mercoledì 9 febbraio 2011

Videocon senza prospettive e senza pace. Ora anche condanne e multe

da Ignazio Mazzoli, tratto da http://www.invisibili.eu

A ferragosto rimasero senza stipendio 1250 lavoratori della Videocon di Anagni. Poi l'Inps accreditò le mensilità di giugno agli operai che da quel mese erano senza stipendio. E' una vergogna, si scrisse, abbandonati e dimenticati da tutti. "La colpa è di Governo e Regione Lazio che avrebbero dovuto emanare i decreti prima, e non in extremis", si disse.
Finalmente dopo disattenzioni e rinvii arriva il 9 novembre 2010 per avviare la trattativa alla ricerca della riconversione dello stabilimento Videocon di Anagni.  
La ditta, anni fa una era delle realtà più brillanti del mondo del lavoro ciociaro, da cinque anni è in uno stato di decadenza praticamente irreversibile. Ma, in quel nove novembre nulla di nuovo avvenne rispetto ai mesi precedenti. Alla presenza del sottosegretario Stefano Saglia il primo incontro vide la conferma dell'offerta della società slovacca SSIM di proprietà dell'imprenditore siriano Aksam Barakat. E, fu confermato anche l'interesse di una nuova cordata italiana, la Eracles, appositamente costituitasi per acquisire lo stabilimento di Frattarotonda.
Oggi, come si dice, arriva l'olio bollente sulle ferite o se si preferisce sul "cotto l'acqua bollente".  Vorremmo assistere ad un'indignazione generale. Non si può rispondere con una condanna a chi chiede solo di lavorare. Invece qui siamo di fronte a un decreto penale di condanna (n° 64/11 e n° 4147/10 del Gip, ndr) per blocco dell'autostrada del sole all'altezza del casello di Anagni il 20 ottorbre 2010. 22 operai imputati e chiamati a pagare 3750 euri ciascuno o dovranno finire in prigione per aver "provocato il blocco del traffico in entrambre le direzioni ed in particolare il blocco di un mezzo Cotral". Molti di più, circa 700, erano stati i lavoratori scesi a protestare in autostrada. In totale i lavoratori in Cig sono ben 1400.
La data della protesta parla chiaro. Il gesto fu suggerito e determinato dall'esasperazione perchè non si riusciva ad ottenere l'incontro al Ministero della Attività produttive che doveva essere finalizzato alla ricerca di un acquirente imprenditore capace di riavviare la produzione della stabilimento di Anagni. Un gesto clamoroso per protestare contro una situazione di grave disagio sociale causato non certamente dai lavoratori.
Ora vengono colpiti operai in cassa integrazione: ognuno dovrebbe pagare 3750 euro al massimo entro 15 giorni. Ma dove li vanno a prendere questi disoccupati con le famiglie sopra le spalle?
Ci aspettiamo una presa di posizione delle forze politiche e delle istituzioni in molta parte responsabili del disastro che trascina nell'inferno della disoccupazione 1400 lavoratori.
In ogni caso sentiamo forte la responsabilità di dover fare quanto possibile per assicurare solidarietà a questi lavoratori ed alle loro famiglie. Dovremo saper parlare a tutti i cittadini della nostra provincia. Chi lotta per una causa giusta non deve restare solo. Mai.

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