sabato 21 gennaio 2012

La democrazia parte dai territori

a cura di Luciano Granieri, 

Il testo che segue è un'estratto della "Carta del Nuovo Municipio"  documento contenuto nella "Dichiarazione di Porto Alegre" realizzato dal forum della autorità locali nel 2003 riunitosi nella città brasiliana.
Come si nota il testo, oltre che essere attualissimo, si integra bene con l'attuale situazione politica e finanziaria.


Il  mercato globale usa il territorio dei vari paesi  e delle diversa aeree geografiche  come uno  spazio economico  ; in questo spazio le risorse locali sono beni da trasformare in prodotti di mercato di cui promuovere il consumo, senza alcuna attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale dei processi di produzione. I territori  e le loro “qualità specifiche” sono dunque “messe al lavoro” in un processo globale che consuma  qualità peculiari senza riprodurle, toglie loro valore innescando processi di distruzione delle risorse  e delle differenze locali . L’alternativa a questa globalizzazione parte da un progetto politico che valorizzi le risorse e le differenze locali  promuovendo processi di rifiuto della etero direzione del mercato .  Lo sviluppo locare così inteso deve costruire reti alternative alle reti globali, fondate sulla valorizzazione delle differenze e delle specificità locali.  Per realizzare futuri sostenibili fondati sulla  valorizzazione di patrimoni ambientali, territoriale e culturali propri a ciascun luogo, gli enti pubblici  debbono assumere  funzioni dirette nel governo dell’economia. Queste funzioni di governo  devono attivare nuove forme di esercizio della democrazia . Solo il rafforzamento delle società locali e dei  loro sistemi democratici di decisione consente da un lato  di resistere agli effetti omologanti e di dominio della globalizzazione economica  e politica, dall’altro di aprirsi e promuovere reti non gerarchiche e solidali. Gli enti locali devono trasformarsi  da luoghi di amministrazione burocratica in laboratori di autogoverno . Sono necessarie nuove forme di  autogoverno , in cui sia attiva e determinante la figura del produttore abitante che prende cura di un luogo attraverso la propria attività produttiva.  Un nuovo progetto di amministrazione  deve fondarsi  sulla valorizzazione dei patrimoni locali, contro forme di espropriazione e distruzione degli stessi ,  deve promuovere   la ricostruzione degli spazi pubblici della società locale come luoghi di formazione  delle decisioni sul futuri della città. Una amministrazione   alternativa si dà come obbiettivo un nuovo rapporto tra eletti ed  elettori  oggi  espropriati  della propria valenza democratica da logiche sovraordinate  di natura economicista  che escludono dai momenti decisionali proprio i cittadini-abitanti-elettori . Questa nuova dimensione democratica  può costituire il vero  antidoto alla globalizzazione economica e al regno della paura , dell’insicurezza  e dall’impotenza prodotti dalla militarizzazione delle reti di governo.  Partendo da una nuova dimensione locale partecipata del governo della città si può tentare di sottrarre l’asservimento  delle vite dei cittadini ad una logica ineluttabile di domino incontrastato  del potere della finanza.  Proprio  un nuovo tipo di economia che assume a valore le peculiarità uniche del proprio territorio può contrapporsi  allo sfruttamento della speculazione edilizia che divora e distrugge spazi pubblici in un momento in cui la volontà dei cittadini viene bellamente ignorata e piegata al potere degli interessi privati.  Il fatto  che il pronunciamento di 27 milioni di persone contro la  mercificazioni dei beni comuni, fra cui l’acqua, sia completamente ignorato da questo sistema     completamente succube del potere finanziario e capitalista,  rende un percorso  di riappropriazione democratica dei cittadini attraverso  processi  di autogoverno delle proprie  realtà locali  non più procrastinabile.     

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