mercoledì 15 giugno 2011

Piccola lettera ad un piccolo ministro

Giovanni Morsillo


Caro Ministro Brunetta,
da qualche tempo sentivamo piacevolmente l'assenza (non certo la mancanza) delle sue uscite estemporanee quanto inopportune sui temi più disparati ma sempre collegati in qualche modo al suo disprezzo per chi lavora e per il lavoro stesso.
Abbiamo sempre pensato che la sua scarsissima statura politica si accompagnasse ad una certa perfidia, ma non era ancora capitato di averne prova così lampante.
Certo, lei ha sempre doviziosamente coperto di insulti non solo chi lavora, ma anche chi al lavoro dà un valore, a cominciare dalla Costituzione, dalle norme che tutelano almeno per un minimo indispensabile la dignità e le condizioni di lavoratori, dalle organizzazioni dei lavoratori. La stessa parola la infastidisce sicuramente, dato che la sentiamo così di rado dalla sua bocca avvezza a produrre tutt'altro lessico e tutt'altri concetti. Però stavolta ha chiarito in modo inequivocabile cosa intenda lei per società, quali siano i suoi riferimenti politici (ci passi il termine, lo usiamo solo nel suo significato classico, se non etimologico): i lavoratori sono a suo avviso la parte peggiore del paese. Specie se il lavoro se lo vedono negare. Del resto, lei offre anche una ricetta del tutto in linea con il suo concetto di società, e di lavoro: andate ai mercati generali a scaricare le cassette alle cinque di mattina.
Questo suo colpo di genio, davvero insospettato perfino in una mente diabolica e raffinata come quella di cui, beato lei, dispone, ci lascia però qualche esigenza di chiarimento, che se non ha fretta di andar via le vorremmo esporre, senza il rischio che ci investa con la sua vettura di stato.
Dunque, se ci perdona la faccia tosta, vorremmo farle presente che se domani mattina alle cinque tutti i precari ed i dispoccupati del paese si presentassero ai mercati generali, non avrebbero neppure una cassetta a testa da scaricare, essendo essi in esubero anche in questi termini, come le avranno detto i suoi solerti consulenti ministeriali che, a nostre spese, un lavoro lo hanno trovato grazie a lei.
La seconda ed ultima domanda che le poniamo, sempre che non le provochi quel fastidio che la costringe ad abbandonare i dibattiti così all'improvviso, è per sapere se lei abbia mai fatto un giretto davanti ai cancelli dei suddetti mercati alle cinque del mattino (ma anche alle quattro, se è per quello, magari di ritorno da un defatigante meeting di dirigenti con cena e tutto il resto) in modo da verificare, magari salendo sul furgone di un caporale, la lunghezza della fila dei miseri esseri umani alla deriva che si presentano per mendicare qualche ora di sacrificio in cambio di una manciata di spiccioli, e quanti sono quelli che vengono mandati via e si allontanano con la testa bassa, i pugni in tasca e il pensiero ai bambini.
Bene signor ministro Brunetta, lei che invece ha saputo con la sua intelligenza e l'aiuto della fortuna farsi una strada assolutamente superiore alle aspettative dei poveri precari crocifissi sull'altare del profitto, lei che gode del privilegio di guardare la società dall'alto in basso nonostante la Natura avesse disposto diversamente, si degni almeno al termine della sua carriera di amministratore del Paese di cui si vedono chiaramente i segni, di dare qualche consiglio meno banale, meno leghista alla povera gente: spieghi loro che è per mantenere gente come lei ed i suoi consulenti che loro devono fare la fame, che le vostre ricette salvifiche li hanno condannati ab aeterno alla miseria, che la disperazione che li coglie ora è nulla rispetto alle macerie che li attendono. Forse in questo modo capiranno che con gente come lei non c'è altra via della ribellione, che con voi la discussione serve solo a distrarli dalle vostre responsabilità, e magari troveranno il coraggio di farsi del bene, una volta tanto, e di ribellarsi a voi, alla vostra classe di sanguisughe, alla vostra ideologia di fame, di guerra, di violenza, di mercificazione degli esseri umani, meglio se femmine e minorenni, in una parola, di ribellarsi al vostro dominio criminale.
Glielo dica francamente, signor ministro Brunetta, che il potere non è loro amico, e forse loro si ricorderanno dei loro fratelli tunisini, e vi cacceranno con le braghe in mano, come merita chi gioca lucrosamente con la fame e la dignità degli ultimi.
Ci rifletta, magari le viene una ispiraizone meno vergognosa di quelle che ci ha abituato a maldigerire, e una volta tanto farà qualcosa di socialmente utile.
Sa, anche lei oggi è un precario, almeno per solidarietà di classe,...
La salutano con fiducia i migliori d'Italia, l'aristocrazia operaia e democratica di questo Paese che va avanti nonostante tutti voi.
La salutiamo anche noi, non solo sperando ma facendo tutto quello che possiamo per avvicinare il giorno in cui le vostre terga non inquineranno più le poltrone delle nostre care Istituzioni.

G. Morsillo
Lavoratore del settore privato
solidale con i suoi fratelli del P.I.


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