venerdì 5 aprile 2013

Coscienza della disperazione

Luciano Granieri


"Fin tanto che i proletari potranno essere distratti dalla loro disperazione  dagli pseudo eventi creati da media i super ricchi non avranno nulla da  temere" .

La frase del filosofo americano in poche parole coglie magnificamente il nocciolo delle ragioni della grande devastazione sociale che sta flagellando le nostre comunità. Illustra  il motivo principale per cui oggi diventa arduo, se non impossibile,  ricostruire una vera coscienza di classe. E’ crudo ammetterlo, ma finchè non si coglierà la gravità della nostra disperazione, oggi ancora si arriva a negarla, il famoso 99%  di coloro che possiedono  il 20% delle risorse mondiali, rispetto a quell’1% che invece dispone del restante 80%, sarà destinato ad impoverirsi sempre più. Dunque in primis     sarebbe  saggio eliminare le distrazioni.
 Ma  in che cosa consistono queste distrazioni? Fondamentalmente possono essere divise in due categorie. Quelle create dai super ricchi e quelle messe in campo dagli stessi poveri o da chi pretenderebbe di rappresentarli. Nell’analisi del primo gruppo il discorso è complesso e parte da lontano. 

Alla fine degli anni ’70 il mondo occidentale usciva da due decenni di profonde lotte sociali. Conflitti in cui il consolidamento di una classe  proletaria   in senso lato, comprendente  lavoratori dipendenti,  studenti, ma anche pezzi di società discriminata come gli afroamericani dei ghetti statunitensi e  gli immigrati , era riuscita a strappare diritti civili importanti. Si stava realizzando un primo scacco al capitalismo post bellico, impegnato  ad imporre la propria egemonia. Tutto ciò mise in moto processi  controrivoluzionari i quali furono  caratterizzati, oltre che da fenomeni violenti  come la repressione e il terrorismo di stato, anche da strategie più subdole e tremendamente efficaci la cui accelerazione si ebbe nel corso delle  presidenza Reagan , negli Stati Uniti e della Thatcher in Inghilterra.

L’obbiettivo  non era soffocare il conflitto con la repressione, ma rimuoverne le ragioni, cercando di convincere il proletariato allargato  sulla possibilità  fallace di diventare ricco e acquisire gli stessi privilegi degli esponenti di quella classe che stava così strenuamente combattendo. L’operazione era complessa perché doveva rivolgersi ad ogni singolo individuo  rivoluzionandone i processi di determinazione della  propria autostima. Si  dovevano cambiare i valori in base ai quali una persona poteva sentirsi  soddisfatta.  L’ essere considerato per le proprie capacità di stabilire rapporti di amicizia, per la propria sensibilità e umanità, per la propensione di stare in mezzo agli altri, oltre che per le proprie disponibilità economiche, erano  valori da  rimuovere . La percezione del successo doveva unicamente derivare dalla capacità di soddisfare il proprio desiderio di possedere cose e oggetti.

Il concetto era il seguente:  Più un individuo ha la possibilità  di acquistare cose, di sostituirle con altre più recenti ed aggiornate,  più è considerata persona di successo. Per dirla  con  BAUMAN è l’oggetto che determina la felicità, attraverso il suo possesso e la frequenza della sua sostituzione e non un altro soggetto che apprezza e promuove i suoi simili  sulla base di comportamenti e azioni .  E’ più facile auto -misurare il proprio grado di successo attraverso la frequenza con cui si cambia il cellulare o si acquista la smart tv più performante sul mercato , piuttosto che accettare che siano gli altri soggetti a giudicare,  con il rischio che il giudizio possa risultare  negativo.  Una volta riuscito questo sovvertimento valoriale, i super ricchi non sono più considerati responsabili della condizione precaria della moltitudine  perchè usurpatori di diritti e ladri di risorse della comunità , ma vengono addirittura presi a modello. La povertà è causata da una propria inadeguatezza e incapacità , elementi che vanno a tutti i costi migliorati.

Un’ altra conseguenza  è che si innesca una gara fra poveri a chi riesce maggiormente ad avvicinarsi allo status di ricco, una condizione evidentemente irraggiungibile . “L’altro” non è un soggetto con cui condividere i propri problemi, ma è un competitore che rallenta il proprio processo di avvicinamento al benessere.  La capacità delle televisioni dei nuovi media di creare con la pubblicità  effimeri modelli di successo cui mirare  ha reso possibile la realizzazione di questo piano devastante.  Ad Harlem, nei quartieri neri più poveri, abbondano i cartelloni pubblicitari con le gigantografie di giocatori di basket che promuovono la scarpe Nike.  Potrebbe apparire  un contro senso promuovere scarpe che costano diverse centinaia di dollari in quartieri così poveri. Ma non lo è. Infatti è proprio la voglia repressa di riscatto che porta ragazzi e giovani non abbienti a desiderare quell’oggetto  che sfoggia chi ce l’ha fatta a diventare ricco ma solo per doti atletiche naturali.  Procurarsi i dollari necessari ad acquistare quell’icona di successo diventa fondamentale  e non importa se ciò avviene con atti violenti (rapine e aggressioni). In questa ottica si inquadra la sempre maggiore frequenza di ricorso al credito al consumo da parte delle persone meno abbienti e la conseguente crisi debitoria delle famiglie.

In Italia la storia è nota. Non è un caso che ci ha governato per vent’anni e ancora continua a condizionare la politica del Paese è un signore che possiede tre televisioni, diversi giornali  e gode del consenso costante di almeno dieci milioni di italiani, nonostante sia un delinquente conclamato.  Ma oggi con l’avanzare della crisi, inevitabile a fronte di un sistema che rende i ricchi sempre più ricchi, concentrati in una cerchia che tende a restringersi,  e i poveri sempre più poveri e numerosi,  che un tale oliato sistema presenti qualche cedimento. Infatti tornano a materializzarsi venti di lotta.  Ma qui entra in gioco la seconda categoria delle distrazioni, quelle determinate, consapevolmente o inconsapevolmente,  dalla stessa classe meno abbiente o da chi pretende di rappresentarla.

Lo scopo è quello di indirizzare la protesta verso altri obbiettivi che non siano finalizzati al sovvertimento del sistema. La denuncia delle corruzione dei politici con l’utilizzo di linguaggi violenti ed eclatanti, il rifiuto dell’euro e delle politiche dell’Unione Europea,  sono in parte condivisibili  e sono reali. Ma corruzione, Unione Europea, oltre che al Fondo Monetario internazionale e la Bce non sono altro  che  l’apparato esecutivo  della trappola ordita dai super ricchi  attraverso la lauta remunerazione dei propri  solerti burocrati. Nella schiera di tale burocrazia inserisco a pieno titolo alcune forze  sindacali e riformiste la cui funzione è quella di addormentare la protesta, deviarla su binari morti. Combattere queste forme può essere utile ma è insufficiente e addirittura fuorviante nell’identificazione del vero  nemico. L’unica processo vero per tornare a sperare in una possibilità di riscatto è quindi, RIMUOVERE LE DISTRAZIONI, concentrarsi sulla propria disperazione che inevitabilmente ci restituirà la lucidità per capire che  l’arricchimento smodato non è il risultato di particolari abilità, ma è il frutto dell’appropriazione indebita di risorse destinate a tutta la comunità.

I ricchi non sono i  più illuminati  per cui è necessario seguirne le gesta, sono semplicemente più ladri e usurpatori e vanno combattuti senza pietà. Questa presa di coscienza però necessita del profondo  ripensamento dei rapporti sociali così  come si sono determinati fino ad oggi. E’ un processo lungo e forse irrealizzabile, ma l’acuirsi di una crisi che genera terribili privazioni e disperazione può forse provocare quello shock necessario a riacquistare la propria coscienza di classe. Sarebbero necessari però aggregazioni di cittadini, movimenti che si incarichino di indirizzare le conseguenze dello shock verso gli obbiettivi giusti. Il movimento alter mondista, i social forum erano sulla buona strada , fino a che una parte di essi si è rivelata permeabile alle infiltrazioni del capitalismo finanziario. Forse bisognerebbe ripartire da lì. Ma una cosa è certa “URGE RIMUOVERE LE DISTRAZIONI”.

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