mercoledì 7 settembre 2011

Dalle Piazze del 6 settembre

Luciano Granieri


 La clip che segue è  costruita con le immagini  di Fausta Dumano , la musica di Manu Chao e dei Modena City Ramblers . Guardando queste foto mi sono reso conto che la tanto sbandierata unità sindacale è possibile . Ma il percorso sin qui proposto per raggiungerla è stato del tutto errato. Non è sul terreno delle concessioni ai padroni  o sulla linea morbida delle trattative all’acqua di rose che si raggiunge l’unità sindacale. L'unità è possibile solo  tornando a manifestare nelle piazze affianco dei lavoratori . A Roma, come a Firenze, come a Brescia,  gli iscritti ai sindacati sfilavano insieme . Certo quelle piazze separate fra CGIL e USB  vanno eliminate al più presto, ma è un fatto che nello stesso giorno hanno manifestato, lavoratori dei sindacati di base (USB) , della  CGIL, ma anche della  CISL e della  UIL . Ormai la base dei sindacati di regime non riconosce più ,anzi sconfessa,  i propri leader Bonanni e Angeletti, arruolati a tutti gli effetti nell’esercito  confindustriale e governativo lanciato all’assalto dei diritti dei lavoratori.  I semi  sono  stati gettati ma ora è necessario coltivarli affinchè possa nascere  una foresta gigantesca in grado di soffocare la  mala pianta neo liberista. La responsabilità più grande tocca ora alla CGIL. Dovrebbe ormai essere chiaro a Sussanna Camusso che nessuna concessione può essere fatta alla classe dei finanzieri e dei padroni. E’ stato sufficiente aprire   una  crepa sul terreno dei diritti con l’adesione all’accordo del 28 luglio, per ritrovarsi sospesi sulla voragine dell’articolo 8 della manovra  che distrugge lo statuto dei lavoratori  e le tutele dell’art. 18. E’ necessario che la CGIL non faccia un passo senza consultare i propri iscritti. Urge che il più grande sindacato italiano torni realmente a difendere i diritti dei lavoratori, torni a dialogare con i sindacati di base, torni ad essere patrimonio gestito dai propri iscritti. E’ una responsabilità enorme ma ormai ineludibile . 

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