martedì 18 ottobre 2011

Ancora irrisolta la questione "Mensa Scolastica"

Paolo Iafrate


Cari genitori,
la lettera che segue  propone di sollevare le questioni inerenti alcuni altri problemi causati da una situazione del servizio mensa che non ha aggettivi che tengano.

E… ci sarebbe da discutere sulla qualità del cibo, di dove e come mangiano a scuola i bambini, del senso più generale del mangiare assieme ecc.

Penso però che questo sia solo un segnale che unito agli altri, classi numerosissime, didattica allo stremo rimessa alla buona volontà, vigilanza e pulizia ai limiti, strutture insufficienti o mal distribuite, il privato che si intrufola nella scuola pubblica, senza parlare delle difficoltà dei bambini più fragili o più esposti socialmente, stanno portando la scuola e, più realisticamente i nostri bambini, verso l’accettazione che la scuola non è più determinante ma solo utile, almeno per quella dell’infanzia, al parcheggio per qualche ora.

Senza andare troppo lontano rispetto ai metodi pedagogici, al valore della scuola oggi, si rileva che i problemi non sono più emendabili a valle ma solo a monte di un  percorso pluriennale, nelle decisioni importanti e decisive anche di organizzazione di servizi sia delle scuole, pensiamo appunto al rapporto strutture/iscrizioni, o agli enti locali che sono decisivi in alcuni servizi come il trasporto che non può essere ridefinito di anno in anno (o di mese in mese come sta accadendo) o la mensa.

Insomma ciò che pensiamo di risolvere oggi senza averlo posto in un quadro più generale, almeno per la nostra città, domani potrebbe rivelarsi insufficiente o controproducente: pensiamo alla richiesta pressante delle famiglie di adeguare le strutture a fronte di tanti edifici vuoti. Gli esempi possono essere vari, dalla Vittorio Miele che scoppia di bambini, alla De Matthaeis che mangiano in corridoio e potremmo continuare anche con la scuola media! Se pensiamo oggi di dover seguire i circoli didattici nella loro concorrenza verso le iscrizioni e assecondarli nell’adeguamento delle strutture (abbattendo pareti, laboratori, spazi comuni) domani davanti ad una necessità più cogente dove troviamo le risorse per intervenire? Tutto si può fare, certo, ma in spazi temporali ampi e che mantengano una linearità con la quale le famiglie possano programmare ed intervenire con certezza e comprensione.
Dobbiamo esigere una programmazione pluriennale. A noi e soprattutto ai nostri figli sarebbe indispensabile un mondo più stabile, che può anche cambiare, certo, ma che tale cambiamento sia partecipato e compreso completamente.




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