mercoledì 17 agosto 2011

Si continua a parlare troppo spesso di salute e troppo poco di sanità

Giuseppina Bonaviri,  Medico psichiatra-Dottore di Ricerca in Neuroscienze





La salute è un diritto anche nella nostra città
La manovra economica  del Governo costerà a noi cittadini italiani 10 miliardi solo per la sanità, 500 euro l’anno per nucleo. I finanziamenti pubblici di settore, in questi prossimi tre anni, diminuiranno di 10 miliardi dunque per mantenere i livelli di spesa attuali saremo noi famiglie costretti a sborsarli. Questo avviene mentre la UE investe tra il 2007 e il 2013 sei miliardi di euro per  ricerca clinica in campo sanitario, finanziamenti che andranno a beneficio della nostra salute e contribuiranno a promuovere competitività e capacità di innovazione delle imprese e del settore sanitario in tutta Europa con l’obiettivo di sviluppare nuove strategie di promozione della salute, di prevenzione, nuove tecnologie mediche di avanguardia sempre più efficaci in virtù di una assistenza sanitaria sostenibile ed efficiente. Tra le malattie in via prioritaria  figurano attualmente, le malattie cardiovascolari, infettive, mentali e neurologiche specie quelle complesse legate all'invecchiamento, i tumori. Naturalmente viene da chiedersi: ma in Ciociaria, a Frosinone la salute dei suoi abitanti dove si colloca? Si ritiene che anche da noi la salute dei suoi abitanti passi da una buona ed innovativa programmazione sanitaria? Siamo o no in una Europa unita? La risposta appare deludente tanto più se dovesse essere contrassegnata da progettualità moderna a sostegno del benessere e della qualità di vita della sua popolazione. La buona pratica clinica passa da protocolli internazionali di governance; è contraria alla sofferenza ( tanta in provincia, sommersa e schiacciata in interminabili liste di attesa e che trova risposte, forse, a danno clinico ormai irreversibile), si oppone all’anestesia del disagio, lotta contro l’incapacità di una classe di amministratori/dirigenti nominati o incaricati- dai vertici alla base- amici della “cucchiarella” dunque altamente ricattabili. Ed ecco allora la marginalizzazione e l’espulsione, la paura del male perché non accolto e supportato da un sistema dove salute e  prevenzione stanno a monte della cura e il territorio prima delle mura ospedaliere (se pur mura nuove, costosissime e a prova di cataclismi)! La nostra sanità invecchiata sull’autoreferenzialità è stata lottizzata, ahimè spartita, dentro meccanismi sensibili solo agli umori delle logiche di governo regional-nazionale tanto da non rispondere nemmeno più alle urgenze di un territorio deprivato di assistenza sanitaria ( se non per la buona volontà di operatori sanitari sovraccarichi di turni e martoriati da mancanza di turnover). E’ fondamentale ora più di prima porre attentione al sistema qualitativo e meritocratico. Rompiamo l’anello della perversione. La salute è un bene che non si svende! Attiviamoci e, magari volontariamente nelle strade, diamo vita in città a protocolli di accoglienza eccellenti, condivisi con le forze sociali e civiche sul fronte di un dovuto servizio alla salute. La creazione di una rete di sostegno e di auto aiuto a favore del disagio psicosociale con diagnosi precoci ed indirizzi terapeutici aggiornati e gratuiti per chi a breve non potrà più permettersi di comprare e pagare profumatamente la propria salute o di portarla a spasso, potrà diventare un primo, generoso e sano gesto contro ruberie, devastazioni, mala gestione di quello che costituzionalmente è sancito come il nostro primo diritto universale: la salute.





Nessun commento:

Posta un commento