sabato 23 marzo 2013

Cambia tutto per non cambiare nulla

Luciano Granieri


Sono molti i casi in cui capita di stupirmi per chi si  stupisce.  Qui vorrei dire la mia su chi se la prende con Grillo e con il suo atteggiamento ostile e intransigente verso la possibilità di collaborare alla nascita di un governo con i morti che camminano. Beppe Grillo sta semplicemente portando avanti con coerenza ciò che ha sempre sostenuto, dal suo blog e dalle piazze dello tsunami tour. Ovvero che  certi personaggi attori pluridecennali della scena politica italiana sono finiti.  Dunque nessun accordo con i cadaveri, indipendentemente dalle proposte anche condivisibili che questi pongono. Di qui la ritorsione, poi edulcorata,  verso i senatori del movimento che hanno rilevato differenze  fra Grasso e Schifani   e lo hanno esplicitato contribuendo con il loro voto a far eleggere il procuratore nazionale antimafia che Berlusconi, già proprio lui, preferì a Giancarlo Caselli . Dal che se ne deduce che  forse le differenze, nella sostanza, non siano così profonde fra il candidato del Pd e quello del PD meno elle, e questo probabilmente è sfuggito ai grillini pro Grasso . Ma torniamo a bomba  Lo scenario di rottura e di scardinamento da dentro del sistema, fra l’altro,  è stato  l’obbiettivo che si sono posti la maggioranza di coloro che hanno votato il Movimento 5 Stelle. Mi resta difficile ipotizzare che i quasi dieci milioni di elettori grillini abbiano basato la loro preferenza  sui programmi. Credo anzi che la stragrande maggioranza abbia espresso un voto di protesta e di rifiuto della casta, ritenuta responsabile della grave crisi economica e sociale che attanaglia il Paese. Dunque le aspettative non possono altro che tradursi in una azione di sabotaggio, tutt’altro che propositiva.  E’   questo  ciò che sta accadendo, anche se le questioni di coscienza di qualche parlamentare a 5 stelle hanno contribuito ha edulcorare certi atteggiamenti e ad eleggere membri di quei partiti giudicati morti e finiti come  presidenti di Camera e Senato.  A mio giudizio il voto grillino ha pescato  in gran parte nel mare magnum dell’astensionismo.  Ha  riunito l’insofferenza di chi genericamente vede nel politico, parlamentare o titolare di cariche amministrative il male assoluto,  e di chi è convinto  che il rigore economico e l’austerity imposta dal capitale finanziario attraverso le istituzioni europee,   siano i principali colpevoli del disastro economico e finanziario che attanaglia i paesi meridionali della zona euro. A dire il vero l’espressione dell’indignazione  anti austerity  di chi non voleva delegare la sua protesta a nessuna forza che si candidasse al parlamento si è risolta nell’astensionismo attivo, ma la sua incidenza, pur se degna di menzione è stata totalmente ignorata dai mezzi d’informazione. Inoltre molti nella dinamica partecipativa a mezzo web dei grillini hanno intravisto, erroneamente a mio parere, una nuova forma di partecipazione alle decisioni della politica. In realtà la partecipazione dal basso degli utenti della rete è limitata al consenso:  il “MI PIACE” cliccato sotto i post di Grillo. Altro è il processo relativo alla partecipazione democratica dei cittadini che utilizza la rete, ma solo come motore organizzativo  di incontri, assemblee, confronti e scontri, cioè  di tutte quelle forme aggregative che servono realmente per cercare di costruire con  un’azione concreta, nelle piazze, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e sognare  una ipotesi di società condivisa. Non è un caso che la partecipazione reale in piazza alle lotte dei militanti grillini sia numericamente poco rilevante e limitata a situazione locali come la lotta No Tav. C’è un enorme differenza fra il consenso partecipato di Grillo e la democrazia partecipata dei movimenti alter mondisti  e no global. Comunque il dato politico immediato non può che essere positivo. Il movimento 5stelle ha il merito di essersi costituito come puntello in grado di bloccare le ruote del carrozzone. Dall’alto dei banchi dell’opposizione  ad un governo ormai inesorabilmente targato Pd e Pd meno elle, e all’interno di organismi quale il Copasir e la commissione di Vigilanza Rai i grillini possono creare danni notevoli. L’unico rischio è che nel caso di nuove elezioni a breve termine  inevitabili a seguito del prevedibile ennesimo rovesciamento del tavolo da pare del Pdl , il loro pressapochismo nel costruire una linea programmatica  convincente,  li condanni ad un mesto ritorno nel mondo degli strilloni da  blog.  Con un Pd ancora una volta logorato e risucchiato da un’improvvida e letale alleanza con gli “ZERI” belusconiani, e  il M5S  destabilizzato da intransigenze del leader e da carenze programmatiche tipiche di un movimento che nasce dalla rabbia più che dal progetto di prospettive nuove ,   c’è il rischio concreto di morire berlusconiani. Ecco perché diventa a questo punto vitale rendere inoffensivi quegli sciagurati settemilioni di elettori che ancora si fanno imbrogliare dalle sirene berlusconiane. L’unico modo è votare l’ineleggibilità di Berlusconi. Speriamo che grillini e senatori del Pd possano finalmente esercitare  nella giunta senatoriale per le elezioni la prerogativa di rendere possibile l’applicazione di una legge sacrosanta.  

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