Ocosingo, Chiapas. Migliaia di basi d’appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) sono concentrati in file e in slenzio nella piazza di Ocosingo, Chiapas. Più di sei mila ribelli, soprattutto giovani, sono arrivati dalle sei del mattino e continuano ad arrivare in questo municipio, uno di quelli occupati il primo gennaio 1994 dagli insorti. C’è anche una moltitudinaria concentrazione a San Cristobal de las Casas, dove sono cominciati ad arrivare, provenienti da Oventik, dalle 9 della mattina, sotto una forte pioggia.
Anche se dal loro arrivo nel centro cittadino gli zapatisti improvvisarono un palco di legno, alle 9 del mattino ancora non c’erano oratori né si sa niente sul messaggio che daranno. Da novembre, la pagina di Enlace Zapatista aveva annunciato in maniera intermittente che prossimamente si sarebbe ascoltata la parola dell’EZLN.
Dal 7 maggio 2011, quando l’organizzazione indigena sostenne la marcia del poeta Javier Sicilia (del movimento per la pace con giustizia e dignità, n.d.t.) con una manifestazione moltitudinaria a San Cristobal, gli zapatisti non erano più riapparsi per le strade delle città del Chiapas.
Provenienti dai 5 caracole zapatisti i popoli maya in rebeldìa e zoques di Chiapas occuparono in completo silenzio le piazze di Ocosingo, San Cristóbal de las Casas, Palenque, Altamirano y Las Margaritas
Più di 40 mila basi di appoggio zapatiste sfilarono silenziosamente questa mattina in cinque città del Chiapas, in quella che risulta la mobilitazione più numerosa di detta organizzazione dal levantamiento armato dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) il primo gennaio del 1994.
Provenienti dai cinque caracole zapatiste negli Altos, la selva Lacandona e lo zona nord, i popoli maya in ribellione (tzeltales, tzotziles, choles, tojolabales e mam) e zoques del Chiapas occuparono le piazze centrali di Ocosingo, San Cristobal del las Casas, Altamirano e Las Margaritas . Sempre, in completo silenzio.
Alle ore 6:30 circa 6 mila indigeni zapatisti, in maggior parte giovani, si concentrarono all’Università della Selva, vicino a Toniná, e da lì marciarono al parco centrale di Ocosingo, dove rimasero per circa tre ore, di fronte all’edificio del Municipio che 19 anni fa presero con le armi dichiarando guerra al governo messicano.
In questa occasione l’azione fu pacifica, e l’unica cosa che parlò furono i pugni in alto di tutti gli zapatisti che sfilarono ordinatamente su un padiglione che installarono per l’occasione, senza trattenersi, solo alzando il pugno sinistro. Verso le 10:30 abbandonarono la piazza per far ritorno alla selva.
Nello stesso modo, nelle altre piazze menzionate gli zapatisti collocarono palchetti sui quali salirono col pugno in alto tutti i manifestanti in una sfilata di impressionante semplicità.
A San Cristobal del Las Casas il silenzio di circa 20 mila uomini e donne zapatisti fu infranto solo dai i costanti applausi e gli "Evviva Marcos!", "Voi siete l’orgoglio del Messico!” e "Viva gli zapatisti!” degli spettatori.
Secondo i reportages, a Las Margaritas si riunirono almeno 7 mila indigeni, e 8 mila a Palenque. Di Altamirano si ignora ancora la cifra.
Nelle scorse settimane, di modo intermittente, il portale Enlace Zapatista annunciava "la parola" del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno, Comando Generale dell’EZLN, così come della commissioni Sesta e Sesta Internazionale. Si osserva che queste comunicazioni potrebbero essere rese note nel giorno di oggi, ma fino al momento non è successo.
Così, nella data che molti incauti credevano che il mondo finisse, le comunità maya, basi di appoggio dell’EZLN, appartenenti ai popoli originari che si autodenominano "veri uomini", col viso coperto, realizzarono una poderosa dimostrazione di forza e disciplina, perfettamente ordinati sotto una costante ed inusuale pioggerellina che accompagnò le mobilitazioni nelle distinte località durante tutta la mattina.
A San Cristobal del Las Casas, la marcia abbandonò la città dopo le 16, quando gli indigeni abbordarono decine di veicoli di trasporto e ritornarono a Los Altos.
A 15 anni del massacro in Acteal, si accentuò l’impunità: Frayba
San Cristobal del Las Casas, Chis. Il Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) , affermò che a 15 anni dal massacro di 45 indigeni successo nella comunità di Acteal, municipio di Chenalhó, “si è accentuata l’impunità."
Considerò che l’unica speranza che si faccia giustizia sta nella Commissione Interamericana di Diritti umani (CIDH) che negli primi mesi dell’anno prossimo potrebbe emettere un pronunciamento sul caso.
Il direttore dell’organismo, Víctor Hugo López disse in intervista che si vede una chiara regressione in questi due ultimi anni con la liberazione di 50 degli 87 "autori materiali" inoltre che 27 ordini di cattura non furono mai eseguiti.
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