Nel 1956: dai treni con carrozze di 1ª - 2ª e 3ª classe venne eliminata la 3ª classe.
Oggi, in realtà, sono i treni “di 3ª classe” (o di 2ª, o di 1ª) che consolidano le disuguaglianze e non rispettano il diritto alla dignità della persona umana.
Ridiamo vita all’art. 3 della Costituzione: rimettiamo le carrozze di 3ª classe in tutti i treni.
“Poveri pendolari. Non bastava la sporcizia, la mancanza di puntualità, il sovraffollamento – sostengono gli esperti dell'Associazione Assoutenti, in un articolo pubblicato su"il fatto quotidiano" del 26 gennaio dal titolo "Fs, il ritardo ora è denaro" [1] – ..... Il meccanismo di pagamento delle regioni incentiva i treni locali a rallentare ancora: ogni minuto in più può costare alle casse regionali un aggravio di spesa di quasi 80mila euro”. Perchè, ci spiegano gli esperti, “tra i parametri usati per calcolare il prezzo che le Regioni devono corrispondere a Trenitalia (Fs) per i treni locali, il fattore tempo è diventato determinante. Più tempo ci vuole per percorrere una linea, più il prezzo sale.”
Nei treni fermi in stazione che non ripartono subito, c’è sempre il viaggiatore che chiede: ”Perchè non partiamo?” E, c’è sempre, un altro viaggiatore che risponde: “Perchè ci deve sorpassare un altro treno”.
Questa circostanza, prevista e programmata dal gestore:
̶ per i viaggiatori del treno fermo (“di 3ª classe”) è un sonoro ed arrogante schiaffo alla loro dignità, uguaglianza, diritti e libertà sferrato dal gestore della ferrovia e pagato dalle regioni;
̶ per i viaggiatori del treno che sorpassa (di 1ª o 2ª classe) è una lezione di cultura alla “disuguaglianza per educare alla incivile convivenza” impartita dal gestore della ferrovia (il cui costo è già compreso nella tariffa).
Occorre un intervento immediato.
Sostiene il presidente della “Federazione italiana diritti del pedone e salvaguardia dell’ambiente – Camminacittà”, Vito Nicola De Russis, che “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli ....... – art. 3 della Costituzione – ...... che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini ed anche, come in questo caso, la dignità ed i diritti delle persone che viaggiano su quei treni “di 3ª classe”.
Sul “Che fare?”. La risposta è contenuta nella seguente ricetta prescritta da Camminacittà (è semplice ed è praticabile in tempi rapidi, “se c’è l’adeguata volontà politica”) :
1) Dotare tutti i treni di vetture di 1ª, 2ª e 3ª classe;
2) Stabilire la ripartizione della capacità dei treni: non meno del 40% “di 3ª classe”; non meno del 30% di 2ª classe; non più del 20% di 1ª classe;
3) Stabilire la tariffa della 3ª classe: riduzione del 30% del prezzo finale del biglietto di 2ª classe;
4) Rinumerare le carrozze per il servizio di “3ª classe”: coprire, con la lettera “C” (o la cifra "3"), le lettere esistenti “A” e/o “B” (o le cifre esistenti "1" e/o "2"); (ovvero, compiere l’operazione inversa a quella eseguita nel 1956);
5) Tempo necessario : quantificabile in ore;
6) Costo. Non essendoci “Laboratori”, “Centro studi”, “Consulenze”, “Gare” e quant’altro, il costo sarà irrisorio.
Auspica, Camminacittà, che su questa legittima e civile richiesta di rispetto della Carta Costituzionale ci siano poche parole e concrete azioni per far dimenticare l’attuale malessere vissuto dai cittadini.
Ufficio stampa di Camminacittà
Cell. 3393484370
[1] Per leggere tutto : link - http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/26/fs-il-ritardoora-e-denaro-2/88383/)
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