lunedì 21 novembre 2011

Una botta di GROOVE

Luciano Granieri


Congressi, mozioni, debiti , indignati . Fermiamoci un attimo.  E' il momento  di prendere un bel respiro ed ascoltare della  buona musica,  è  un po’ che manca  da Aut dunque è necessario rimediare . Ho scelto di ricomincaire da George Duke un artista straordinario, un tastierista,  compositore  protagonista della scena funky jazz degli anni ’70 grazie ai  sodalizi con  Stanley Clark, l’incredibile bassista dei Return to Forever di Chic Corea, e con il batterista BILLY COBHAM ,  una vecchia conoscenza dei naviganti di Aut.  Le incisioni  del musicista   di San Rafael (California), con Stranley e Billy,  hanno segnato un periodo magico per questo stile musicale . Dopo l’intuizione di Miles Davis che alla fine degli anni ’60 aveva mirabilmente contaminato  il jazz con gli strumenti elettrici, Duke ha sviluppato il sound con ulteriori spunti creativi, grazie alla collaborazione con un altro  grande genio della musica rock, Frank Zappa. George Duke, con Frank Zappa e il violinista Jean Luc Ponty, ha segnato momenti di  grande creatività al di là di ogni stile. Pur nelle molteplici esperienze al fianco di musicisti di diversa estrazione, Duke rimane un jazzista puro, maledettamente attratto dalla fase improvvisativa nonostante nei suoi pezzi traspaia la rigorosità dell’arrangiatore. La  sua  formazione musicale, marchiata  dalle influenze di Miles Davis, con cui ha condiviso diversi set, si è evoluta  attraverso esperienze con boppers del calibro di Cannonball Adderly e Dizzy Gillespie . George Duke è anche un talent scout notevolissimo, a lui si deve la scoperta di Al Jarreau, Dianne Reeves. Ma veniamo ai brani. Ho scelto “School days” un pezzo simbolo della collaborazione con Stanley Clark. Il video è stato registrato negli studi della BBC nel 1981. L’esecuzione è un’alternanza di sonorità suggestive che fluiscono dalla tastiera a tracolla di Geroge Duke e dal basso di Stanley Clark. Ci troviamo di fronte ad un complesso armonico che alterna momenti riflessivi a momenti di groove esplosivo, insomma una vera chicca. Il secondo brano è “500 miles to go”, inciso nel 1996 durante il festival jazz di Montreux con Billy Cobham. Signori prepariamoci a saltare dalla sedia!!! Dopo un’introduzione dove George Duke crea un’atmosfera surreale, alternando diverse sonorità con le  sue testiere, parte una “BOTTA DI GROOVE PAUROSA”.   Ascoltiamo otto minuti filati di grande improvvisazione.  Duke usa   tutte  le sue tastiere elettroniche,  è sorretto  dall’incredibile motore ritmico di un  Billy Cobham, in grande spolvero, e dalla propulsione del basso di Stefan Rademacher. Si arriva ad una vera e propria trance improvvisativa da cui scaturisce  una citazione del parkeriano “Salt Penauts”.  Insomma mai come in questo caso è appropriato augurare good vibrations a tutti. 


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