lunedì 23 luglio 2012

Mettiamo Alonso in cassa integrazione a zero ore

Luciano Granieri


Navigando nella nottata di ieri su  internet  mi sono imbattuto in diversi giudizi di analisti e giornalisti economici che prevedevano il tracollo borsistico di oggi. Francamente non riuscivo a capire quali fossero gli eventi che alimentavano la convinzione in merito a tale catastrofe finanziaria che ha colpito in particolar modo Grecia,  Italia e Spagna. Poi riflettendo con calma ho realizzato.   In effetti il terremoto era inevitabile. Cominciamo dal pomeriggio. In quel di Hochenheim, pista nel nord del Land Baden-Wurtemberg Germania , Fernando Alonso, pilota spagnolo di Asturia, vince su Ferrari, una macchina italiana costruita da operai che per protesta contro Marchionne  stanno attuando lo sciopero degli straordinari. Alonso ha relegato al secondo gradino del podio  il pilota tedesco Sebastian Vettel, poi retrocesso al quinto posto, perché nel sorpassare Jenson Button, arrivato terzo, ha percorso un tratto di pista vietato, una striscia d’asfalto adibita alle emergenze  che guarda caso recava la scritta dello sponsor Santander,  finanziaria spagnola. Il guaio vero e proprio si è verificato all’arrivo quando, Fernando Alonso  sul podio, intervistato dalla vecchia gloria Niki Lauda, si diceva contento di aver vinto in Germania, lui pilota spagnolo a bordo di una macchina italiana, progettata da un’ingegnere greco. Che insolenza!. Già nel regno della Merkel si è avuto l’ardire di battere un pilota tedesco   con un driver  spagnolo a bordo di una vettura italiana, progettata da un greco, l’ingegnere Nicholas Tombazis, in più il pilota vincitore  sfotte pure e vuoi che lo spread lasci passare la cosa così senza reagire?  Ma non è finita trasferiamoci a Chicago, eh già le vicende della finanza non hanno confini. Nella città dell’Illinois,  la Roma, allenata dall’anticapitalista Zdenek Zeman batte in amichevole lo Zaglebie Lubin una squadra appena promossa nella serie  A polacca. Vanno a segno in sequenza: L’Italo argentino Osvaldo, raddoppia il  “greco di Nauplia” Panagiotis Thachtsidis, triplica l’argentino Eric Lamela e serve il poker lo spagnolo Bojan Krikic. E quando è troppo è troppo!!! La  squadra della capitale d’Italia, posseduta  come azionista di minoranza da una  banca che ha appena subito il declassamento di Moody’s, allenata da un anticapitalista, non può permettersi di  vincere nel paese gotha della finanza mondiale, grazie ai gol di due calciatori  nati in quell’Argentina che da tempo ha mandato a quel paese il Fondo Monetario Internazionale,  e alle segnature di un greco e uno spagnolo (ancora?) senza far innervosire, anzi, infuriare i mercati. Troppi anticapitalisti, troppi italiani,  troppo rosso, troppi spagnoli, troppi greci a umiliare i virtuosi tedeschi  e i loro fidi alleati, per evitare la vendetta dei mercati che infatti se la prendono con Spagna Grecia e Italia.  Ma super Mario Monti ha già preparato le contro misure : Lo sporting review. Per intercessione del suo grande amico Marchionne,  Monti provvederà a mettere in cassa integrazione gli operai  Ferrari fino alla fine del mondiale di F.1.   Montezemolo farà in modo che  il progettista greco Nicholas Tombazis  si dedichi ai disegni  della nuova Fiat Palio.  Le monoposto Ferrari F.2012 verranno equipaggiate dal motore a sogliola della vecchia 126   fino alla fine del campionato.  Grazie ai buoni uffici di banchieri amici, le azioni dell’AS Roma, oggi le uniche in rialzo, verranno declassate dalle agenzie di rating in titoli spazzatura, a meno che la dirigenza  non licenzi in tronco tutti i giocatori spagnoli, compresa quella pippa di Josè Angel, e l’insolente  calciatore greco Panagiotis Tachtsidis, che prima di essere cacciato con ignominia, dovrà subire anche punizioni corporali. Ovviamente la presenza in panchina di quell'  anticapitalista  di Zeman non è gradita. Il premier si dice convinto che quando lo “sporting review” approvato per decreto all’unanimità dal parlamento verrà presentato a Bruxelles, i mercati così nervosi torneranno calmi come se avessero trangugiato quintali di tranquillanti. Perché si sa i mercati hanno il cervello delicato, si innervosiscono per un nonnulla. Tornando seri, mi domando e vi domando, cos’altro dovrà accadere perché si prenda atto che non è più possibile farsi ridurre in povertà dal gioco perverso della speculazione finanziaria?  Non sarebbe ora di scendere in piazza? E’ già troppo tardi.

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