mercoledì 17 ottobre 2012

Il presidente decaduto

Luciano Granieri


Ciò che è accaduto oggi al consiglio provinciale di Frosinone è l’ennesimo esempio di uso privatistico delle cariche istituzionali. E’ una consuetudine molto in voga ultimamente soprattutto  nelle assisi  provinciali. In vista dell’accorpamento delle province, che depotenzia  i poteri dei dirigenti,   e della disponibilità di  caselle lasciate libere nei consigli regionali dimissionari e in odor di camorra, molti presidenti provinciali sono invogliati a salire di grado, e dal momento che  per candidarsi ad altre poltrone devono disfarsi della loro ormai ingombrante e inutile carica provinciale, fanno di tutto per svincolarsi. Ma solidarietà di casta vuole che un presidente di provincia debba comunque assicurare  la pagnotta ad assessori e consiglieri di maggioranza che l’hanno appoggiato mantenendoli  ben saldi sulla loro poltrona . Ciò non sarebbe possibile in caso di dimissioni perché il consiglio verrebbe commissariato e di fatto la giunta azzerata.  Ma il geniale  escamotage escogitato dalla giunta provinciale di Frosinone guidata da Iannarilli riesce ad accontentare tutti.  L’attuale presidente Iannarilli ha mire alte, vuole candidarsi a consigliere regionale   e, per assicurare la permanenza dei suoi adepti nei  posti che contano,  ha resuscitato una vecchia norma. Ovvero una legge che rende incompatibile la carica di Presidente della Provincia con incarichi parlamentari ( Iannarilli è attualmente deputato). L’entrata in vigore di tale normativa risale al 2011, ma fino ad oggi nessuno nell’assise provinciale se ne era accorto  .   Finalmente  oggi una distratta giunta ed un ancora più svagato consiglio provinciale hanno fatto  ammenda della  loro distrazione e si sono resi conto   che Iannarilli,  essendo deputato,  non può ricoprire la carica  di presidente della Provincia,  MEGLIO TARDI CHE MAI.  Dunque un rinsavito consiglio provinciale riunito oggi  ha posto a votazione “La contestazione dell’incompatibilità dei ruoli del presidente della Provincia” provvedimento approvato grazie ai voti della maggioranza che ha fatto decadere l’attuale presidente, evitando così il commissariamento dell’ente e l’azzeramento della giunta. Piccolo particolare al comando della Provincia dovrebbe accedere il vice presidente, incarico che nella giunta provinciale frusinate risulta vacante in quanto la delega alla vice presidenza attribuita a Cardinali era stata ritirata da Iannarilli qualche mese fa . Ma ad eleggere un vice presidente da far diventare in un battibaleno presidente non ci vuole molto.  I consiglieri di opposizione consci di essere testimoni  dell’ennesima presa in giro, hanno tentato di far mancar il numero legale   per rinviare il voto. La cosa sembrava riuscire, ma come al solito ci hanno pensato quelli dell’Udc a rompere le uova nel paniere. Gli ex democristiani di Casini si sa   non si fanno  scrupoli a favorire dall’opposizione la maggioranza o, viceversa, a far cadere una maggioranza di cui son membri  favorendo l’opposizione. Infatti Alessia Savo  consigliere Udc d’opposizione assieme all’altro consigliere di opposizione, ex fascista ripulito  Fabio Bracaglia, rientrano in aula assicurando il numero legale e la riuscita della farsa.  Iannarilli  è decaduto  per mano del consiglio, libero quindi di assurgere ad incarichi più alti, mentre  i suoi consiglieri possono comunque  rimanere li dove sono sempre stati.  Ma la provincia di Frosinone  non è l’unica ad aver pianificato questa strategia.  Anche nella provincia di Napoli il presidente Cesaro è decaduto libero di candidarsi alle elezioni politiche. Questi stratagemmi meschini offendono la dignità dei cittadini che hanno votato il loro rappresentanti. Ormai le cariche nei consigli provinciali, regionali,  le poltrone di sindaco, passano di mano come se le istituzioni pubbliche fossero  holding in cui gli amministratori delegati si scambiano le posizioni di comando.  Così come nelle multinazionali i dipendenti non devono mettere bocca sulla composizione del consiglio di amministrazione, anche  ai cittadini non deve interessare se un presidente di provincia decide di diventare consigliere regionale,  o un sindaco  preferisce candidarsi alla presidenza della provincia. Ai cittadini si chiede di votare ogni tanto  e poi di lasciar fare agli eletti senza impicciarsi.  Se non si riesce a minare il senso di impunità di questi loschi figuri, la collettività dovrà sempre più subire decisioni  lesive alla propria dignitosa  sopravvivenza. Urge  dunque  provare a rovesciare il sistema ed esigere il controllo popolare sull’operato dell’oligarchia  elettoralistica. E’ ORA CHE IL POTERE TORNI NELLE MANI DEL POPOLO.

Riassunto  iconomusicale




ll presidente Iannarilli non vuole giocare più, vuole andare via  a giocare in altri campi (regionali o nazionali) , ma gli assessori voglio fermarsi li, non vogliono lasciare più la loro poltrona. E allora? E allora essendo il presidente Iannarilli anche deputato   torna buona una norma secondo la quale un presidente di provincia non può ricoprire contemporaneamente la carica di deputato. Era una norma di tanto tempo fa che ovviamente nella giunta provinciale di centrodestra si sono guardati bene dall'applicare. Del resto si sa per gli adepti di Berlusconi la legge è uguale per tutti ma per alcuni è più uguale di altri.
Oggi  quel codicillo torna buono, perchè consente di far decadere il presidente della provincia che così può candidarsi alla regione o di nuovo al parlamento, senza far commissariare  il consiglio provinciale la cui presidenza verrà affidata al vice presidente per altro ancora da nominare. Si salva così la capra Iannarilli che potrà sedere su qualche scranno della Pisana o di Montecitorio e si salvano anche i cavoli degli assessori e consiglieri di maggioranza che rimarranno viceversa incollati allo scranno provinciale grazie al quale hanno goduto già di enormi privilegi .E poi qualcuno dice che questi assessori e questi consiglieri sono inetti...Tutta invidia

A proposito i brani sono  "Non gioco più" di Mina con uno straripante TOOT THIELEMAN  all'armonica e un frammento di  "Io mi fermo qui" dei Dik Dik.

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