La nomina degli Assessori e l'elezione del Presidente del Consiglio Comunale di Ceccano hanno completato la fase Istituzionale legata al dopo elezione. Tutto è avvenuto in un contesto dominato da polemiche, critiche personali e recriminazioni che hanno coinvolto tutti gli schieramenti.
Le parole continuamente ripetute sono state: inciucio, ribaltone e tradimento. Esse sono state lanciate con durezza e dederminazione prima e dopo che il Sindaco ha nominato Assessore Marco Corsi, candidato non eletto pur con 454 voti di preferenza in una lista che sosteneva non la Maliziola, ma Angelino Stella.
Anche se questo sbocco non mi entusiasma e ne desideravo un altro, non me la sento di alzare l'indice accusatore poiché a tale proposito ho qualche "scheletro nell'armadio" da tirare fuori e da corredare con informazioni chiarificatrici.
All'indomani del voto del 1970, il Pci, si alleò, eleggendolo Sindaco, con il democristiano Luigi Piroli, pur avendolo contrastato prima e durante la campagna elettorale. La stessa storia il PCI la ripetette nel 1975 quando partecipò ad una Giunta con Felice Ruspandini, fondatore della lista "Campagna Nuova" che si era caratterizzata per il suo livore antipartito e con il democristiano Orazio Trotta, con oltre 1000 preferenze che venne eletto Sindaco.
Cosa ci sosteneva in scelte che anche nell'interno del Pci trovavano riserve e diffidenze? Non la conquista di posti, ma l'unificazione dei servizi fra città e campagna: scuole materne, estensione della rete idrica, nuovi edifici scolastici, potenziamento della rete elettrica, costruzione di case ecc. ecc. Obbiettivi che furono realizzati nel corso di un decennio. Più in generale c'era una volontà di evitare l'isolamento del partito, la riduzione alla marginalità, anzi l'obbiettivo veramente ambizioso era quello di diventare centrale nello schieramento politico cittadino. Insomma, anche se farà arricciare il naso, quei fini facevano giustificare il mezzo.
Ma vorrei ricordare anche capovolgimenti e nuove alleanze realizzate in epoche successive, in questa terribile seconda repubblica, fra coalizioni che durante la campagna elettorale si erano scontrate in modo forte ed alternativo. Nel 1997, nel 2001, nel 2003, avveniva che le forze perdenti venivano assorbite dalle forze vincenti ed entravano a pieno titolo nelle nuove maggioranze.
Scrivevo poc'anzi che l'ingresso di Corsi in Giunta non mi entusiasma ma superato il momento di tensioni è il caso di chiedersi cosa sia avvenuto dopo il primo turno o meglio cosa avrei desiderato accadesse. Che Maurizio Cerroni, i candidati più votati della sua coalizione, gli organismi dirigenti locali congiuntamente chiedessero di votare e partecipassero agli incontri promossi da Manuela Maliziola, cosi come accade in tutti gli altri comuni quando c'è il turno di ballottaggio e si vota il candidato affine. Se questo fosse avvenuto non solo non ci sarebbe stata la corsa a chiedere il voto a uomini appartenenti alla coalizione di Stella, ma si sarebbe realizzata in corso d'opera una ricomposizione reale, una nuova saldatura fra tutte le forze del centrosinistra che avrebbe qualificato la vittoria nelle elezioni. Purtroppo ciò non è avvenuto e ora a rimorchio dell'ingresso in Giunta di Marco Corsi, assistiamo a una serie di smottamenti: la posizione critica di Italia dei Valori, la rinuncia di Rifondazione a mettere in Giunta un proprio Assessore a fianco di Marco Corsi. Certo questo scelta è ineccepibile, un bel gesto a fronte di tanta famelicità che si vede in giro. Ma ne fa aprire un'altra mai risolta: il dilemma o la continua oscillazione fra una difesa dell'identità e la funzione di governo. Scrivo di oscillazione perché i compagni di Rifondazione per motivi simili nel 1997 ritirarono il proprio Assessore, Langiu, ritenuto da tutti serio e capace, aprendo cosi la strada all'ingresso in Giunta del Dottor Carrano, antagonista della coalizione vincente ma ritornarono in Giunta nel 2001.
L'assenza di Rifondazione Comunista in Giunta, il mancato contatto elettorale del PD durante il periodo preballottaggio, la posizione critica dell'Italia dei Valori, i rischi della tenuta del PdCI, la debolezza di SEL sono le questioni che mi allarmano. Costituiscono un insieme di aspetti urgenti e decisivi da affrontare. Ecco perché non ho difficoltà a scrivere che non è Corsi che minaccia la sinistra ma la automutilazione della stessa, la frammentarietà, la litigiosità e la sua debolezza. Ma possibile che non sorge il dubbio che la Maliziola, dopo la scelta dei nuovi assessori, dopo la debole manifestazione di giovedi 5 giugno organizzata da Rifondazione, Italia dei Valori e PD abbia acquisito più credibilità, abbia dimostrato di non essere la bambina inesperta e manipolabile dai vecchi marpioni?
Se alcuni amici di Stella, durante la fase di ballottaggio, sono andati ad occupare uno spazio lasciato aperto dalle indecisioni del Pd, contribuendo al successo della Maliziola e presentando il conto, possibile che nessuno veda che lo smottamento a cascata della sinistra frantumata, debole e dispersa, prima o poi aprirà a spinte "presidenzialiste" della Maliziola stessa, in sintonia con una opinione pubblica che è stanca di questo modo di fare politica e che molto spesso scompostamente urla "andate a lavorare".
Io non ho ricette da distribuire, non ho nemmeno ancoraggi da offrire, ma mi sento di chiedere che chi ha a cuore gli interessi degli ultimi, dei colpiti dalla crisi, non lanci anatemi verso gli altri, non rivendichi primogeniture che non si hanno ma si limiti a battere il colpo del buon senso, a dare un segnale di unità e a indicare obbiettivi da raggiungere, perché non rimarrà solo.
Anche se questo sbocco non mi entusiasma e ne desideravo un altro, non me la sento di alzare l'indice accusatore poiché a tale proposito ho qualche "scheletro nell'armadio" da tirare fuori e da corredare con informazioni chiarificatrici.
All'indomani del voto del 1970, il Pci, si alleò, eleggendolo Sindaco, con il democristiano Luigi Piroli, pur avendolo contrastato prima e durante la campagna elettorale. La stessa storia il PCI la ripetette nel 1975 quando partecipò ad una Giunta con Felice Ruspandini, fondatore della lista "Campagna Nuova" che si era caratterizzata per il suo livore antipartito e con il democristiano Orazio Trotta, con oltre 1000 preferenze che venne eletto Sindaco.
Cosa ci sosteneva in scelte che anche nell'interno del Pci trovavano riserve e diffidenze? Non la conquista di posti, ma l'unificazione dei servizi fra città e campagna: scuole materne, estensione della rete idrica, nuovi edifici scolastici, potenziamento della rete elettrica, costruzione di case ecc. ecc. Obbiettivi che furono realizzati nel corso di un decennio. Più in generale c'era una volontà di evitare l'isolamento del partito, la riduzione alla marginalità, anzi l'obbiettivo veramente ambizioso era quello di diventare centrale nello schieramento politico cittadino. Insomma, anche se farà arricciare il naso, quei fini facevano giustificare il mezzo.
Ma vorrei ricordare anche capovolgimenti e nuove alleanze realizzate in epoche successive, in questa terribile seconda repubblica, fra coalizioni che durante la campagna elettorale si erano scontrate in modo forte ed alternativo. Nel 1997, nel 2001, nel 2003, avveniva che le forze perdenti venivano assorbite dalle forze vincenti ed entravano a pieno titolo nelle nuove maggioranze.
Scrivevo poc'anzi che l'ingresso di Corsi in Giunta non mi entusiasma ma superato il momento di tensioni è il caso di chiedersi cosa sia avvenuto dopo il primo turno o meglio cosa avrei desiderato accadesse. Che Maurizio Cerroni, i candidati più votati della sua coalizione, gli organismi dirigenti locali congiuntamente chiedessero di votare e partecipassero agli incontri promossi da Manuela Maliziola, cosi come accade in tutti gli altri comuni quando c'è il turno di ballottaggio e si vota il candidato affine. Se questo fosse avvenuto non solo non ci sarebbe stata la corsa a chiedere il voto a uomini appartenenti alla coalizione di Stella, ma si sarebbe realizzata in corso d'opera una ricomposizione reale, una nuova saldatura fra tutte le forze del centrosinistra che avrebbe qualificato la vittoria nelle elezioni. Purtroppo ciò non è avvenuto e ora a rimorchio dell'ingresso in Giunta di Marco Corsi, assistiamo a una serie di smottamenti: la posizione critica di Italia dei Valori, la rinuncia di Rifondazione a mettere in Giunta un proprio Assessore a fianco di Marco Corsi. Certo questo scelta è ineccepibile, un bel gesto a fronte di tanta famelicità che si vede in giro. Ma ne fa aprire un'altra mai risolta: il dilemma o la continua oscillazione fra una difesa dell'identità e la funzione di governo. Scrivo di oscillazione perché i compagni di Rifondazione per motivi simili nel 1997 ritirarono il proprio Assessore, Langiu, ritenuto da tutti serio e capace, aprendo cosi la strada all'ingresso in Giunta del Dottor Carrano, antagonista della coalizione vincente ma ritornarono in Giunta nel 2001.
L'assenza di Rifondazione Comunista in Giunta, il mancato contatto elettorale del PD durante il periodo preballottaggio, la posizione critica dell'Italia dei Valori, i rischi della tenuta del PdCI, la debolezza di SEL sono le questioni che mi allarmano. Costituiscono un insieme di aspetti urgenti e decisivi da affrontare. Ecco perché non ho difficoltà a scrivere che non è Corsi che minaccia la sinistra ma la automutilazione della stessa, la frammentarietà, la litigiosità e la sua debolezza. Ma possibile che non sorge il dubbio che la Maliziola, dopo la scelta dei nuovi assessori, dopo la debole manifestazione di giovedi 5 giugno organizzata da Rifondazione, Italia dei Valori e PD abbia acquisito più credibilità, abbia dimostrato di non essere la bambina inesperta e manipolabile dai vecchi marpioni?
Se alcuni amici di Stella, durante la fase di ballottaggio, sono andati ad occupare uno spazio lasciato aperto dalle indecisioni del Pd, contribuendo al successo della Maliziola e presentando il conto, possibile che nessuno veda che lo smottamento a cascata della sinistra frantumata, debole e dispersa, prima o poi aprirà a spinte "presidenzialiste" della Maliziola stessa, in sintonia con una opinione pubblica che è stanca di questo modo di fare politica e che molto spesso scompostamente urla "andate a lavorare".
Io non ho ricette da distribuire, non ho nemmeno ancoraggi da offrire, ma mi sento di chiedere che chi ha a cuore gli interessi degli ultimi, dei colpiti dalla crisi, non lanci anatemi verso gli altri, non rivendichi primogeniture che non si hanno ma si limiti a battere il colpo del buon senso, a dare un segnale di unità e a indicare obbiettivi da raggiungere, perché non rimarrà solo.
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