La redazione.
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Dopo Roma. Appunti per un bilancio
di Karla e Kamo dal sito http://www.contropiano.org/
A una settimana dalla “giornata romana” diventa possibile tratteggiare le prime linee di un possibile bilancio. La prima cosa che possiamo notare è l’assenza di presa di parola da parte di coloro che, della giornata, sono stati parte attiva.
Questo, però, non deve sorprendere. A manifestarsi, nella “giornata romana”, è stata un’insorgenza sociale la quale, per sua natura, è ricca di voce ma povera di linguaggio.
Impensabile, pertanto, che una qualche forma di sintesi politica da quell’esplosione prendesse forma. A parlare, e non avrebbe potuto essere altrimenti, sono state tutte quelle realtà che fanno parte della cornice politica. In maniera piuttosto netta si sono delineate due posizioni.
Da un lato l’asse Bernocchi, Casarini, Vendola che, proprio in quel frangente, hanno compiuto un ulteriore passo verso la fondazione di quel “partito della collaborazione di classe” tenuto a battesimo, questo va sottolineato con forza, con l’inizio dell’aggressione imperialista alla Libia. Il pieno appoggio fornito da queste formazioni alla guerra imperialista sul piano internazionale non ha potuto che tradursi, sul piano locale, nel “partito della delazione”. Come tanti novelli Noske in pectore, dentro la crisi, non potevano che porsi immediatamente al servizio delle classi dominanti. I plausi che, se la partita fosse andata secondo i loro piani, stavano per ricevere da banchieri e industriali ne sono una non secondaria esemplificazione. Del resto non è una novità.
Come nella Germania del 1918 tutti si fecero socialisti nell’Italia del 2011 tutti si fanno indignati basta che, questo è il punto, il potere politico rimanga saldamente tra le mani della borghesia imperialista. A tali condizioni un qualche posto nel sottobosco governativo potrebbe essere dato persino a “sovversivi” quali Bernocchi e Casarini mentre, a Vendola, un sottosegretariato, anche in virtù del suo felice rapporto con il fascismo israeliano, non lo negherebbe alcuno.
La “giornata romana”, se non altro, ha permesso di mettere definitivamente a nudo il ruolo apertamente controrivoluzionario che questi leader e le loro formazioni politiche si accingono a svolgere. Non dimentichiamoci mai che sono stati proprio personaggi e forze politiche di queste fattezze a fare scempio degli spartachisti. Non dimentichiamoci mai che personaggi simili hanno armato prima e protetto poi le mani degli assassini di Karl e Rosa. Costoro vanno smascherati, denunciati, contrastati e combattuti in ogni contesto di classe. Non sono l’ala destra del movimento proletario ma agenti attivi della borghesia imperialista. Sono nemici di classe, non compagni che sbagliano.
Una seconda posizione, ben diversa dalla prima, si è però altrettanto velocemente delineata. Senza cadere nell’infantile entusiasmo della rivolta per la rivolta, in molti hanno iniziato a ragionare sulle indicazioni che la “giornata romana” oggettivamente si porta appresso. Centrale, o almeno così sembra, è il riconoscere il ritardo insieme alla necessità e all’urgenza di costruire un organismo politico di classe in grado di agire da partito. Un organismo in grado di dare rappresentanza politica a quelle masse proletarie e subordinate che oggi sono obiettivamente fuori da ogni cornice politica. In altre parole in molti sembrano aver, se non compreso, di certo intuito come la questione dell’esclusione sociale si ponga, oggi, tutta dentro la materialità della classe. A differenza del mondo di ieri, dove i socialmente esclusi si collocavano al di fuori dei processi lavorativi e di valorizzazione del capitale, oggi è il modo di produzione capitalista stesso che genera produttori socialmente esclusi e quindi ben distanti da quella condizione marginale, e in fondo politicamente inessenziale, ai quali classicamente i mondi dell’esclusione rimandano. L’organizzazione politica di queste masse è il nodo che, qui e ora, occorre sciogliere. La strada del riot è un vicolo cieco ma senza l’organizzazione politica è lì che necessariamente le masse andranno a infilarsi.
Avevamo scritto, poco prima del 15 ottobre, che quella scadenza doveva essere vista in funzione dell’accumulo di forza. Un passaggio, importante ma non risolutivo, di una “lotta di lunga durata” dentro gli scenari sempre più inquietanti che la crisi prefigura. Sembra sensato affermare che, in quella giornata, di forza ne è stata espressa non poca. Si tratta, ora, di raccoglierne tutto il potenziale. Organizzarlo e disciplinarlo. Occorre porre, in maniera ordinata, sotto assedio il Governo europeo delle Banche e delle Multinazionali mentre, sul piano locale, far sì che nelle piazze si ponga all’ordine del giorno la caduta del regime per questo, i tempi per l’organizzazione, si fanno sempre più stretti.
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La risposta dei Cobas
(-) Miserabili farneticazioni staliniste
Nel miserabile e farneticante testo stalinista Bernocchi e Casarini (e "le loro formazioni politiche") sono dichiarati "nemici di classe...personaggi e forze politiche simili a Noske e a quelli che hanno armato prima e poi protetto le mani degli assassini di Karl e Rosa (n.d.s. Liebknecht e Luxemburg) e che hanno fatto scempio degli spartachisti..che hanno dato un pieno appoggio alla guerra imperialista in Libia, e lo hanno tradotto sul piano nazionale nel partito della delazione al servizio delle classi dominanti…che vanno combattuti (n.d.s. manu militari?) in ogni contesto di classe come agenti attivi della borghesia imperialista". C'è poi la accusa, già fatta circolare ossessivamente in questi giorni, su posti nel "sottobosco politico governativo" che ci sarebbero stati promessi dal centrosinistra, leit-motiv di chi, sulla base di questa folle tesi, per un mese ha bollato, nel Coordinamento 15 ottobre e fuori, la proposta di concludere a P.S.Giovanni come scelta di "collaborazione di classe" e di resa alla borghesia e al centrosinistra. La pubblicazione del delirante scritto, che ripropone le peggiori argomentazioni staliniste di parecchi decenni fa, ci pare una testimonianza decisiva e inappellabile sul ruolo svolto da questa gente nell'ultimo mese e sull'insanabilità del conflitto scagliatoci contro in tale periodo. Pensiamo che nessuno/a debba sottovalutare la faccenda. Se gente che è stata nel Coordinamento pubblica tale materiale infame, che invita a "combattere" (con ogni mezzo, si capisce dalla furia delle accuse) i Noske odierni, significa che ha deciso di dichiarare guerra in primis ai COBAS, a Global Project, a Uniti per l'Alternativa ma, più in generale, a tutti coloro che volevano un gigantesco corteo verso S.Giovanni, con accampate successive, come strumento per garantire non solo la più ampia partecipazione ma soprattutto la prosecuzione e l’allargamento della lotta contro la crisi. Il lurido attacco è personificato ma è diretto alle nostre "formazioni politiche" e, data la violenza delle argomentazioni, lascia facilmente intendere che si possa (o si debba) arrivare nei nostri confronti alla aggressione fisica anche in forme pesanti, come meriterebbero "assassini alla Noske" o "nemici di classe" con le mani sporche di sangue delle Rose e Karl odierni. E’ ovvio che, come COBAS, noi ne trarremo le immediate conseguenze in ogni sede, troncando ogni rapporto con gente del genere e invitando alla massima vigilanza nei confronti di chi osa farci minacce di tale gravità. Ma ci pare altresì utile estendere il discorso a una serie di altre infamie nei nostri confronti che, pur non raggiungendo il parossismo violento di questo scritto, spiegano il clima in cui è maturato. (-)
L'INTERO DOCUMENTO DEI COBAS
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