martedì 16 ottobre 2012

Secondo atto della commedia tragica Cai-Alitalia

Luciano Granieri


Oggi  con la presentazione  del nuovo piano industriale  di Cai - Alitalia va in scena un altro atto della tragicommedia costruita intorno alla compagnia aerea di bandiera nazionale .  Questa rappresentazione, iniziata quattro anni fa, vede come protagonisti il meglio della drammaturgia berlusconiana unita al meglio della drammaturgia  del sobrio governo tecnico. Un cast di all star, riunite  tutti insieme appassionatamente,  per un successo  che in quattro anni ha bruciato tre miliardi di denaro pubblico , ridotto sul lastrico 4 mila esodati  ed oggi si appresta a bruciare  altri mille posti di lavoro , agnelli scarificali offerti al perverso canovaccio della socializzazione dei debiti e privatizzazione di profitti, che in questo caso non si sono realizzati. Ma ripercorriamo in breve la sceneggiatura della commedia. Quattro anni fa, a seguito delle pesanti perdite accumulata da Alitalia, il governo Berlusconi, anziché cedere ad Air France il pacchetto azionario della compagnia di bandiera italiana, sacrificando in nome dell’italianità una migliore offerta economica e un decente trattamento per i lavoratori offerto dai Francesi, decise di favorire una congrega di suoi amici imprenditori  e banchieri.  La compagnia berlusconiana, sotto la sapiente regia di Corrado Passera - nel primo atto banchiere di BancaIntesa, nel secondo atto,  ministro per le attività produttive nel governo dei tecnici  - decise, come da prassi, di socializzare i debiti, lasciati in pagamento alla comunità attraverso la parte pubblica di Alitalia, e  privatizzare  il ramo  attivo  della compagnia a favore dei soliti noti influenti amici affamatori di popolo. Nacque Cai   (Compagnia Aera  italiana)  una Spa composta da capitani coraggiosi  allora amici del governo in carica.  Nel  novero di questa èlite figuravano accattoni  come :Roberto Colaninno,  l’avvelenatore di  Taranto,oggi agli arresti domiciliari, Emilio Riva,  Emma Marcegaglia,  allora  presidente di Confindustria , l’onnipresente Benetton e Carlo Toto, patron della compagnia low cost “AirOne”, il quale da  debitore sull’orlo della banca rotta, grazie alle magie dell’allora banchiere e oggi ministro, Corrado Passera, riuscì a racimolare qualche milione per acquistare una parte della nuova società.  Socio di minoranza, attore non protagonista,  rimase   Air France.  Partire  con una azienda nuova di zecca  bonificata da  debiti  non era sufficiente. In cambio dell’impegno a salvare l’orgoglio italico nel trasporto aereo  costoro esigevano la riduzione del personale da 20.000 a 14.000 addetti  con salari minori e orari di lavoro più lunghi ,  oltre a enormi agevolazioni fiscali. Il tutto con l’assenso dei sindacati di regime impegnati  alla salvaguardia, non dei lavoratori, ma dei propri privilegi.  Per 4.300 dipendenti scattò la cassa integrazione.   Ammortizzatore sociale che,  terminando sabato scorso , ha dato inizio  alla  mobilità lunga  regime con cui questi lavoratori dovrebbero arrivare alla pensione. Già dovrebbero.  Perché nel frattempo è entrata in scena l’attrice protagonista  della compagnia dei teatranti tecnici. La ministra del (NON) lavoro Elsa Fornero.  Tale stella di prima grandezza  ha spostato il traguardo  della pensione per questi lavoratori di sette anni in avanti, gettando 4000 famiglie nella disperazione  senza uno straccio di remunerazione mensile, né stipendio, né pensione .   Partendo da condizioni economiche che più  favorevoli non potevano essere  la cordata di mega manager- industriali, banchieri privati amici degli amici è riuscita in un’impresa titanica. Accumulare in quattro anni gli stessi debiti che la compagnia pubblica aveva accumulato in venti . Alla faccia dell’efficienza dei privati!!! Nel  secondo atto in scena oggi il nuovo piano industriale che il presidente Roberto Colaninno presenterà ai sindacati di regime e al governo  -nelle persone dell’ex banchiere regista della commedia, oggi ministro per le attività produttive,   Corrado Passera e di Guido Improta, oggi sottosegretario allo stesso  ministero,  e ieri responsabile delle relazione esterne di Cai – conterrà   il solito programma lacrime e sangue:  I 750 addetti  messi incassa integrazione  a zero ore nel 2011 verranno licenziati,  a loro si aggiungeranno altri 1.000 lavoratori  assunti a  tempo indeterminato. Il destino dei precari, a  cui sono stati estorti 2000 euro per i corsi di formazione, è del tutto ignoto ma   è ragionevole prevedere che non riservi nulla di buono.  Dunque attori della vecchia e della nuova compagnia ,o presenti con parti  diverse in entrambe le compagnie  contemporaneamente,  stanno per certificare l’ennesimo fallimento di una classe imprenditoriale e finanziaria marcia ma sempre in auge pronta ad  arricchirsi alle spalle della collettività  . Per  soddisfare le mire dei vari Berlusconi, Tremonti, Colaninno, Riva, Toto, Passera,  Improta  e soci, si sono sacrificati migliaia di posti di lavoro , gettati al vento miliardi di euro.  E oggi, probabilmente, Air France rimasta sullo sfondo,  si farà avanti di nuovo per acquistare Alitalia ma con un offerta notevolmente inferiore a quella proposta quattro anni fa e con un piano industriale che provocherà altre pene per i lavoratori. I sindacati di regime adesso  strillano, minacciano mobilitazioni, ma dove stavano quattro anni fa? La vicenda Alitalia è una chiara dimostrazione di come il governo dei banchieri non è affatto diverso da quello  dei pagliacci . Anzi nella sua fredda determinazione a trasferire porzioni di capitali dal reddito da lavoro all’accumulazione finanziaria è anche più spietato.  Del resto gli attori sono gli stessi. Ieri i banchieri facevano affari in combutta con la classe politica, oggi continuano a prosperare ai danni della collettività gestendo i propri interessi  in prima persona,  relegando la politica al ruolo di catalizzatore della rabbia popolare.  Mentre l’indignazione e  si riversa sui Formigoni, sui Fiorito, sulla Polverini,  mentre si continua a discutere se Vendola  appoggerà Renzi,  qualora quest’ultimo vincesse le primarie del contro sinistra , o viceversa, mentre si esalta l’estrazione popolare di Bersani, fotografato e ripreso nell’officina del padre l’oligarchia liberista mette  appunto l’ennesimo scippo da undici miliardi e mezzo ai danni di disoccupati, lavoratori, precari, malati . E  nessuno,  a parte chi finalmente si è convinto a scendere in piazza il prossimo 27 ottobre contro la dittatura del potere finanziario e capitalista incarnato dal governo Monti, dice nulla.

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