Il 5 luglio scorso la Corte di Cassazione ha emesso la sentenza definitiva sulla mattanza operata dalle forze dell’ordine nella scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001 . 29 poliziotti sono stati condannati in via definitiva ma molti sono ancora operativi nonostante ne sia stata decretata l’interdizione dal servizio. In realtà applicare la sentenza di rimozione dall’incarico spetta la Viminale ossia al dicastero del ministro Anna Maria Cancellieri, la quale ha assicurato che prenderà i necessari provvedimenti. In effetti si è già proceduto al pensionamento anticipato del capo del dipartimento analisi dell’Aisi, Giovanni Luperi, alla sostituzione di Francesco Gratteri alla direzione centrale anti crimine e del capo dello Sco Gilberto Caldarozzi. Inoltre sarebbe imminente la rimozione degli alti dirigenti firmatari dei verbali falsi dopo l’operazione alla scuola Diaz. Sta di fatto che molti di questi dirigenti, non solo sono ancora al loro posto, ma furono anche promossi ad incarichi più prestigiosi nonostante fossero prima indagati e poi rinviati a giudizio per gravi responsabilità, fra cui la più orrenda di tutte, anche se non contemplata nel codice penale, è quella di tortura così come definita nell’articolo 1 della convenzione Onu, testo che l’Italia non ha mai ratificato Di ciò si stupiscono molte associazioni umanitarie e soprattutto Amnesty International. Personalmente non mi meraviglio più di tanto. A dire la verità ciò che mi ha sorpreso è stato il fatto che si sia potuti arrivare ad una condanna chiara e definitiva. Forse in assenza dell’azione caparbia della magistratura , unico caposaldo istituzionale che ancora un po’ funziona, , il pronunciamento per i fatti della Diaz sarebbe stata ben diverso. Perché stupirsi se i 29 poliziotti colpevoli di tortura sono stati promossi? Hanno semplicemente svolto il proprio dovere. La loro azione repressiva , violenta, ha concorso, insieme con lo sconsiderata comportamento di certi movimenti politici di sinistra, allo sfaldamento del movimento “No global”. Il movimento dei movimenti doveva essere annientato. Ci rendiamo conto di quanto potesse essere pericolosa un’organizzazione -strutturata secondo una rete transnazionale di cittadini connessi e aggregati, capace di interloquire con le istituzioni quando non addirittura di determinarne gli orientamenti , di controllarne l’azione amministrativa e sociale - per il libero progredire del neoliberismo e del capitalismo? I piani del potere finanziario, volti a depredare il reddito dei lavoratori per alimentari i propri profitti, basati sulla favola della necessità di accontentare il mercato, sarebbero falliti miseramente . Un movimento simile mai avrebbe permesso che il diritto sacrosanto di un cittadino, a seguito di campagne mediatiche martellanti , fondati sulla menzogna , si trasformasse in un privilegio concesso per buona grazia dei potenti. Non a caso il tema dei beni comuni e dell’acqua era ben presente nei forum tematici del movimento dei movimenti . Quella era la globalizzazione della difesa dei diritti nata in contrapposizione ad un sistema che globalizzava la dittatura del capitalismo e delle multinazionali superando la forma statuale. Dunque, nella prospettiva di una crisi del sistema capitalistico che stava per travolgere il mondo globalizzato, un movimento del genere doveva essere annientato, IN PRIMIS CON LA REPRESSIONE VIOLENTA, poi con fini operazioni politiche. Ecco perché i 29 eroi della Diaz , avendo svolto i compiti a loro assegnati con solerzia e dedizione, andavano promossi. E ancora di più oggi a 11 anni da quei fatti, in un periodo in cui il sistema capitalistico pretende di curare i danni arrecati inasprendo quelle ricette che hanno prodotto il disastro è necessario che gli organi repressivi siano pronti a produrre la loro nefasta azione di violenza. L’ingente saccheggio delle classi lavoratrici, da parte della speculazione finanziaria, sta provocando un disagio sociale diffuso in tutta Europa. Se ad oggi le rivolte sociali sono ancora contenute o comunque limitate rispetto all’attacco che il capitalismo finanziario porta alla collettività, lo si deve all’apporto dei partiti riformisti o sedicenti radicale ed alle organizzazioni sindacali di regime. Ad esempio, in Italia, Rifondazione, Sel, e i sindacati della triplice, pur assecondando la protesta dei cittadini, non hanno mai preso posizioni nette contro il sistema della speculazione finanziaria. Si continuano a proclamare sciopericchi, vuote manifestazioni che tengono buona la gente, ma che sono del tutto insignificanti nell’ottica di una lotta contro il sistema globale . In egual modo in Grecia, la stessa Syriza, oggi presa come modello da tutti i partiti della sinistra “cosiddetta” radicale, pur osteggiando il TERRIBILE Memorandum , il piano lacrime e sangue messo in atto dalla triade (FMI-UE-BCE) è favorevole alla semplice rinegoziazione del debito e non alla sua eliminazione perché illegittimo e strumento con il quale la speculazione finanziaria impoverisce i popoli. Una posizione simile anestetizza (fino ad un certo punto) il popolo greco, ma è acqua fresca per il potere. In Francia Hollande sta facendo finta di porsi come baluardo a difesa dei diritti dei cittadini, prima sostenendo in campagna elettorale di essere contro il Fiscal Compact, poi contraddicendosi al vertice di Bruxelles del 28 29 giugno, dichiarandosi favorevole al Fiscal Compact, magari corretto con un po’ di provvedimenti per la crescita. Dunque fino a quando la funzione di controllo sulla rivolta sociale svolta dai movimenti riformisti, sedicenti radicale e sindacati pseudo-difensori del popolo, , terrà i manganelli potranno entrare in azione in maniera molto limitata. Ma quando anche questo gioco verrà scoperto e la rabbia popolare esploderà, migliaia e migliaia di eroi come quelli della Diaz dovranno essere pronti a dare il meglio di sé. Ecco perché se non fosse stato per qualche solerte magistrato la sentenza del 5 luglio avrebbe avuto connotati molto più leggeri e comunque è ancora da verificare quanti e quando i colpevoli verranno rimossi in applicazione della deliberazione dei giudici.
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