domenica 21 aprile 2013

Se non è possibile debellare subito la malattia cominciamo a combatterne i sintomi.

Luciano Granieri


La desolazione emersa dalla triste vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica rimanda a un quadro non già di golpe ma di resa incondizionata dei partiti alla loro ormai cronica incapacità di organizzare il benché minimo progetto che non sia finalizzato alla propria sopravivenza.  Secondo questa logica si spiega il ricorso per l’ennesima volta ai buoni uffici di Napolitano, ormai identificato non come presidente garante della Costituzione, ma guardiano e custode delle politiche imposte dalla Unione Europea, dalla Bce e dal Fondo Monetario Internazionale. 
I ragionamenti sono i seguenti : Se per il Pdl  serve  assecondare i disegni neo liberisti che investono Napolitano dell’autorità necessaria a portare avanti tali piani,  allo scopo di  garantire la salvaguardia giudiziaria di Berlusconi, si rivoti Napolitano. Per il Pd il discorso porta alle stesse conclusioni, con la differenza che assecondare i voleri del neo liberismo attraverso un Presidente come Napolitano significa la propria  perpetuazione alla dirigenza di un partito che ormai è formato solo di dirigenti in perenne conflitto tra loro e che perde ad ogni minuto elettori e militanti. 
Il Movimento 5 Stelle è evidentemente estraneo a questo ragionamento, ma la mancanza di una strategia, fosse anche quella di salvaguardare i propri interessi di bottega, oltre che alla elaborazione di un progetto politico definito, rendono questo movimento, forte per un consenso numericamente notevole, ma debole in relaziona alla pianificazione di un opposizione basata su una proposta e non sulla semplice protesta. Il  ruolo del Movimento 5 Stelle rimane semplicemente legato ad un’azione di contrasto e denuncia. Una posizione in cui Grillo si trova più che a suo agio   perché utile ad accrescere il consenso  attorno ai penta stellati senza sporcarsi le mani. 
In uno scenario in cui al Pd e al Pdl conviene supportare un governo di larghe intese e al Movimento 5 Stelle conviene rimanere all’opposizione è difficile ipotizzare un ritorno al voto a breve termine. Il governo che costituirà il prossimo presidente incaricato da Napolitano non sarà né di scopo né di breve durata. 
Sarà un esecutivo  formato da politici che perseguiranno gli stessi obbiettivi dei tecnici  appena dismessi e durerà a lungo. In una situazione così consolidata opporre una qualsiasi azione di contrasto dal basso è impensabile. L’unica speranza potrebbe arrivare degli esiti dei processi di Berlusconi che condurranno probabilmente i giudici a chiedere al Parlamento le necessarie autorizzazioni a procedere verso il Cavaliere. 
E’ possibile, anche se difficile, che al voto Grillino e di Sel contrario a Berlusconi, possa aggiungersi quello di qualche pezzo in  libera uscita della galassia Piddina , rancoroso verso  correnti avverse. Sciagura  che  costringerebbe  il Pdl a far saltare il banco  per difendere strenuamente il capo così  improvvisamente  esposto  alle condanne dei giudici con buone possibilità di finire in galera.   Eliminata questa remota evenienza, non è possibile in alcun modo attivarsi per cambiare questo stato di cose in tempi brevi. 
Ciò che si può fare invece è rituffarsi nel proprio territorio, fra le gente che accanto a noi, come noi, vive ogni giorno le umiliazioni e le ristrettezze dell’attuale crisi economica e sociale. E’ necessario ricostruire una rete di rapporti sociali nei luoghi di lavoro, nelle scuole, che porti alla condivisione e al confronto anche e soprattutto con quelle persone che stanno al di fuori della  nostra solita cerchia di militanti disincantati e un po’ autoreferenziali .  Anche le argomentazioni devono cambiare. 
La responsabilità del capitalismo e del neo liberismo in relazione a questa crisi sono acclarate, ma per renderle chiare a chi per formazione culturale non le intende è necessario cambiare strategia convogliando la  lotta non già alla malattia capitalista nella sua totalità  ma ai singoli sintomi che questa produce. Sarà più facile creare condivisione su un singolo elemento, quale ad esempio la promozione della legalità, che non sul concetto globale di lotta anticapitalista che ha nell’illegalità una delle sue forme più subdole. 
 Questo è il nuovo indirizzo che con altri compagni di viaggio intendo intraprendere. Abbiamo deciso di riportare in vita l’Osservatorio Peppino  Impastato, un associazione per la promozione della quale era nato Aut. Per vicissitudini varie il progetto originario si era frantumato, ora più che mai è necessario che torni a rivivere.  E’ fondamentale  riportare all’attenzione soprattutto dei giovani l’importanza del rispetto della legalità e sottolineare che questo si ottiene non solo osservando  le leggi scritte,  ma anche e soprattutto, quelle non scritte. 
Partendo  dall’illustrazione delle dinamiche della criminalità organizzata,  delle mafie, dalla denuncia dell’illegalità di chi non paga le tasse,  di chi corrompe per ottenere appalti e rendite di posizione economiche si deve arrivare alla condivisione della necessità di denunciare anche l’illegalità non penalmente perseguibile . 
Ad esempio quell’illegalità che causa l’accumulo dei profitti da parte di pochi impoverendo il resto della popolazione , che spinge un parlamentare a cambiare casacca dietro lauto compenso, che obbliga  la classe politica a votare un Presidente della Repubblica non perché garante dei diritti di tutti i cittadini e della Costituzione , ma perché garante  della propria sopravvivenza e permanenza al potere, indipendentemente dai risultati elettorali. 
Grazie alla collaborazione e al coinvolgimento di docenti ed esperti in questo settore, è nostra intenzione organizzare incontri per dibattere su questi concetti nelle scuole e in altri luoghi pubblici . Abbiamo già preso contatti con istituti superiori della città  i quali hanno risposto positivamente.  Già in occasione del prossimo anniversario della morte di Peppino Impastato ( 8 maggio)  abbiamo in programma alcuni incontri. Sarà nostra cura tenere informati i naviganti su orari e luoghi dei dibattiti. 
Coinvolgimento, condivisione e azione, questi sono i capisaldi di qualsiasi processo rivoluzionario. Noi proviamo a ripartire dal coinvolgimento, senza il quale gli altri due elementi non sono ottenibili. Non sappiamo, quando, come e se questo processo rivoluzionario avrà luogo, probabilmente il popolo stremato arriverà alla sollevazione spontanea prima, ma intanto noi ci proviamo.


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