venerdì 14 ottobre 2011

In piazza per fare cosa

Luciano Granieri

Anche Jean Claude Trichet ha affermato che ci troviamo davanti ad una crisi recessiva   non  ciclica ma sistemica, cioè è l’intero sistema ad essere in crisi. Ovviamente il capo uscente della BCE quando ammette ciò intende avvertire i governi che le banche devono essere rifinanziate. Altrimenti il debito inesigibile, che sta nelle pance degli istituti di credito , fatto di titoli di stato in un primo tempo appetibili per gli alti interessi determinato dall’elevato     fattore di rischio e oggi divenuto merce avariata, rischia di diventare indigesto alla finanza mondiale. L’avvertimento tipico dei banchieri sta semplicemente a significare, che il fallimento della speculazione finanziaria sui titoli sovrani  e le conseguente perdite degli istituti finanziari e degli speculatori devono essere ripianati dagli Stati.  Anzi Trichet avverte che le spericolate evoluzioni   future sono destinate a finire anche peggio e dunque i governi  preparino per le banche   soldi freschi da succhiare al sangue di intere popolazioni per salvaguardare le sciagurate manovre finanziarie messe in atto da quell’ 1% della popolazione mondiale che affama l’altro 99% vedi post di Naomi Klein.  Accertato  che la crisi è sistemica non deve diventare sistematica la risoluzione pretesa da Trichet,  Ma urge evidentemente una  contrapposizione dura al sistema stesso  che è quello capitalista. Una contrapposizione che non solo deve essere implacabile ma anche costante nel tempo. Perché l’immoralità e la criminalità neoliberista, in mancanza di una reazione forte,  è destinata a durare fino a che tutte le risorse disponibili per le    persone comuni che tutti i giorni lavorano, studiano, VIVONO DIGNITOSAMENTE  non siano drenate dalla finanza determinando la fine inesorabile di ogni rapporto sociale e di solidarietà trasformando la convivenza civile in una terribile barbarie . Questo secondo me deve essere l’elemento principale e fondamentale che deve muovere la protesta di domani. E’ necessario contrastare un sistema che pretende di fare soldi con i soldi e non con il lavoro , che si arroga la prerogativa di essere pensiero  unico  in base al quale si regola ogni rapporto umano.  Questi  è un sistema complesso dove non ci sono più   stati ricchi e stati poveri ma esistono semplicemente persone ricche l’1% che sfruttano sempre più il 99% delle persone destinata alla povertà e all’emarginazione . Per questo motivo sarebbe riduttivo veicolare la protesta solo contro il governo Berlusconi che comunque deve levare le tende perché inadeguato a governare  minato com’è dagli scandali e dell’inettitudine del capo e dei suoi sottoposti , sarebbe riduttivo prendersela solo con governi e istituti finanziari. La protesta dura deve rivolgersi anche contro quei partiti e movimenti sindacali (Pd CISL e UIL)  i quali  non capiscono o mostrano di non capire che non è l’alternanza che risolve i problemi ma la sconfitta del pensiero unico neoliberista.  La protesta deve rivolgersi contro quei partiti e movimenti sindacali usati dal sistema per controllare e veicolare la protesta verso percorsi innocui come Sel e la CGIL. In pratica è  tutto quel coacervo di strutture che ricoprendo ruoli diversi assicura il  tranquillo dispiegarsi del pensiero unico che deve essere contestato .  Dunque domani andrò in piazza per protestare sicuramente contro il finanzcapitalismo e le strutture che lo sostengono,  ma soprattutto per rivendicare l’attuazione di processi  di de mercificazione dei rapporti umani, di rivalutazione del VALORE  lavoro, per il controllo e la gestione partecipata dei beni comuni .  Processi che se perseguiti con forza e costanza potranno minare alla base i capisaldi del pensiero unico neoliberista.

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