiva. Mentre già si scaldano i motori per costruire una nuova e grandissima manifestazione nazionale a Roma: sarà sabato 26 marzo e diventerà la scadenza di lancio dell’ultima tappa di questa straordinaria esperienza, quella che porterà al voto nella prossima primavera, in una data ancora da definire fra il 15 aprile e il 15 giugno.
Sarà la manifestazione nazionale del popolo dell’acqua, ma verrà costruita assieme a tutti i movimenti per i beni comuni, alle reti studentesche e universitarie, al mondo del lavoro: un luogo di tutte e di tutti quelli che sanno che c’è un’altra uscita dalla crisi, basata sui beni comuni e la democrazia, e non sulla compressione dei diritti e la messa sul mercato dell’intera vita delle persone. La battaglia per l’acqua, nata nei territori, è riuscita nel tempo a divenire maggioranza culturale nel paese e ad irrompere nell’agenda politica. Oggi diventa concreta la possibilità di vincere e di invertire la rotta. Ciascuno faccia la sua parte, i piedi nel presente e il cuore nel futuro.
Una grande battaglia di civiltà si apre dunque per le donne e gli uomini di questo Paese: riappropriarsi di un bene comune essenziale alla vita, gestirlo in forma partecipativa, conservarlo per le future generazioni. E scrivere una nuova pagina di democrazia, tanto necessaria alle persone, quanto svilita dai poteri forti dell’economia e della politica. La campagna referendaria parte facendo leva su quella che è da sempre la ricchezza del movimento per l’acqua: la partecipazione dal basso, reticolare, diffusa, condivisa.
A partire da ora e per tutti i mesi di febbraio e marzo, verrà lanciata la nuova scommessa del movimento per l’acqua: l’autofinanziamento partecipativo. Tutte le donne e gli uomini di questo paese, a partire dagli oltre 1,4 milioni che hanno firmato le richieste di referendum, potranno sottoscrivere una piccola o grande quota per finanziare la campagna referendaria, avendo la garanzia che, in caso di raggiungimento del quorum e conseguente rimborso elettorale, la cifra versata verrà interamente restituita ai cittadini: perché vogliamo cambiare la società, non costruire un partito o una nuova burocrazia.
Contemporaneamente, partirà la formazione partecipativa: verrà predisposto un kit con tutti gli strumenti e le informazioni necessarie, verranno promossi incontri al livello più decentrato possibile, per moltiplicare i formatori in tutti i territori e costruire un grande processo di autoeducazione collettiva. Mentre già si scaldano i motori per costruire una nuova e grandissima manifestazione nazionale a Roma: sarà sabato 26 marzo e diventerà la scadenza di lancio dell’ultima tappa di questa straordinaria esperienza, quella che porterà al voto nella prossima primavera, in una data ancora da definire fra il 15 aprile e il 15 giugno.
Sarà la manifestazione nazionale del popolo dell’acqua, ma verrà costruita assieme a tutti i movimenti per i beni comuni, alle reti studentesche e universitarie, al mondo del lavoro: un luogo di tutte e di tutti quelli che sanno che c’è un’altra uscita dalla crisi, basata sui beni comuni e la democrazia, e non sulla compressione dei diritti e la messa sul mercato dell’intera vita delle persone. La battaglia per l’acqua, nata nei territori, è riuscita nel tempo a divenire maggioranza culturale nel paese e ad irrompere nell’agenda politica. Oggi diventa concreta la possibilità di vincere e di invertire la rotta. Ciascuno faccia la sua parte, i piedi nel presente e il cuore nel futuro.
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