Ci eravamo quasi dimenticati della frase pronunciata con preoccupazione da Monti, ormai universalmente noto come il miglior produttore mondiale di aforismi sbagliati, a proposito delle inevitabili rimostranze sociali che si prevedono a seguito delle sue affilatissime "riforme". Il Bocconiano auspicava che le proteste si svolgessero con modalità e toni civili, e lo si può capire. Lui abituato alla quiete degli istituti universitari, alle silenziose biblioteche dove per non disturbare i frequentatori assorti nello studio su secolari tavoli illuminati da lampade tiffany si richiedono sottovoce i testi indicando dagli elenchi quelli che interessano e ci si muove con passi felpati sugli eleganti parquet, non potrebbe che inorridire al frastuono dei tamburi di latta dei metalemccanici, degli slogan ritmati urlati da altoparlanti gracchianti, delle voci scomposte di decine di migliaia di rozzi operai poco avvezzi all'eleganza dei convegni di intellettuali. Non osiamo pensare alla fine che farebbe la sua concentrazione tanto necessaria alla Nazione, se sotto le sue finestre di un paludato ufficio in penombra del centro storico passasse un corteo interminabile di schiamazzatori adusi al rumore della linea di montaggio o della lastratura o, peggio, di una classe di ventotto o trenta scalmanati studenti in età di ribellione.
Per la verità, da tempo praticamente tutti i dirigenti politici che contano si affaticano nei talk-show televisivi (luogo deputato per eccellenza al dibattito istituzionale e politico ed alla legiferazione democratica) a proporre decine di ennesime pensate per la regolamentazione dgli scioperi e delle proteste, unica cosa che per loro va regolamentata nel mondo del libero mercato. Alcuni, come il portajella Alemanno, è perino passato ai fatti, vietando i cortei nel centro storico, marginalizzando anche fisicamente il diritto di manifestare dissensi e bisogni, rendendo cioè periferico rispetto alla centralità del potere, anche l'esercizio della lotta sindacale. Come spesso gli accade, ha rimediato una figuraccia, ed è stato smentito dalla legge, il che per inciso dimostra che la legge serve. comunque, le proposte si moltiplicano: che vorrebbe che i sindacati scioperassero di domenica (ma solo dopo l'omelia, s'intende) chi che i cortei si svolgessero di notte sulle spiagge, chi che si sfilasse in gurppi disciplinati di dieci, a file di due, chi che siano vietati ai minori di diciotto anni (venticinque se contro provevdimenti approvati in Senato), qualcuno vorrebbe che gli scioperanti pagassero un ticket per sfilare, altri che si iscrivessero ad un pubblico registro come i notai o gli ingegneri, chi che richiedessero un certificato o un patentino. Insomma, l'importante è che non si consenta questo disordine generale, che cioè ci si accrediti con tanto di titolo e si rispetti un codice come quando si guida una macchina.
Ci aspettiamo anche che si regolamentino i colori degli striscioni, le loro dimensioni, il numero delle bandiere e dei fischietti, oltre al look dei manifestanti, per porre termine anche a quelle fiere del cattivo gusto che sono i cortei, soprattutto quando infestati da giovani. Si potrebbero organizzare così mostre e sfilate di moda, dove gli stilisti detterebebro i canoni delle tendenze da portare in corteo. "Che bell'adesivo indossi, cara!", "Oh, una cosuccia, l'ho preso da un sindacato prêt-à-porter... Piuttosto, hai visto la delegazione della Fiat, che arretrati! Portano lo stesso striscione dell'anno scorso!..." Ecco, immaginiamo questi discorsi fra i manifestanti, discorsi di alto lignaggio, altro che le solite lamentele sulla terza settimana e sulle tasse universitarie dei figli!
Nella nostra modestia, consapevoli di essere poca cosa rispetto a questi personaggi degni di passare alla storia (più tardi possibile, certamente), vorremmo fare una proposta che crediamo possa essere utile a dare un tocco di eleganza alle proteste elevandole a fatto di cultura: si potrebbe inserire nella legge per la regolamentazione degli scioperi l'obbligo per tutti gli iscritti al sindacato e comunque per chiunque voglia partecipare a cortei, assemblee, sit-in, gazebo e qualsiasi altra forma di contestazione (civile) di farsi tatuare una farfalla all'inguine, proprio dove inizia la coscia destra, e di scoprire la parte durante la sfilata o il comizio. Si potrebbe anche prevedere una distinzione per i sindacalisti, obbligando costoro, in tali occasioni, a non indossare le mutande. Forse si deciderebbero, almeno, a fare qualcosa per la loro cellulite e per i peli superflui, a tutto vantaggio di una lotta di classe all'insegna del bon ton.
Saluti raffinati.
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