“Alt! Tornare alla partenza”. Questa è una classica casella
del gioco dell’oca, in cui il giocatore
che vi incappa dopo aver percorso il tabellone con la sua ochetta di plastica è
costretto a ripartire di nuovo. Nel gioco dell’oca elettorale gli
elettori, in vista di una tornata, politica o amministrativa che sia, incappano
sempre in questa casella e sono costretti a buttare a mare aspettative, e
speranze in una seppur minima acquisizione di valenza rappresentativa della consultazione . Puntualmente nella perfida casella siamo incappati anche
questa volta. Infatti il gioco dell’oca
elettorale è inevitabilmente e inesorabilmente truccato. Per cui alla fine al traguardo giungono i
potentati dei comitati elettorali. Le paperelle di plastica, in queste manche, hanno
occupato la casella dei referendum sui beni
comuni, vinti ma disattesi. Una
casella si, e una no, erano dedicate alla riforma elettorale, promessa fino all’ultimo
ma alla fine disattesa anch’essa . Fa
troppo comodo ai comitati elettorali poter decidere chi candidare. Scorrendo il tabellone si è passati sulla
messa in mora di Berlusconi per mano dei banchieri che hanno nominato un loro rappresentate
alla guida del governo italiano per gestire meglio i loro interessi. Con il risultato
che il consulente Goldman Sachs Mario Monti, supportato dai comitati elettorali
presenti in paramento, coadiuvato da una manovalanza di professori
bocconiani , dirigenti di banca, manager
buoni solo a tagliare teste e diritti, dopo aver ridotto allo stremo la popolazione, oggi è il fautore di una nuova
democrazia cristiana pronto a chiedere legittimazione elettorale per il suo attacco di classe, contro il lavoro, la scuola e l’istruzione
pubblica. E purtroppo anche Berlusconi è
resuscitato. Una ampia parte del tabellone era dedicata alle primarie. Un
sistema di coinvolgimento dei militanti nella scelta del candidato a presidente
del Consiglio stridente con il dettato
costituzionale, manipolato di fatto da chi lo propone in modo
che alla fine certe scelte, nonostante
il pronunciamento elettorale, rimangano sempre
a favore delle segreterie di partito.
Nel Pd il rischio che Bersani non fosse eletto candidato premier è stato
reso minimo da regole e apparati che hanno assicurato al segretario una vittoria certa. Anche le parlamentarie del Pd organizzate nel segno della
partecipazione democratica non erano altro che un modo per gettare fumo negli
occhi dei militanti attribuendo loro un
potere decisionale, a parole, ma nei
fatti ininfluente. Intanto perché agli
eletti nelle primarie si aggiungeranno i
nomi di un listino bloccato, nella completa disponibilità del segretario e dei
notabili del partito . Poi perché il sistema con cui i vincitori delle primarie
verranno inseriti in lista è a forte
rischio di essere squilibrato a favore dei candidati espresse nel listino bloccato. L’esempio
tipico è quello del responsabile per le questioni economiche del partito
Stefano Fassina, la cui vittoria plebiscitaria a Roma non gli eviterà la seconda piazza in lista dietro il segretario Bersani.
Infatti, bisogna sottostare alle minacce della nuova balena bianca
capitanata da Monti, la quale ha già sentenziato che Bersani per governare dovrà avere la maggioranza
sia alla Camera che al Senato. Se ciò non dovesse accadere ecco venire in
soccorso del Pd i il grande centro moderato , riunito sotto il nome di Mario
Monti . Gli ex democristiani supportati da poteri forti e dalla chiesa di Roma,
per dare il loro appoggio ai democratici
pretendono la testa di Fassina, un keynesiano moderato, non un pericoloso anticapitalista, e di Nichi Vendola, un riformista affabulatore, non un pericoloso
comunista. Anche fra i candidati eletti nelle primarie le
novità sono ben poche, si è assistito ad una passerella di sindaci ex sindacai,
consiglieri provinciali comunali, gente
che nel proprio territorio da anni comanda la politica attraverso la
gestione di un bacino elettorale conquistato
a forza di “SE MI VOTI TI FACCIO
RIPARARE LA BUCA DAVANTI A CASA”. Francesco
Scalia, eletto nel nostro territorio, può considerarsi uomo nuovo, dopo
decenni passati alla guida della Provincia e su un seggio di consigliere alla Regione Lazio ?
Proseguendo nel giro di tabellone ci si
imbatte nei movimenti alternativi e conflittuali alla tirannia delle banche e
dei loro condottieri. I professori di “Alba”,
il movimento “Cambiare si può” partiti
dai buoni propositi di proporre un
programma antiliberista e anticapitalista, sono stati invasi come corpi ospitanti,
dai vecchi parassiti della sinistra rimasta fuori dal parlamento. I Ferrero, Diliberto, Di Pietro, dopo aver a
vario titolo infettato questi movimenti, li hanno dissolti traghettando la loro
maggioranza silenziosa e meno
propositiva alla corte di Ingroia, pronto a concedere ai segretari parassiti l’ennesima
possibilità di ritornare in Parlamento. Il lancio dei dadi ha condotto le paperelle di
plastica nell’area del vaffanculismo grillino
del Movimento 5 Stelle. Il gruppo fautore
della democrazia telematica ha cominciato ad andare in crisi dopo che qualche suo iscritto, avendo vinto le elezioni in diverse realtà locali , ha
dovuto smettere di strillare per cominciare
a prendere qualche decisione politica vera attirandosi le ire del capo. Dopo aver percorso tutte queste caselle arrivata
alla soglia della campagna elettorale, il riquadro con scritto “Alt torna alla
partenza” ci aspetta inesorabile e ci costringerà a far finta di scegliere fra
i soliti noti e ad avvallare le peggiori alleanze. IO NON CI STO’. A questo gioco dell’oca truccato non voglio
giocare più. Che se la cantino e se la suonino i signori dentro i comitati
elettorali. Il primo gesto di una
protesta vera è quello di uscire dal gioco cominciando ad eroderlo con la delegittimazione.
Non è rifiuto del mio diritto-dovere di
scegliere, anzi è un modo per riaffermare che il diritto ad “associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”cosi come
costituzione comanda, non si esplica con
l’esercizio del voto una volta ogni 5 anni, ma si realizza con la possibilità
di partecipare alla definizione degli
indirizzi di governo tutti i giorni. Oggi non è più possibile. E non perché
siano spariti i partiti di massa, ma perché i partiti si sono liberati definitivamente della massa.
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