Ed anche Paola Concia è servita. Ricordiamo la deputata piddina, intervenuta proprio qui a Frosinone, in occasione della presentazione del suo libro “La vera storia dei mie capelli bianchi”, raccontare il travaglio del Pd sulla questione dei diritti civile e in particolare sui matrimoni gay. Paola Concia in modo molto interessante e chiaro ci spiegò quanto il nostro Paese sia arretrato rispetto agli altri Stati in merito alla questione, tanto che lei stessa è dovuta emigrare a Francoforte per potersi sposare con la sua compagna. La Concia ci descrisse anche la lotta che stava conducendo all’interno del suo stesso partito, sul documento che il comitato per i diritti civili presieduto da Rosy Bindi aveva messo a punto , testo ritenuto insufficiente e superato in quanto non prevedeva l’equiparazione del matrimonio gay al matrimonio civili. A chi faceva notare che purtroppo l’arretratezza di questi temi in Italia era in gran parte dovuta alle pressioni del Vaticano, Paola Concia rispondeva che la colpa non era della Chiesa di Roma che svolge semplicemente il suo compito di esercizio del potere mascherato dalla fede, ma dei politici che oltre ad essere non troppo preparati in materia , subiscono queste indebite pressioni. Purtroppo per la deputata piddina l’assemblea generale dei Democratici in svolgimento a Roma presso il Salone delle Fontane, ha dimostrato come gran parte di quei politici, succubi del Vaticano siano suoi compagni di partito. Infatti il documento messo a punto dal comitato dei diritti civili ritenuto insufficiente, superato e totalmente inefficiente per un reale avanzamento dei diritti civili di gay, lesbiche e trans, è passato pur con 38 voti contrari. E c’è da sottolineare come l’ordine del giorno proposto proprio da Paola Concia che equiparava i matrimoni gay a quelli civili, non è stato neanche posto a votazione . Questo strappo di democrazia , alquanto strano, o forse no, per un partito che si definisce per l’appunto democratico, ha fatto indignare diversi militanti e in particolare tre di loro hanno riconsegnato la tessera. Il delegato per la Puglia Enrico Fusco ha definito il documento, senza gli opportuni correttivi proposti dalla Concia, “arcaico, irrispettoso, offensivo per la dignità delle persone”. Dal momento che la questione dei diritti civili è di notevole importanza per gli equilibri sociali di un nazione, inviteremmo la deputata Paola Concia, in assenza di una proposta socialmente rilevante da parte del suo partito, ad imitare i militanti indignati e restituire anche lei la tessera. Infatti non ha senso portare avanti una lotta all’interno del proprio partito per la difesa dei diritti civili, e poi vedere eliminato dalla votazione dell’assemblea il testo frutto di quelle lotte. Ma, soprattutto, chiediamo alla Concia che senso abbia rimanere in un partito, composto per lo più da quei politici succubi del Vaticano e comunisti pentiti, così a lei invisi? Cara Paola esci da questa congrega di sepolcri imbiancati e comincia la lotta nelle strade. Anche noi, nel nostro piccolo abbiamo sperimentato, come rimanere all’interno di un partito (Rifondazione in questo caso), possa costituire un grosso freno alle lotte e alle rivendicazioni, infatti ne siamo usciti immediatamente.
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