domenica 2 dicembre 2012

Tutti in fila, ingresso a pagamento


Andrea Cristofaro, Collettivo Ciociaro Anticapitalista
  
Non so quanti operai dell’Ilva  siano andati a votare alle primarie per i vari Bersani, Renzi e compagnia. Temo però che ve ne siano andati parecchi. E già, perché nell’Italia del 2012 esiste uno spaccato enorme fra politica e società civile, e questo in Italia non produce una rivolta contro il potere, ma produce l’esistenza di due mondo paralleli: uno, nel quale si muore, di fame, di solitudine, di ingiustizie, di rabbia; e l’altro nel quale si muore di partecipazione comparsata, di passività, di rassegnazione. Siamo una società addormentata, nella quale esistono delle sacche di resistenza, anche molto avanzata, ma si tratta di sacche isolate a cui la società non si interessa come dovrebbe: parlo del movimento No Tav, del No Dal Molin, dei minatori del Sulcis, della parte di movimento studentesco non controllato dalla Cgil, di alcune lotte operaie, e poco altro ancora. Come è possibile che un popolo attaccato ferocemente dai poteri forti, dalla finanza, dai suoi stessi rappresentanti che siedono in parlamento; un popolo che si vede togliere giorno dopo giorno quei diritti che fino a pochi anni fa sembravano una cosa così naturale che chiunque li avesse messi in discussione sarebbe stato preso per pazzo; un popolo che vede il proprio livello di qualità di vita scadere inesorabilmente verso la fame: come è possibile dicevo, che questo popolo invece di scendere in piazza ed andare ad assediare il palazzo del potere, si metta in fila disciplinatamente per andare a dare il voto a Renzi o a Bersani, dopo averlo dato anche a Vendola, Tabacci e Puppato? Come è possibile che questo popolo magari si metterà in fila, disciplinatamente, anche per le primarie del Pdl? Certo che da un popolo che per venti anni si è tenuto Berlusconi ci si può attendere questo e altro, ma la situazione odierna è ancora più paradossale: Berlusconi almeno prometteva la luna e la gente gli credeva. Ora invece ci si trova davanti ad un parlamento che sta apertamente facendo della macelleria sociale la sua linea politica, in maniera del tutto trasversale, e i partiti che compongono il parlamento si candidano a governare l’Italia anche nella prossima legislatura, promettendo non posti di lavoro o l'abolizione della tassa sull’immondizia, ma promettendo la continuazione della macelleria sociale iniziata con Monti. E’ chiaro che la campagna elettorale prossima ventura non sarà rivolta agli elettori: questi hanno già avuto il loro momento di gloria e di partecipazione, pagando anche due euro di biglietto. La campagna elettorale sarà rivolta al mercato, alle multinazionali, alle lobby economiche, alle logge massoniche: sarà semplicemente un continuo rassicurare questi soggetti della propria affidabilità e fedeltà alle ricette imposte dalla BCE e dal FMI. E le prossime saranno le elezioni più inutili che si siano mai svolte in Italia: tanto i sondaggi dicono chiaramente che la prossima maggioranza parlamentare sarà composta in gran parte dalle persone già presenti ora in parlamento. La maggior parte delle poltrone del parlamento ospiterà le stesse chiappe per altri cinque anni, quindi nessun problema per la rielezione. E chi non è d’accordo? Ce ne è anche per chi non è d’accordo. Questo  perché evidentemente non sono bastate agli italiani le esperienze passate costituite da i vari Di Pietro, Berlusconi, Vendola, i girotondi, i promotori dei referendum sul maggioritario, soggetti che di volta in volta si presentavano come i salvatori della patria promettendo rinnovamento, volti nuovi, un nuovo modo di fare politica, per lasciare poi tutto come l’avevano trovato, se non peggio. Anche questa volta ci sono gli innovatori: da Grillo agli arancioni passando per gli indignati. Grillo si rivolge ai giovani, al popolo stufo dei partiti, a chi si indigna per lo stipendio dei parlamentari ma magari non sa cosa è il fiscal compact, e rispetto al piano industriale di Marchionne non si è ancora fatta un’idea precisa “perché in fondo Marchionne non ha tutti i torti”. La strategia di Grillo è fondamentalmente quella di portare volti nuovi, argomento che basta a convincere una parte del popolo, ma non può certo bastare a risolvere i grossi problemi dell’Italia. I secondi, gli arancioni, si rivolgono invece a chi sul fiscal compact ha idee abbastanza chiare, sa cosa è la strategia di Marchionne, magari vorrebbe nazionalizzare le banche, l’Ilva o l’Alcoa, ma propone loro una ricetta che non prevede radicali cambiamenti nella società. E si, perchè questa parte di popolo che si è ritrovata senza punti di riferimento politici e non voterà Pd-Sel-Pdl-Lega, potrebbe diventare pericolosa, magari sommata a quell’altra parte di popolo che invece ormai il punto di riferimento politico non lo cerca neanche più, come quel 52% di siciliani che non ha votato alle ultime regionali: magari un giorno questi si alzano e iniziano a ribellarsi al sistema. Allora cosa c’è di meglio che dare uno sfogo a questa rabbia repressa, in modo da evitarne l’accumulo fino allo scoppio? In modo da tenerla sotto controllo, stando attenti a non fare danni allo stato di cose presenti? Arancioni e  M5S rappresentano allora le valvole di sfogo della rabbia del popolo. Grillo non permette neanche che i grillini partecipino alle trasmissioni televisive, forse per paura di ciò che potrebbero dire, e poi si lamenta dell’oscuramento di cui è vittima il suo partito: ma il grande rilievo datogli dai media fino alla vigilia delle primarie la dice lunga su quanto il suo partito sia utile al disegno reazionario dei poteri forti. Gli arancioni sono invece il soggetto partorito da qualche decina di intellettuali e di giudici, che fino all’altro ieri frequentavano a pieno  agio i comodi ambienti del Pd e di Sel, e molti dei quali hanno tranquillamente partecipato alle primarie del Pd, contro il quale vogliono dare a vedere di schierarsi. Il loro programma ancora non si sa, ma molti di loro parlano di un programma già scritto: la Costituzione. Penso che si finirà per ottenere un soggetto di sinistra radicalchic privo di radicamento, pronto a confrontarsi costruttivamente con la prossima maggioranza di centrosinistra e pronto spesso ad appoggiarne le ricette quando saranno un po’ meno liberiste della media. Questo nonostante i diversi operai che hanno partecipato e preso la parola all’assemblea nazionale del 1 dicembre. Mi sembra sinceramente un’opzione poco

rivoluzionaria, che avrà per di più  l'effetto collaterale della distruzione del partito comunista ad oggi relativamente più grande in Italia, il Prc. Ma tant’è: qui di rivoluzione non ne parla quasi nessuno, ma ancora peggio, quasi nessuno lavora per prepararla questa rivoluzione. E così non ci resta che dover assistere al triste spettacolo del popolo oppresso che fa la fila per entrare, pagando il biglietto, nello show organizzato dai suoi stessi oppressori. Mi viene in mente chi va a fare la comparsa tra il pubblico dei vari Forum o Ok il prezzo è giusto: con la differenza che probabilmente questi ultimi vengono pagati, gli elettori delle primarie invece pagano loro, un anticipo di quanto pagheranno a causa delle decisioni prese dal prossimo parlamento, qualunque esso sia.


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