sabato 5 gennaio 2013

Il gioco dell'oca truccato

Luciano Granieri


“Alt! Tornare alla partenza”. Questa è una classica casella del gioco dell’oca, in cui il  giocatore che vi incappa dopo aver percorso il tabellone con la sua ochetta di plastica è costretto a ripartire di nuovo. Nel gioco dell’oca elettorale   gli elettori, in vista di una tornata, politica o amministrativa che sia, incappano sempre in questa casella e sono costretti a buttare a mare aspettative, e speranze in una seppur minima acquisizione di  valenza rappresentativa  della consultazione . Puntualmente  nella perfida casella siamo incappati anche questa volta. Infatti  il gioco dell’oca elettorale è inevitabilmente e inesorabilmente truccato.  Per cui alla fine al traguardo giungono i potentati dei comitati elettorali. Le  paperelle di plastica, in queste manche,   hanno occupato la casella dei referendum sui beni  comuni, vinti ma disattesi.   Una casella si, e una no, erano  dedicate  alla riforma elettorale, promessa fino all’ultimo ma alla fine disattesa anch’essa .  Fa troppo comodo ai comitati elettorali poter decidere chi candidare.  Scorrendo il tabellone si è passati sulla messa in mora di Berlusconi per mano dei banchieri che hanno nominato un loro rappresentate alla guida del governo italiano per gestire meglio i loro interessi. Con il risultato che il consulente Goldman Sachs Mario Monti, supportato dai comitati elettorali presenti  in paramento,  coadiuvato da una manovalanza di professori bocconiani , dirigenti di  banca, manager buoni solo a tagliare teste e diritti, dopo aver ridotto allo stremo  la popolazione, oggi è il fautore di una nuova democrazia cristiana pronto a chiedere legittimazione elettorale per il  suo attacco di classe,  contro il lavoro, la scuola e l’istruzione pubblica.  E purtroppo anche Berlusconi è resuscitato. Una ampia parte del tabellone era dedicata alle primarie. Un sistema di coinvolgimento dei militanti nella scelta del candidato a presidente del Consiglio  stridente con il dettato costituzionale,   manipolato di fatto da chi lo propone in modo che alla fine certe scelte,  nonostante il pronunciamento elettorale, rimangano sempre  a favore delle segreterie di partito.  Nel Pd il rischio che Bersani non fosse eletto candidato premier è stato reso minimo da regole e apparati che hanno assicurato al segretario  una vittoria certa. Anche le parlamentarie  del Pd organizzate nel segno della partecipazione democratica non erano altro che un modo per gettare fumo negli occhi dei militanti  attribuendo loro   un potere decisionale, a parole,  ma nei fatti ininfluente. Intanto perché  agli eletti  nelle primarie si aggiungeranno i nomi di un listino bloccato, nella completa disponibilità del segretario e dei notabili del partito . Poi perché il sistema con cui i vincitori delle primarie verranno inseriti  in lista è a forte rischio di essere squilibrato a favore dei  candidati espresse nel listino bloccato. L’esempio tipico è quello del responsabile per le questioni economiche del partito Stefano Fassina, la cui vittoria plebiscitaria a Roma non  gli eviterà la seconda piazza  in lista dietro il segretario  Bersani.  Infatti, bisogna sottostare alle minacce della nuova balena bianca capitanata da Monti, la quale ha già sentenziato  che Bersani per governare dovrà avere la maggioranza sia alla Camera che al Senato.  Se  ciò non dovesse accadere ecco venire in soccorso del Pd i il grande centro moderato , riunito sotto il nome di Mario Monti . Gli ex democristiani supportati da poteri forti e dalla chiesa di Roma,  per dare il loro appoggio ai democratici pretendono  la  testa di Fassina,  un keynesiano moderato,  non un pericoloso anticapitalista,  e di Nichi Vendola,  un riformista affabulatore, non un pericoloso comunista.  Anche fra  i candidati eletti nelle primarie   le novità sono ben poche, si è assistito ad una passerella di sindaci ex sindacai, consiglieri  provinciali  comunali,  gente  che nel proprio territorio da anni comanda la politica attraverso la gestione di un bacino elettorale conquistato  a forza di “SE  MI VOTI TI FACCIO RIPARARE LA BUCA DAVANTI A  CASA”. Francesco  Scalia, eletto nel nostro territorio, può considerarsi uomo nuovo, dopo decenni passati alla guida della Provincia e su  un seggio di consigliere alla Regione Lazio ? Proseguendo nel  giro di tabellone ci si imbatte nei movimenti alternativi e conflittuali alla tirannia delle banche e dei loro condottieri.  I professori di “Alba”, il movimento “Cambiare si può”  partiti dai buoni  propositi di proporre un programma antiliberista e anticapitalista, sono stati invasi come corpi ospitanti, dai vecchi parassiti della sinistra rimasta fuori dal parlamento.  I Ferrero, Diliberto, Di Pietro, dopo aver a vario titolo infettato questi movimenti, li hanno dissolti traghettando la loro maggioranza  silenziosa e meno propositiva alla corte di Ingroia, pronto a concedere ai segretari parassiti l’ennesima possibilità di ritornare in Parlamento.  Il lancio dei dadi ha condotto le paperelle di plastica nell’area del vaffanculismo  grillino del Movimento 5 Stelle.  Il gruppo fautore della democrazia telematica ha cominciato  ad andare in crisi  dopo che qualche suo iscritto, avendo vinto  le elezioni in diverse realtà locali , ha dovuto smettere di strillare per  cominciare a prendere qualche decisione politica vera attirandosi le ire del capo.  Dopo  aver percorso tutte queste caselle arrivata alla soglia della campagna elettorale, il riquadro con scritto “Alt torna alla partenza” ci aspetta inesorabile e ci costringerà a far finta di scegliere fra i soliti noti e ad avvallare le peggiori alleanze.  IO NON CI STO’. A  questo gioco dell’oca truccato non voglio giocare più. Che se la cantino e se la suonino i signori dentro i comitati elettorali. Il primo gesto  di una protesta vera è quello di uscire dal gioco cominciando ad eroderlo con la delegittimazione.  Non è rifiuto del mio diritto-dovere di scegliere, anzi è un modo per riaffermare che il diritto  ad “associarsi liberamente in partiti per  concorrere con metodo democratico a  determinare la politica nazionale”cosi come costituzione comanda,  non si esplica con l’esercizio del voto una volta ogni 5 anni, ma si realizza con la possibilità di partecipare alla definizione degli  indirizzi di governo tutti i giorni. Oggi non è più possibile. E non perché siano spariti i partiti di massa, ma perché i partiti si sono liberati  definitivamente della massa.

   

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