venerdì 11 novembre 2011

DALLA PADELLA ALLA BRACE

Claudio Mastrogiulio



Per cacciarli tutti servono le piazze e l'indipendenza di classe  dai due schieramenti borghesi

Dopo il voto sul rendiconto finanziario dello Stato, Berlusconi ha dovuto prendere atto di non avere più una maggioranza parlamentare che lo supportasse, annunciando così le sue imminenti dimissioni. Si aprono ora diversi scenari politici, tutti permeati da un elemento inconfondibile: la crisi di governo viene formalmente pilotata da Napolitano, ma sono le istituzioni internazionali del capitalismo (Bce, Ue e Fmi) e la grande borghesia italiana a decidere effettivamente la risoluzione della questione. Appare quasi certo che Napolitano affidi un mandato esplorativo a Monti (uomo dell'Ue, già commissario comunitario alla Concorrenza), e che quest'ultimo riesca a raggruppare intorno a sé un'ampia maggioranza trasversale che gli consenta di tradurre in realtà l'ennesimo massacro sociale che Berlusconi aveva prefigurato qualche settimana fa, nella lettera inviata a Bruxelles.

Un governo “tecnico”, che di tecnico non ha proprio nulla, se si pensa che le ricette proposte per uscire dalla crisi capitalistica saranno nel segno di quelle imposte dalle istituzioni del capitalismo internazionale. Abolizione delle pensioni di anzianità, allungamento dell'età pensionabile, disarticolazione della già labile rete di tutela dei diritti dei lavoratori, pareggio di bilancio con la scure dei tagli che si abbatterà su quel che resta dello stato sociale italiano. Questi saranno solo alcuni dei provvedimenti che il prossimo Esecutivo adotterà per riuscire in ciò in cui Berlusconi non ha mostrato la dovuta affidabilità: far pagare la crisi ai lavoratori, ai disoccupati, ai pensionati, ai precari ed ai giovani.

A fronte di questo governo in gestazione, la Sel di Vendola, che è ormai il principale partito di una socialdemocrazia sempre più a destra, apre, criticamente (s'intende) "a determinate condizioni". In questo modo Vendola, così come la restante parte della sinistra governista, Rifondazione, aspetta senza dare troppo fastidio nell'attesa di rientrare nei giochi nel successivo governo di centrosinistra che probabilmente si costituirà dopo le elezioni (siano esse nel 2012 o nel 2013): Sel con un ruolo di primo piano sulla tolda di comando, Rifondazione (sempre che la riprendano) come mozzo.

Altro scenario, meno probabile, è quello che si vada a elezioni in tempi brevi. Dall'altro versante si presentrebbe un centrosinistra formato dall'alleanza Pd-Sel-Idv, con Prc e Pdci ad elemosinare qualche briciola per ottenere seggi parlamentari o posti nel sottobosco governativo. Entrambi gli schieramenti, è evidente, si paleseranno (ma lo hanno già fatto in un passato più o meno recente) come dei fedeli esecutori dei diktat dei poteri forti italiani (Confindustria in testa) e delle istituzioni monetarie e finanziarie internazionali.

Come si vede, che si vada a elezioni subito o dopo un intermezzo con Monti, l'attacco ai lavoratori prosegue, mentre le burocrazie sindacali e politiche si adoperano solo per fermare la crescita di quelle lotte che servono per fermare l'attacco.

La sola alternativa è, in sintonia con quanto avviene in tante parti d'Europa, rilanciare un movimento contro tutti i governi capitalistici; avanzare un programma di rottura rivoluzionaria rispetto ad ogni tipo di soluzione offerta-imposta dalla borghesia nazionale ed internazionale e dalle sue istituzioni; costruire da subito un grande sciopero generale unitario.

Soltanto lo sviluppo delle mobilitazioni, con l'acquisizione da parte di larghe masse della consapevolezza dell'irriformabilità del capitalismo in tutte le sue forme (finanziario, industriale, ecc.), potrà garantire un'uscita dalla crisi in cui a saldare il conto siano coloro che l'hanno provocata: industriali, banchieri, mercati finanziari ed i loro maggiordomi "di sinistra".

Soltanto lo sviluppo delle mobilitazioni, con l'acquisizione da parte di larghe masse della consapevolezza dell'irriformabilità del capitalismo in tutte le sue forme (finanziario, industriale, ecc.), potrà garantire un'uscita dalla crisi in cui a saldare il conto siano coloro che l'hanno provocata: industriali, banchieri, mercati finanziari ed i loro maggiordomi "di sinistra".

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