mercoledì 13 marzo 2013

Che piazza VI dicembre diventi la piazza Syntagma ciociara

Luciano Granieri


 Il comune di Frosinone è al dissesto finanziario. Il  debito accertato ammonta  a 38  - 40 milioni di euro accumulato, a detta del sindaco Ottaviani, dalle amministrazioni precedenti di centro sinistra. Entro aprile servono 11 milioni di euro per le anticipazioni di cassa.  Per l’assessore al bilancio Mastrangeli non c’è alternativa  la giunta Ottaviani, dopo aver annullato il fondo di tre milioni  stanziati  dall’ex sindaco   Marini necessari al finanziamento della società in-house Servizi Strumentali,  e conseguentemente  licenziato i lavoratori della Multiservzi,  deve  ricorrere al fondo Salva Comuni per recuperare almeno il denaro necessario  utile ad aprile.  Il fondo Salva Comuni è un supporto finanziario  alimentato con fondi anticipati dallo Stato  destinato a tutti gli enti locali  in dissesto che ne faranno richiesta .  Per i cittadini di Frosinone si prepara un futuro lacrime e sangue. Infatti la normativa prevede, per il comune che accede al prestito, la redazione di un piano di rientro della durata di 5 anni, monitorato costantemente dalla Corte dei Conti che acquisisce anche poteri sanzionatori verso  le amministrazioni inadempienti. E’ necessario pianificare  un programma  con rigidi criteri di risanamento e di risparmi di spesa. A tal proposito si impone il  taglio di almeno il 30% delle  spese per beni e servizi da erogare alla collettività,  e la drastica riduzione del personale. Inoltre l’ente interessato può aumentare le tasse “nella misura massima consentita anche in deroga ad eventuali limitazioni”  così recita il testo. Non a caso già a giugno è previsto  l’aumento del 30% sulla Tarsu. Balzello che cambierà nome (Tares)  e che prevede oltre al pagamento per lo smaltimento dei rifiuti anche la tassa sul’illuminazione e sulla manutenzione delle strade. E’ il modello Grecia che viene importato anche per gli enti locali nostrani . Frosinone come Atene  e dal momento che nella nostra città non c’è traccia di indignados, prepariamoci a donare il sangue oltre che alla Patria anche alla nostra città. Comunque l’ineluttabilità di questa misura draconiana non convince. Dal momento che Frosinone è costantemente agli ultimi posti nelle classifiche di vivibilità fra le città Italiane,  né si può affermare che  la qualità e il costo dei servizi sia così favorevole per la collettività. Considerato che da tempo immemorabile la città è priva di un teatro pubblico , le rappresentazioni si svolgono in una ex palestra, che gli edifici scolastici sono fatiscenti, anche quelli costruiti da poco, è evidente che l’ammanco non è dovuto ad un eccesso di spesa ma ad una carenza di entrate determinata sia dalla mancata riscossione di tributi sia  dal progressivo depauperamento delle risorse provenienti dalla regione e dallo Stato . L’attuale giunta declina ogni responsabilità e imputa il dissesto ai sindaci che l’hanno preceduta, cosa in gran parte vera. Ma logica di buona amministrazione vorrebbe che i nuovi assessori  procedessero ad una profonda analisi di bilancio e si attrezzassero, finalmente,  per  risanare la situazione. Come? Valutando la legittimità  dei debiti contratti dalle giunte precedenti con la possibilità di bloccarne il pagamento in caso dell’emergere di situazioni poco chiare e soprattutto esigendo improrogabilmente il pagamento dei crediti da chi per decenni  ha potuto disporre liberamente del territorio cittadino per alimentare la peggiore speculazione edilizia. Ma è del tutto evidente che questa ipotesi non è percorribile. La sottomissione ai grandi costruttori è un atteggiamento  proprio sia del centro sinistra che del centro destra . Addirittura  i grandi elettori dell’attuale sindaco,  le nobili caste edili della città, da tempo hanno chiesto al comune lo sblocco di un milione e mezzo di volumetrie, da pagare non con gli oneri concessori, ma con la promesse di realizzare, nel mese del poi e nell’anno del mai,  a mezzo project financing, opere di interesse per la cittadinanza frusinate, giardini, piazze e ascensori vari. Interventi  necessarie a recuperare una parte dei 230 milioni di euro stanziati dallo stato a favore quei comuni che avessero pianificato  opere di riqualificazione del territorio.  Se il comune di Frosinone sia riuscito ad ottenere quei soldi non è dato sapere,  probabilmente l’esito è stato negativo, ma intanto questo escamotage è servito per cedere gratis  ingenti porzioni di città ai soliti noti. E’ dunque realistico credere in un impegno di questo comune diverso da chi lo ha preceduto nell’esigere quanto dovuto?  Evidentemente no. E’ più facile spremere all’inverosimile i propri cittadini già stremati dalla voracità dello Stato centrale. E allora? E allora serve  che almeno qualche indignados scenda in piazza  e chieda conto di questo dissesto. Urge pretendere dal  sindaco di poter accedere ai bilanci e fare pressioni affinchè chi fino ad oggi non ha pagato paghi. E’ urgente premere affinché il sindaco stesso  si attivi con altre amministrazioni comunali   per contestare il patto di stabilità e se necessario non rispettarlo. Queste cose erano nel programma con cui ci eravamo candidati alle elezioni comunali l’anno scorso .  Furono considerate da alleati e avversari troppo sovversive. Oggi le conseguenze disastrose sono sotto gli occhi di tutti . Ma è inutile rivangare. Ora serve che un pugno di indignados cominci a reagire, a pretendere che paghi finalmente chi non ha mai pagato . Che Piazza VI Dicembre diventi la Piazza Syntagma ciociara.

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