Gabriele Lucantonio dalla rivista "Alias" del 2 giugno
“Quando mi si chiariva un progetto prendeva forma attraverso la stesura della sceneggiatura, fissavo un incontro con Daniele (anche se lo chiamavo “Paris” come fosse il suo nome , non il cognome) e gli raccontavo la storia che stavo sceneggiando e quello che tale storia doveva significare. Gli parlavo della musica che ascoltavo giusto per dargli una pista . Paris ci ispirava infilandosi sulla pista indicata , ma approfondendo e proponendo anche altro. Non ha mai cercato di imporre il “suo genere” (come spesso accade), e la musica definitiva del film rappresentava esattamente la sua sensibilità combinata con la mia” dichiara Liliana Cavani nel libro dedicato al compositore Daniele Paris, Il suono dell’interiorità – Daniele Paris per il cinema di Liliana Cavani, Luigi Di Gianni, Lorenza Mazzetti, scritto dalla studiosa Maria Francesca Agresta (Libreria Musicale Italiana, 160 pagine 25 euro). L’autrice ha già scritto un testo su Carlo Savina (Arte e Mestiere nella musica per il cinema. Ritratto di un compositore : Carlo Savina , Biblioteca Luigi Chiarini, 159 pagine, 2007). Per la regista emiliana , Paris aveva scritto le musiche di due documentari, Età di Stalin (1962) e Storia del Terzo Reich (1962) e di tre lungometraggi, Milarepa (1974), Il portiere di notte (1974) al di là del bene e del male (1977). I tre unici lungometraggi della sua carriera. Le sue uniche colonne sonore per le quali esistono dei cd (pubblicati dalla C.A.M). Eppure il suo percorso nella musica applicata al cinema è inusuale e notevole. Con i registi con i quali ha collaborato, ha sempre cercato di lavorare in sintonia, per ottenere un risultato particolare. Il migliore possibile. Daniele Paris era nato nel 1921 a Frosinone. In giovane età aveva intrapreso gli studi musicali in forma privata e subito dopo la guerra aveva frequentato il conservatorio di Santa Cecilia di Roma nelle classi di Fernando Germani (organo e composizione organistica ) e di Goffredo Petrassi (composizione). Aveva poi seguito i prestigiosi corsi dell’Accademia Chigiana di Siena (composizione direzione d’orchestra). All’inizio degli anni cinquanta, lavora come direttore d’orchestra per alcune istituzioni importanti come l’Orchestra Sinfonica di Roma della Radiotelevisione italiana. Da quasi subito, collabora con il cinema e con un grande movimento quello del Free Cinema inglese, realizzando le colonne sonore del cortometraggio di Lorenza Mazzetti K (23 minuti , liberamente ispirato alla Metamorfosi di Franz Kafka) nel 1954, dei medio metraggi Together 1954 sempre della Mazzetti nel 1956 ed Evrey day ecxept Christmas di Lindsay Anderson nel 1957. “Io puntavo tutto sul violino finale. Per il resto, io sapevo solo che non ci doveva essere una musica “piacevole”, essendo la situazione completamente distorta. Daniele ha capito bene quello che volevo. (ndr: per K), “ afferma la Mazzetti in una conversazione pubblicata nel libro di Maria Francesca Agreste, per proseguire: “Daniele dopo cena diceva sempre: ‘Dai,Linsday, adesso canta’. Così, dopo mangiato, Lnsday prendeva la chitarra e ci cantava delle meravigliose canzoni irlandesi, cantava anche delle canzoncine per bambine, con una voce meravigliosa. Daniele era proprio impazzito per lui! Durante una di queste serate, Daniele propose: “Linsday, siccome sono tanti bambini nel film di Lorenza, che ne pensi se noi prendiamo una di queste canzoncine e la usiamo come leit-motiv?”. Linsday è stato subito d’accordo . Così Daniele ha arrangiato questa canzoncina e ha terminato di comporre tutto il resto della musica”. Paris ha capito da subito le istanze poetiche del Free cinema,ma anche le differenze stilistiche di Anderson e della Mazzetti. Rispettandole, questi tre film gli hanno permesso si sperimentare, di provare soluzioni musicali. Il volume di Maria Francesca Agresta lo spiega bene, esplorando soprattutto le sue collaborazioni con la Mazzetti, con la Cavani e con Luigi Di Gianni (attraverso le analisi delle loro collaborazioni con Paris e delle interviste ai tre registi). Alla fine degli anni cinquanta, il compositore entra quindi in contatto con Di Gianni, giovane documentarista di ispirazione antropologica e sociologica , per il quale scrive le musiche per Nascita e morte nel meridione (San Cataldo) ne 1958, Pericolo a Valsini, Frana in Lucania, Donne di Bagnara nel 1959, Ragazze dell’avanspettacolo nel 1961. “Con Paris c’è stato uno scambio di idee.” Dichiara Di Gianni in un intervista del saggio. Il compositore avrà anche qualche altre collaborazioni prestigiose, cone quelle con il grande Alessandro Blasetti per il documentario La lunga strada del ritorno nel 1962, con Nelo Risi per il documentario La Firenze di Pratolini del 1963 e con Vittorio Cottafavi per lo sceneggiato La vita di Dante del 1965. Negli anni ’60, Paris è stato attivo nel campo della direzione e fra i protagonisti della nuova musica . E’ stato il direttore artistico d elle Settimane Internazionali di Nuova Musica di Palermo, di Nuova Consonanza a Roma e del Festival Internazionale di Musica Contemporanea di Venezia. Negli anni ’70 si è dedicato all’insegnamento. E’ stato trai promotori della scuola di Musica Licinio Refice di Frosinone (trasformata poi in Conservatorio) , un Istituto che negli anni, ha formato diverse generazioni di musicisti . Due degli allievi di Paris , Claudio Simonetti e Carlo Siliotto , sono diventati dei compositori di musica applicata al cinema. Il primo ha dichiarato in un’ intervista personale: “Ho iniziato a studiare privatamente composizione con Irma Ravinale, per poi continuare a Santa Cecilia con Antonio Ferdinandi e Barbara Giurana. Ho studiato pianoforte con la maestra Inardi, sempre a Santa Cecilia. Dopo il mio servizio militare e il mio ritorno dall’Inghilterra, dove ero andato per registrare un dsico, ho studiato per un paio di anni composizione a Frosinone con Daniele Paris. Non ricordo per quale motivo echi mi aveva consigliato di andare lì. Probabilmente sarà stato mio padre, Enrico Simonetti. Il fatto è che andavo due volte a settimana , mi sembra, a Frosinone. Il primo anno ci andavo con i mezzi, poi dopo il successo di Profondo Rosso , con la piccola macchina che mi ero comprato con i diritti d’autore. Ho lasciato perdere quando i Goblin hanno davvero cominciato a lavorare, e non riuscivo più a recarmi a Frosinone. Daniele Paris era molto simpatico e alla mano, non era no di quei professori impettiti che avevo conosciuto a Santa Cecilia. Un aneddoto: una volta, volevo parlargli e stavo aspettando . C’era anche una giovanissima suora, avrà avuto 18 o 18 anni, che stava aspettando. Quando lui l’ha vista, ha cercato di capire perché era diventata suora . E in due , abbiamo cercato di convincerla che una bella ragazza come lei non poteva buttarsi via così”. Siliotto ha confermato in una breve intervista personale, realizzata via email. “Il Maestro Paris era l’umanità fatta persona e la curiosità per gli altri. Un aneddoto: un giorno, entra in classe e dice: ‘Oggi componiamo una canzone. Siliotto vieni dammi una mano.? Mi invita a sedermi accanto a lui e comincia a suonare un abbozzo di melodia. “Non è male così. Ci mettiamo le parole? Scriviamo una canzone d’amore!” E così abbiamo composto insieme una canzone . In fin dei conti, il Maestro ci stava istruendo che nella musica così come nella vita, la diversità rappresenta sempre una ricchezza e un allargamento dei nostri orizzonti”. Proprio come aveva dimostrato nelle sue musiche per il cinema.
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