mercoledì 3 aprile 2013

Spioni e guardoni non fermeranno la nostra lotta: sulle attenzione delle forze dell'ordine verso i compagni del P-CARC e della carovana del (n)PCI.


Partito dei Comitati d’Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (P-CARC)
Federazione Lazio – Umbria



Alcuni giorni fa nell’abitazione di alcuni compagni romani del P-CARC è stata rinvenuta una microspia, di quelle che si usano per le intercettazioni ambientali (basta digitare microspia su google per poterle riconoscere). Scivolata via dal posto in cui era stata piazzata (infilata nei piedi del letto, ndr) è apparsa “a bella vista” agli occhi dei compagni.
Non è la prima volta che ci troviamo a “ipotizzare” la presenza silenziosa degli sbirri nelle nostre case: “fantomatici ladri” che rubano un vecchio pc ma lasciano i soldi, oppure serrature manomesse, oggetti spostati e fili tagliati. Oggi, in seguito al ritrovamento della microspia, non abbiamo più dubbi sul fatto che non siamo gli unici a frequentare le nostre abitazioni e le nostre sedi. Ma non per questo faremo un passo indietro!  Del resto, niente di nuovo sotto al sole! Sappiamo bene che questo è uno dei modi con cui le forze dell’ordine assolvono al loro compito repressivo e intimidatorio: ce li ritroviamo alle assemblee, infiltrati nelle manifestazioni, a spiarci, osservarci, riprenderci e fotografarci! Spiano le nostre vite, nel pubblico e nel privato, ascoltano le nostre conversazioni, entrano nelle nostre case (e a volte lasciando appositamente tracce del loro passaggio) a sottolineare che siamo sotto controllo e che in definitiva, possono fare quello che vogliono. Pensano forse, che siamo fatti della stessa loro vile pasta e che a forza di bastonate, intimidazioni e repressione piegheremo la testa ai (loro) padroni di turno!

“Se il nemico ci teme vuol dire che ha paura”: il ritrovamento della microspia ci conferma che siamo sulla strada giusta, la strada che intralcia la loro e quella dei loro padroni e mandanti! Le azioni di questo tipo sono il lato “occulto e silenzioso” delle manganellate che riservano in piazza ai lavoratori, ai disoccupati, ai precari, ai movimenti di lotta per i beni comuni (casa, ambiente, sanità, istruzione), dei processi, del carcere e delle condanne esemplari per chi si ribella (dai fatti di Genova agli inquisiti per i fatti del 15 ottobre 2011 ai processi per i No Tav) e della persecuzione quotidiana per chi si oppone alla miseria, allo sfruttamento, alla precarietà dello stato attuale delle cose e si impegna per costruire un’alternativa politica e sociale alla miseria in cui ci stanno trascinando.

I vertici della Repubblica Pontificia, ormai allo sbando, continuano imperterriti la loro opera repressiva e  con l’aiuto dei loro fidi cani da guardia, mentre da una parte distribuiscono “a pioggia” sui compagni reati associativi, di devastazione e saccheggio e ogni giorno ingabbiano proletari per reati comuni, continuano a coprire e difendere cardinali, politicanti, mafiosi, affaristi di ogni sorta, poliziotti assassini,  corrotti e loro amici. Sono gli stessi che permettono agli amici degli assassini di Aldrovandi di manifestare sotto casa della madre di Federico, che difendono chi massacra nelle carceri, gli stessi che si accaniscono contro Davide Rosci e gli inquisiti  per il 15 ottobre, e la lista è lunga! Mentre si affannano a “riportare nei ranghi” chi non ci sta più al loro gioco e nel tentativo di governare un paese sempre più “ingovernabile” perché è un focolaio di lotte che esplodono nelle strade, nelle piazze  e nelle fabbriche, continueremo a denunciare ogni abuso, ogni provocazione, ogni atto repressivo!

Non è un caso che l’attenzione degli sbirri si manifesti a Roma, la città che è il cuore del potere politico del nostro paese in cui cardinali e mafiosi si spartiscono i guadagni, la città dove si concentra ed è più forte il protagonismo dei movimenti, dei comitati e delle organizzazioni popolari che vogliono rompere questo potere.
Il P-CARC e la carovana del (n) PCI, verso cui le autorità e le forze dell’ordine da anni esercitano una ordinaria persecuzione, hanno sempre fatto della repressione uno strumento per ritorcerla contro i suoi mandanti: estendendo la solidarietà verso chi lotta, denunciando e smascherando chi vorrebbe distruggerci, senza riuscirci! Questo spiega la fine - “perché il fatto non sussiste” - del lungo procedimento giudiziario per “associazione sovversiva con finalità di terrorismo (art. 270 bis)”-  aperto nel 2003 contro il (n)PCI, il P.CARC e l’ASP. e l’assoluzione per i compagni inquisiti nel processo per il sito “Caccia allo Sbirro”. Sono entrambe una vittoria di tutte quelle organizzazioni e associazioni che protestano contro le violenze, gli arbitri e i crimini delle forze dell’ordine  e dei loro mandanti.

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