sabato 13 ottobre 2012

Contro il governo Monti Per un'alternativa di classe che nasca dalle piazze

di Michele Rizzi


Il quadro della politica borghese in Italia non è del tutto definito. Infatti, rimangono libere ancora delle caselle da riempire per capire di quale governo si doterà la borghesia italiana il prossimo anno.
Stante l'inconsistenza del Pdl berlusconiano, alla ricerca di una formula (non ancora trovata) per tenere in piedi una baracca che fa acqua da tutte le parti, tra minaccia di scissione degli ex An e conflittualità perenni dei capi-bastone nazionali, la partita che si sta giocando è tra i sostenitori di un possibile governo Monti bis e i sostenitori di un esecutivo di centrosinistra, guidato dal segretario del Pd, Bersani, o dal suo sfidante alle primarie, Renzi.

I piani della borghesia
Un settore della grande borghesia italiana ha sicuramente interesse perché si mantenga un quadro politico di grande coalizione che assicura l'odierno governo Monti, capace di attuare le peggiori controriforme degli ultimi trent'anni, sia dal punto di vista pensionistico che lavorativo, con il placet dei sindacati concertativi che hanno di fatto appoggiato le sue politiche antioperaie. Il segretario Bersani e pezzi della borghesia “progressista” giocano invece una partita diversa che punta, oltre che a soddisfare le ambizioni personali del segretario Pd, ad offrire un quadro di governo allargato alla socialdemocrazia di Sel (con l'appoggio anche della triplice sindacale e della Fiom) che assicurerebbe un cuscinetto a sinistra come in passato è stata la Rifondazione comunista di Bertinotti con i due governi Prodi.
Quale delle due opzioni prevarrà? Al momento risulta difficile una previsione, anche perché il tutto sarà legato all'approvazione o meno di una nuova legge elettorale per le prossime politiche. In ogni caso entrambe le prospettive si porrebbero in continuità con le politiche antipopolari dell'odierno governo Monti.

Il progetto di Vendola…
Vendola ha deciso di presentarsi alle primarie del centrosinistra pur sapendo di avere poche possibilità da giocarsi, per tre motivi molto semplici. Il primo è fare un piacere a Bersani, poiché la sua candidatura, con il doppio turno alle primarie e il probabile appoggio vendoliano al segretario del Pd al ballottaggio, favorisce indubbiamente la vittoria del segretario del Pd che dovrebbe in seguito sdebitarsi. La seconda è legata alla necessità di rivitalizzare il suo partito, ormai in crisi, dopo un'ascesa durata quasi un anno. La terza è legata al tentativo di far rientrare l'Idv di Di Pietro nel centrosinistra, con l'appoggio dell'ex magistrato alla candidatura dello stesso Vendola.
Quale sarà la politica di Vendola nel prossimo governo di centrosinistra se l'opzione Monti bis dovesse essere battuta? Semplicemente esportare nazionalmente la politica fatta in Puglia. Una politica incentrata su finanziamenti alle scuole private, a padroni di ogni tipo, da Marcegaglia a Riva, passando per Caltagirone e Ryanair.
Tant'è che Bersani, lo stesso che ha contribuito con il suo partito a cancellare l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, considera molto affidabile il governatore pugliese.
Proprio sull'affidabilità di Sel e sul suo sindacato di riferimento, la Fiom, si gioca la partita di Bersani che sa di poter offrire alla borghesia italiana un nuovo governo di centrosinistra che possa continuare ad assicurare la salvaguardia degli interessi del capitalismo italiano ed europeo, senza la necessità di ricorrere ad un nuovo governo Monti.

e quello di ciò che resta della Federazione della Sinistra
A sinistra di Vendola, rimane una Federazione della sinistra ormai in disfacimento, divisa al suo interno tra quello che resta del Pdci, pattiani e Salvi, pronti a passare armi e bagagli con Bersani pur di ottenere una candidatura per il Parlamento; e il Prc, che al momento non sa cosa fare, diviso tra chi vorrebbe seguire la linea di Diliberto e chi auspicherebbe una rottura definitiva tra Idv e centrosinistra, al fine di creare un'alleanza con i dipietristi per tentare di raggiungere il quorum e rioccupare qualche poltrona parlamentare. Ma le novità che stanno emergendo sulla ipotesi di legge elettorale, con uno sbarramento al 5% e al 4% solo per le forze interne a una coalizione che raggiunga il 15% sembrano chiudere anche questa via.
Quanto a Bersani, non sa che farsene del Prc di Ferrero e l'Idv vuole (e in parte ha necessità di) rientrare (e forse attraverso Vendola ce la farà) nel centrosinistra. Quindi, al momento, Rifondazione non riesce a trovare una via d'uscita per tentare di salvare la carriera politica della sua burocrazia dirigente.

E il Movimento 5 Stelle di Grillo?
I grillini, forti di un consenso dovuto al rifiuto della politica borghese non trasformato in una coscienza di classe evoluta verso una mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, vedono crescere il consenso verso il comico genovese e il suo movimento frutto anche di posizioni qualunquiste e razziste e di conservazione delle politiche borghesi in ogni settore della vita pubblica.
Naturalmente, i fatti dimostrano che qualsiasi opzione politica dovesse vincere le prossime elezioni garantirà la prosecuzione delle politiche antioperaie dei precedenti governi in carica. L'agenda del capitalismo europeo ed italiano impongono queste scelte dure contro i lavoratori italiani per continuare a far pagare la crisi economica del capitalismo proprio a loro e non certo a chi l'ha generata, appunto i capitalisti.

La necessità delle mobilitazioni per spazzarli via tutti
Le lotte delle masse popolari spagnole e greche, oltre a quelle meno note ai media ma non meno importanti in Portogallo e in altri Paesi europei, ci rendono ottimisti circa la possibilità di una prossima esplosione della conflittualità sociale anche in Italia, che unifichi le varie vertenze che ci sono e che sono spesso frammentate e parcellizate, in direzione di un vasto movimento di lotta che diventi antigovernativo prima e anticapitalista e rivoluzionario poi.

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