mercoledì 10 aprile 2013

Chi piange per la Thatcher?

Luciano Granieri



Quando muore un personaggio così controverso come Margaret Thatcher  le reazioni sono diverse e probabilmente la gioia espressa da molti per la morte della ex premier inglese potrebbe sembrare fuori luogo. Non si dovrebbe mai gioire per la scomparsa di qualcuno  ma in questo , come in altri casi relativi a figure di spicco della politica e della storia, la pietà umana si scontra con la spietatezza del giudizio politico e storico.

Una cosa è certa la contro offensiva ultra liberista, messa in atto dalla Thatcher, insieme al presidente americano Ronald  Reagan, ha provocato morte e disperazione. Tanto che si potrebbero  addossare le colpe dei recenti suicidi avvenuti nelle Marche e gli altri fatti delittuosi in cui piccoli imprenditori si tolgono la vita, alla stessa Lady di ferro e al suo delirio neo liberista che oggi, diffusosi in tutto il mondo occidentale,  a distanza di 30 anni distribuisce a piene mani disperazione e diseguaglianza sociale. Le colpe quindi del grande impoverimento della popolazione  sono da attribuirsi al letale ticket Reagan-Thatcher. 

E’ comprensibili   che i familiari dei dieci minatori assassinati durante le repressioni volute  dalla Lady di Ferro atte a eliminare il sindacato della categoria,  abbiano festeggiato la morte della loro aguzzina e dell’aguzzina di tutto il sistema di welfare state  che contraddistingueva l’Europa come un’entità politica dalle protezioni sociali molto avanzate. Al di là del massiccio piano di smembramento dei diritti, dell’attacco sistematico al mondo del lavoro con l’assurda lotta ai sindacati, e della promozione dei profitti finanziari, con leggi e provvedimenti a favore degli istituti bancari, al di là del suo feroce anti comunismo e della sua amicizia con Pinochet, ciò che ha segnato inesorabilmente la sciagurata azione devastatrice della Thatcher è stata la sua capacità di convincere  gran parte delle classi più povere che la diseguaglianza fosse un fatto naturale. L’assoluta convinzione di questo concetto portò la Thatcher nel 1989 a introdurre la Poll-Tax una tassa di cittadinanza che tutti i cittadini avrebbero dovuto pagare in egual misura indipendentemente dalle loro condizioni economiche.  

Grazie alla grande abilità di sfruttare politicamente i pregiudizi popolari la Thatcher  insieme a Reagan,  altro abilissimo comunicatore, riuscì  a convincere i poveri a votare per i ricchi,   proprio diffondendo fin dentro il blocco sociale del proletariato  l’ineluttabilità della disuguaglianza. Il sociologo  DANIEL DORLING nella sua pubblicazione dal titolo emblematico “Injustice” cita un pensiero che la Thatcher espresse durante una sua visita negli Stati Uniti nel 1970: “Una delle ragioni per cui apprezziamo gli individui -  sosteneva la lady di ferro -non è perché sono tutti uguali ma perché sono differenti… Io direi: facciamo crescere alti i nostri figli e  magari un po’ più alti degli altri se hanno in se la capacità di farlo. Perché noi dobbiamo costruire una società in cui ogni cittadino possa sviluppare il suo pieno potenziale,  a suo vantaggio  e a vantaggio della comunità nel suo insieme”  L’inganno sta proprio nell’ultima parte della frase è cioè nel passaggio in cui si da per assodato che il vantaggio del singolo cittadino si traduce automaticamente  in un vantaggio per tutta la comunità.

 Dorling osserva come la Thatcher consideri  l’abilità potenziale alla stessa stregua dell’altezza, cioè al di fuori di ogni possibilità di interferenza umana, nella presunzione non provata che individui diversi abbiano capacità diverse  per natura.  Non è affatto contemplata l’ipotesi che  gli individui possano sviluppare  le proprie  diverse attitudini  in base al fatto di essere inseriti in condizioni sociali differenti. Secondo  la Thatcher l’uomo può fare ben poco per cambiare il verdetto del destino. Su questa assurda convinzione, per la quale esistono individui illuminati per natura la cui lungimiranza deve illuminare gli altri individui meno dotati che devono subire, si è costruita la peggiore e più perfida dottrina liberista. Questa è la portata del grave danno che la signora  di ferro, proveniente dalla piccola borghesia inglese,  ha provocato all’organizzazione sociale occidentale. Un danno che oggi dopo trenta anni continua a dilaniarci, a creare povertà e disperazione in pezzi di società sempre più ampie. Ebbene personalmente non stappo bottiglie di champagne, anche perché non ho i soldi per comprarle, ma sicuramente non mi straccio le vesti per  la morte di Margaret Thatcher .



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