martedì 26 febbraio 2013

Rifiuti di Roma nelle Province del Lazio, sul ricorso Clini al Consiglio di Stato

Rete per la Tutela della Valle del Sacco - Raggio Verde


In data 22 febbraio 2013 il Ministero dell’Ambiente ha presentato al Consiglio di Stato (CdS) tre ricorsi (nn. 1316, 1318, 1319), impugnando le ordinanze di sospensiva del TAR Lazio in merito al trasferimento dei rifiuti di Roma nelle Province.
Con decreto monocratico, il CdS ha provvisoriamente sospeso i provvedimenti emessi dal TAR, fissando l’udienza per la discussione della sospensiva, in composizione collegiale, al giorno 8 marzo 2013. Sembra quindi che il CdS, ad un primo sommario esame, abbia ritenuto che i provvedimenti emessi dal TAR avrebbero potuto determinare il mancato trattamento dei rifiuti provenienti dai Comuni colpiti dall’emergenza (in primis il Comune di Roma) e il consequenziale conferimento di rifiuti non trattati in discarica, con possibili conseguenze anche sotto il profilo di eventuali sanzioni da parte dell’Unione Europea (essendo, proprio su questo punto, aperto un procedimento di infrazione). Pertanto, dal 22 febbraio fino all’8 Marzo, i rifiuti dei Comuni interessati dall’emergenza potranno nuovamente essere trasferiti agli impianti situati nelle Province. Ovviamente, nell’udienza dell’8 marzo lo stesso CdS, a seguito di una disamina più approfondita, potrebbe pervenire a conclusioni differenti e revocare il decreto monocratico.

Le associazioni Retuvasa e Raggio Verde rilevano che a tutt’oggi non vi è chiarezza, come rilevato dalla stessa ordinanza di sospensiva del TAR, in ordine alle reali capacità di trattamento meccanico biologico degli impianti dei Comuni colpiti dall’emergenza. Tale circostanza, con espresso riferimento al Comune di Roma, è del resto emersa chiaramente anche in sede di Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Non vi è inoltre chiarezza in ordine alla percentuale di raccolta differenziata raggiunta nei Comuni colpiti dall’emergenza, nonché sulla quantità di rifiuti avviata al riutilizzo, recupero in materia, riciclaggio. In sostanza, quindi, non vi è neppure chiarezza sulla quantità di rifiuti da sottoporre a trattamento meccanico biologico.
Inoltre, ad oggi non si sa se siano stati implementati o autorizzati nuovi impianti per il compostaggio, al fine di evitare il conferimento in discarica dei rifiuti urbani biologici, nonostante il Ministro Clini, a rettifica del precedente decreto, avesse considerato necessario provvedere anche su questo punto.

Le sottoscritte associazioni ritengono che, in sede di discussione sulla domanda cautelare in data 08.03.2013, tutti gli aspetti sopra menzionati dovrebbero essere oggetto di adeguato approfondimento, non solo per consentire ai Giudici del CdS di adottare decisioni con la dovuta serenità, ma anche perché le associazioni e la popolazione laziali chiedono maggiore trasparenza e partecipazione nelle scelte politiche, che le riguardano direttamente, specie dopo vent’anni di mala gestione dei rifiuti che hanno comportato le gravi conseguenze in ambito sanitario e ambientale ben evidenziate dai relativi rapporti ISPRA ed ERAS.  

Nessun commento:

Posta un commento