giovedì 23 giugno 2011

Maturità - Ottimi temi, dove si studiano?

Alessandro Robecchi da "il manifesto"


Non so se qualcuno abbia già avvisato l’Onu, ma il caso di tortura di massa perpetrato ieri ai danni di alcune decine di migliaia di giovani italiani non dovrebbe passare inosservato alle associazioni umanitarie. I temi di maturità sono sempre una buona occasione per tracciare lo stato dell’arte e da essi si possono evincere molte cose. Per esempio quale sia l’abilità degli studenti nell’uso delle nuove tecnologie (essi vengono perquisiti severamente prima dell’esame, anche se su Twitter si sapeva già molto prima delle nove), o cosa diavolo si fumano al ministero dell’Istruzione. A giudicare dai temi di ieri, roba buonissima. Ungaretti, per dire. Bella traccia, niente male: una poesia minore di un autore che di solito non si raggiunge con il programma nemmeno se il professore corre i cento metri come Bolt. In questo caso tutti pensano: mi salverà il tema storico. E anche qui, sorpresona: una lunga analisi di Hobsbawm sul “secolo breve”che però svisa negli anni Settanta, una di quelle cose di cui in un liceo non si parla quasi mai, se non per dire che gli anni di piombo, la violenza, la droga, eccetera eccetera. Insomma, molto scivoloso. A meno che uno non abbia fratelli maggiori, genitori particolarmente inclini all’amarcord o una sua speciale predisposizione, gli anni Settanta sono quelli che precedono gli Ottanta, un decennio incominciato trent’anni fa e ancora in onda sulle reti Mediaset.
Stupisce insomma, che l’esame non si sia tenuto con speciali divise arancioni e in recinti sorvegliati, stile Guantanamo. Ma poi, per magia, ecco la traccia su Fermi: siamo abbastanza sicuri che Fermi l’avrebbe svolta decentemente. Per quanto riguarda il tema politico, quello su destra e sinistra, lodevole l’intenzione. Per anni ci siamo sentiti dire che destra e sinistra erano concetti superati, fesserie, scemenze, invenzioni dei comunisti e la frase più in voga era “io non sono né di destra né di sinistra”. Ora, di colpo, riecco quelle vecchie, care categorie. Ma anche qui, urge un’azione umanitaria, perché nei materiali allegati alla traccia vengono fornite – insieme alle sagge e nobili parole di Bobbio – anche frasi celebri di Veneziani e Panebianco. E’ un chiaro caso di mobbing e molestia: costringere un ragazzo non ancora ventenne a leggere un pensiero di Veneziani – e metterlo sullo stesso piano di Bobbio, perdipiù – pare puro sadismo. Forse uno scherzo della Gelmini, forse nato da uno scarabocchio della ministra, di quelli che si fanno mentre si sta al telefono, magari con Bisignani, perché no?E poi, eccoci qui! Amore, odio, passione! Per fortuna che c’era Klimt, dato che con quel titolo ci si aspettava la Santanché.Restano due temi assai complessi. Il primo, di ambito scientifico-social-culinario, si occupa di cibo. Siamo quel che mangiamo? Ecco un tema che non si potrebbe svolgere che so, nel Darfur o in altri posti dove da mangiare non c’è niente, ma che qui risulta assai interessante. E poi, salvezza di tutti quelli che delle tracce precedenti non hanno capito nulla, la vecchia frase di Andy Wharol, quella sul fatto che “Ognuno può essere famoso per quindici minuti”. Giusto, chiedetelo a Lele Mora e ve lo dirà anche lui. Magari nell’ora d’aria.

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