di Savas Michael-Matsas
Proprio quando i preparativi per le celebrazioni del Natale erano a buon punto, nel dicembre 2008, in piazza Syntagma (Costituzione), al centro di Atene, di fronte al Parlamento Nazionale, il gigantesco Albero di Natale fatto erigere dal sindaco di destra di Atene Nikitas Kaklamanis – che si vantava che questo monumento al kitsch fosse l’Albero di Natale più alto d’Europa – stava “bruciando lucente nella foresta della notte - incendiato dai giovani ribelli durante lo slancio di massa di quel mese indimenticabile. Fu una delle più spettacolari ed emblematiche azioni della Rivolta di Dicembre greca.
Nel maggio 2011, irrompe nel medesimo luogo un altro inaspettato evento: dal 25 maggio in poi, ogni giorno, decine di migliaia e, più recentemente, oltre centomila persone si radunano in piazza Syntagma, (oltre che nelle piazze più centrali delle città di tutto il paese) contro la nuova ondata di misure di cannibalismo sociale che l’UE, la Banca Centrale Europea e l’FMI, l’infame “troika”, vogliono imporre tramite il governo del PASOK al popolo greco; il salvataggio della Grecia del maggio 2010 ha totalmente fallito il tentativo di impedire un default, nonostante i tagli estremamente selvaggi imposti su salari, pensioni, posti di lavoro e condizioni di vita della stragrande maggioranza, e lo spettro di una catastrofe sia sospeso non solamente sulla Grecia ma anche sull’intera Europa e oltre…
Il “Movimento delle piazze” greco o Movimento per la “Democrazia Diretta Ora!” è stato ispirato dagli “indignados” spagnoli, l’M15 (15 Maggio) Movimento che chiede una “reale democrazia ora” contro il sistema politico esistente e le sue misure antipopolari, e che sta occupando Puerta del Sol, la piazza centrale di Madrid, oltre alle piazze di Barcellona e di altre maggiori città della Spagna. Le mobilitazioni spagnole (e greche) seguono l’esempio e i metodi organizzativi di Piazza Tahrir a Il Cairo, centro della Rivoluzione Egiziana che ha rovesciato la dittatura di Mubarak. Le peggiori paure delle classi dominanti in Europa, e le previsioni dei marxisti rivoluzionari, compresi quelli dell’EEK, cominciano a materializzarsi: la rivoluzione comincia a muoversi dalle sponde meridionali del Mediterraneo a quelle settentrionali.
… AL SOLLEVAMENTO DELLE MASSE
La Rivolta di Dicembre del 2008 fu solo il preludio. Prima e nel corso di un anno di attuazione del Memorandum BCE/FMI/Commissione Europea con il governo del PASOK nel 2010-2011, la combattività della classe operaia è stata dimostrata – ma anche frenata – da una dozzina di Scioperi Generali di protesta di 24 ore organizzati dalle burocrazie sindacali controllate dal PASOK della GSEE e ADEDY. La frustrazione tra le persone aumentò appena svanì l’illusione che una semplice dimostrazione di forza potesse avere successo come in tempi precedenti, ad esempio con lo Sciopero Generale del 2001 che respinse il precedente tentativo di attacco ai diritti pensionistici. La violenza cieca di elementi isolati, come nei tragici eventi dello Sciopero Generale del 5 maggio 2010 quando tre impiegati furono soffocati nella Marfin Bank, dopo il lancio di una molotov o nell’attacco ad un mercato popolare in Kallidromiou Street, a Exarchia, ai primi di maggio, hanno condotto il movimento anarchico alla paralisi.
La repressione statale si è intensificata, di Sciopero Generale in Sciopero Generale, raggiungendo il culmine nell’orgia di violenza della polizia antisommossa dell’11 maggio 2011, quando un giovane uomo fu quasi ucciso, a dozzine furono mandati all’ospedale gravemente feriti, e il centro di Atene venne trasformato ancora una volta in una camera a gas dall’uso massiccio, da parte della polizia, di enormi quantità di lacrimogeni. Contemporaneamente, il gruppo neonazista di “Alba Dorata”, sotto la protezione della polizia, scatenava un’autentica Kristallnacht il 12 maggio, attaccando le comunità di immigrati e i loro negozi, uccidendo un operaio immigrato del Bangladesh e linciando molti altri immigrati, soprattutto “di colore” o “neri”, in Omonia Square nel centro di Atene.
Le prime due settimane del maggio 2011, il terrore di Stato e le gang fasciste protette dallo stato dominarono la scena, mentre la maggior parte delle persone restava immersa in una profonda disperazione e rabbia. Improvvisamente, in maniera imprevedibile, come nei paesi arabi o in Spagna, l’intero panorama politico mutò radicalmente nelle ultime settimane di maggio e ai primi di giugno, con il potente emergere del “movimento delle piazze”, in seguito all’esempio del Movimento 15 Maggio a Puerta del Sol e in altre piazze spagnole. Decine e poi centinaia di migliaia di persone si sono radunate, molte di loro per la prima volta nella loro vita, in piazza Syntagma e in altre piazze centrali delle principali città greche, in Tessalonica, a Patras, Volos, Khalkis, Lamia, Preveza, nelle città cretesi e in tutto il paese. Per la prima volta dal dicembre 2008 un tale movimento di massa, ma con caratteristiche molto differenti dalla precedente rivolta giovanile, è emerso su scala nazionale.
Nel dicembre 2008 è stata una giovane generazione senza futuro, che fa lavori precari, o è disoccupata e sotto le costanti vessazioni della polizia ad essersi rivoltata. Era una rivolta di coloro spinti ai margini della vita sociale dal sistema sociale in declino e in crisi, la ribellione degli “outisiders” non di una minoranza isolata: senza il sostegno popolare di massa di una maggioranza in crescenti difficoltà economiche e sociali e il crescente conflitto con le politiche del governo di destra, la gioventù ribellatasi non avrebbe potuto continuare la sua rivolta per molte settimane, addirittura mesi, in tutta la Grecia, attaccando stazioni di polizia e banche.
Ma nel maggio 2011 non sono gli “esclusi” dall’ordine sociale dominante a ribellarsi ma il cosiddetto “mainstream”, la maggior parte del quale proveniente dalle classi medie che si mobilitano in massa, pacificamente, indipendentemente o anche in aperta ostilità a tutte le organizzazioni politiche o sindacali, utilizzando internet, Facebook e altri mezzi di social networking per radunarsi nelle piazze seguendo l’esempio di Puerta del Sol a Madrid e della Primavera Araba. I circoli dominanti e i loro media cercarono deliberatamente di contrapporre il pacifico maggio 2011 al “violento dicembre 2008”, nello stesso modo in cui la borghesia francese aveva contrapposto la “minacciosa rivoluzione” del proletariato di Parigi nel giugno 1848 alla “rivoluzione gentile” del febbraio 1848, quando tutte le classi, la borghesia, i democratici piccolo-borghesi e la classe operaia erano uniti contro il vecchio regime. Ma il maggio “gentile” 2011 si apprestava a divenire, secondo i canoni borghesi, sempre più “minaccioso”. Perché sempre più persone hanno cominciato ad unirsi ai “Cittadini Indignati”, e il raduno di piazza Syntagma divenne permanente giorno e notte, la radicalizzazione in corso del movimento si fece sempre più pronunciata. Ciò si è espresso particolarmente nell’autorganizzazione delle persone in piazza Syntagma oltre che nella seduta dell’Assemblea generale, pubblica e imponente, che ha avuto luogo dalle 9 del pomeriggio alle 2 di notte, con migliaia di partecipanti [ancora] al primo mattino. Il rifiuto di riconoscere tutti i debiti esteri come obbiettivo centrale del movimento degli Indignati fu accettato dalla schiacciante maggioranza, battendo la proposta dei riformisti “economisti di sinistra” del solo ripudio della cosiddetta parte “illegale” del debito, seguendo l’esempio ecuadoriano. Le misure di cannibalismo sociale introdotte dal governo “socialista” con l’aperto sostegno dell’estrema destra del LAOS, e, malgrado la demagogia populista, con il sostegno del partito di destra Nuova Democrazia di Samaras, distruggono i posti di lavoro e le vite di milioni di persone sia delle classi medie che della classe operaia. La generale devastazione dell’enorme maggioranza della popolazione, con l’aperta complicità del corrotto sistema parlamentare borghese, dei partiti borghesi che si alternano al potere da decenni, con la complicità delle burocrazie sindacali, con una sinistra riformista e /o stalinista alienata dalla maggioranza del popolo che appare giustamente come una parte del problema, non la sua soluzione, creano le condizioni dell’attuale Grande Rifiuto.
La natura della crisi globale, l’impasse e la bancarotta del capitalismo sono la fonte del suo attacco generalizzato “a quelli che stanno in basso” e del rifiuto di massa generalizzato di “quelli che stanno in alto”, sia da parte della piccola borghesia che dei proletari. Ciò impedisce alle classi dominanti di trovare una base di massa nelle classi medie contro il proletariato, come con il caso della Thatcher o inizialmente di Pinochet. Non solo questo governo del PASOK, ma ogni governo che come questo la classe dominante discute come alternativa (un governo di unità nazionale, una coalizione di governo PASOK-Nuova Democrazia, un governo di tecnocrati, e neppure un “governo di unità popolare” che resterebbe sempre in un quadro capitalista) può essere un governo stabile, precisamente perché la bancarotta del capitalismo impedisce di fare ogni sostanziale concessione ad una considerevole parte della popolazione.
Questa debolezza del dominio borghese è anche paradossalmente, ma dialetticamente, il suo punto di forza. L’eterogenea massa popolare che si rivolta contro le classi dominanti non può aprire una via d’uscita socialista all’attuale impasse senza l’egemonia della classe operaia, armata di un programma di transizione e di una prospettiva comunista internazionalista. Sarebbe un disastro se il proletariato e la sua avanguardia rifiutassero le masse piccolo borghesi, le loro rivendicazioni sociali e sensibilità democratiche; il proletariato che lavora, disoccupato e precario elevandosi esso stesso come “classe universale” al di sopra di ogni limitazione settoriale deve divenire la direzione politica della nazione di indigenti che lotta per la giustizia sociale, la libertà e la dignità, ponendo “l’emancipazione universale umana come precondizione per ogni emancipazione particolare” secondo la prima immortale definizione di Rivoluzione Permanente di Karl Marx.
Per ottenere questa egemonia dei lavoratori, non possiamo evitare la politica di partito e la lotta per chiarire gli obbiettivi politici del movimento di massa. Nonostante la legittima rabbia dei “Cittadini Indignati” contro il sistema dei partiti esistente, un Partito della Rivoluzione Permanente è necessario non come auto-nominatosi “salvatore” e futuro dittatore, ma come strumento della rivoluzione socialista, un laboratorio ideologico del movimento di liberazione. La Democrazia Diretta ha un futuro solo attraverso la rivoluzione sociale. È necessario come strumento un partito di lotta della Rivoluzione Permanente costruito tra le masse, dalle masse, per l’auto-emancipazione delle masse. Questo è lo scopo e la ragion d’essere dei trotskysti dell’EEK e della Quarta Internazionale.
Non c ‘è soluzione elettorale alla crisi attuale come domandano i riformisti SYN/SYRIZA di Tsipras. Anche l’insistenza sulla richiesta di democrazia diretta rivela l’esaurimento del parlamentarismo borghese. La prospettiva della conquista del potere da parte della classe operaia sostenuta dalle masse impoverite delle città e della campagna non può essere differita ad un futuro indefinito, alle calende greche, come fa lo stalinista KKE. I partiti della sinistra ufficiali ma anche la coalizione centrista di ANTARSYA sono legati a prospettive elettoralistiche, che considerano le lezioni come “la scena politica centrale.” Il vecchio spettro della rivoluzione sociale, esorcizzato da capitalisti e burocrati e ritornato. Diffonde il terrore tra tutte le classi dominanti e speranza in tutti coloro che sono privati di ogni speranza! Il vecchio urlo di battaglia della rivoluzione Europea del 1848 diviene oggi più che mai attuale: Rivoluzione in Permanenza!
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