LE FORZE ARMATE SI AVVICINANO AI FORI PER APPRESTARSI A SFILARE
SOBRIAMENTE!!!!
La parata si farà. Sobria ma si farà. Associare l’aggettivo "sobrio" al sostantivo "parata" sembra un ossimoro. Il presidente della Repubblica, comandante in capo, Giorgio Napoletano lo ha ribadito e lo ha deciso con il concorso dei tecnici e delle amebe bipartizan che appoggiano i suddetti tecnici. Non si udranno i rombi dei carri armati, né i sibili assordanti delle frecce tricolori, si risparmierà un po’ di biada per i cavalli, ma le urla imbarazzanti dei graduati e lo sbattere a terra degli scarponi militari, con grande sfavillio di spade e fucili e gli sguardi marziali un po’ ebeti volti verso la tribuna d’onore ci saranno lo stesso. Il che a conti fatti significa la non trascurabile spesa di quattro milioncini di euro tondi tondi, che forse sarebbe stato più utile destinare alle popolazioni devastate dal terremoto in Emilia Romagna. Ma tanto è. Come acclama il comandante in capo a cui fanno da balia i banchieri super tecnici, “E’ proprio in questi momenti che bisogna dare prova di vitalità, forza democratica e fermezza”. Mi permetto di dissentire sulla vitalità. Al Paese sta venendo meno, perché nonostante la finanza cerchi di sopprimere tutto ciò che è reddito da lavoro, l’Italia è ancora una repubblica fondata sul lavoro medesimo per cui se si mina la vitalità dei lavoratori considerandoli semplici ingranaggi di un sistema atroce , lasciandoli morire sotto le macerie dei capannoni terremotati, non so fino a che punto una parata militare possa restituire vitalità alla Nazione. Mi permetto di dissentire anche sul concetto di forza democratica. Una parata militare organizzata in spregio a una costituzione, elemento fondante della nostra democrazia, che ripudia la guerra non è propriamente consono ad una forza che pretende di definirsi democratica . Sul concetto di fermezza invece sono d’accordo. Infatti la parata del 2 giugno è un segno forte della fermezza di quella borghesia imprenditoriale sconfitta dalla resistenza e minata in qualche caso dalle lotte sociali della fine degli anni ’60 e ’70 che non si è ma rassegnata a soccombere e ha cercato sempre di mantenersi ben salda al potere avvalendosi anche di pratiche eversive che tutto sono tranne che democratiche. Dopo la paura del biennio rosso la borghesia ricca si è avvalsa del fascismo per riaffermare il proprio potere. Quando dopo il disastro della seconda guerra mondiale la lotta di liberazione sembrava aver condannato questa feccia fatta di grandi imprenditori e burocrati intoccabili, essa ha subito reagito cercando nuovi alleati negli ex fascisti, nella criminalità organizzata, negli apparati deviati dello Stato. L’eccidio di Portella della Ginestra, compiuto neanche un anno dopo la promulgazione della Repubblica è un classico atto di controrivoluzione. E’ stato l’evento iniziale violento di in processo di restaurazione che ha portato la stessa classe dominante a riprendere il potere, con gli stessi privilegi di prima se non più di prima. La stessa arroganza, la medesima protervia hanno contraddistinto la grande imprenditoria capitalistica accattona che ha continuato, in barba al dettato costituzionale, a esercitare il proprio privilegio attraverso la corruzione, il clientelismo, in spregio alla dignità umana degli altri cittadini. E quando eventi di protesta sociale hanno minacciato lo status quo ecco di nuovo il ricorso alla violenza. Stragi come Piazza Fontana, Piazza della Loggia, La stazione di Bologna e da ultimo il recente attentato di Brindisi altro non sono che la reale dimostrazione di quella FERMEZZA che si vuole ribadire con la parata del 2 giugno. Perché è bene prendere atto che la Repubblica fondata sul lavoro NON E’ MAI NATA. Prima ci si rende consapevoli di questo e più presto si potranno riattivare processi di lotta affinché si possa arrivare ad un altro 2 giungo, più autentico e condiviso vero caposaldo di libertà. EVVIVA IL PROSSIMO 2 GIUGNO.
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