giovedì 31 marzo 2011

1871-2011 140° anniversario commune du paris

di Roberto Silvestri dal settimanale Alias



Dieci anni dopo la proclamazione del regno d’Italia, conclusione e inizio di un Risorgimento  che si continua a festeggiare o deprecare, sprecando l’occasione della ricognizione fertile (e del suo completamento), ecco la Comune di Parigi, altro anniversario da  non sprecare. Non riguarda infatti  solo i comunisti libertari, che lavoravano, come la comunarda Louise Michel, per un   altro mondo auspicabile. Anche questo va modificato nel frattempo, in comune, prima che sia troppo tardi. Bisognerà però sedurre nemici, differenti e autolesionisti. 140 anni fa, in Francia , col tentativo comunalistico tra il 1870 e 1871, “ si esauriscono storicamente- scriveva infatti Gramsci nei Quaderni dal carcere - tutti i germi nati nel  1789 cioè non solo la nuova classe che lotta per il potere sconfigge i rappresentanti della vecchia società che non vuole confessarsi storicamente superata , ma sconfigge anche  i gruppi nuovissimi che sostengono già superata la nuova struttura  del rivolgimento iniziatosi nel 1789 e dimostra così di essere vitale e in confronto al vecchio e in confronto nuovissimo”. Ma quell’esperienza formidabile e contraddittoria  serva   ancora oggi, mentre in Medio Oriente , in Maghreb, e nel Golfo un altro movimento popolare autonomo, laico possente e imprevisto sta spazzando via ogni catechismo della globalizzazione, anzi proprio ogni catechismo possibile? L’esito sarà di nuovo l’isolamento ( con un Occidente così malato  e cieco)  e poi lo sterminio?  Anche questi nuovi ribelli sono da rimettere “in riga” o da imprigionare “on line”? Crediamo anche nella vitalità di quei “nuovissimi” comunardi? E possiamo ancora dirci comunardi? Agli storici, ai politici e agli artisti non apologeti dell’esistente l’ardua sentenza . Noi vogliamo tracciare qualche argomento di discussione , e dare qualche risposta rovistando per  lo più  dalle parti della sinistra eretica , quella che ha messo  a dura critica rivoluzionaria,  fin dal 1930, l’ortodossia comunista e  le deviazioni colpevoli  del marxismo  sperimentale. Una resa “economicista” alla peste psichica autoritaria  che, dal fascismo, è penetrata  anche nelle organizzazioni  della sinistra democratica occidentale, compiaciute  della propria  degradazione dell’incapacità ad   affrontare, sul ring dell’immaginario, il nemico e le sue emozioni represse  contrapponendogli  delle emozioni, contagianti e liberatorie. Torniamo alla Comune di Parigi, seguendone fabula e intreccio come li ha visualizzati il capolavoro  di Peter Watkins , che tutte le TV hanno mostrato, tranne la Rai . La storia non aveva mai assistito  alla rivoluzione sociale che scoppiò a Parigi il 18 marzo 1871. Il tradimento della classe dominante  rese necessario l’intervento del proletariato per salvare la civiltà francese e il vivere civile. Pochi mesi prima Napoleone III  era stato sconfitto nella guerra contro la Prussia. La repubblica borghese che prese le redini del governo, temeva più Parigi rivoluzionaria che l’esercito di Bismark. Con la fuga di questo governo  a Versailles, il proletariato rivoluzionario raggiunse la massima svolta della storia, la trasformazione in sé in classe governate. Non più dominante, dirigente . E dal basso. Come succederà coi soviet, gli insorti di Budapest, Solidarnosc... Estinguere lo stato non significa altro che disinnescare le componenti tumorali, irrazionali e “teppistiche”. Non è eliminare le Poste, ma impedire che le Poste censurino la corrispondenza, spiino i “facinorosi”(come nel maccartismo), reprimano il libero pensiero. Non è eliminare la polizia, ma strapparla alla sua logica di maggiordomo. Il 18 marzo Thiers, capo del governo reazionario, dà ordine ai soldati di trasportare i cannoni da Parigi a Versailles . Le lattaie che prima dell’alba si trovavano per strada, scoprirono il tradimento e lo mandarono a monte, circondando i militi in maniera robusta. Non avevano armi, come le signore di Alessandria d’Egitto oggi, ma come accade in tutte le rivoluzioni  veramente popolari, si erano svegliati alla lotta nuovi strati della popolazione che egemonizzarono blanqusti e proudhoniani . Dietro alle donne tutta Parigi scese in strada . Le spie non seppero cosa dire a Thiers: nessun capo da scovare, le donne non sono mai capi...Quell’atto di autodifesa fu atto di autogoverno. La rivoluzione si armò, eliminò gli omni presenti organi di stato , esercito, polizia, burocrazia, fedele copia della divisione gerarchica . Era nato il primo stato di lavoratori che la storia ricordi , la Comune di Parigi. E mentre il nemico premeva alle porte, la moltitudine in strada affrontò il compito dell’autogoverno  e stabilì condizioni e modi di produzione opposti alla legge del profitto.Il lavoro tornava ad essere eccitante, piacevole e sensato, non alienato. Fu abolito l’esercito di ferma e si distribuirono le armi  al popolo. “Tutti i pubblici servizi sono riorganizzati e semplificati”, fu il primo decreto. Il popolo armato fermò il parlamentarismo, chi approvava le leggi si impegnava a attuarle, senza divisione fra legislativo e esecutivo e senza la falsa indipendenza del “giudiziario” (virtuosismo che riesce solo ai comunisti). I giudici erano eletti e soggetti a revoca, proprio  come i rappresentanti del proletariato (la rivoluzione sovietica morì quando si mise  il bavaglio- mettendolo alle dirette dipendenze del Pcus  dopo il XVII congresso, nel febbraio 1934 – all’organo di ispezione degli operai  e dei contadini, creato nel 1917 proprio per controllare il comitato centrale).I funzionari e gli impiegati dello stato ricevevano un salario pari a quello dei lavoratori. Un bel taglio di bilancio, da consigliare a Tremonti . Le divisioni gerarchiche  del lavoro subirono un forte ridimensionamento , e un abbassamento della forbice retributiva, Una legge separava la chiesa dallo stato , aboliva il controllo religioso dell’educazione  e destava su tutti i fronti una nuova vita intellettuale . Gli insegnanti ebbero la disposizione “ di impiegare esclusivamente il metodo sperimentale e scientifico, che prende avvio dai fatti, fisici, morali, intellettuali” impedendo alle famiglie  e alla scuola pubblica  di “inculcare” alcunché. Le officine requisite ai padroni in fuga furono autogestite e per i due mesi di vita della Comune i lavoratori fecero miracoli , quali mai era riuscito a compiere il capitalismo in secoli di dominio. Poi i lavoratori furono massacrati in uno dei più sanguinosi episodi di terrore che la storia ricordi. Era nato il comunismo, questa poderosa macchina da guerra per sperimentare una “democrazia effettiva”, il grande progetto di Lenin e Mao. Ed  era nato anche l’odio mortale per i comunisti. Abbiamo esagerato in retorica, in questa apologia comunarda? Un po’ . Ma siccome bisogna conquistare anche gli apolitici e gli sfruttati che si compiacciono della propria degradazione  e delle proprie catene  leggiamo la critica alla Comune dell’anarchico russo “nobile” Petr Alkseevic Kropotkin ( ai cui funerali Lenin partecipò e fu una delle poche volte che permise ai cineoperatori di riprenderlo):” La Comune di Parigi fu il terribile esempio di un’insurrezione senza uno scopo preciso. Quando nel marzo 1871, gli operai diventarono padroni della grande città, non attaccarono i diritti di proprietà dei borghesi. Al contrario, difesero questi diritti. I capi della Comune difesero con i loro corpi la Banca Nazionale e, malgrado la crisi che paralizzò  l’industria e la conseguente miseria di una gran parte dei lavoratori , con i loro decreti difesero i diritti dei padroni delle fabbriche, delle industrie e dei proprietari di case di Parigi. Ma quando l’insurrezione fu schiacciata la borghesia non tenne conto della modestia delle rivendicazioni comunarde. I ricchi francesi, vissuti per due mesi nel terrore che i loro diritti di proprietà venissero violati, si vendicarono sui lavoratori come se quei diritti fossero stati violati realmente . Come si sa quasi 30 mila lavoratori furono massacrati , non in combattimento ma dopo che avevano perduto la loro battaglia. Se i lavoratori avessero cercato di socializzare la proprietà, la vendetta non avrebbe potuto essere più terribile” . Attenti alla patrimoniale... Dopo quel tentativo comunalistico, fallito ma fecondo, nonostante l’orizzonte direbbe Casini “moderato” che comunque ha indicato la via della democrazia sostanziale, praticato la forma cooperativa del lavoro controllata dai lavoratori  e dato il via, non senza errori, alla lotta contro le condizioni capitalistiche  di vita  e contro i limiti che il capitalismo oppone alla scienza e alla tecnologia, Marx preparando nel 1872 la nuova edizione di quell’istant-book preveggente che era “il Capitale (1867) , intanto, mutò in maniera significativa” il capitolo sul feticismo della merce. Scrive Raya Dunayevskaya (marxista lucida e e eretica anche della Quarta Internazionale e tra gli antenati , con C.I.R.  James della nuova sinistra anni ’60, in Marxismo e libertà : “I comunardi, riorganizzando totalmente la società, gettarono nuova luce sulla perversità dei rapporti in regime capitalistico,. Distruggendo lo Stato di vecchio tipo  e sostituendolo  con la Comune, essi avevano posto termine alle divisioni gerarchiche del lavoro, e anche alla divisione tra politica ed economia . Smascherando lo stato come forza pubblica di schiavizzazione sociale, il proletariato dimostrava come si esprimesse la forma assolutamente nuova di cooperazione, liberata dal suo involucro del principio del valore...





"Ici on dance"!. Un cartello con questa scritta una mano ignota pose sui resti della Bastiglia il 14 Luglio 1780, primo anniversario dell sua presa. Si ballò nelle strade quella notte a Parigi.Ici on Dance! Per chi fa le rivoluzioni a metà la polvere della storia spesso si mescola con la cipria della trousse, tutto si perverte in souvenir. Ma nel marzo 1871 un movimento popolare laico comunista libertario provocò una rivoluzione sociale che spazzò via i vecchi souvenir. Il tradimento della classe borghese dominante rese necessario l'intervento del proletariato per salvare il vivere civile in Francia. L'errore fu di non estirpare i diritti di proprietà dei padroni. Questo imperdonabile sbaglio  dette il via alla controrivoluzione.

Comunardi e primi soviet: IL POPOLO AL POTERE.


Luc Girello

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