Il 10 Agosto 1944 in Piazza Loreto i militi fascisti della legione Muti, su ordine del comando milanese delle SS, procedettero con l'esecuzione sommaria di 15 partigiani già da qualche tempo detenuti nelle loro carceri per rappresaglia ad un attentato dinamitardo, rimasto ad opera di ignoti ma al quale il comando milanese del GAP si dichiarò semper estraneo, che qualche giorno prima aveva causato diverse vittime - perlopiù passanti - nel vicino Viale Abruzzi.
Le fucilazioni avvennero poco dopo le 6 del mattino, ma fino alle 20 circa i militi lasciarono i corpi a giacere nel caldo torrido di agosto, mettendo di guardia dei soldati che impedirono alla folla radunatasi nel frattempo di avvicinarsi.
Si racconta anzi che le guardie maltrattarono i congiunti dei fucilati, ingiuriando i caduti e spintonando i parenti che fino a sera non poterono rimuovere i corpi dal selciato.
L'ufficiale delle SS primo responsabile dell'eccidio riuscì a sfuggire alla giustizia e anzi a rifarsi una carriera nel dopoguerra, ma venne finalmente processato e condannato all' ergastolo in contumacia nel 1999, cinque anni prima della sua morte avvenuta per causa naturali da uomo libero, poichè la Germania ne rifiutò l'estradizione.
I "Martiri di Piazzale Loreto" ancora oggi vengono ricordati nell'anniversario del loro sacrificio in nome della Resistenza e della Libertà.
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